Lina Schwarz. Ancora… e poi basta

Nel panorama delle scrittrici per ragazze e ragazzi vissute a cavallo tra l’800 e il 900 merita un posto d’onore Lina Schwarz, l’indimenticabile Zia Lina, come lei stessa volle venisse scritto sulla sua tomba. 

Nata a Verona il 20 marzo del 1876 si trasferì a Milano all’età di dieci anni. Di costituzione fragile interruppe gli studi iniziati alla scuola pubblica per continuarli privatamente. Si dedicò alla letteratura ma anche a opere di impegno sociale. Infatti si iscrisse all’Unione Femminile e collaborò all’Associazione La Fraterna seguendo le bambine nelle letture e nelle attività ricreative.  Promosse anche l’Associazione Scuola e Famiglia, per aiutare le famiglie bisognose. 

Cominciò nel 1904 a pubblicare una raccolta di filastrocche e poesie intitolata “Il libro dei bimbi” edito da Bemporad, che ebbe grande successo e numerosissime ristampe curate da vari artisti.  In seguito iniziò a collaborare al Giornalino della Domenica di Vamba e al Corriere dei Piccoli.

Ma fu anche un’ottima traduttrice, traducendo dal tedesco le opere dell’antroposofo e pedagogista austriaco Rudolf Steiner e facendole così conoscere in Italia.

Conobbe anche la contessa Augusta Ramponi, in arte Gugù, cui la legava  il comune impegno nel sociale e nell’insegnamento ai meno abbienti e che illustrò la sua raccolta di poesie “Ancora”.

Le sue poesie, riportate spesso anonime in antologie scolastiche e in altri libri di divulgazione, colpiscono per la loro freschezza e originalità. Un esempio per tutti la famosissima “Stella stellina” che tutti conoscono anche se non tutti ne conoscono l’autrice.

Stella stellina

la notte s’avvicina

la lampada traballa,

la mucca è nella stalla

la mucca ed il vitello,

la pecora e l’agnello,

la chioccia ed il pulcino

 e ognuno ha il suo bambino

e ognuno ha la sua mamma 

e tutti fan la nanna.

In quegli anni spesso le poesie per l’infanzia erano leziose e a volte lacrimose con una sfumatura buonista che aveva, nell’intento degli autori, precisi scopi educativi. Le poesie di zia Lina invece sono divertenti, simpaticamente un po’ complici del bambino e delle sue birichinate. Ricordano per certi versi le poesie di Gianni Rodari e non sono esenti da un pizzico di surrealismo sulla falsariga dei nonsense dei poeti inglesi, primo fra tutti Edward Lear. 

Ad esempio:

Il rinoceronte

che passa sul ponte

che salta, che balla

che gioca alla palla,

che sta sull’attenti,

che fa i complimenti

che dice buon giorno

girandosi intorno

e gira e rigira

la testa gli gira

che non ne può più…

e pum casca giù.

L’intento educativo è presente sia pur in modo lieve, la vicinanza a bambini e bambine ai loro problemi piccoli e grandi è costante. Così si possono affrontare anche concetti importanti quali la necessità di porsi dei limiti, l’atteggiamento dei bambini di fronte ai grandi, addirittura l’accettazione della morte come facente parte della natura. 

Riconoscendo gli aspetti educativi della musica scrisse anche “Canzoncine per i bimbi con accompagnamento di pianoforte”, poesie musicate da Elisabetta Oddone  “Cantiamo: 32 canzoncine per bambini con accompagnamento di pianoforte”, poesie musicate da Virginia Mariani Campolieti.

La scrittrice visse a Milano fino al 1943 quando, a causa della guerra, e per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei, andò ad Arcisate in provincia di Varese. Non sentendosi sicura neanche lì, riparò a Brissago, in Svizzera, fino alla fine della guerra.

Tornata ad Arcisate dove i nipoti si erano stabiliti nella fattoria La Monda, vi rimase fino alla morte avvenuta il 24 novembre 1947.

A Lina Schwarz venne intitolata la scuola elementare di Arcisate con la seguente motivazione:

“ Affinché gli alunni di oggi e di domani ne conservino il ricordo e la sua poesia limpida e fresca parli sempre al loro cuore un linguaggio di pace, di amore e di fratellanza”.