Le benefattrici di Victoriaville

Proseguiamo il nostro viaggio nelle strade e piazze di Victoriaville, una tra le municipalità più attente al ricordo delle donne che ne hanno fatto la storia. 

Nella rosa di figure femminili celebrate con riconoscenza nonostante il tempo trascorso, ci sono anche quelle donne che con il loro operato hanno significativamente impresso un’identità al luogo: benefattrici, suore e laiche, che hanno impostato la loro vita all’aiuto concreto della popolazione in difficoltà, lanciando e gestendo importanti testimonianze istituzionali ancora in essere sul territorio.
Al di là infatti della motivazione religiosa o laica, queste donne hanno saputo risolvere situazioni economiche, ereditarie edilizie proprie di imprenditrici determinate e risolute che hanno valso loro il ricordo e la stima della comunità locale fino ai nostri giorni.

Tra queste c’è sicuramente Jeanne-Mance cui è stata dedicata una strada già nel 1990. 

Jeanne nasce in Francia nel 1606 e raggiunge i territori della nuova Francia nel XVII secolo a seguito dell’evangelizzazione delle nuove terre, pur restando sempre laica. Considerata una pioniera fu una delle prime abitanti  e fondatrici della nuova colonia Ville Marie, futura città di Monréal.

Qui nel 1642 dedica il suo operato alla cura delle bisognose e dei poveri, fondando l’Ospedale Dieu di Monréal, il primo ospedale dell’America del Nord, di cui seguirà i lavori di realizzazione e ne diventerà direttrice dal 1659 al 1673 accettando la presenza di religiose a servizio. 

FOTO 1. Rue de Mère Marie Pagé e rue Jeanne Mance

Mère Marie Pagé, invece, diventa direttrice dell’Ospedale Saint Dieu di Monréal di cui è responsabile del trasferimento sull’Avenue des Pins nel 1858, dove ancora si trova.
Esperienza e capacità le portano grande riconoscenza non solo da parte dei malati che soccorre e aiuta ma da tutta la popolazione locale, soprattutto quando, nel 1884, a settantatré anni, viene eletta, direttrice-fondatrice dell’Ospedale Saint Dieu di Arthabaska, un piccolo sobborgo di Victoriaville.
Nonostante la sua avanza età sarà in grado di gestire le scarse finanze dell’istituto ospedaliero e mirando alla tutela della popolazione più povera. Anche a lei, nel 1996 è stata dedicata una via, in un’area ricca di intitolazioni femminili

FOTO 2. Ospedale Arthabaska 

Nel 1890 le succede alla guida del nosocomio Mère Montbleau, che fin dagli inizi aveva affiancato la superiora negli affari interni dell’ospedale e si era fatta promotrice di una sorta di tassa parrocchiale per il sostentamento della struttura e del suo soccorso medico in favore delle classi meno abbienti.
Anche madre Montbleau si fa apprezzare per la sua risolutezza gestionale e nonostante le enormi difficoltà economiche riesce a mantenere in vita la struttura sanitaria. Dopo una momentanea chiusura, infatti, viene riaperta nel 1884 e otto anni dopo la suora riesce a far stipulare il passaggio di proprietà dell’immobile e del terreno dalla ricca vedova che ne era proprietaria, alla comunità di Arthabaska.

FOTO 3. Una concentrazione di strade femminili

Merita un ricordo anche la laica Marguerite Beauchesne, soprannominata Mère  Simon. Con suo marito, il futuro fondatore dell’ospedale San Cristoforo, è considerata tra le prime pioniere di questa zona che prenderà il nome di Pointes Bulstrode, l’attuale Santa Vittoria. 
Il suo ricordo è ancora vivo e ci parla di una donna risoluta che nonostante le impervie vie di comunicazione ottocentesche di una zona da poco colonizzata, i rigidi inverni e le scarse risorse non esita a salire a cavallo, anche durante la notte, o ad attraversare a piedi strade innevate o foreste rigogliose per andare a soccorrere soprattutto donne partorienti, malate o in difficoltà.
Alla sua morte, nel 1880, Victoriaville ne conserva le spoglie e nel 1996, il quartiere numero sette, le intitola una strada (1996).

