Con Mistero napoletano. Vita e passione di una comunista negli anni della guerra fredda (Einaudi, 1995), il più famoso dei suoi romanzi inchiesta, Ermanno Rea porta al centro della scena la figura di Francesca Spada, intellettuale scomoda, giornalista nella redazione di “L’Unità” negli anni cinquanta. Un ritratto preciso e commovente dell’amica scomparsascrive Edda Melon, nell’introduzione alle pagine del romanzo inedito di Spada, l’Intrusa. Francesca Nobili (questo era il cognome anagrafico) arriva a Napoli nel maggio del 1945. Ha quasi trent’anni, è nata nel 1916 a Tripoli. Dopo il 1920 ha vissuto a lungo a Napoli, poi a Roma, a Milano, a La Spezia. Ha due lauree, una formazione musicale e un diploma in pianoforte. È già stata sposata e poi, da una successiva unione, ha avuto due figli che non ha potuto riconoscere a causa del vecchio diritto di famiglia e che le sono stati sottratti dal compagno anche per via delle sue scelte ideologiche. Sono già degli adolescenti quando otterrà di poterli ospitare durante l’estate nella nuova famiglia che intanto si sarà creata con Renzo Lapiccirella, che e con i loro due bambini, un maschio e una femmina. Non è una vita esemplare, agli occhi del partito.Non rinuncia alla propria autonomia intellettuale, a cui si somma una misoginia strisciante, quella che Rea denuncia come “l’ossessione maschilista del comunismo napoletano”. Tenuta ai margini come un’intrusa, a Francesca sarà concesso, riconoscendo il suo impegno tenace, di svolgere attività politica in sezione e di collaborare agli organi di stampa, ma non di venire assunta in pianta stabile. Fu molto attiva già dal suo arrivo in città nel «Comitato per la salvezza dei bambini di Napoli»,che organizzerà, nel 1946, la partenza di diecimila piccoli napoletani per il Nord, dove saranno accolti da famiglie di operai dell’Emilia-Romagna, della Toscana, delle Marche, del Piemonte. Questa sua attività incessante e nobile, colpirà le allieve del Liceo Margherita di Savoia che, ricostruendo la sua biografia e vincendo il Concorso di Toponomastica femminile nel 2015, ottengono che la città di Napoli le riconosca finalmente il giusto ruolo di attivista intellettuale e giornalista. La strada a lei intitolata nel quartiere di Pianura, le rende, postuma, giustizia.