La Premiata Forneria Marconi a Legnano

Su queste pagine abbiamo già parlato di progressive rock italiano, un ambito nel quale il nostro Paese ha sempre eccelso, ricevendo apprezzamenti sia in patria che all’estero (da una decina d’anni molte band si sono riunite facendo tour di grande successo in Giappone, come il Balletto di Bronzo). Questa settimana, in occasione del concerto al Teatro Galleria di Legnano (MI) il prossimo 12 maggio, parliamo del gruppo indubbiamente più popolare e riconosciuto di quella stagione (se escludiamo i Goblin, legati a doppio filo con Dario Argento). La Premiata Forneria Marconi (meglio nota come PFM) è un caso molto particolare: dire che sono i migliori di tutti dal punto di vista qualitativo è esagerato, dato che, nel periodo d’oro della stagione prog (tra il ’69 e il ’75), c’erano molti loro colleghi come Banco Del Mutuo Soccorso, Area e Biglietto Per L’Inferno (la lista potrebbe continuare ancora con Osanna, Perigeo, i già menzionati Balletto di Bronzo e non solo) che hanno prodotto capolavori che da subito si sono distinti dal sound inglese con ottimi risultati. Rispetto a questi nomi, a loro va il merito di essere riusciti a sopravvivere alla crisi del genere nella seconda metà degli anni settanta e aver condotto una carriera di tutto rispetto che dura fino ad oggi, pur con diversi cambi di formazione (l’ultimo, il più significativo, con l’abbandono dello storico chitarrista Franco Mussida). L’unico membro fondatore è il cantante e batterista Franz di Cioccio (inizialmente soprattutto dietro le pelli, poi con gli anni passato a ricoprire più volte il ruolo di frontman). Ad oggi il loro disco più riuscito ed apprezzato è il debutto Storia di Un Minuto, del 1972 (anche se molti in Italia li associano unicamente alle loro collaborazioni con Fabrizio De Andrè). Uscito per la Numero Uno (etichetta di proprietà di Lucio Battisti e Mogol), l’album ha avuto il merito di introdurre delle sonorità inedite in un Paese come il nostro. È stato uno dei primi in cui compare il minimoog (sintetizzatore monofonico), che per l’epoca era un’assoluta novità, oltre ad essere l’unico di quel periodo con un grande singolo come “Impressioni di Settembre”.

Il 12 maggio è l’unica data primaverile, ma ne seguiranno altre nel periodo estivo. Non lasciatevi sfuggire una band che ha fatto la storia e ha ancora molto altro da dire: dal vivo è sicuramente uno spettacolo che è meglio non perdersi.

 




Elio e le storie tese. Il tour d’addio

Questa settimana vi consigliamo una band che sicuramente molti lettori già conosceranno e che, purtroppo, verso la fine dell’anno scorso ha annunciato il proprio scioglimento. Elio e Le Storie Tese, dopo una militanza sulle scene durata ben 37 anni, avevano deciso di terminare la loro carriera con un grande concerto al Mediolanum Forum di Assago lo scorso 19 dicembre, che aveva registrato un incredibile sold out, del quale è uscito anche un disco dal vivo, Arrivedorci. Per questo motivo il gruppo milanese ha deciso di soddisfare le richieste di moltissimi fans e di imbarcarsi in un ultimo tour nello Stivale per celebrare al meglio la propria dipartita dalle scene. Sul loro sito ufficiale a riguardo spiegano che “ Dopo avere preso atto di quanti avrebbero voluto, ma non hanno potuto, raggiungere Milano per partecipare alla festa al Mediolanum Forum, gli EelST hanno accettato la proposta di organizzare un altro giro di concerti. Un Tour d’Addio, che sarà però “a scadenza”: da consumarsi entro e non oltre il 30 giugno 2018. Con una sorpresa per i fan: il biglietto del concerto del Mediolanum Forum di Assago si potrà riutilizzare per ascoltare gli EelST quando il Tour passerà nella propria città”. Le prime due serate sono state il 20 aprile al Pala George di Montichiari (BS) e il 21 aprile alla Kioene Arena di Padova e questa settimana continua con i concerti del 3 maggio al Pala Alpitour di Torino, 5 maggio al Nelson Mandela Forum di Firenze. Le ultime saranno il 10 maggio all’Unipol Arena di Bologna, 12 maggio al Pala Lottomatica di Roma, 14 maggio al Palapartenope di Napoli, 17 maggio al Pal’Art Hotel di Acireale, 19 maggio al Pala Florio di Bari e 23 maggio all’RDS Stadium di Rimini (era prevista anche Genova che però è stata cancellata di recente).