In copertina

Jeanne Mance in un francobollo commemorativo del 1973




Victoriaville: la municipalità della Regina Victoria e non solo

Come ci suggerisce il nome del municipio, questa zona amministrativa del Québec è in onore della Regina Vittoria, l’Imperatrice britannica il cui regno ha dato nome ad un’intera epoca caratterizzata dalla presenza di questa donna dalla forte personalità tanto nella vita privata che in quella politica.
La dedica amministrativa si ebbe grazie alla sua sesta figlia, Louise, che visse come consorte Vicereale in Canada dal 1878 al 1883 a fianco del marito Governatore della provincia canadese e a cui a sua volta è dedicata la municipalità di Louiseville.

FOTO 1. Re Alberto con la sua numerosa prole tra cui Louisa, la futura Consorte del Governatore Generale del Canada

Ma le strade di questo municipio portano i nomi anche di altre illustri donne, nate e vissute a Victoriaville. che hanno arricchito la storia locale come madri di famiglia, educatrici, benefattrici, colonizzatrici. Tra queste anche le artiste Suzanne Bastien e Annette-Bédard.

FOTO 2. Annette (sx) e Suzanne (dx)

Suzanne De LaRochelle-Bastien, ha avuto una strada a lei dedicata, vicino a Notre- Dame Est, nel 2009. È stata un’artista capace di diventare in trent’anni un punto di riferimento nell’educazione artistica del luogo, soprattutto per le ragazze. A lei si deve il Centro d’Arte di Victoriaville, aperto nel 1960, dove la sua attività didattica ha arricchito la conoscenza e il gusto non solo delle sue allieve e allievi ma anche dell’intera popolazione.
Promotrice dagli anni sessanta agli anni novanta dello scorso secolo di mostre, spettacoli, vernissage ha decisamente dato un grande contributo artistico alla sua comunità, che ora ne riconosce i meriti. È stata posta infatti anche una sua targa identificativa, che ne racconta le azioni, nel settore toponomastico vicino alla Via di Sainte-Victoire, pensato per ricordare con placche commemorative e ridare lustro alle donne importanti per il territorio.

FOTO 3. Rue Annette Bedard

Annette-Bédard è stata invece una pioniera dell’arte fotografica: riuscì a fare della sua passione e del suo talento un lavoro, diventando la prima fotografa professionista del Québec. Nata proprio a Vittoriaville aprì un suo studio fotografico intorno al 1925. Lo studio Bédard rimase attivo fino agli anni quaranta del Novecento e ha portato il suo nome sino al 1983. Esempio femminile di realizzazione professionale oltre che imprenditoriale, Annette fu anche la prima donna ad aprire e possedere un conto bancario in città, nonché una tra le prime persone di Victoriaville a possedere e guidare un’auto.

 




La straordinaria banalità delle donne di Amos

Il municipio di Amos ha due strade dedicate a donne dalla vita tanto quotidiana quanto eccezionale. Considerate pioniere di frontiera, agli inizi del XX secolo hanno portato la loro esperienza di vita ordinaria ai confini di terre impervie e disabitate.

Albertine Chalifaux sposa Ernest Turcotte e nel 1910 si stabilisce con lui nell’Ovest del Québec sulla riva del fiume Harricana, in quello che diventerà negli anni proprio il centro della municipalità di Amos. Parte con quattro figli, l’ultimo dei quali ha nove mesi e affronta un viaggio che ha dell’incredibile ma che per l’epoca è l’unico possibile: la navigazione in canoa. Accetta la sfida di vivere in un territorio selvaggio come l’Abitibi, da conquistare e domare, crescervi la prole e provvedere alla sua istruzione.

FOTO 1. Albertine con i suoi primi quattro figli e il marito Ernest nel 1911 ad Amos

Durante il viaggio, tappa dopo tappa, riesce a scrivere delle pagine autobiografiche che esprimono speranza e umanità – grazie all’aiuto degli ingegneri della linea ferroviaria Transcontinentale in costruzione proprio in quel periodo o degli indiani della tribù degli Algonquins, curiosi di sentire i racconti di viaggio e di scambiare pellicce con provviste – ma anche angoscia e sconforto – per quei giacigli notturni di fortuna sulle rive del fiume Ottawa, per i disagi e i timori, per i ripari da tuoni e fulmini nei boschi sfuggendo alle tempeste, per la neve da cui non si sa come difendersi. Arrivata in pieno inverno a destinazione, la coppia monta un campo provvisorio ma già due settimane dopo ha costruito con tronchi e tavole quella che sarà la propria casa e in primavera organizza l’orto. Pochi anni più tardi, nel 1914, è già in grado di acquistare numerosi appezzamenti di terreno da colonizzare e coltivare.  Da qui Albertine non si muoverà più e avrà altri quattro figli.
Nel 2010, in occasione del centenario dell’arrivo delle prime famiglie colonizzatrici su queste terre, ad Albertine Chalifaux è stata intitolata una strada per ricordare il suo coraggio e la sua forza.

