MOGADISCIO – Rifiuti tossici in cambio di armi? Cosa aveva scoperto di sconvolgente Ilaria Alpi?

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Ventuno anni fa, esattamente il 20 marzo del 1994, Ilaria Alpi, giornalista del Tg3, e l’operatore Miran Hrovatin furono uccisi a Mogadiscio, mentre stavano tornando in Italia con un bagaglio pieno di notizie che avrebbe fatto tremare lo Stato italiano. Cos’avevano scoperto di tanto sconvolgente? Probabilmente la giornalista stava indagando su un traffico di rifiuti tossici ed armi, argomento peraltro trattato in un’intervista da lei fatta al sultano di Bosaso. Di quella lunghissima intervista durata circa tre ore è stata pervenuta solo una piccola parte ovvero venti minuti, la restante pare è sparita nel nulla assieme ai suoi block notes e ad altre videocassette. Resta ancora da chiarire peraltro il motivo che spinse i militari dell’Esercito italiano presenti in Somalia a non recarsi immediatamente sul luogo del delitto, dato che si trovava a circa 800 metri di distanza. Ilaria Alpi dopo l’agguato rimase in vita per quasi un’ora, ma nessun medico fu inviato a prestarle soccorso. Dopo qualche anno lo Stato Italiano cercò di trovare un colpevole o meglio un capro espiatorio per porre fine a questa vicenda e lo trovò, nel 1998, nella persona di Hashi Omar Hassan, condannato all’ergastolo per un crimine mai commesso. Fu accusato da un testimone, Ahmed Ali Rage, meglio noto come Jelle, che accusò Hashi. In seguito il super testimone rivelò che nonostante non fosse presente sul luogo del crimine gli fu chiesto di riconoscersi in una foto che raffigurava i presenti sul luogo del delitto, in cambio di un biglietto di sola andata per l’Italia. Ci sono altri elementi che avvalorano la tesi del depistaggio giudiziario, primo fra questi la mancata effettuazione dell’autopsia sul corpo di Ilaria. La famiglia della Alpi aveva anche richiesto di poter visionare le immagini acquisite da un satellite statunitense al fine di poter comprendere la reale dinamica dell’accaduto, in un primo momento fu comunicato ad essi che, stranamente, in quel giorno si era verificato un guasto al satellite, ma in seguito le immagini furono consegnate al Ministero degli esteri, ma non alla famiglia, in quanto furono ritenute non utili alle indagini da suddetto Ministero. Particolari che rendono ancor più vergognosa questa vicenda. Tutti dovremmo stringerci intorno alla famiglia di Ilaria Alpi e chiedere alla Procura di Roma che giustizia sia fatta! Dopo vent’anni i suoi cari hanno il diritto di capire quale sia il motivo per cui la loro amata figlia sia stata uccisa.

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