Queste date saranno quindi le ultime occasioni che avrete per vedere la band dal vivo, ed è un modo più che encomiabile di porre fine a un percorso che non ha avuto eguali nella storia della musica italiana. Sebbene non siano stati i primi a scegliere l’ironia come tema principale per i testi delle loro canzoni (ricordiamo i napoletani Squallor e soprattutto gli Skiantos, che hanno inaugurato il filone demenziale nella fine degli anni ’70), Elio E Le Storie Tese (abbreviati anche come “gli Elii”) sono stati gli unici ad aver portato questa formula al grande pubblico, arrivando quasi a vincere l’edizione del Festival di Sanremo del 1996 con il brano “La Terra dei Cachi” (arrivarono secondi, c’è chi ancora sostiene che in realtà a loro spettasse il primo posto ma per non chiare questioni interne – non ufficiali ovviamente – andò a Nek). Il livello qualitativo delle loro uscite è sempre stato molto alto sia per l’efficacia del loro senso dello humour che per l’estrema cura che ci hanno sempre messo dal punto di vista strumentale, grazie a strumentisti di primo livello. 




Gang of Four

La settimana che va dal 25 aprile al primo maggio si apre e si chiude con due importanti festività come quella della liberazione dal fascismo e la festa del lavoro.In questi giorni in Italia passa un gruppo che ha avuto una connotazione politica molto marcata nei suoi testi, pur non avendo mai optato per una presa di posizione militante dichiarata.

Il 27 – alla Zona Roveri di Bologna –  e il 28 – al Traffic Live di Roma –  ci saranno i Gang of Four, una band che oggi è spesso conosciuta solo da un pubblico di intenditori ma che ha avuto una grande influenza su molte formazioni attuali. Il loro genere è spesso stato definito come “punk-funk”, essendo il modo più preciso di descrivere il loro sound. Sono uno di quei nomi che hanno meglio testimoniato il passaggio dall’irruenza ed essenzialità della prima ondata punk del 1977 alle strutture più complesse e articolate di quello che di lì a poco sarebbe diventato il fenomeno del post punk. In questo calderone che contiene tutto e il contrario di tutto, loro (ma non solo, se pensiamo anche a Talking Heads e Pop Group) sono passati alla storia per aver ripreso a piene mani dalla musica nera. Il risultato è un suono bianco e molto inglese che riesce ad essere molto ritmato ma senza l’elemento “ballabile” tipico di Sly and The Family Stone e James Brown. Le loro canzoni sono nevrotiche e riflettono il clima di tensione tipico degli anni della Thatcher. Tutto questo è molto evidente nell’album d’esordio, Entertainment!, uscito nel 1979, anno in cui la Lady di ferro è stata eletta e in cui è iniziato quel grande smantellamento dello stato sociale fino ad allora in vigore nel Regno Unito. I Gang of Four, già dal nome (cioè la Banda dei Quattro, i quattro politici arrestati nel 1976 dopo la morte di Mao e accusati di voler preparare un colpo di stato) mantengono una chiara inclinazione per i testi socialmente impegnati. Ma questo nel loro caso non si traduce nei classici slogan da manifestazione. Forti di una conoscenza molto approfondita degli scritti di Marx, vogliono riflettere uno scenario in cui il capitalismo si è impadronito della vita delle persone e ne condiziona le decisioni e i ritmi. La consapevolezza di essere parte di un sistema regolato dal consumismo, grigio e oppressivo che opera solo in nome della sua autoconservazione, senza che i cittadini ne traggano qualche reale beneficio, è la ragione profonda della musica nevrotica del quartetto, in cui la chitarra di Andy Gill si muove attraverso accordi spesso dissonanti e divagazioni noise, accompagnata dai ritmi funk del basso di Dave Allen.

