ITALIA – Vincono le idee: Beacon waves premiata al Miur

Assegnato il Premio speciale interregionale al progetto “Beacon waves – fare radio a scuola”, ideato dalla docente Angela Milella.  A vincere il concorso “Sulle vie della parità”, patrocinato dal Senato, l’I.C. Jacopo Barozzi e la Scuola media Teresa Confalonieri di Milano, il Liceo artistico Adolfo Venturi e il Liceo musicale Carlo Sigonio di Modena, che lo hanno realizzato. La cerimonia di premiazione svoltasi al Miur ha visto partecipi studenti e docenti. Una storia a lieto fine per quanti credono e vivono ancora per la Scuola  superando l’obsolescenza degli organi collegiali (che necessitano di una urgente e repentina riforma) e il meschino particulare, piaghe che affliggono l’istituzione anche nei migliori comuni italiani.




ITALIA – Un Jingle per “Beacon Waves”. A sorprendere il Liceo di Roberta Pinelli

MODENA – Sarà il Liceo musicale Carlo Sigonio a comporre il jingle per Beacon Waves, un progetto coinvolgente in continua espansione. Il gruppo di improvvisazione guidato dal professor Ivan Valentini è già al lavoro e ha promesso di sorprendere. La collaborazione con il Liceo musicale  condurrà gli ascoltatori alla scoperta di nuovi itinerari storici nel territorio modenese. L’intervista, della 3A AFM dell’Ites Barozzi, alla preside Roberta Pinelli, storica e toponomasta.

D – Perché ha deciso di collaborare al progetto Beacon waves?

Perché credo che sia un progetto valido per avvicinare in modo consapevole gli studenti all’uso dei mass media.

D – Ha scelto una canzone da abbinare al progetto?

Il gruppo di improvvisazione del Liceo Musicale sta componendo il jingle per la radio.

D – Perché ha deciso di far parte dell’associazione Toponomastica femminile? Di cosa si occupa l’associazione Toponomastica?

L’associazione Toponomastica Femminile si occupa della condizione delle donne nel mondo di oggi, condizione che giudico ancora troppo discirminante. Questo è il motivo per cui ho aderito all’associazione.

D – Perché ha deciso di intraprendere la carriera di dirigente scolastica? Esercita altre professioni? Prima di fare la preside ha fatto qualche lavoro? Da quanti anni è preside? Preferirebbe insegnare ai ragazzi? Perché si, perché no?

20 anni fa ho deciso di tentare il concorso da Dirigente perché avevo in testa un’idea di scuola e volevo provare ad attuarla. Ho superato il concorso al primo tentativo e da allora sono Dirigente, prima in un Istituto Comprensivo in provincia di Reggio E., poi per 5 anni a Vignola in un Istituto Tecnico e infine, dal 2003, al liceo Sigonio. Ho iniziato la carriera come maestra e ho insegnato nella scuola primaria per 13 anni; sono poi passata alle superiori come docente di lettere (8 anni) e infine sono diventata Dirigente. L’insegnamento mi piaceva molto, soprattutto quello di Storia, ma non mi manca perché comunque il contatto con gli studenti per me non è mai venuto meno.

D – È difficile coordinare la scuola? Quali problemi riscontra nella direzione generale della scuola? Cosa pensa del sistema scolastico italiano? Come pensa che possa migliorare?

Dirigente una scuola è come dirigere qualunque altra organizzazione; è faticoso perché mancano i soldi, mancano le norme (oppure ci sono e sono poco chiare), non puoi scegliere i docenti né licenziare quelli che non funzionano, ci scontriamo continuamente con un sistema scolastico rigido e con una struttura organizzativa vecchia, che non è più adatta ai ragazzi di oggi.

D – Ha passioni particolari?

Mi piace moltissimo leggere: leggo in media 10 libri al mese ; compro molti libri ma frequento anche le biblioteche modenesi, che funzionano benissimo e sono abbastanza aggiornate.

D – Sappiamo che ha scritto dei libri, di cosa parlano?

Ho pubblicato quasi esclusivamente libri di ricerca storica, tranne uno, che si occupa dei nomi di persona

D – Suona qualche strumento?

Ho studiato Pianoforte per 4 anni (ai miei tempi per le maestre era obbligatorio) ma non ho mai imparato bene, per cui adesso non riesco più a suonare. In compenso ho sempre cantato come mezzo soprano e poi come contralto, nel coro della Cappella Musicale del Duomo di Modena, poi in una mia band e infine, fino al 2013, in un coro di canto popolare, diretto dalla maestra Bruna Montorsi.

D – Come è nata la sua passione per la musica? Che emozioni Le trasmette? Che generi musicali le piace di più ascoltare?

La mia passione per la musica non è nata in età precoce ma piuttosto tardi. Oggi la musica ha per me un’importanza vitale, non posso non ascoltare musica a qualunque ora del giorno e della notte. Non ho preferenze particolari, la musica mi piace tutta, da quella classica al pop. L’unico genere che non riesco tanto ad apprezzare è il jazz.

D – Musicisti o cantanti che secondo lei hanno rivoluzionato il mondo della musica.

Non sono un’esperta, ma direi che quelli che hanno cambiato di più la musica siano stati i Beatles, i Rolling Stones, David Bowie, Sting, gli U2, Bruce Springsteen. In Italia i cambiamenti più significativi sono stati apportati dai cantautori.

D – Ascolta la radio? Le piace? Quale stazione radiofonica ascolta di più?

