Mary Leakey, la signora della paleoantropologia

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MAR 26 1981, MAR 27 1981; Evidence of a walk in volcanic ash millions of years ago; Anthropologist Mary D. Leakey stands with six-foot-long fiberglass cast of a portion of a 72-foot-long trail made by three hominids 3.6 million years ago as they walked across the ash at the beginning of a rainy season on an East African plain in what is now northern Tanzania. She presented the cast to the Denver Museum of Natural History Thursday and gave a lecture about the trail of fossilized footprints.; (Photo By Lyn Alweis/The Denver Post via Getty Images)
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La Paleoantropologia è una disciplina a retaggio prevalentemente maschile, ma in questo firmamento di illustri scienziati brilla l’astro di una ricercatrice inglese, Mary Leakey, che con determinazione e passione nel corso di oltre cinquant’anni di vita in Africa ha fatto, insieme al marito Louis Leakey, alcune tra le più importanti scoperte sulle tappe dell’evoluzione umana.

Mary Douglas Nicol Leakey nasca a Londra il 6 febbraio 1913. Il padre, Erskine Nicol era un famoso pittore paesaggista e da lui la piccola Mary prende la passione per il disegno e per la pittura.

L’interesse per la preistoria e l’archeologia lo sviluppò successivamente grazie alle frequenti visite agli scavi dell’archeologo francese Elie Peyrony in Dordogna.

Tornata a Londra dopo la morte del padre, venne iscritta dalla madre in un collegio cattolico da cui fu espulsa mal sopportandone la disciplina. I suoi studi proseguirono in modo irregolare e si trovò a seguire, da esterna, alcune lezioni di archeologia all’Università di Cambridge che la affascinarono molto. In quella sede si fece valere per le sue capacità di disegnare reperti fossili tanto che le fu chiesto di illustrare un libro intitolato Adam’s Ancestors (Gli Antenati di Adamo) del noto paleoantropologo Louis Leakey che conobbe in quell’occasione. Leakey la invitò a seguirlo in Africa per disegnare i reperti che andava trovando nel corso dei suoi scavi e così Mary partì; da allora rimase sempre al fianco di Louis che sposò dopo qualche anno. 

I due formarono un team perfetto e nel settore della paleontologia umana divennero inseparabili sotto il nome de i Leakeys. Ben presto le loro ricerche, concentratesi nella Gola di Olduvai in Tanzania, cominciarono a dare i loro frutti.

Foto. La Gola di Olduvai 

La Gola di Olduvai si estende per circa 40 km nella piana del Serengeti nella Tanzania settentrionale.  

Il suo nome in lingua Masai significa “sisal” e infatti questo tipo di agave, insieme all’acacia arbustiva, è molto diffusa nella zona. Scoperta casualmente da un entomologo tedesco William Kattwinkel che vi cadde accidentalmente inseguendo una farfalla è uno dei più importanti siti archeologici dell’Africa.  Vi si possono studiare sette strati sovrapposti che vanno dal più profondo, datato con il metodo del potassio-argo a circa 2,5 milioni di anni fa, al più recente, risalente a 25.000 anni fa. Dopo una serie di ritrovamenti di utensili fossili Mary Leakey vi rinvenì, nel 1959, un primo importante reperto: un cranio preistorico cui lei e il marito diedero il nome di “Zinjanthropus boisei” detto “Zinj”, dal nome medioevale della regione dell’Africa orientale. Successivamente fu riclassificato come “Paranthropus boisei” detto anche “Lo Schiaccianoci” per le dimensioni eccezionali della mandibola e dei denti. Si tratta di un cranio quasi completo di un ominide con fronte sfuggente, arcate sopraorbitarie molto pronunciate e una cresta sporgente al centro del cranio, dove si attaccavano i potenti muscoli masticatori che servivano per triturare dure radici e noci. I ritrovamenti continuarono nel 1960 con fossili classificati come “Homo abilis” cioè capace di costruire intenzionalmente utensili di pietra che infatti vennero ritrovati nello stesso giacimento.  Nonostante l’assenza di fronte e di mento, la capacità cranica di questi individui superava i 600 cm cubici, valori decisamente umani.

Mary fu sempre autonoma come ricercatrice e sviluppò anche un sistema di classificazione degli utensili ritrovati a Olduvai. La sua attività continuò con successo anche dopo la morte del marito avvenuta nel 1972. Nel 1979 vennero alla luce le Orme di Laetoli (vedi precedente articolo – ImPagine 25 aprile 2018) lasciate più di tre milioni di anni fa da un gruppo di Australopithecus afarensis. Nello stesso anno Mary cominciò a scrivere le sue esperienze nel libro Olduvai Gorge: My search for Early Man (La Gola di Olduvai. La mia ricerca del Primo Uomo) seguita, nel 1984 dalla sua biografia: Disclosing the Past (Scoprendo il passato).

Morì a Nairobi in Kenia nel 1996 ma la tradizione di famiglia continua con il figlio Richard, la nuora Meave e la nipote Louise. I Leakey sono ancora presenti in Africa e c’è sempre una “signora” della paleoantropologia.

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Laureata in Scienze Naturali all’Università La Sapienza di Roma, dopo una lunga carriera come Assistente ordinaria di Antropologia presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali della stessa Università, si dedica, una volta andata in pensione, alla letteratura giovanile, iscrivendosi all’Associazione Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile e collaborando alla rivista del Gruppo con articoli su vari autori, autrici e recensioni di libri.