La band, che adesso gira con il solo Gill come membro originale, ha avuto un’influenza profonda in molti gruppi nati dopo di loro. Uno degli esempi più famosi è quello dei Red Hot Chili Peppers, il cui bassista Flea ha più di una volta dichiarato di aver ripreso molto dallo stile di Allen, così come il loro sound è stato molto importante per i REM. L’indie rock degli anni 2000 deve moltissimo a loro, e questo è evidente in gruppi come i Franz Ferdinand, Liars e Rapture.

Vale certamente la pena, quindi, assistere al concerto di un nome che ha dato molto al mondo della musica e che è tra le principali influenze di molte cose ascoltate, anche se non tutti se ne rendono conto




Chrysta Bell a Roma per il Festival delle Scienze

Il prossimo 21 aprile all’Auditorium Parco della Musica (sala Sinopoli) ci sarà Chrysta Bell in concerto, in una delle serate del National Geographic Festival della Scienza, che si terrà all’interno della struttura dal 16 al 22 (con celebrazione dell’Earth Day nella sua data finale). Come solista, il suo è un nome che ancora deve emergere, ma gli amanti del cinema (in particolar modo se legato alla musica) l’avranno già incontrata in precedenza. L’artista texana è nota soprattutto per le sue collaborazioni con David Lynch: il loro primo incontro ha avuto luogo nel 1999, quando l’agente della CAA (Creative Artists Agency) Brian Loucks le fece conoscere il regista, il quale rimase subito molto colpito dalla sua voce. La prima canzone che compongono insieme è Polish Poems, che troviamo negli ultimi minuti del suo film Inland Empire, uscito lo stesso anno. Chiunque conosca Lynch sa bene quanto la componente musicale sia importante per i suoi film: le colonne sonore di Strade Perdutee Twin Peaks, ad opera di Angelo Badalamenti, hanno spianato la strada a quello che molti oggi descrivono come dark jazzper il suo suono oscuro ma molto raffinato (etichetta che poi è divenuta un vero e proprio genere grazie a nomi come The Kilimanjaro Darkjazz Ensemble e Bohren Und Der Club Of Gore, ma che legata alle sue composizioni risulta riduttiva e forse anche impropria). Quando nel 2006 il regista decide di abbandonare il cinema e inizia a mettersi in gioco come musicista, trova in Chrysta Bell una sua musa personale. I due collaborano insieme per il disco This Train(con canzoni scritte a quattro mani), prodotto da Lynch, e per l’ep Somewhere In The Nowhere. Nel 2017 esce il suo primo disco solista, We Dissolve, che in parte riprende le atmosfere cupe e misteriose di questi lavori arricchendole con un tocco più pop e molto più personale.

Questa data fa parte di un tour europeo che la cantante sta facendo per promuovere il suo ultimo ep omonimo, del quale non si conoscono molti dettagli, fatta eccezione per il singolo Undertow.

Se la sua musica vi è di gradimento, vi segnaliamo anche le date italiane degli A Place To Bury Strangers. La band shoegaze (trai gruppi migliori del genere emersi negli ultimi 10 anni) sarà il 20 aprile al Benicio a Giavera di Montello (TV), il 21 a Bologna al Freakout e il 22 a Torino allo Spazio 211. Sarà un’ottima occasione per sentire dal vivo i classici della band e i nuovi brani estratti dall’ultimo Pinned, uscito quest’anno per Dead Oceans.

 

 

 




Cinquant’anni di carriera per James Senese

Il prossimo 14 aprile all’Auditorium Parco della Musica di Roma ci sarà in concerto James Senese con i suoi Napoli Centrale, in una delle tappe del tour celebrativo dei cinquant’anni di carriera dell’artista partenopeo. Il suo è un nome che ha un peso non indifferente nella storia della musica napoletana, così come quello del gruppo che lo accompagna.

Ha iniziato a muovere i primi passi nei primi anni ’60 in ambito beat con Gigi e i suoi Aster e successivamente negli Showmen. Dalle ceneri di questi ultimi nasceranno i Napoli Centrale, il cui omonimo LP del 1975 è riconosciuto come uno dei momenti più alti del progressive rock italiano.