Anche la strada intitolata a Alexina Godon è dedicata a una pioniera.

FOTO 2. Alexina Godon

Rimasta vedova con quindici figli – di cui ben cinque coppie gemellari di età compresa tra i cinque e i quindici anni – decide di trasferirsi nelle terre d’Amos nel 1916 e cercare di cogliere l’occasione di rifarsi una vita. Il trasferimento era stato già deciso con il marito, che nel frattempo era deceduto. Alexina non abbandona l’idea. Nella futura Amos  diventa un punto di riferimento e di ammirazione per la tenacia con cui alleva la sua numerosa prole e diventa l’emblema della donna capace di gestire e risollevare con successo le sorti avverse. Partecipa attivamente alle semine, ai raccolti, all’allevamento del bestiame. Partita con cinquanta dollari per il viaggio, in undici anni riesce a disporre di un suo capitale di quarantaduemila dollari, ha due macchine, una casa dotata di luce e telefono e oltre duemila acri di terreni.  Grazie alle sue capacità è la prima donna a essere premiata nel 1927 con l’Ordine di merito agricolo. E nello stesso anno viene scelta tra le personalità del luogo, come simbolo, per posare accanto all’acclamato campione di sollevamento pesi Victor Delamarre in tour con la sua roulotte per tutto il Canada.

FOTO 3. Alexina Godon, al centro, con l’atleta Victor Lamarre nel 1927

Anche oggi Alexina è un simbolo: rappresenta tutte le donne che vogliono o debbono ricominciare da zero e ce la fanno con successo, tenacia e caparbietà. A lei, infatti, le donne del Raggruppamento territoriale di Abitibi-Témiscamingue, nel 1998, hanno dedicato un premio annuale.

 

In copertina: Il centro di Amos




I municipi femminili del Québec

Le municipalità del Québec intitolate a donne laiche non sembrano essere particolarmente attente alla valorizzazione femminile nella toponomastica. I loro nomi, del resto, raccontano spesso storie di uomini illustri, personalità locali che hanno voluto dedicare un angolo di territorio a moglie, madri o figlie.

FOTO. Passo di Bolton, di William Henry Bartlett (1842)

È così per Katherine Bolton, cui sono dedicati ben due municipi – l’Est e l’Ovest.

Katherine fu la seconda moglie dell’ammiraglio della Marina navale inglese, Henry Powlett e sesto Duca di Bolton, nonché figlia di Robert Lowther – un grosso proprietario terriero che divenne governatore delle Barbados dal 1711 al 1714 – e sorella del I Conte di Lonsdale, James Lowther, che elevò il nome della propria famiglia ai ranghi nobiliari dell’aristocrazia inglese. Katherine era fidanzata con il generale James Wolfe, grande protagonista nella Guerra dei Sette anni tra Francia e Inghilterra, che morì nel 1759 nella battaglia delle Piane di Abraham, dopo aver portato alla vittoria l’esercito britannico, segnando in tal modo il destino del Canada. Wolfe, considerato un eroe nazionale, nominò nel suo testamento come erede la stessa Katherine a riprova del loro fidanzamento (che però non è documentato da altre testimonianze in quanto la loro corrispondenza è andata perduta).

Il municipio di Hudson, invece, prende il nome da Eliza Hudson, la giovane moglie di un importante imprenditore locale che ha voluto onorare la consorte lì dove ha costruito, nel 1845) una vetreria molto redditizia, la “Ottawa Glass Works Company”. In realtà, inizialmente, fu il solo ufficio postale ad avere il nome di sua moglie,  ma da questa nomina è derivato poi il nome dell’intero municipio.

