Attualità di “Violetta la timida” (seconda parte)

Gli stessi principi pedagogici li ritroviamo applicati dalla giovane insegnante di matematica, la signorina Cantoni, che non è per i metodi disciplinari coercitivi, che ritiene superati, ma per l’attenzione spontanea che fa dell’insegnane un’amica e non uno spauracchio. Anzi, a suo dire  il linguaggio delle nuove insegnanti è che «il sapere deve tener conto della sensibilità della materia che lo deve assorbire. Gli allievi non sono macchine ma creature umane differenti l’una dall’altra e non bisogna mai dimenticarsene.»[1] Inutile dire che un metodo del genere, un approccio di tale sensibilità soprattutto nei confronti delle più deboli in matematica, da presto i suoi frutti. L’atavica paura, il diffuso pregiudizio che chi va bene nelle materie letterarie abbia  “l’idiosincrasia” per i numeri sono rapidamente superati;  le allieve si avviano a trarre profitto da lezioni che prima seguivano con noia e grande fatica in un’atmosfera di reciproca collaborazione perché, come sostiene la stessa insegnante «Non è con le più brave che deve tenere il ritmo, il passo una classe ma con le più deboli …. Le altre dovranno aiutarle al fine di recuperarle per marciare quindi tutte  assieme verso un buon risultato finale.»[2]

Concezione della scuola

Altro argomento di grande attualità presente nel romanzo è la concezione della scuola vista come “elemento importantissimo per la formazione morale ed intellettuale dei giovani” che «non può rimanere sempre la stessa ma deve rinnovarsi e progredire col mutare e progredir dei tempi

Teniamo presente che il romanzo è ambientato negli anni ’Sessanta, quando era fondamentale il concetto di disciplina e di autorità (per non dire autoritarismo). Un’epoca in cui c’era una rigida divisione tra classi maschili e femminili (spesso con ingressi e palestre separate tra ragazzi e ragazze), dove si puntava moltissimo ad esercitare la memoria e ci si basava prevalentemente sul nozionismo, ove i programmi erano ancora quelli della Riforma Gentile  del 1923[3].  La riforma, che porta il nome del filosofo neoidealista Giovanni Gentile che la elaborò in collaborazione con il pedagogista e filosofo Giuseppe Lombardo Radice, era rimasta in vigore fino al 31 dicembre 1962. In quella data il Parlamento abolì la scuola di avviamento professionale istituendo la cosiddetta Scuola Media Unificata.  Da allora si susseguirono una serie di riforme che hanno preso il nome dai vari Ministri della Pubblica Istruzione che le promulgarono. Queste riforme hanno operato modifiche sulla durata del percorso scolastico, hanno portato alla liberalizzazione degli accessi alle varie Facoltà Universitarie (prima solo il diploma di Liceo Classico consentiva l’iscrizione a tutte le Facoltà mentre con il diploma di Liceo Scientifico si poteva accedere solo alle Facoltà Scientifiche),  all’abolizione  dell’insegnamento della lingua latina nella scuola dell’obbligo, alla condanna della selezione classista, evidenziata da Don Milani nella sua Lettera ad una Professoressa del 1967, alla presenza nella vita della scuola di rappresentanze dei genitori, del personale ATA e degli studenti, ad un rinnovamento dei  cicli scolastici e della durata degli stessi, ad una modifica relativamente allo  svolgimento degli esami di maturità, fino ad arrivare alla Riforma cosiddetta della Buona Scuola del 2015 in cui si è voluta mettere al centro l’autonomia scolastica, e auspicare  una più ricca offerta formativa che privilegi materie quali Musica, Arte, Lingue, Competenze digitali ed economiche e coinvolga l’intera comunità scolastica .

Le successive trasformazioni in campo scolastico attuate dalle riforme che si susseguirono erano impensabili all’epoca del romanzo eppure l’Autrice, precorrendo i tempi,  immagina che , per arrivare ad una scuola che “ ….risponda man mano alle esigenze delle nuove generazioni a cui si rivolge:” si organizzi in Televisione un incontro fra professori e studenti in cui , in un talk show ante litteram, gli studenti espongano le loro critiche al metodo scolastico sottolineando  quello che approvano della scuola e quello che criticano e gli insegnanti rispondano  durante un’amichevole discussione nel corso della quale si possano sentire le ragioni degli uni e degli altri.

L’Autrice conosceva bene il mezzo televisivo che considerava, come anche la Radio, un nuovo ed importantissimo mezzo di comunicazione in grado di raggiungere un grande pubblico e di cui si dovevano sfruttare le potenzialità.