La sua peculiarità sta nell’aver proposto un suono inedito, che prendeva le distanze da nomi come Premiata Forneria Marconi, Banco Del Mutuo Soccorso e dagli stessi concittadini Osanna e Balletto di Bronzo, i primi a proporre il genere a Napoli. Mentre questi nomi avevano tra i principali gruppi di riferimento le band inglesi dell’epoca (con una formazione classica molto evidente), Senese è un sassofonista cresciuto con il mito di John Coltrane: il risultato è un jazz rock mediterraneo cantato in lingua (cioè, in dialetto napoletano) che di progressivo ha ben poco, se non l’essere emerso in un momento storico in cui la sperimentazione musicale era, per forza di cose, catalogata sotto quella denominazione (un caso simile è quello degli Area, tanto legati anche loro al jazz quanto alla musica etnica e all’avanguardia). Nel corso degli anni, la formazione del gruppo è cambiata molte volte: tra i suoi membri più celebri ricordiamo Pino Daniele, entrato al basso per il disco Qualcosa Ca Nummore del 1977. Questa collaborazione segna un punto di svolta nella carriera del cantautore, tanto che coinvolgerà lo stesso Senese nei suoi primi tre album da solista, Pino Daniele, Nero a Metà e Vai mo’. La band cessa di esistere verso la fine degli anni ’70, venendo poi riesumata come James Senese e Napoli Centrale per il disco Jesceallah, mettendo in risalto tra tutti il nome del sassofonista e bandleader.

Durante questo tour verrà registrato un disco dal vivo, Aspettanno o Tiempo, che oltre ai grandi classici conterrà diversi estratti dall’ultimo O Sanghe, del 2016 (che nel 2017 ha vinto la Targa Tenco come miglior album in dialetto). La formazione che lo accompagna sarà composta da Ernesto Vitolo alle tastiere, Gigi di Rienzo al basso e Fredy Malfi alla batteria. Le altre date sono il 10 aprile a Pagani (SA), il 18 a Poggibonsi, il 19 a Pisa, il 21 a Potenza, il 22 a Stornara (FG) e il 7 giugno allo Stadio San Paolo di Napoli, per un concerto in memoria di Pino Daniele.

Se siete amanti della musica napoletana dovreste fare il possibile per non perdervi un’occasione del genere, per celebrare un musicista che ha dato tanto al suono partenopeo quanto hanno fatto altri grandi come lo stesso Daniele, Tony Esposito e Tullio De Piscopo.

 




Quarant’anni di Easter

La Pasqua è arrivata anche quest’anno e, per rimanere in tema, vi parliamo di uno dei dischi più importanti dell’ultima metà degli anni ‘70, che nel 2018 ha compiuto quarant’anni: Easter. Se Janis Joplin è stata la voce femminile di maggior rilievo nella fine degli anni ‘60, Patti Smith lo è stata dal 1975 in poi, quando con un grande debutto come Horses (prodotto da John Cale dei Velvet Underground) è rientrata tra i nomi che di lì a poco avrebbero ispirato il punk prima e la new wave in un secondo momento. Tutto questo non solo grazie alle sue doti vocali, ma anche per aver formato un ottimo gruppo con il chitarrista Lenny Kaye, Ivan Kral al basso, Richard Sohl al pianoforte/tastiere e Jay Lee Daughterty alla batteria.