FOTO. Hudson

La municipalità di Maria, è legata Maria Howard, moglie del luogotenente del Québec (1766-1768), Guy Carleton, che divenne secondo Governatore della provincia del Québec (dal 1768 al 1778 e ancora nel 1786), e infine primo governatore generale dell’America britannica del nord (1796). A lui è dedicata la vicina città di Carleton sul mare.

FOTO. Maria

Il municipio Léry (foto in copertina) ricorda Marie-Louise Couillard de l’Espinay, moglie di Joseph-Arthur Trudeau, esponente politico locale che permise la creazione di questo municipio all’epoca della prima guerra mondiale.

Fossambault-sur-le-Lacè dedicato a Catherine Nau, figlia di Jacques Nau de La Boissière e de Fossambault, primo segretario generale del Sovrano Consiglio. Il municipio deve il suo nome al figlio, Alexandre Peuvret de Gaudarville, Capo commesso del Sovrano Consiglio e segretario del Re, che nel 1693 eredita la Signoria di Fossambault e due anni dopo anche quella di Gaudarville, dedicandola a sua madre.

Les Îles-de-la-Madeleine sono un omaggio a Madeleine Fontain da parte di suo marito, il secondo proprietario dell’arcipelago omonimo nel golfo di San Lorenzo, François Doublet, che grazie a un permesso reale ne scelse il nome nel 1663.

FOTO. Fossambault-sur-le-Lac

Infine laRivière-Hévaricorda Éva Girard  de Trois-Rivières, moglie dell’agrimensore Fernand Fafard a cui fu affidato l’esame territoriale della regione dell’Abitibi. Fernand fu anche deputato nella Camera canadese dei comuni in numerose legislature (tra il 1917 e il 1940) e in seguito senatore. Possiamo immaginare quindi la vita di Éva tra viaggi, vita diplomatica e agiatezza sociale grazie alla carriera del marito, cui ha dato importante sostegno.

FOTO. Rivière-Héva

 

 




Marcelle Ferron: l’artista controcorrente di Louisville

Prosegue il viaggio nel municipio di Louisville, dove la maggior parte delle strade intitolate a donne indica nomi di battesimo con una sola eccezione: la dedica a Marcelle Ferron, un’artista che ha portato lustro al municipio e al Paese.

Marcelle nasce proprio a Louisville, nel 1924. Dimostra subito un carattere deciso e volitivo che le farà lasciare gli studi alla Scuola di Belle Arti per seguire una sua personale ricerca artistica, culminata nell’adesione alla corrente rivoluzionaria degli Automatisti, un movimento creato nel 1942 a Montréal da Paul-Émile Borduas, ispirato ai surrealisti francesi. Marcelle sarà la più giovane firmataria del manifesto “Refus Global” (1948), una dichiarazione che rifiutava le regole e i valori dell’arte tradizionale del Québec e anche della religione. Inevitabilmente questa presa di posizione susciterà molto scandalo ma sarà fondamentale per la crescita culturale del Quebéc: inaugura una nuova era nell’arte moderna, imprimendo una modernizzazione artistica di cui Marcelle sarà sempre una grande protagonista. Con il movimento rivoluzionario, nel 1951, Marcelle espone le sue opere a Parigi.
Due anni più tardi tornerà nella capitale francese per dedicarsi al disegno e alla realizzazione di vetrate artistiche, riconosciute da tutti un’espressione del suo grande talento. Il tratto distintivo delle sue opere – quadri, vetrate e sculture – è caratterizzato da una grande luminosità cromatica. Esporrà le sue opere al Louvre nel 1960 e al Museo Nazionale d’Arte Moderna di Parigi, nel 1962 e 1965. Esporrà poi nel resto d’Europa a Bruxelles, Monaco, Milano, Zurigo, Roma, Torino ma anche a San Paolo e a Città del Messico.

Espulsa dalla Francia per le sue azioni politiche, nel 1966 decide di tornare in Québec dove insegnerà per vent’anni all’Università Laval, tra i più antichi e prestigiosi atenei canadesi.