In radio aveva partecipato a varie tavole rotonde su svariati argomenti relativi all’educazione ed alla crescita dei giovani ed in televisione era stata la sceneggiatrice del primo romanzo a puntate trasmesso dalla tv dei Ragazzi al suo esordio nel 1954 ed intitolato Il Diario di Giulietta.

 

[1][1][1] G. Anguissola, Violetta la timida, Mursia, Milano, 1963p. 154

[2] Ivi, p. 150

[3] La riforma, che porta il nome del filosofo neoidealista Giovanni Gentile che la elaborò in collaborazione con il pedagogista e filosofo Giuseppe Lombardo Radice, era rimasta in vigore fino al 31 dicembre 1962. In quella data il Parlamento abolì la scuola di avviamento professionale istituendo la cosiddetta Scuola Media Unificata.  Da allora si susseguirono una serie di riforme che hanno preso il nome dai vari Ministri della Pubblica Istruzione che le promulgarono. Queste riforme hanno operato modifiche sulla durata del percorso scolastico, hanno portato alla liberalizzazione degli accessi alle varie Facoltà Universitarie (prima solo il diploma di Liceo Classico consentiva l’iscrizione a tutte le Facoltà mentre con il diploma di Liceo Scientifico si poteva accedere solo alle Facoltà Scientifiche),  all’abolizione  dell’insegnamento della lingua latina nella scuola dell’obbligo, alla condanna della selezione classista, evidenziata da Don Milani nella sua Lettera ad una Professoressa del 1967, alla presenza nella vita della scuola di rappresentanze dei genitori, del personale ATA e degli studenti, ad un rinnovamento dei  cicli scolastici e della durata degli stessi, ad una modifica relativamente allo  svolgimento degli esami di maturità, fino ad arrivare alla Riforma cosiddetta della Buona Scuola del 2015 in cui si è voluta mettere al centro l’autonomia scolastica e auspicare  una più ricca offerta formativa che privilegi materie quali Musica, Arte, Lingue, Competenze digitali ed economiche e coinvolga l’intera comunità scolastica.




Attualità di “Violetta la timida” (parte prima)

Introduzione

Un romanzo secondo la definizione di Italo Calvino,[1]  si può considerare classico quando ha ancora tanto da dire ai suoi lettori. Questo vale sia nel caso di romanzi per adulti che nel caso di romanzi per ragazzi.

Rileggendo il romanzo di Giana Anguissola, “Violetta la timida” scritto nel 1963 e che vinse il Bancarellino nel 1964, ci si può rendere conto dell’assoluta validità di questa definizione.

Il romanzo è ambientato nella Milano degli inizi degli anni  Sessanta , e parla delle avventure di una ragazzina di tredici anni, Violetta Mansueti, di una famiglia di media borghesia composta da un padre, una madre ed un fratello più grande, che frequenta una seconda media ( rigorosamente tutta femminile) e che si trova ad affrontare ogni giorno il problema della sua congenita timidezza ( o come lei dice “coniglite”) per nulla aiutata dalle compagne che la prendono costantemente in giro chiamandola “Mammola Mansueta”.

 

Piani di lettura

Un primo piano di lettura, il più immediato, diverte ed intrattiene il lettore con la briosa [2] ironia della scrittrice che descrive le disavventure della giovinetta e la sua iniziale incapacità a reagire.

Ma un piano di lettura più approfondito fa riflettere su come certi atteggiamenti e certe tendenze siano sempre esistite e sempre esisteranno. Nei primi anni Sessanta, quando erano ancora molto lontane le contestazioni studentesche ed il gap intergenerazionale, non si parlava, ovviamente , di “bullismo”[3] ma la tendenza a prendere in giro i più deboli, i timidi, quelli che per il loro aspetto fisico si prestavano ad essere oggetto di burle e scherzi ( vedi il grasso Terenzio amico di Violetta) era comunque presente.  E la sofferenza esistenziale di chi doveva subire quelle prese in giro e quelle vessazioni era la stessa.

La particolarità di questo romanzo e che, se da un lato si parla del problema, dall’altro si offre una soluzione, il che permise alle tante “ Violette” che lo lessero di affrontare e, spesso, risolvere la loro timidezza e di darne testimonianza con immutata gratitudine all’Autrice che le aiutò così validamente  a superare la loro mancanza di autostima.[4]

Influenza della pedagogia steineriana

Non si può escludere che l’Autrice, che nonostante il suo carattere brillante e determinato, era per sua stessa ammissione  molto timida,[5]  si sia rifatta, per  aiutare la protagonista  ad affrontare tutte le sue  difficoltà, alla pedagogia di Rudolf  Steiner, noto in Italia tramite le traduzioni della scrittrice Lina Scwartz[6], che era una grande amica di Rinaldo Kufferle[7], marito di Giana Anguisola

Rudolf Steiner (Murakiraly, 25/1/1861 – Dornach, 30/3/1925) è stato un filosofo e pedagogista austriaco. Fu il fondatore dell’ Antroposofia, intesa come percorso spirituale e filosofico,  una “ via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell’uomo allo spirituale che è nell’universo” ( STEINER Rudolf , Anthropological Leading Thoughts, London, Rudolf Steiner Press, 1924). Fu anche il fondatore della Pedagogia Wardolf ( la prima scuola ad essa ispirata nacque a Stoccarda nel 1919 su richiesta di Emil Milt, direttore della fabbrica di sigarette Wardolf Astoria, per i figli degli operai.)