Easter è il suo terzo album, uscito due anni dopo il fiasco commerciale di Radio Ethiopia e dopo un incidente che per poco non ha compromesso la sua carriera (è caduta dal palco durante un concerto fratturandosi due vertebre). Rispetto all’esordio, le sonorità sono molto più variegate, così come gli arrangiamenti (vedi il classico rock di “25thFloor” e “High On Rebellion” o il folk di “Ghost Dance”). È un album in cui i testi sono pieni di rifermenti biblici, come suggerisce la title track ma anche “Privilege (Set Me Free), che riprende il salmo ventitré. Contiene due dei suoi più celebri cavalli di battaglia, come la provocatoria “Rock n’ Roll Nigger” (dove questa parola non ha il connotato razziale che potremmo immaginarci, ma è usata dalla cantante come un modo per indicare un outsidere uno sfruttato) e la celebre hit “Because The Night”, scritta a quattro mani con Bruce Springsteen, singolo che spianerà la strada al successo commerciale del disco, merito anche dell’intervento del produttore Jimmy Iovine. Quest’ultimo stava lavorando nello stesso studio con Springsteen, che nel frattempo era preso dalle registrazioni del suo grande classico “Darkness At The Edge of Town”. Il boss aveva già composto la musica e buona parte del testo ma non era soddisfatto a tal punto da voler inserire il pezzo in quell’album. Iovine diede a Patti Smith una cassetta con una demo: la cantante in un primo momento si rifiutò di ascoltarla, non apprezzando contributi esterni alla composizione dei suoi brani. Ne fu convinta solo in un secondo momento, decidendo di rivedere il testo e di riadattarlo al femminile, diversamente da com’era stata concepito in origine (nel corso degli anni Springsteen l’ha suonata più volte dal vivo senza le modifiche di Smith). Il risultato finale è una canzone che ha fatto la storia del pop e che ha scalato le classifiche di tutto il mondo.

A quarant’anni dalla sua uscita, Easter ha mantenuto intatta tutta la sua carica originaria. Non è stato tra i lavori più innovativi del periodo, considerato quanto veniva prodotto in ambito new wave, e oggi suona molto “tradizionale” se comparato a molti album del tempo (solo l’anno prima era uscito il debutto omonimo dei Suicide, tanto per fare un nome). Ma rimane, senza ombra di dubbio, uno dei migliori lavori del rock americano di quegli anni e uno degli esempi più celebri di come suonasse New York a fine decennio, assieme ai Talking Heads e ai Television.

 




Rock e pop in programma

La scorsa settimana vi abbiamo suggerito una serie di eventi legati al jazz, genere che in Italia è proposto in molte più città e locali di quanto si pensi ma che non riceve spesso lo spazio necessario. Per questa vi presentiamo alcune date tra la fine di marzo e l’inizio di aprile più legate al rock e al pop (termini che vanno presi molto con le pinze, vista la varietà di linguaggi e sfumature che si portano dietro).

Il 29 marzo torna Lydia Lunch a Roma. La divinità della no wave newyorchese è spesso nel nostro Paese per concerti, ma in una veste sempre diversa. Se verso la fine dello scorso anno l’avevamo vista con Cypress Grove al Forte Prenestino, ora si presenta come Brutal Measures , in coppia con Weasel Walter dei Flying Luttenbechers all’EVOL in via dei Lucani. Chi conosce l’artista americana sa quanto sia imprevedibile e come anche questa volta riuscirà a sorprendere il pubblico con una forma sempre nuova, figlia dell’improvvisazione e della commistione dei generi tipica del periodo in cui è emersa (la fine degli anni ’70). I fan e le fan del rock “alternativo” e della sperimentazione rumoristica alla Brian Eno e dei Suicide non possono non presenziare.

Lo stesso giorno a Perugia c’è Ginevra Di Marco live, all’Hotel Giò. Gli amanti della musica italiana uscita negli anni ’90 si ricorderanno di lei per il prezioso contributo che ha dato prima nei CSI e poi nei PGR. Con all’attivo altre preziose collaborazioni con Franco Battiato, Modena City Ramblers, Paola Turci e  Daniele Sepe, è tra le voci più apprezzate dello scorso ventennio. Suonerà diverso materiale della sua carriera solista, inclusi molti estratti dall’album La Rubia Canta la Negra (omaggio alla cantante argentina Mercedes Sosa), del 2017, che nello stesso anno le ha fatto vincere il prestigioso Premio Tenco.

