È nella città in cui ha passato gran parte della sua vita che ho deciso di incontrare Audre Lorde1, poetessa e attivista che ha ridefinito il femminismo di seconda ondata.
In pieno stile newyorkese, decidiamo di prendere un caffè a portar via e di berlo su una panchina in quella meraviglia di Central Park.
“Quando ha cominciato ad approcciarsi alla poesia?”
“Ho iniziato quand’ero molto piccola: quando qualcuno mi diceva ‘Come ti senti?’ oppure ‘Cosa pensi?’, io recitavo una poesia e da qualche parte in quei versi c’era il senso di ciò che volevo dire. A un certo punto, mi sono resa conto che le poesie degli altri non mi bastavano più e così, quando le emozioni da descrivere si sono fatte più complesse, ho iniziato a scrivere, anzi, a scrivermi.”
“E che potenziale vedeva nella poesia?”
“Amavo la poesia e amavo le parole, ma la loro bellezza doveva avere lo scopo di cambiare la mia vita. L’arte non può essere mai fine a sé stessa e dopo aver visto ciò che ho visto, dopo aver subito sulla mia stessa pelle (e anche a causa di essa) così tante ingiustizie, ho scelto di far sentire la mia voce. Ho scelto di incanalare il mio dolore e cambiare le cose: è da qui che secondo me parte la protesta sociale.”
“Avrebbe mai pensato che le sue parole avrebbero avuto così tanto impatto?”
“Sinceramente? No. Però sai una cosa? Non penso che le mie parole da sole possano fare una rivoluzione, per un semplicissimo motivo: la rivoluzione è un processo, non si può fare tutta d’un botto. Io posso essere una delle tante voci, ma da sola, qui e subito, non posso cambiare un gran che.”
“Oltre alle meravigliose poesie che ha scritto, dai saggi e dagli interventi raccolti in ‘Sister outsider’, emerge per la prima volta un concetto molto importante: l’intersezionalità. Mi spiega che cosa intende?”
“Intersezionalità vuol dire considerare le varie categorie di oppressione come in un rapporto di correlazione e reciproca alimentazione. Ad esempio, l’oppressione di genere è inseparabile da quella di razza, da quella di classe e così via.
Io mi definisco fieramente nera, lesbica, madre, guerriera e poeta: sono tutte queste cose e cento altre insieme. È per questo che non esiste una battaglia monotematica: non esiste una vita che sia monotematica!”
So che suonerà come un’affermazione molto forte, ma io non credo che potrà esistere alcuna forma di femminismo universale finché non riusciremo ad abbracciare le differenze che ci sono tra noi donne. Perché le differenze è innegabile che ci siano, ma non sono quelle a separarci, piuttosto il nostro rifiuto di riconoscerle ed accettarle.”
“Gli strumenti del padrone non demoliranno mai la casa del padrone. Questa frase è tratta da un suo intervento pubblico dell’inizio degli anni Ottanta. Le va di commentarla?”.
“È stato un intervento fortemente provocatorio, mi sono fatta portavoce della sfida che le militanti nere avevano lanciato al patriarcato razzista e all’universalismo del femminismo bianco eterosessuale di classe media, che aveva fino ad allora tirato le fila del dibattito. Volevamo ridefinire gli strumenti di una lotta che fino a quel momento si era espressa quasi esclusivamente attraverso una sola voce, imponendo anche la nostra parola. Insomma, siamo stanche di essere outsiders!”
1AUDRE LORDE: nata a New York nel 1934, è stata una poeta, scrittrice e pensatrice statunitense.
Dopo essersi laureata alla Columbia University, lavorò in libreria per molti anni, fino al 1968: anno di pubblicazione della sua prima raccolta poetica “First Cities”. “From a Land Where Other People Live”, del 1973, ebbe molto successo e fu candidato al National Book Award. Seguirono “The Black Unicorn” e “Sister Outsider”.
Morì nelle Isole Vergini nel 1992, dopo anni di battaglia contro il cancro.