ISTAMBUL – Attentato a Diyarbakır contro l’Hdp: 2 morti e un centinaio di feriti
L’impatto dell’attentato a Diyarbakır, poco prima del comizio del leader dell’Hdp Demirtaş, potrebbe avere effetti dirompenti sul futuro della Turchia. La dinamica ormai è nota: sono esplosi due ordigni rudimentali a breve distanza l’uno dall’altro, all’interno dell’area già affollatissima (a quanto pare, uno lasciato in un cestino dei rifiuti e l’altro nei pressi di una centralina elettrica). Il bilancio è pesante, 2 morti e un centinaio di feriti. La campagna elettorale è stata segnata da numerosissimi episodi di violenza, in larga e non esclusiva parte proprio contro l’Hdp. Un attentato di questo tipo, proprio dove l’apparato di sicurezza avrebbe dovuto neutralizzare ogni minaccia, lascia perplessi. Il presidente Erdoğan e il premier Davutoğlu hanno immediatamente espresso solidarietà, è invece escluso che i responsabili – nonostante le telecamere presenti – possano essere individuati prima delle elezioni di domenica: scenari e complotti vengono di conseguenza delineati sui media e i social network, paradossalmente è proprio l’Hdp che potrebbe beneficiare di decisivi voti supplementari.
Il partito filo-curdo, infatti, per la prima volta tenterà di superare lo sbarramento del 10%, voluto dal regime militare degli anni ’80 proprio per impedire ai curdi – almeno a quelli caratterizzati etnicamente – di avere rappresentanti in Parlamento. Fino al 2015, i curdi si sono in effetti accontentati di eleggere candidati indipendenti, salvo poi creare gruppi autonomi all’Assemblea nazionale dopo le elezioni: in questo modo, però, rimanendo fuori dalle sovvenzioni pubbliche ai partiti.
Le possibilità sono ovviamente due: se l’Hdp superasse il fatidico 10%, otterrebbe un numero di deputati tale da impedire la riforma costituzionale in senso presidenzialista voluta da Erdoğan; se rimanesse sotto la soglia di sbarramento, rimarrebbe completamente fuori dalle istituzioni nazionali.