Torniamo nella capitale perché è lì che Bob Dylan inizierà il suo tour italiano, con ben tre date (3-4-5 aprile) all’Auditorium Parco della Musica. È un nome che non ha certo bisogno di presentazioni, ma chi lo conosce sa come sia in grado di rinnovarsi e riproporre i suoi cavalli di battaglia in maniera inaspettata, esibendosi in versioni nuove con musicisti molto diversi ma di primo livello. Non è un caso se il suo ultimo disco Triplicate, uscito nel 2017, sia un disco non di composizioni sue, ma di cover di grandi classici della tradizione americana, con una sezione ritmica e degli arrangiamenti molto intimi e raffinati: tutto il contrario di chi si aspetta la formula voce e chitarra degli esordi. Di acqua sotto i ponti da Blowing in The Wind ne è passata, ma c’è ancora chi identifica Dylan con quel pezzo. I non romani potranno comunque vedere il grande artista americano nelle altre sei date in giro per lo stivale nel mese di aprile: il 7 al Mandela Forum di Firenze, l’8 al Palabam di Mantova, il 9 al teatro degli Arcimboldi di Milano, all’RDS Stadium di Genova il 25, al Pala Arrex di Jesolo il 26 e all’Arena di Verona il 27.

 

 




Incontri jazz

La terza settimana di marzo sarà molto interessante per tutti gli amanti e le amanti del jazz. Vi segnaliamo qui diversi eventi che crediamo possano fare al caso di chi segue questo genere con grande passione.

Al WoPa Temporary di Palermo il 21 marzo c’è il Wallace Roney Quintet, mentre il 22  l’ex bassista degli Area, Ares Tavolazzi, sarà al teatro sociale di Bergamo in compagnia della pianista Rita Marcotulli, del batterista Alfredo Golino e di Logan Richardson al sassofono. Quest’ultimo, durante la serata, proporrà del materiale tratto dal suo disco Blues People.

Se siete appassionati della canzone napoletana, il 23 non potete lasciarvi sfuggire Danilo Rea e Peppe Servillo che ripropongono in chiave jazz alcuni dei più grandi classici di Murolo, Bovio e Carosone. Il duo piano-voce si esibirà al Teatro Shalom di Empoli, non lontano da Firenze.

Il 24 marzo Javier Girotto sarà al Teatro Comunale Giotto di Vicchio, vicino Firenze, con il suo progetto Aires Tango, che rivisita il tango argentino secondo le sue radici musicali di chiara impronta jazzistica. Le sonorità classiche del genere sanno riproposte in una chiave inedita ma fedele della tradizione. Il sassofonista e compositore (abile sia al sax baritono che soprano, oltre che al clarinetto) verrà accompagnato da Marco Siniscalco al basso, Michele Rabbia alla batteria e Alessandro Gwis al pianoforte.

Altro evento di rilievo, sempre dello stesso giorno è l’esibizione del Camille Thurman Quartet al Querce Country Club di Sarottino, in provincia di Catanzaro.

FOTO1 (Camille Thurman)

La sassofonista americana è nota per le sue collaborazioni con Alicia Keys, Wynton Marsalis, George Coleman, Roy Haynes e Diane Reed, oltre ad aver inciso due ottimi dischi come Origins e Spirit Child, usciti entrambi nel 2014. Verrà in Italia con il suo quartetto, con il quale proporrà per lo più brani dagli album sopra menzionati, assieme a Marco Menzola (contrabbasso), Nico Menci (pianoforte) e Darrell Green (batteria).

Notevole è anche una delle serate (quella del 25) del Bergamo Jazz Festival, in cui due giganti del jazz italiano come Paolo Fresu e Enrico Rava suoneranno assieme al grande pianista americano Uri Caine e ad un altro grande trombettista come loro, Dave Douglas (quattro nomi spesso presenti nel cartellone del festival). Si tratta di un evento imperdibile per tutti gli amanti del genere, che chiama a raccolta dei nomi fondamentali per quello che è stato il panorama degli ultimi trent’anni (contando anche il prezioso contributo della sezione ritmica, con Linda May Han Oh al basso e Clarence Penn alla batteria). Il concerto avrà luogo al Creberg Teatro.

Fresu si esibirà anche in altre date questa settimana: il 26 al Teatro Novelli di Rimini con Danilo Rea (pianoforte) e il 27 a Bollate, vicino Milano, con il suo Devil Quartet, le cui sonorità sono però molto più influenzate dal rock.

