“Vivas nos queremos” è una di quelle frasi che le femministe dell’America Latina ripetono sempre. “Vogliamo restare vive”: un grido disperato che si oppone ogni giorno alle molestie, alla violenza, ai femminicidi. Maggiore è il numero delle violenze, più forte è la lotta delle donne argentine.
Ma “Vivas nos queremos” è diventato anche il nome di una campagna contro la violenza sulle donne. Una campagna fatta di donne, immagini e volti che sfilano in occasione di grandi manifestazioni ma che si ritrovano anche in semplici raduni di piazza, lungo i muri delle strade, nei bar e nei locali.
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L’iniziativa è partita dal Messico ad opera del collettivo “Mujeres Grabando Resistencias” e nel 2015 è arrivata in Argentina, dove ha ufficialmente esordito durante la manifestazione del 25 novembre di quell’anno. Donne di tutte le età sono scese in piazza, brandendo le xilografie da loro stesse prodotte e denunciando con forza l’oppressione di genere.
L’idea è quella di far parlare le immagini e rendere così più “visibile” il problema della violenza sulle donne. Attraverso la tecnica della xilografia, infatti, ogni donna può produrre un lavoro, che deve contenere un volto (o più volti) di donna, una frase significativa e lo slogan #VivasNosQueremos.
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In molte di queste immagini le donne rappresentate sono persone davvero esistite e sono vittime di violenza e rivoluzionarie. Berta Caceres, attivista honduregna assassinata nel marzo 2016, è fra queste; così Alina Sanchez, combattente argentina nelle fila dello YPJ in Rojava, morta il 17 marzo scorso; Diana Sacayàn, attivista LGBT argentina, uccisa brutalmente nel 2015; Laura Iglesias, attivista del Patronato de Liberados per i diritti umani e dei lavoratori in Argentina e uccisa nel 2013. Molte delle immagini, poi, sono volutamente provocatorie: “Il mio modo di essere, di vestire, di sentire, di vivere – non la tua violenza” dice l’immagine di una donna con minigonna e calze a rete. Alcune esprimono non solo la lotta, ma anche semplici stati d’animo: così, una madre e una figlia che si tengono per mano nella notte e dicono “Un giorno vivremo senza paura”.
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Dal 2015 in poi la campagna è cresciuta: sempre più donne vi si sono avvicinate, dedicandovi il proprio tempo e autofinanziandosi. Ogni immagine è anonima (non firmata) e non a caso, perché la lotta è di tutte e non di una soltanto. L’idea è quella di «rendere riproducibile ogni immagine attraverso la tecnica della xilografia»: ogni donna può farlo e portare così avanti la lotta.
In America Latina i numeri sul femminicidio parlano chiaro: San Salvador, Colombia, Guatemala, Messico e Suriname risultano fra i primi sette paesi al mondo per il più alto tasso di femminicidi. A questo si aggiunge il traffico di esseri umani, che riguarda in particolar modo donne e bambine, un vasto mercato illegale e vera e propria piaga dell’America Latina. Sono i corpi ritrovati delle donne a parlare: mutilazioni e segni di torture mostrano come non si tratti soltanto di un assassinio, ma della volontà di determinare e controllare dall’esterno il corpo di una donna, fino a provocarne la morte. Contro questo «negativo che avanza», le immagini di “Vivas Nos Queremos” sono positive, parlano di donne forti, che lottano e si autodeterminano. La sensibilità e la paura non lasciano spazio a dubbi, perché la lotta può avvenire in una sola direzione.
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È anche per questo che fra le tematiche trattate dalla campagna grafica latinoamericana vi si aggiungono altri argomenti di cocente attualità: lo sfruttamento in campo lavorativo e la discriminazione di genere, la necessità di portare l’educazione sessuale all’interno delle scuole in modo efficace, l’estremo bisogno di un aborto che sia gratuito, legale e sicuro. Proprio in questi giorni, infatti, le mujeres argentine stanno chiedendo una depenalizzazione della legge sull’aborto, che al momento è possibile soltanto in caso di stupro o di pericolo di vita della donna, e il parlamento argentino ne discuterà il 13 giugno. La forza delle immagini di “Vivas nos queremos” parla di tutto questo. E diffonde speranza in un continuo scambio di energia fra parole e volti.