Libertà è una grande parola, nel suo astrattismo metafisico è diventata religione, ma sotto la bandiera della libertà si sono fatte le guerre piú sanguinose, si sono compiuti i più grossi ladrocini, si sono violati sistematicamente i diritti universali.
L’impiego che oggi si fa dell’espressione ” libertà di opinione, di critica ” implica lo stesso falso sostanziale: tutti gridano alla libertà di stampa anche i censori.
La guerra in Afghanistan cominciò il 7 ottobre del 2001 (ed è ancora in corso) e la guerra in Iraq il 20 marzo 2003. Il 90% dei morti sono stati civili, la maggioranza bambini e donne . “La guerra in Afghanistan costa ancora oggi 250 milioni di euro al giorno, cioè la stessa cifra che servirebbe per costruire finanziare e far funzionare dieci centri ospedalieri di prima eccellenza per tre anni” (Gino Strada). Senza considerare le cifre della guerra in Iraq, il mantenimento di Guantanamo. Se la coalizione internazionale avesse riposato una settimana o invece del 7 ottobre fosse partita, ad esempio, il 15 ottobre (cioè otto giorni dopo), avremmo avuto i soldi per costruire 80 ospedali di prima eccellenza e farli funzionare per tre anni. E, rimandando la partenza di un’altra settimana ancora, avremmo potuto costruire 800 asili. Immaginate cosa avremmo potuto fare evitando del tutto le guerre, seguendo il movimento per la pace. Invece quel giorno del 2001 vinse le linea politica di Oriana Fallaci, di George Bush, di Massimo D’Alema e Berlusconi.
«Abbiamo iniziato con l’operazione in Francia, per la quale ci assumiamo la responsabilità. Domani saranno la Gran Bretagna, l’America e altri», ha affermato l’imam Abu Saad al-Ansari, un religioso vicino allo Stato islamico (Is), in un sermone a Mosul, in Iraq, annunciando che l’organizzazione guidata da Abu Bakr al-Baghdad è responsabile dell’attacco alla sede di Cahrlie Hebdo a Parigi. Questo è il messaggio che è stato rivolto a tutti i paesi che partecipano alla coalizione internazionale guidata dagli Usa, che ha ucciso i militanti dello Stato islamico.
Il direttore di Charlie Hebdo, Stéphane Charbonnier detto Charb, morto nell’attentato di Parigi, aveva scritto nella sua ultima vignetta: “Oggi nessun attentato in Francia. Attendete. Avete ancora tutto gennaio per farvi gli auguri”.
Viva la pace! Viva Charlie Hebdo! In alto le matite!