BRASILE – Multa da 25 miliardi per la Sanmaco. Diciassette le vittime del disastro ambientale

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Un flusso inarrestabile di fanghi ferrosi contaminati da arsenico, piombo, cromo ed altri metalli pesanti ha invaso la città di Mariana, nello stato di Minas Gerais e da qui si sono sparsi alle località circostanti.

Il bilancio ”umano” è pesante: 17 vittime (tra cui 13 operai) e centinaia di persone evacuate dalle proprie case. Tre università sono chiuse da allora, con gli studenti costretti a rinunciare alle proprie attività didattiche. I volumi di sostanze tossiche che hanno coperto l’area sono impressionanti: 60 milioni di metri cubi, pari a 25.000 piscine olimpioniche. Con queste cifre inutile dire che anche i danni ambientali sono ingenti.
Dalla diga crollata i fanghi di un colore che vanno dall’arancione al marrone, sono finiti nel Rio Doce – il fiume Dolce – e da qui hanno iniziato il loro cammino inesorabile verso la foce, contaminando l’acqua e i terreni che hanno incontrato che incontreranno per strada. In due settimane dal disastro, foreste, aree protette, campi agricoli, case, habitat sensibili sono stati ricoperti dal fango tossico: 250.000 persone sono rimaste senza acqua potabile. Dai rubinetti sgorga infatti acqua arancione.

Le sostanze chimiche contenute in questi fanghi erano usate per eliminare le impurità dai minerali estratti. Fra i composti, i cosiddetti ether amines, prodotti da una ditta che si chiama Air Products. Ora gli esperti temono che il danno per l’ecosistema possa essere permanente, in grado di compromettere per sempre la fertilità dei campi e cambiare il corso dello stesso sistema fluviale. Queste sostanze possono anche cambiare i livelli di pH, alterando gli equilibri dell’acqua.

La ditta che stava costruendo la diga, la Samaco Mineracao Sa, controllata dalla anglo-australiana Bhp Billiton e dalla brasiliana Vale, entrambe colossi delle miniere, hanno messo in piedi un cantiere che  non aveva neanche sirene di allarme. Il tutto con il benestare delle Autorità, da tempo coscienti che quei lavori per la realizzazione della diga fossero pericolosi. L’ultimo dossier di denuncia risale al 2013. La Samarco si ostina a ripetere che i materiali sprigionati non siano tossici. Ma intanto le acque sono arancioni, un colore che non può certo passare inosservato.

Non è la prima volta che il Rio Doce, un fiume di 800 km, viene inquinato da rifiuti di operazioni minerarie, perché ricade in una regione, la Minas Gerais, ricca di minerali. Qui viene prodotto il 10% di tutto il ferro del Brasile.

Le multinazionali che operano in questa regione spesso sono poco attente in termini di controlli e manutenzione. Con il risultato che se un tempo il Rio Doce era immerso nella foresta amazzonica e popolato da tribù indigene, oggi percorre un’area essenzialmente disboscata, quasi spettrale. I suoi fondali sono pieni di sedimenti e le inondazioni sono frequenti.

Ancora incerte le cause dell’incidente. Il presidente brasiliano Dilma Rousseff dice che l’azienda costruttrice dovrà pagare per le operazioni di pulizia, di risarcimento e per l’approvvigionamento dell’acqua, ma intanto è stata messa sotto procedimento di impeachment per altri motivi.

Le stime per la pulizia sono di circa 2,4 miliardi di euro. Se si considera tutto il fiume, e l’inquinamento accumulatosi negli scorsi decenni, i miliardi per la pulizia sono stimati essere circa 25 miliardi. Per di più, il percorso del fango tossico non si è ancora arrestato e il 22 novembre ha perfino raggiunto l’Oceano Atlantico.

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A causa del disastro, la Sanmaco ha perso il 5% della produzione di minerale di ferro e circa il 3% dei guadagni. All’azienda è stata tolta la licenza mineraria.

Nonostante l’importanza delle miniere per l’economia brasiliana, questo settore ha solo 220 ispettori incaricati di monitorare ben 27.293 siti a livello nazionale. L’anno scorso, tre operai sono morti durante i lavori di una diga proprio vicino alla zona dell’incidente della scorsa settimana. Andando ancora più indietro, nel 2012 migliaia di abitanti del comune di Campo dos Goytacazes sono stati costretti ad abbandonare le loro case, sempre per la fuoriuscita di melma tossica da una diga. Un altro guasto a una diga nello stato nord-orientale di Piauí nel 2009 ha provocato la morte di 24 persone.

Clamorose sono poi le accuse che Maurico Guetta, un avvocato della ONG ambientalista Instituto Socioambiental. Egli ha descritto gli stretti legami tra il Governo e l’Industria mineraria in un post sul blog dell’organizzazione. Una delle due proprietarie della Samarco, la brasiliana Vale, è stata infatti una delle principali donatrici sia per la Rousseff che per il suo avversario principale Aécio Neves, durante la campagna elettorale delle elezioni presidenziali dello scorso anno.

Fernando Pimentel, il governatore dello Stato di Minas Gerais (dove si è consumato l’incidente) è un altro beneficiario delle sue donazioni. E ha tenuto la sua prima conferenza stampa dopo la tragedia nella la sede della Samarco.