Lo scopo di questa pedagogia è quello di educare in modo armonico e di sviluppare le facoltà cognitive-intellettuali (pensiero), quelle creativo-artistiche ( sentimento) e quelle pratico- artigianali (volontà) dell’allievo. Gli insegnanti hanno l’obiettivo di adattare continuamente le modalità di insegnamento ad una più profonda comprensione dell’individualità dell’allievo di cui  intendono sviluppare sentimenti, volontà ed intelligenza.

Nel romanzo i principi pedagogici steineriani sono  seguiti  dalla mentore di Violetta, la Signora A, sotto il cui pseudonimo si nasconde la stessa Autrice. Scegliendo Violetta come giovane collaboratrice del Corriere dei Piccoli per scrivere una pagina su quello che interessa le ragazzine, la Signora A le offre di poter realizzare il suo sogno che è quello di diventare giornalista. Inoltre le propone una Pagella della Timidezza, dove le darà  di volta in volta il  voto in base al suo comportamento in varie situazioni.  Questo le permetterà di esercitare la sua volontà sempre più atrofizzata e di controllare la timidezza a cui per troppo tempo ha lasciato campo libero.

Così, un passo alla volta, Violetta affronta situazioni che prima l’avrebbero vista paurosa e ritrosa: dal fronteggiare l’eterna antagonista, la compagna di classe Calligaris, ad ottenere dal ricco zio della sua giovane supplente di matematica la promessa di  finanziare gli studi post laurea della nipote che vuol fare la ricercatrice. Dal riuscire ad ottenere il permesso per una festicciola in casa tra amiche al costituire addirittura un Club dei Timidi per i ragazzi e le ragazze della scuola che, per vari motivi, soffrivano del suo stesso problema.

 

[1] Italo Calvino (Santiago del Las Vegas de La Habana, Cuba, 15/10/1923 – Siena, 19/9/1985) è stato un grande scrittore e giornalista italiano. Questa definizione di romanzo classico si trova nel suo volume Perché leggere i classici, Oscar Mondadori, Milano, 1995.

[2][2] Il termine  <<briosa>> riferita alla scrittrice si trova nel volume di Sabrina Fava  <<Dal Corriere dei Piccoli >> Giana Anguissola scrittrice per ragazzi, Vita e Pensiero, Milano, 2009.

[3] IL termine <<bullismo>> ed i primi libri sull’argomento compaiono a partire dagli anni settanta. Tra i primi quello dell’autore norvegese Dan Olweus  Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Giunti, Firenze, 1996

[4] Una per tutte la scrittrice Tiziana Colosimo, vincitrice del Primo Premio, III Ed. del Concorso Letterario Nazionale Giana Anguissola, Travo, 2012 che lo scrive in Giana Anguissola: tra le sue pagine profumo di modernità, AA.VV Giana Anguissola alla riscoperta di una grande scrittrice per ragazzi   Atti del Convegno, Roma 10 marzo 2014, Mursia, Milano, 2015.

[5] In alcuni ricordi inediti dell’Autrice si legge: “ …il mio temperamento timidissimo […]Come tutti i timidi che si sforzano di superarsi finivo poi per sembrare sfrontata, spiritosa […]la “tanto vivace”, di ritorno da Milano, riposava mezza giornata al buio, con una fascia di acqua e aceto intorno alla testa, per lo sforzo d’apparire disinvolta davanti a quegli uomini importanti che in realtà le mettevano una soggezione maledetta”. Gianfranca Mursia Re, Presentazione, in Storie di ragazze, Mursia, Milano, 1973.

[6] Lina Schwarz ( Verona, 20/3/1876 – Arcisate, 24/11/1947) è stata una scrittrice e traduttrice italiana.

[7] Rinaldo Kufferle (S. Pietroburgo, 1° novembre 1903  – Milano, 20 febbraio 1955) fu giornalista, poeta e soprattutto traduttore di grandi Autori russi come Dostoievski e  di libretti d’opera . Negli anni trenta si avvicina agli ambienti dell’antroposofia milanese e nel 1946 fonda la rivista «Antroposofia. Rivista mensile di scienza dello spirito».