L’educazione finanziaria: perché?

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Numerosi studi hanno più volte certificato che il grado di educazione finanziaria nel nostro paese si pone tra i più bassi e al di sotto della media dei principali Paesi europei.

Non è un caso che in presenza di eventi gravi o disastrosi che colpiscono il risparmio degli italiani si senta dire  che una maggiore educazione finanziaria della cittadinanza/risparmiatrice avrebbe potuto evitare o quantomeno limitare i danni.

Dopo tanti annunci nel 2017 è stato istituito dal Ministro dell’economia e delle finanze il “Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria” con lo scopo di metter a punto una strategia nazionale per l’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale.

Uno degli obiettivi dichiarati dalla direttrice del comitato, Annamaria Lusardi, è quello di introdurre l’educazione finanziaria nelle scuole sin dai primi anni per consentire ai giovani di affrontare il prima possibile quei temi che condizioneranno la loro vita. Come gestire i propri risparmi, qual è il mutuo più adatto alle esigenze, quando iniziare un piano di previdenza integrativa, sono solo alcune delle domande a cui prima o poi siamo stati o saremo chiamati a rispondere e non avere gli strumenti  per effettuare le scelte ci espone a future delusioni se non a danni patrimoniali.

Ci auguriamo che questo progetto si traduca al più presto in realtà e che le nuove  generazioni siano in grado di affrontare le decisioni finanziarie con maggiore competenza e consapevolezza ma anche chi ha lasciato i banchi di scuola da tempo non può esimersi dall’affrontare il tema.

Quali scelte ho fatto per i miei risparmi, quanto l’emotività ha condizionato tali scelte, chi sono i miei interlocutori, che livello di servizio ottengo da loro e a quali costi?

Queste e molte altre domande dovremmo porci per essere consapevoli  e al riparo da brutte sorprese.