Un’eroina in burka promuove l’istruzione e i diritti delle donne pakistane

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Il messaggio del regista e produttore Haroon Rashid,autore del cartone animato pakistano Burka Avenger, passa attraverso le parole di Jiya: “Le ragazze di oggi sono le madri di domani. Se le madri non studiano, allora anche le generazioni future rimarranno senza istruzione “. Jiya è la protagonista e super eroina di Burka Avenger, ideato nel 2013 per favorire l’emancipazione femminile. Le sue armi sono libri e penne, scagliati contro coloro che vogliono impedire alle giovani ragazze di andare a scuola. Per questo, molti vedono un parallelismo tra la lei e Malala Yousafzai, l’attivista per i diritti dei bambini e vincitrice del Nobel per la Pace 2014.

Quattro stagioni, per un totale di cinquantadue episodi, Burka Avengers è una serie televisiva dove una protagonista femminile abile nelle arti marziali usa il burka come travestimento. Se di giorno Jiya è una giovane insegnante emancipata (non indossa nemmeno il velo), di notte indossa un burka per non farsi riconoscere e, da vero supereroe, combatte il crimine della sua città sotto mentite spoglie.
Burka Avenger ha ricevuto riconoscimenti in tutto il mondo per l’attenzione ai problemi sociali trattati in modo divulgativo, divertente e di facile comprensione ed è per questo stato nominato agli Emmy Awards. Inoltre, dal 2015 è stato trasmesso anche in India e nei paesi limitrofi contribuendo alla presa di coscienza sulla necessità di educare al meglio le nuove generazioni e di trasmettere il messaggio positivo del diritto all’istruzione. Non tutte le critiche però sono state favorevoli: è pur vero infatti che Jiya lotta per difendere i deboli, ma lo fa in burka. Si rischia così facilmente l’accostamento Burka = giustizia, che da un lato rappresenta un legame con la tradizione, ma dall’altro rimarca uno stereotipo oppressivo sulla figura femminile.
Nonostante ciò, l’interessante legame che unisce tradizione, istruzione e ruolo femminile ha portato la serie tv, terminata nel 2016, al centro dell’interesse mondiale. Nondimeno, il lavoro realizzato dai creatori potrebbe arrivare dove la politica stenta. Infatti, lo studio Unesco Gender and EFA 2000-2015 “Archievements and Challenges” accusa i governi pakistani di aver fatto poco  per favorire la scolarizzazione femminile, con meno di 70 bambine ogni 100 maschi cui è permesso andare a scuola.
I numeri parlano chiaro, il 30% della popolazione pakistana vive in condizioni di povertà educativa (avendo ricevuto due anni o meno di istruzione), il 40% delle ragazze tra i 15 e i 24 anni non sa leggere e circa la metà delle donne non ha mai frequentato una scuola. Il Pakistan spende per l’istruzione solo l’1,5% del PIL, contro il 4% teoricamente richiesto per raggiungere in tempi ragionevoli gli obiettivi fissati dalla Costituzione. Ai ritmi di sviluppo attuali, tali obiettivi potrebbero essere raggiunti soltanto dopo il 2040. Iniziative delle associazioni private con investimenti di 750 milioni di euro annui stanno dando un impulso significativo al sistema scolastico, ma il cambiamento non è possibile senza l’adozione di politiche di spesa nel settore dell’istruzione che garantiscano una accelerata allo sviluppo del sistema educativo. Ben venga quindi una Wonder Woman Pakistana, armata di matita, libri e righelli, che usa la cultura come simbolo della volontà di liberare una società ancora troppo basata su pregiudizi ma non solo: Jiya invita a riflettere e pensare con la propria testa, e questo è un messaggio universale adattabile a ogni contesto.

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Nata a Torino nel 1996, poi rinata più volte. Studentessa di Economia, da sempre ama scrivere e raccontare il mondo che la circonda. L'appassiona tutto quello che può essere tradotto in parole, matematica compresa. Di lei dicono che abbia affrontato una tempesta, e ne sia uscita più forte di com'era entrata.