Dal suo rientro in Canada, la sua arte riflette l’impegno sociale in favore di lotte sindacali e indipendentiste e il suo talento viene messo a servizio della collettività. Una sua vetrata artistica tra le più note è visibile nella metro Champ-de-Mars (in copertina): è la prima vetrata a soggetto astratto mai installata in un metrò canadese. Nello stesso anno (1968), in ricordo dei sei milioni di vittime ebree dell’Olocausto, realizza per il Congresso ebraico un’altra vetrata, ancor oggi visibile nella hall dell’Università Concordia. Segue una committenza religiosa per la Chiesa del Sacro Cuore (1969) e per il Palazzo dell’Organizzazione dell’Aviazione civile internazionale (1975).

Foto 1

Negli anni contribuirà al decoro degli spazi pubblici del Quebéc con una vetrata per il Palazzo di Giustizia di Granby (1979), per il metro di Place Vendôme (1981 – foto 1)e per l’Ospedale di Santa Giustina (1994). È presente con la sua arte anche al centro direzionale Palace du Patronage, che ospita la sede del Governo federale, dell’Ufficio della proprietà intellettuale e il Centro per le operazioni emergenziali. Commemora inoltre il massacro del Politecnico del 1989 in una vetrata per la Biblioteca dell’Università Bishop’s, un’università di lingue tra le più piccole ma antiche del Quebéc.

Il Museo d’Arte Contemporanea di Monréal le dedica, a inizio del millennio, una retrospettiva delle sue maggiori opere. Muore nel 2001 a Monréal e viene sepolta al cimitero di Mont-Royal (foto 2).

Foto 2

Nel 1983 per i suoi meriti artistici aveva ottenuto il premio Paul-Émile Borduas, prima artista a riceverlo, nel 1985 era stata proclamata Cavaliere dell’Ordine Nazionale del Quebéc e nel 2000 Grande Ufficiale dell’Ordine.

L’università di Monréal ha creato una borsa di studio in suo onore nella Facoltà di Storia dell’Arte e nel 2017 le è stata intitolata la strada nel municipio dove nacque, Louisville appunto. Diverse strade canadesi portano oggi il suo nome.

Foto 3. Intitolazioni odonomastiche a Marcelle Ferron

 

 




Québec – Louiseville: la municipalità della principessa Luisa di Sassonia

Inizia il nostro viaggio negli undici municipi del Québec dedicati a figure di donne laiche.

A queste donne sono state intitolate municipalità in onore del loro ruolo al fianco di illustri uomini locali. La maggior parte di loro sono state le mogli di esponenti importanti dell’economia o della politica del luogo o figlie di funzionari reali quando non proprio di Regine, come Luisa Carolina Alberta di Sassonia Coburgo Gotha, figlia della Regina Vittoria, la Principessa cui è dedicata la municipalità di “Louiseville”.

La sesta figlia della Regina Vittoria e del Principe Albert fu tra le figlie più amate dai reali britannici. Dal carattere allegro ma deciso e indipendente, dalle spiccate capacità artistiche amava dipingere e avrebbe voluto dedicarsi a una carriera da pittrice tuttavia il suo ruolo non le permise tali aspirazioni e rimasta nubile tra le sorelle divenne, seppur informalmente, la segretaria personale della Regina nel 1866. Nel 1970 decide di sposare il Duca di Argyll, scegliendolo indipendentemente dalle varie candidature che i pretendenti di rango superiore delle maggiori case regnanti europee avevano proposto.

Luisa arriverà in Canada nel 1878 come Consorte Vicereale quando suo marito viene nominato Governatore Generale e proprio in questa data le viene dedicato il municipio nel Québec.

Stabilisce a Ottawa la residenza ufficiale che grazie al suo talento acquisisce opere d’arte anche personali tra quadri e sculture della Principessa Luisa stessa. Fonda inoltre ben due Società dedicate all’Arte, l’Accademia Canadese delle Arti e la Società delle Arti Decorative e dell’associazione artistica.

Ma l’apporto che la Principessa Luisa darà alla sua terra d’oltreoceano non sarà esclusivamente dedicato all’arte. Presiede, infatti, l’Associazione educativa femminile della Società per la Protezione delle Donne Immigrate di Montréal.

Rimasta vittima di un incidente in carrozza nel 1880 per le strade di Ottawa, decide di affrontare il rigido inverno alle Bermuda dove in suo onore viene costruito un hotel a lei intitolato. Luisa inaugura così la vocazione turistica dell’isola tuttora in auge. 
Ripresasi dai postumi dei traumi solo due anni dopo decide, nel 1883, di lasciare il Canada e di tornare in patria dove abbraccia la causa delle suffragette. 
Non scorderà tuttavia mai il suo periodo canadese e durante la ribellione degli aborigeni Mètis del 1885 invia aiuti medici a supporto sia delle truppe filo governative che degli aborigeni.

