EUROPA – 470 migranti morti in mare. Nawal Soufi: “La Guardia Costiera non ha interpreti”

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Dall’inizio dell’anno, circa 470 persone hanno perso la vita o sono scomparse nel Mediterraneo durante i viaggi della speranza verso l’Europa, lo rende noto l’Alto commissariato Onu per i rifugiati Unhcr, sottolineando anche che nello stesso periodo dello scorso anno le vittime furono 15.

Oltre a denunciare la strage, l’organizzazione delle Nazioni Unite ha inviato all’Unione europea una serie di proposte per affrontare il problema delle migliaia di migranti e rifugiati che cercano di raggiungere il Vecchio continente. Tra le iniziative da assumere secondo l’Unhcr, l’istituzione di “un’importante operazione di ricerca e soccorso europea nel Mediterraneo simile all’operazione Mare Nostrum”, la realizzazione di “un sistema europeo per compensare le perdite economiche subite dalle compagnie di navigazione coinvolte nel salvataggio in mare”, un meccanismo di equa distribuzione dei rifugiati siriani. L’Unhcr sollecita inoltre l’Unione Europea affinché esplori soluzioni per affrontare le difficoltà in cui incorrono i rifugiati una volta arrivati in Europa, assicurando loro un sostegno adeguato ed evitando che alcuni Paesi debbano assumersi la responsabilità in modo preponderante.

“Stiamo proponendo all’Unione Europea e ai Paesi che ne fanno parte una serie di soluzioni coraggiose e innovative per affrontare le sfide connesse alla gestione dei flussi migratori misti nel Mediterraneo e ridurre il numero di persone che perdono la vita in mare – ha dichiarato Vincent Cochetel, Direttore del Bureau Unhcr per l’Europa – Il mantenimento dello status quo non è un’opzione praticabile. Non agire di fronte a queste sfide comporta solamente la morte di altre persone.”

Inawal

Nelle photo, Nawal Soufi, “Lady Sos”, come l’hanno soprannominata i siriani. Perché quando si trovano alla deriva, su un mercantile lasciato senza equipaggio, quando non rimane che disperazione e paura sanno che c’è un numero “d’emergenza” sempre attivo, il suo. Nawal avverte la Guardia Costiera fornendo ai militari le coordinate della posizione dell’imbarcazione. Poi corre al porto ad accoglierli, fornisce loro cibo, acqua, vestiti, pannolini per bambini, contatti utili. Lo fa da quasi due anni, gratis, spinta da una passione incondizionata, che si riassume in questa risposta: “È il cuore che mi paga”.

È stata lei a segnalare l’arrivo di tutti i 13 cargo lanciati contro le coste italiane dagli scafisti, dal 28 settembre a oggi. “In quattro casi mi avevano detto di essere stati abbandonati. Con il Blue Sky M (intercettato il 30 dicembre con quasi 800 migranti a bordo), mi arrivò questo sms: “Abbiamo problemi a guidare il mercantile, non abbiamo controllo”. “Tutti hanno il mio numero, ne ho salvati a migliaia”.

Durante l’incontro pubblico organizzato dall’associazione “Donne musulmane d’Italia” nel Palazzo della Gran Guardia  di Verona, in occasione della Giornata internazionale della Donna, per condannare tutte le forme di estremismo, di terrorismo ed esprimere la propria preoccupazione di fronte all’ondata di gravi episodi di islamofobia che sta attraversando l’Europa in questi ultimi mesi, soprattutto dopo l’attentato presso la sede della rivista francese Charlie Hebdo, Newal Soufi ha denunciato la mancanza di mezzi di soccorso adeguati ad accogliere le imbarcazioni. “In Sicilia – ha detto – la Guardia Costiera non ha interpreti per dialogare con i profughi. Per passione mi sono messa a studiare tutti i dialetti del mondo arabo, per questo capita anche che la Guardia costiera mi faccia partecipare a telefonate di gruppo con i migranti. Mi tocca anche salvarli dallo sfruttamento di chi li trasporta a caro prezzo nel Nord Europa senza dire loro che esistono  treni e biglietti a basso costo”.

nawal soufi