Esordisce in questo numero di Impagine una nuova rubrica, dedicata ai grandi talenti della fotografia. In parte tratta dalla mostra documentaria “Donne e Lavoro”, realizzata da una cinquantina di autrici e autori, la rassegna intende spaziare nei vari campi dell’immagine fotografica, presentando, di volta in volta, protagoniste e protagonisti dello scatto.
L’arte fotografica è stata una delle poche a non escludere le donne. Già nel XIX secolo, soprattutto nei Paesi anglosassoni, furono molte le presenze femminili nel settore. Si trattò dapprima di un interesse prevalentemente privato – ritratti, paesaggi e dimore rurali, destinate per lo più ad album di famiglia – che ben presto tuttavia superò il confine domestico per trasformarsi in una vera e propria attività professionale.
Dedichiamo la nostra prima uscita alla fotografa americana Dorothea Margaretta Nutzhorn, più nota con il cognome della madre: Lange.
Nata nel New Jersey nel 1895, Dorothea documenta la depressione rurale degli anni Trenta, la sofferenza di disoccupati e senzatetto, la disperazione degli immigrati californiani in cerca di lavoro, la deportazione dei cittadini statunitensi di origine giapponese…
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Risale al 1933 la foto White Angel Breadline, eseguita a San Francisco. C’era davvero un angelo alle spalle della staccionata. Si chiamava Lois Jordan e distribuiva zuppa di pollo ai disoccupati: in tre anni sfamò oltre un milione di uomini.
L’immagine sottostante mostra invece un particolare della sua foto più nota, Migrant Mother, ripresa a Nipomo, in California nel 1936. L’agglomerato di tende e baracche in cui è ambientato lo scatto ospita più di duemila persone, richiamate sul luogo dalla raccolta agricola e rimaste senza lavoro a causa di una gelata.
La donna ritratta, Florence Thompson, ha poco più di trent’anni, ma il volto segnato dalla crudezza della vita; accanto a lei due bimbi, forse spontaneamente schivi, forse in posa, come suggerisce parte della critica: l’assenza dei loro visi fa sì che l’attenzione ricada interamente sull’espressione materna, preoccupata, sofferente, ma nel contempo determinata e fiera.
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Dello stesso anno (1936) sono i due scatti successivi, dal titolo Daughter of Migrant Tennessee Coal Miner, Living in American River Camp, near Sacramento, California
e Children of Oklahoma drought refugee in migratory camp in California.
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I reportage di Lange, commissionati dal Dipartimento delle aree rurali e inseriti nel programma della Farm Security Administration (ente creato da Roseveelt nel tentativo di uscire dalla povertà), restituiscono visibilità ad alcuni nuclei di diseredati, e consentono loro di ricevere aiuti da parte del governo statunitense.
Nel 1947 Dorothea collabora alla nascita dell’agenzia Magnum e successivamente della rivista Aperture. Negli anni Cinquanta lavora per Life.
Muore a San Francisco nel 1965. Pochi mesi più tardi il Moma, a New York, espone una sua retrospettiva, la prima dedicata a una donna.
In copertina, Dorothea Lange fotografata da Paul S. Taylor, suo secondo marito (1934).