Il libro è l’ultimo saggio di Gabriella Ebano, scrittrice, giornalista e fotografa.
Racconta, oltre la storia della madre di Peppino Impastato, le storie di figlie, madri, mogli, sorelle delle vittime di mafia attraverso le interviste che l’autrice ha realizzato.
E così, tra le pagine, viene fuori il dolore, il coraggio e la dignità di questi familiari, spesso rimasti nell’ombra. Dalle loro parole e spesso anche dalle foto emergono le loro vite amare straziate da quei lutti violenti e la determinazione con cui hanno continuato a lottare per la ricerca di verità e giustizia, per far sì che il sacrificio dei loro cari servisse a scuotere e migliorare le coscienze della società civile.
“Voglio giustizia, non vendetta” così per ventiquattro lunghi anni ha chiesto Felicia Bartolotta Impastato. Il figlio Peppino era stato ucciso dalla mafia nella notte tra l’otto e il nove maggio 1978. Una vicenda processuale segnata da depistaggi, dalle fitte trame oscure dei rapporti tra “Cosa nostra” e il volto rispettabile del potere ufficiale.
Esile, minuta, con i capelli bianchi, Felicia implacabile accusò davanti alla Corte il boss Gaetano Badalamenti come mandante dell’omicidio, rompendo così il muro di omertà e di silenzio che, in quei tempi, circondava i delitti di mafia. E quando, finalmente, lo condannarono, gli occhi di quella madre ripresero a brillare.
Felicia, dopo la morte del figlio, aprì la sua casa e iniziò a raccontare a migliaia di persone la storia di Peppino, un ragazzo ribelle e intollerante nei confronti del potere mafioso che opprimeva e ammorbava Cinisi, un piccolo paese della provincia di Palermo. E ora, che anche lei ha lasciato questo mondo, resta una “Casa Memoria” aperta a tutte e tutti, dove dei volontari continuano a raccontare questa storia.
Nel libro, oltre alla testimonianza di Felicia, ne sono riportate altre, come quella di Giovanna Giaconia moglie del magistrato Cesare Terranova; di Laura Iacovani, moglie del poliziotto Ninni Cassarà; di Elena Fava, figlia del giornalista Giuseppe; di Maria Sagona, moglie di Mario Francese, altro giornalista ucciso dalla mafia.
Ed ancora: Pina Rizzotto, sorella del sindacalista Placido, Simona Dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto, Pina Campagna, sorella di Graziella uccisa giovanissima per essersi casualmente ritrovata sulle tracce di un boss latitante.
Ci sono anche le interviste a Maria Falcone e a Rita Borsellino.
Voci nitide e chiare che vincendo lo strazio del ricordo danno testimonianza di una vita spesa a lottare contro la mafia e a preservare e tramandare il coraggio e l’onestà dei loro cari assassinati.
Voci che, attraverso queste interviste, ci consegnano il volto tenero, affettuoso, privato di uomini all’interno della famiglia, degli affetti e della quotidianità.