Degno di nota è anche il Vein Trio di Basilea per una notte esclusiva a San Lazzaro di Savena (BO). Il trio svizzero, noto per le sue rivisitazioni dei brani di Ravel in VEIN Plays Ravel, per un grande disco come Jazz Talks o per le collaborazioni con Dave Liebman e Greg Osby, suonerà per lo più materiale proprio, ma potrebbe suonare anche composizioni di altri autori (sono anche noti per aver rimesso mano ad alcuni brani dell’opera Porgy and Bess).

FOTO 2 (Camille Bertault)

Se invece siete in cerca di una cantante, potreste andare il 28 a sentire Camille Bertault che esegue brani dal suo disco Pas de Géant allo Spazio Alfieri di Firenze.




Otto marzo in musica

Per celebrare al meglio l’annuale giornata delle donne vi segnaliamo alcuni eventi nella capitale e nel capoluogo lombardo che riteniamo interessanti.

Iniziamo con Roma. Se siete degli amanti del romanticismo, al Teatro Tor Bella Monaca c’è Vorria Madonna, una serata dedicata alle serenate e ai canti d’amore, in cui brani di Paisello, Caldara, Rossini e Giuliani vengono presentati da Nando Citarella e dalla voce di Valeria Tersetti. Chi invece predilige la musica può venire al Mons, in via della Fossa 16 (in pieno centro, vicino Piazza Navona) per Female Songwriters Night – La notte delle cantautrici, in cui si esibiranno tre nomi del cantautorato emergente come Renza Castelli, Charlotte Cardinale e Giulia Pratelli. Molti si ricorderanno quest’ultima per la sua partecipazione al tour di Marco Masini “la mia storia piano e voce”, in cui è stata un’ospite fissa. Tutte e tre suoneranno brani unicamente per voce e chitarra. Degno di nota è anche il ritorno di Femminarium, uno spettacolo unico, riproposto in una versione speciale per l’8 marzo: traendo ispirazione dal bestiario medievale, unisce musica, danza e teatro. Le musiche originali di Umberto Papadia saranno accompagnate dalle narrazioni di Martina Barboni, Lisa Recchia e Giorgia Valeri (autrice anche delle coreografie). L’evento premiato come Miglior Testo al  Testaccio Comic Off 2016 e che ha passato la selezione del Milano OFF2017 si svolgerà al 931 Club in Via Passo Corese 11, in zona Arco di Travertino.

Uno dei più interessanti eventi al femminile è senza dubbio Female in March, che avrà però luogo sabato 9: giunto alla decima edizione, riunisce ben 50 artiste tra musica, design, arte e fotografia. La location è il Lanificio 159, in Via Pietralata 159/A. Inizierà per le 19:00, al suo termine ci sarà un party che coinvolgerà ben 20 artiste romane tra electro, house, techno, rock, funk ed elettronica.

Per quel che riguarda Milano, vi segnaliamo il concerto delle Cameriste ambrosiane al Belvedere Jannacci di Palazzo Pirelli, organizzato dal Consiglio regionale della Lombardia. Si tratta di un complesso di musiciste che può arrivare fino a 15 elementi, tutte con strumenti ad arco. In occasione della giornata della donna, il repertorio che presenteranno sarà incentrato sulla riscoperta delle compositrici per il cinema. Al Forum di Assago suonerà Giorgia: la celebre cantante romana torna a calcare i palchi italiani per un tour che toccherà Roma, Milano e Padova. La data dell’8 sarà una delle due nel territorio milanese, la scaletta conterrà diversi brani tratti dal suo ultimo disco “Oronero”. Segnaliamo anche l’esibizione delle Sorelle Marinetti al Teatro Leonardo da Vinci in Via Ampere, 1. Con il Trio Lescano ispiratore – che ricordiamo essere stato il primo gruppo vocale femminile in Italia a proporre il canto armonizzato – da un lato rappresentano lo stile di vita di “signorine per bene” degli anni Trenta, dall’altro conferiscono spessore a un genere e allontanano pericolosi luoghi comuni sul travestitismo. Se invece avete voglia di ballare al 55Milano di Via Piero della Francesca c’è l’International Women’s day, con selezioni musicali a cura dei dj del locale.