La Gallura che non ti aspetti. Percorsi alternativi fra mare e monti Itinerario costiero. Da Porto Liscia a Vignola

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La Gallura (Gaddura in gallurese, Caddura in sardo) è la parte all’estremo nord della Sardegna e costituisce una regione storica e geografica comprendente 23 comuni in provincia di Sassari, dopo che la LR 2/ 2016 ha abolito le province nate nel 2001. Il nome ha una origine incerta; secondo alcune teorie deriverebbe da una popolazione seminomade preromana, per altre dal gallo sullo stemma pisano dei giudici Visconti, oppure sembra significhi “rocciosa, sassosa” e in effetti – sia nella parte propriamente costiera sia nell’interno ricco di rilievi montuosi –  le conformazioni bizzarre delle rocce rendono questa area straordinariamente pittoresca. Una terra aspra, spesso battuta dal maestrale, come la vicinissima Corsica con cui ha molte somiglianze (anche linguisti-che), ma piena di colori e profumi, specie durante la primavera. 

La storia ha lasciato profonde tracce che precedono la civiltà nuragica: questa terra fu abitata dall’uomo fin dal neolitico e la sua posizione certamente favorì gli scambi con il continente, passando attraverso l’arcipelago toscano: doveva essere infatti il corridoio dell’ossidiana e della ceramica, l’oro nero e l’oro bianco dell’antichità. Qui si trovano nuraghi importanti, tombe, siti in parte ancora da studiare; i Romani – mai del tutto tranquilli in Sardegna e circondati dal pericolo costante di rivolte – trovarono il modo di sfruttarne l’abbondanza di granito. I Pisani lasciarono evidenti impronte nell’architettura religiosa e gli Aragonesi nelle imponenti strutture difensive. I Piemontesi – con i loro ingegneri militari – hanno tracciato l’urbanistica di alcune cittadine, come Santa Teresa, costruite a scacchiera con le strade perfettamente rettilinee che si incrociano, mentre le case talvolta mantengono la tipica struttura gallurese a un solo piano, come a San Pantaleo. Oggi è una delle aree con il più alto reddito pro-capite della Sardegna grazie a una florida economia in parte ancora agro-pastorale e all’importante risorsa del turismo.

Proprio di questo vogliamo parlare, e in modo alternativo, visto che spesso – quando inizia la stagione delle vacanze – la Sardegna del nord viene identificata solo con le località alla moda, visitate dai personaggi che affollano le pagine dei rotocalchi. Saltiamo dunque tutta la fascia costiera da Olbia fino a Isola dei Gabbiani, nonostante ambienti magnifici e panorami mozzafiato non manchino certo, per approdare su una spiaggia lunghissima e poco frequentata, anche in pieno agosto. Si tratta di Porto Liscia a cui si arriva con una strada asfaltata, circondata da arbusti e vegetazione mediterranea; il parcheggio è grande e gratuito.

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Foto 1. Porto Liscia

Lo sguardo si posa su una sorta di immenso lago visto che di fronte abbiamo le isolette dell’arcipelago Spargi e Spargiotto e ai lati due promontori. Passeggiare è una bellezza, fra mare piatto e bassi cespugli. 

Proseguendo in direzione di Santa Teresa – lungo la strada 133 bis – si trovano le deviazioni verso altre spiagge; curioso a Conca Verde il richiamo nell’odonomastica  ai personaggi dell’Odissea. Porto Pozzo, qui vicino, sarebbe infatti il mitico paese dei Lestrigoni, giganti antropofagi che distrussero la flotta di Ulisse e uccisero tutti gli uomini, eccetto quelli della sua nave, rimasta fuori dal porto. Ancora più bella e ampia è la valle dell’Erica, una sorta di baia ben protetta circondata da scogli. Affacciato sulle Bocche di Bonifacio, il capoluogo Santa Teresa di Gallura – che proprio in pieno centro ha la rinomata Rena Bianca (sempre affollata) – merita una sosta  per ammirare la bella torre spagnola di Longonsardo, i resti dell’antico mulino, la chiesetta di Santa Lucia, i giardini ben curati, le piazze accoglienti, il porticciolo turistico. Da qui non si può non raggiungere Capo Testa che offre molteplici motivi di interesse: percorsi naturalistici, il sito archeologico Lu Brandali, calette nascoste e un imponente faro; in questo luogo le stupefacenti conformazioni di granito modellate dal vento fecero esclamare al celebre scultore Henry Moore: «Ho trovato chi sa scolpire meglio di me!» Lungo l’istmo, sulla spiaggia delle Colonne (o di zia Colomba), sono ancora ben visibili gli abbozzi di quelle abbandonate dall’epoca romana, là dove ora giocano i bambini in acque calme e limpide come meravigliose piscine naturali.

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Foto 2. Spiaggia delle Colonne

Lungo la strada costiera, in direzione Castelsardo, si incontra una breve deviazione per raggiungere una spiaggetta suggestiva e poco frequentata, anche perché spesso ricoperta di alghe (ma va ricordato che la posidonia non è un rifiuto: è infatti  una protezione naturale dall’erosione costiera): Lu Pultiddholu. Grazie a sentieri non difficili, si possono fare, da entrambi i lati della baia, passeggiate in cui si ammirano scoglietti, minuscole insenature, mille sfumature di azzurro.

Ma da ora in poi inizia la vera meraviglia: il sito di importanza comunitaria “Monte Russu” di 1.989 ettari di cui circa 300 ancora nel comune di Santa Teresa e 1.000 nel comune di Aglientu, mentre  il resto è  lo spazio marino antistante. 

Foto 3. Monte Russu

Quel tratto di costa incontaminata, fra baie, scogliere e lunghe spiagge orlate da dune – dove non esistono costruzioni nella fascia fra strada e mare – ha fatto affermare al giornalista Beppe Severgnini, abituale frequentatore: «ancora oggi penso che i venti chilometri tra Santa Teresa e Vignola siano il tratto di mare più spettacolare, affascinante –  e rispettato –  del Mediterraneo». Ecco allora il susseguirsi della Liccia, di Rena Majore, della spiaggia di Matteu, e poi: cala Pischina, Monte Russu, Naracu Nieddu, Riu Li Saldi. Tutto il percorso si può fare a piedi, interamente o a tratti, grazie ad un sentiero che si snoda fra ginepri e corbezzoli, fra cespugli di mirto e di lentisco, fra fiori profumati e dai colori più vari: il bianco del giglio marino, il giallo del papavero delle spiagge, il rosa acceso del cisto, il fucsia del  fico degli ottentotti, il verde intenso della palma nana.

Foto 4. Rena di Matteu

La baia sabbiosa di Vignola si annuncia di lontano con la chiesetta di San Silverio e la torre, in posizione dominante, preceduta dalla spiaggia detta Saragosa (o Chisgjnaggju) e seguita dalla spiaggetta sul versante opposto, meno frequentata, vicina al nuraghe Tuttusoni; anche qui sono possibili vari percorsi pedonali, senza difficoltà e affascinanti. Salire verso la possente torre di avvistamento – in copertina – realizzata in blocchi di granito, costituisce un’ulteriore esperienza: il silenzio è totale, anche se i bagnanti sono a pochi passi; si cammina fra farfalle e lucertole, nel ronzio degli insetti e il frinire delle cicale, e intorno ancora vegetazione spontanea, mentre il gabbiano corso e i cormorani  volano alla ricerca di cibo, pronti a tuffarsi. Il nostro percorso costiero si conclude in bellezza e armonia, anche se continua sulla carta geografica fino ai confini della Gallura e oltre.