Salvate gli operai non solo le fabbriche
L’Altoforno 2 (AFO/2) dell’Ilva di Taranto, che doveva essere fermato nel 2012 per ordine della magistratura insieme a tutta l’area a caldo, ha continuato a produrre grazie ai decreti e alle leggi battezzate “Salva-Ilva”, trasformandosi in un pericolosissimo killer. La morte di Alessandro Morricella, lavoratore di 34 anni, si è consumata sotto gli occhi di tutti. Una vergogna nazionale, uno scandalo per l’Italia intera.
E’ evidente che il Consiglio di amministrazione dell’azienda ha pensato di abbattere i costi di produzione risparmiando sulla tenuta in sicurezza degli impianti, infischiandosene della salute e della vita degli operai.
Il giovane lavoratore è stato investito da un violento getto di ghisa riportando ustioni sul 90% del corpo, nonostante indossasse la tuta protettiva e il casco speciale, che si sarebbe addirittura fuso. Ha dovuto affrontare quattro giorni di straziante agonia.
La FIOM ha rilevato, dopo un sopralluogo, che gli “ugelli di raffreddamento della ‘macchina a tappare’ (MAT) risultano in avaria da diverso tempo” come il sistema di regolazione della quantità necessaria di “massa a tappare” presente sulla MAT, che ha “determinato un errato dosaggio della stessa”.
“Tali rilievi – ha dichiarato la FIOM – sono stati segnalati allo Spesal che ha effettuato il verbale n.223/15/RL redatto il giorno dopo l’incidente”.
Sarà la magistratura a fare luce su questa terribile storia. Usufruire di agevolazioni e politiche anticrisi deve essere ben altra cosa da avere il nulla osta a non rispettare le leggi e a causare la morte di esseri umani.
Il Nostro mai più!