L’amarezza del reale: Armin Greder

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Ho incontrato per la prima volta il lavoro di Armin Greder imbattendomi nel suo ultimo libro, Mediterraneo, che mi ha spinto a voler conoscere qualcosa di più sul suo autore.

Nato in Svizzera nel 1942, Greder lavora come illustratore, fumettista e graphic designer in giro per il mondo, professione che l’ha reso noto a livello internazionale, attraverso premi, mostre e pubblicazioni in diversi paesi (qui in Italia dalla casa editrice Orecchio Acerbo).

Questo suo muoversi attraverso i continenti è un fatto fondamentale per comprendere la sua opera, in particolar modo la visione assolutamente lucida che viene proposta della realtà in cui viviamo.

Punto centrale è la denuncia dell’atteggiamento della gente, sempre più frequente al giorno d’oggi, di fronte alla diversità, di fronte all’altro essere umano, un atteggiamento in cui la paura e il disprezzo superano e ricoprono ogni altro aspetto possibile.

Il primo libro di cui Greder è sia autore che illustratore, L’isola, ne è un perfetto esempio (in copertina). Pubblicato nel 2008, racconta le reazioni degli abitanti di un’isola di fronte all’arrivo di un naufrago, che dopo qualche dubbio iniziale viene «raccolto» esattamente come un oggetto disumanizzato, diventando però ben presto ossessione della popolazione, capro espiatorio, fonte principale della paura comune. Ci ricorda qualcosa? Non per niente il sottotitolo è proprio Una storia di tutti i giorni.

Gli stranieri

Il tema viene ripreso ne Gli stranieri (2012), che racconta una sorta di “invasione” da parte di un popolo che rivendica una terra come propria (un chiaro riferimento al conflitto tra Palestina e Israele) e, più in generale, della costruzione di muri che dividono, che “proteggono dagli altri”.

La città

Leggermente diverso è La città (2009), definito «una favola per i figli e per le madri», in quanto racconta delle difficoltà di crescere, trovare l’indipendenza e parallelamente di lasciar crescere e di lasciare un po’ di indipendenza.

 Lemming

Lemming (2016) presenta invece una realtà allo stesso tempo distopica e veritiera attraverso lo sguardo di due poliziotti che dirigono «le manovre per la fine dell’umanità», mostrando quanto sia dannosa la mentalità del branco, che per quanto possa apparire sbagliata si tende inspiegabilmente a seguire.

Work (2014) è invece una selezione di lavori, intesi non più come partecipazione o contributo a un bene comune, ma piatti e alienanti, terrificante specchio di quello che sempre più spesso accade.

Mediterraneo

Ci sono moltissimi altri lavori che mi piacerebbe citare, ma è giusto chiudere con l’ultimo, pubblicato nel 2017. Mediterraneo è la storia di un dramma che ci riguarda, perché accade sotto i nostri occhi, nel nostro mare: la questione dei migranti. Il libro mostra il viaggio che viene affrontato, la speranza che li accompagna e che troppo spesso non supera il mare, spegnendosi durante la via.

Con il suo segno forte, essenziale ed espressivo, Armin Greder racconta temi attualissimi, ponendoci di fronte alla parte più scomoda della realtà, il lato più oscuro: la totale perdita di umanità, l’incapacità di comprendere e di essere, “semplicemente”, umani.

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Nasce nel ‘94 in una terra antica in mezzo al mare, tra pecore e vongole. È una finta misantropa, disegna e a volte scribacchia per non dover parlare tanto, ma alla fine si ritrova a farlo comunque, e sotto sotto non le dispiace. Adesso studia illustrazione ma le piace anche il giallo, le spirali, le lampadine, i libri, il mare, tutti i biscotti e le balene.