La Guerra di secessione americana: da schiavi a operai

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Dopo l’indipendenza dalla Gran Bretagna, i primi tredici membri degli Stati Uniti si espandono verso Ovest nelle praterie, fino alle Montagne Rocciose e all’Oceano Pacifico, spazzando via le popolazioni native che abitavano le grandi pianure occidentali del continente con una cultura ricchissima, quasi interamente distrutta. In vari casi le tribù Sioux e Cheyenne riescono a opporre resistenza in difesa delle proprie terre ancestrali, ma frecce e cavalli non possono competere con le armi da fuoco industriali sostenute alle spalle da ferrovie e telegrafi; peraltro l’aver sterminato gli animali (in particolare i bisonti), fonte di sussistenza degli indigeni, impedisce la loro futura sopravvivenza.

Così le civiltà native vengono spinte verso l’estremo Ovest sui climi inospitali delle montagne, private di ogni diritto. D’ora in avanti, quando si parla di Americani ci si riferisce ai bianchi discendenti dei coloni europei e non più a coloro che popolavano l’America originariamente, che prendono erroneamente il nome di «Indiani».

FOTO 1 – Indios Pah-Ute, Utah, 1872

L’altro numeroso gruppo sociale di cui non si tiene conto è costituito dai neri,  pronipoti degli schiavi deportati dall’Africa e usati come manodopera gratuita nelle piantagioni del Sud degli Stati Uniti. La Costituzione americana prevede la schiavitù e sancisce per legge la disuguaglianza sociale non riconoscendo diritti alle categorie etniche minoritarie. All’interno della “razza” bianca vige il suffragio universale maschile e la società è molto aperta e tollerante: i bianchi che hanno fatto richiesta della cittadinanza hanno diritto di voto prima ancora di averla ottenuta. La contraddizione sta nel fatto che verso la metà dell’Ottocento gli Stati Uniti d’America sonoil Paese meno autoritario del mondoe con il piùalto tasso di libertà individuali, ma anche l’unico Paese a conservare la schiavitù.

FOTO 2 – Carta degli Stati americani dell’Unione e della Confederazione

Tra le varie zone dello Stato federale che si va formando sono presenti grosse differenze climatiche ed economiche. A Sud, intorno al Golfo del Messico, si estendono enormi piantagioni di tabacco e cotone, gestite da pochissimi ricchi e lavorate da schiavi neri: dato che a migrare verso l’America un secolo prima non erano certo gli aristocratici, che quindi in America sono mancati, l’élite di latifondisti costituisce in qualche modo l’equivalente della nobiltà europea. Invece a Nord, nelle terre vicine al Canada e all’Oceano Atlantico, con scambi culturali e commerciali con l’Europa, sorgono complessi industriali gestiti da una borghesia simile a quella europea e mantenuti da operai salariati, come in Inghilterra. Ne consegue una forte divergenza di interessi.

Gli imprenditori del Nord hanno bisogno di una classe operaia “libera” ed elastica con una facile mobilità lavorativa, mentre i proprietari terrieri del Sud invece necessitano di una manodopera permanente e gratuita di cui poter disporre a proprio piacimento senza diritti né intralci alla produzione. L’interesse settentrionale è il protezionismo, per favorire lo sviluppo delle nuove fabbriche senza che siano schiacciate dalla concorrenza europea, mentre quello meridionale è il liberismo, per commerciare agevolmente i prodotti che in Europa mancano. Nascono così due grandi partiti: il Partito Repubblicano, espressione degli interessi del Nord, e il Partito Democratico, che rappresenta le istanze del Sud.

Diversamente dall’Europa, i partiti americani non fanno riferimento ad aree ideologiche e culturali ma solo a interessi di specifici gruppi affaristici: mentre in Europa si diventa cattolici o socialisti a seconda dell’educazione ricevuta, in America si diventa repubblicani o democratici a seconda della propria posizione sociale, che è variabile e mai statica. Il Partito Repubblicano è abolizionista, ovvero per l’abolizione legale e sostanziale della schiavitù: non è certo una questione morale di dignità umana o di magnanimità, quanto di favorire le richieste delle fabbriche rispetto a quelle dei latifondi.

FOTO 3 – Abraham Lincoln

Nel 1861 il Partito Repubblicano riesce a far eleggere Presidente federale Abraham Lincoln, un uomo di origini sociali modeste. Immediatamente gli Stati del Sud dichiarano la secessione staccandosi dalla federazione. Gli Stati del Nord reagiscono muovendo guerraai separatisti. Dopo un conflitto durato quattro anni, il Nord ottiene una vittoria schiacciante e il potere dell’élite agraria meridionale viene ridimensionato. Nel 1863 Lincoln pubblica The Emancipation Proclamation(Proclama di emancipazione – immagine di copertina):la schiavitù viene almeno formalmente abolita e gli ex schiavi ottengono i diritti civili e politici. Dal punto di vista teorico e legale è sicuramente un grande passo in avanti, ma non sempre affrancarsi dalla schiavitù comporta un reale miglioramento della propria esistenza: per chi prima aveva assicurate fatica e spesso frustate ma anche vitto e alloggio inizia l’odissea del dover cercare lavori stagionali o addirittura giornalieri altrettanto faticosi con una libertà formale che non garantisce la sopravvivenza.

FOTO 4 – Dorothea Lange, Mississippi Delta, 1939: Water Boy

L’altra questione mai risolta è quella del razzismo. Sia al Nord che al Sud, la parità dura poco: mentre il governo federale si disinteressa al problema, i bianchi riprendono potere, fino ad arrivare a una situazione di totale apartheidche andrà avanti per oltre un secolo: i neri non hanno diritto di voto e chiese, scuole, quartieri, mezzi pubblici e posti di lavoro vengono separati. Questi provvedimenti che legalizzano la segregazione, il più importante dei quali approvato nel 1877, portano il nome di Leggi di Jim Crow, dal personaggio inventato da un comico teatrale noto come Daddy Rice che nei decenni precedenti faceva satira sulla popolazione afroamericana, diffondendo lo stereotipo del “negro” pigro, imbroglione, bugiardo e ladro. Giornalisti, teologi e scienziati contribuiscono a diffondere falsi miti sulla presunta inferiorità naturale dei neri. La mentalità comune americana è sempre stata intrisa di razzismo e persino la Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato la validità giuridica della segregazione razziale. La situazione cambierà solo negli anni Sessanta del Novecento.

FOTO 5 – Russell Lee, Oklahoma City, 1939:”Colored” drinking fountain