A soli cinque anni di distanza dal Congresso di Vienna la stabilità inizia a scricchiolare.
La prima rivolta nasce nelle periferie d’Europa.
Gli anni Dieci dell’Ottocento avevano visto sorgere e rafforzarsi un notevole fermento politico e sociale in America Latina che porterà numerose colonie spagnole e portoghesi a ottenere l’indipendenza, privando la madrepatria di gran parte delle entrate che derivavano dalle miniere e dai latifondi sudamericani. Inoltre, la Spagna è stata il Paese più duramente colpito dalla Restaurazione. Contagiati dai fatti d’oltreoceano, i primi a insorgere sono i soldati che stavano per imbarcarsi a Cadice per andare a reprimere i tentativi di liberazione latinoamericani. E la loro ribellione incontra subito l’appoggio popolare. Il Re è costretto a ripristinare la Costituzione di Cadice del 1812, carta di tendenze liberali (in copertina: Dia 10 de marzo de 1820 en Cadiz, Puerta de Tierra).
La notizia fa il giro d’Europa in fretta.
Un’altra rivolta scoppia in Portogallo, dove il Re concede una Costituzione simile a quella di Cadice. La popolazione insorge anche in Piemonte e a Napoli: il Re Vittorio Emanuele I di Savoia abdica e il successore Carlo Alberto concede anche lui una Costituzione, una legge inviolabile che sancisca diritti e doveri dei sudditi e del sovrano, limitando di fatto il potere di quest’ultimo.
Con grande fatica gli eserciti restauratori ripristinano l’ordine. Con una brutale repressione, la Francia interviene in Spagna, l’Austria in Italia e l’Inghilterra in Portogallo. Ma ormai è chiaro che la pace di Vienna è sotto scacco.
L’altra periferia d’Europa che insorge è la Grecia, stavolta per liberarsi dell’Impero Ottomano, unico Stato islamico. Già nel 1815 la Serbia aveva ottenuto l’indipendenza con l’appoggio russo, e anche in questo caso la Russia aiuta la Grecia, insieme a tutta la Quadruplice Alleanza.
La spiegazione di questo fatto si trova in due motivi fondamentali: il primo è che una potenza islamica in Europa non piace affatto agli imperi cristiani e ogni pezzo di terra che le viene sottratto toglie peso a tale preoccupazione, il secondo è che la Russia ortodossa punta all’egemonia su tutti i Paesi slavi e su tutti i popoli di cultura cristiana ma non cattolica (ovviamente fatta eccezione per l’Inghilterra), quindi sull’intera area balcanica.
In cambio di accettare l’imposizione di un Re austriaco, le potenze europee aiutano la lotta per l’indipendenza greca, che viene ottenuta nel 1823.
I moti ottocenteschi vedono nascere in Europa società segrete di idee liberali e democratiche avanzate, vietate e represse dai rispettivi governi per le loro finalità insurrezionali. La più nota di queste è la Carboneria, così chiamata perché i suoi membri agiscono camuffati da venditori di carbone. Le donne legate a questa società sono invece dette giardiniere. La storiografia ufficiale da un lato ha cancellato del tutto la partecipazione femminile ai moti e dall’altro ha raccontato quella maschile solo in chiave nazionalistica e patriottica, non menzionando il carattere rivoluzionario di tali organizzazioni.
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