Nel 1900 diventa Duchessa di Argyll e nel 1905 la regione Alberta viene intitolata in suo onore. Nonostante fosse stato scelto il suo primo nome di battesimo, essa stessa indica invece il suo ultimo nome per omaggiare a sua volta il suo adorato padre Albert e così fu anche per il nome del Monte Alberta.  Anche un lago in Canada porta il suo nome e appunto il municipio di Louisville in cui su dieci strade dedicate a donne, la metà è dedicata a nomi di battesimo di donna e a storie di artiste che scopriremo poco alla volta.

 




Il Québec e la memoria femminile

Il riconoscimento del ruolo delle donne nella storia e nelle società è un aspetto che riguarda anche Paesi ritenuti più sensibili a questa questione.
Il Canada, infatti, patria di valenti scrittrici e attiviste politiche come Lucy Montgomery e Nellie McLung, non fa differenza rispetto ad altre realtà dove si mortifica il contributo che le donne hanno da sempre saputo dare alla comunità.

Tuttavia, già da qualche anno, questo stato federale, e nel contempo monarchia costituzionale, si è fatto promotore di iniziative volte al riconoscimento delle donne canadesi. Per la giornata internazionale delle donne nel 2016, ad esempio, le autorità hanno indetto un sondaggio cittadino per individuare le figure femminili ritenute protagoniste attive del progresso sociale canadese.

Questa iniziativa, oltre a far conoscere biografie poco note ma fondamentali per la crescita della nazione, ha anche sviluppato un vivace dibattito a riguardo, sia nell’opinione pubblica che a livello politico. Lo scopo del sondaggio era quello di dedicare una banconota alla donna scelta. E così è stato. La vincitrice, ‘a furor di popolo’, è stata l’attivista abrogazionista di colore Viola Desdmond che apparirà proprio da questo anno sulle banconote da 10 dollari canadesi diventando così la prima canadese ad essere raffigurata su una banconota regolarmente in circolazione.

Nel 2012 la sua vita è diventata un libro per bambini e le è stato dedicato un francobollo commemorativo.

Le sarà inoltre intitolata una nuova strada a Montréal dopo l’approvazione formale avvenuta la scorsa estate da parte del Comune.

Questa sensibilità verso la riscoperta, e in alcuni casi si può parlare di una vera e propria scoperta, di figure femminili di valore riguarda anche più in particolare la provincia  del Québec, che ha deciso di riconoscere alle proprie patriote, attiviste, scrittrici, artiste, lavoratrici…, un segno tangibile della loro appartenenza nella storia e nel territorio della provincia. La Commissione toponomastica del Québec infatti intende valorizzare in modo permanente la toponomastica femminile, dedicandole uno spazio stabile nel più ampio riquadro dell’ufficio preposto. Sarà un’occasione per scoprire interessanti storie.

Il Québec ha spesso derivato i nomi delle sue municipalità dalle parrocchie religiose già presenti sul territorio dal XVIII -XIX secolo, secondo la tradizione che voleva rendere omaggio al nome di un uomo o di una donna ricorrendo al relativo santo o santa di riferimento. Ne consegue che la maggior parte dei toponimi siano riferiti a figure santificate o beatificate, come nella tradizione più diffusa e consolidata da cui anche l’Italia, a maggior ragione, non sfugge.

Su 1133 municipi 515 hanno nomi santificati: in particolare sono 139 le municipalità che rievocano figure religiose, se includiamo anche la Vergine Maria e le sue declinazioni come Nostra Signora (Notre- Dame), cioè il 12% sul totale dei municipi. In dettaglio, 103 sono dedicati a sante dichiarate venerabili e 36 a donne ‘santificate’ ma laiche, spesso mogli, figlie di signori importanti nella società e nell’economia locale.

Il numero delle municipalità dedicate a donne meritevoli estranee alla religione è ben più esiguo: se ne contano appena undici. Il totale dei municipi femminili raggiunge quota 150, superando di poco il 13% dell’intero Québec.