Ambiente… scolastico

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Sebbene mi sembra che stia capitando come per le notizie relative ai pitbull che impazziscono nello stesso periodo e aggrediscono padroni e bambini, non si può non notare che il mondo della Scuola sta attraversando un periodo controverso e avverso: studenti che feriscono gravemente docenti o gli stessi compagni, genitori che aggrediscono e picchiano docenti, riforme e provvedimenti che delegittimano e depotenziano la professione docente e lo stesso ruolo  della Scuola come istituzione educativa e formativa. È vero che altrettanti sono i casi di docenti che abusano della loro posizione per maltrattare, intimidire o circuire piccoli e giovani studenti, ma appunto sembra di essere così regrediti alla “cultura del nemico” che se non è lo straniero è comunque l’altro da me che, mettendo in discussione il mio “io” e a rischio la mia “sopravvivenza”, deve essere combattuto e abbattuto. La pulsionalità di darwiniana memoria sta riprendendo il sopravvento e le nuove forme di comunicazione, che hanno anche nell’immediatezza il loro punto di forza, ne amplificano l’istintualità e la violenza: non troppo passata è pure la notizia dello studente che con la scusa di sentirsi male ha chiamato da scuola i genitori che vi si sono precipitati per aggredire, rompendogli una costola, il docente di educazione fisica che aveva ammonito il figlio.

Il rimprovero, la nota disciplinare, il voto negativo, e pure la valutazione del comportamento (diventato quest’anno una lettera che, quindi, non fa più media con i voti numerici delle varie discipline) non hanno valore e, anzi, ti si possono ritorcere contro e tu, addirittura, puoi arrivare a dire: “Non punitelo:  ho fallito io!” come ha detto la docente che è stata accoltellata in pieno volto.

Nelle mie classi di Secondaria di I grado ne abbiamo parlato: si commenta timidamente e mi lasciano perplessi i vari “Come ha fatto a non accorgersi che aveva un coltello?” oppure “Ma come si fa a non difendersi?!” ai quali si sono sommati comunque “È colpa della famiglia!” a proposito dello studente che ultimamente ha bullizzato il professore ultrasessantenne intimandogli di mettergli sei e di inginocchiarsi.

Nel 1974 con i Decreti Delegati si sanciva finalmente l’inizio di una Scuola democratica e partecipata “dando ad essa il carattere di una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica”; nel 2007 si è aggiunto il “Patto di corresponsabilità: uno strumento educativo e formativo che promuove percorsi di crescita responsabile.”

Se democrazia, partecipazione, responsabilità sono da ripensare e perfezionare, il concetto di comunità prima ancora è tutto da costruire. Ed è ancora una volta questione di rispetto dell’ambiente nel quale si vive e si interagisce con altri esseri viventi e auspicabilmente pensanti.

 

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Docente di Lettere dal 2001, vive a Mottola, sullo Jonio, dove unisce all'interesse per la sperimentazione educativo-didattica l'impegno per i temi della pace, della giustizia e dell’ambiente, collaborando con l'associazionismo e le amministrazioni locali. Dal 1993 collabora a titolo volontario con il settimanale "Riforma"; è autrice delle considerazioni a latere "Il nostro libero stato d'incoscienza" nel testo Fanino Fanini. Martire della Fede nell’Italia del Cinquecento di Emanuele Casalino.