Non ho tanto tempo per ascoltare la radio. Di solito la ascolto in auto, limitandomi ai giornali radio e a poco altro. Ascolto quasi esclusivamente Radio 3

D – Secondo lei, con le generazioni future, il trattamento delle donne varierà o rimarrà come oggi?

Posso e debbo sperare che le cose per le donne cambino in meglio, nel senso di una maggiore equità, ma dipende da come educheremo i maschi.




ITALIA – Beacon waves, un ponte che ha unito 4 scuole diverse

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MODENA – Con “Beacon Waves” quattro scuole viaggiano sulla stessa onda.  Sulla stessa frequenza l’Ites Jacopo Barozzi,  il Liceo musicale Carlo Sigonio, il Liceo artistico Adolfo Venturi   e l’Istituto comprensivo statale Jacopo Barozzi di Milano. Di seguito l’intervista  degli studenti della 3AAFM dell’Ites Barozzi a Daniela Lippera,  referente del progetto Barozzisifastoria dell’ Istituto milanese.

D – Come è venuta a conoscenza del progetto “Beacon Waves”?

Sono venuta a conoscenza del progetto “Beacon Waves” grazie ad un’amica di Toponomastica femminile che mi aveva segnalato la collega-giornalista Angela Milella. Sapevo solo che Angela insegnava in una scuola di Modena intitolata a Jacopo Barozzi come la mia e aveva una proposta da farmi. Non sapevo che avrei conosciuto un vulcano di energia e di idee.

D – Perché ha voluto creare il progetto ponte con l’Ites Barozzi di Modena?

Non ho creato il progetto, ma ho aderito, sapendo che per realizzarlo ho bisogno della collaborazione di tutti i colleghi. Al momento quelli con cui ho parlato si sono mostrati molto interessati, quindi spero proprio che riusciremo a partire per questa avventura.

D – Cosa l’è piaciuto di Beacon Waves? Come si potrebbe migliorare? Che ruolo avrà l’IC Barozzi di Milano nel progetto? Quali materiali fornirà?

Il progetto del nostro istituto si intitola Barozzisifastoria e rientra in quella grande fucina di idee e di iniziative dedicate alla storia di Milano che è la rassegna Milanosifastoria, ormai alla terza edizione. L’anno scorso il tema è stato il lavoro e le donne, anche quest’anno il tema è in generale il lavoro, per questo ero, come referente del progetto, alla ricerca di nuove idee per presentare al pubblico i risultati dei lavori degli alunni che non fossero i soliti cartelloni e la proposta di Angela Milella di collaborare con Beacon Waves mi è piaciuta molto.

D – Perché una scuola di Milano porta il nome di Jacopo Barozzi, proprio come la nostra, se Barozzi era di Vignola?

La scuola elementare di via Vignola, terminata nel 1914, è stata dedicata a Jacopo Barozzi, un importante architetto del ‘500. Oggi è la sede di un Istituto comprensivo che raggruppa quattro plessi scolastici. L’Istituto ha il nome della scuola capofila.

D – Cosa pensano i bambini di questo progetto? C’è la possibilità di creare altri ponti con altre città? Quale ruolo avranno i bambini? Quante classi parteciperanno? E quali?

I bambini sono in genere pronti ad accogliere proposte che li coinvolgano in prima persona, sono affascinati dall’idea di fare una radio, soprattutto di poter essere protagonisti e di potersi mettere in gioco. Non sappiamo ancora quante classi parteciperanno, speriamo in un effetto a catena, l’importante è che qualcuno inizi.

D – Qual è la relazione tra la materia che insegna e il progetto? L’infanzia è un passaggio importante e fondamentale per la persona, come si trova e che rapporto ha con i suoi alunni? Cosa l’ha spinta a lavorare con i bambini? Quali emozioni le trasmettono?

Insegno italiano, storia e geografia nella scuola secondaria di primo grado. I miei alunni hanno dagli undici ai tredici anni. Prendo dei bambini e lascio dei ragazzi. E ‘ impressionante vedere quanto cambino nel giro di tre anni. L’emozione principale che provo nei loro confronti è senza dubbio la simpatia.

D – Cosa è importante per i bambini?

Per i bambini è fondamentale essere trattati con rispetto, essere ascoltati e avere la fiducia degli adulti che stanno loro vicini.

D – E’ difficile insegnare ai giovanissimi?

Insegnare ai bambini è un lavoro e come in tutti i lavori devi avere una professionalità. Certo ci sono situazioni o scuole in cui è più difficile insegnare, ma questo dipende dal contesto sociale in cui è inserita la scuola. Allora è necessario che vi sia un buon team di colleghi, con cui lavorare. Non credo nell’insegnante-eroe che si batte da solo contro tutti, credo invece in una scuola come ambiente in cui si collabori, si condividano buone pratiche, si sperimenti, si faccia ricerca e si cresca insieme culturalmente e come cittadini. Credo che lavorare con i bambini significhi aiutarli a individuare nuove strade per il futuro. Insomma è una cosa molto egoista, forse, ma mi domando: come voglio che sia il mio futuro? E allora ecco che cerco e scopro tracce nei giovani.

D – Cosa comporta lavorare a un progetto al quale lavorano ragazzi e bambini?

Il progetto ponte tra i due Istituti può essere una buona occasione per entrambe le scuole. Sicuramente per i più piccoli l’idea di lavorare con i più grandi è molto eccitante. Mi auguro che anche per gli studenti più grandi possa essere un’esperienza positiva, perché sono loro i giovani adulti cui si ispireranno i più piccoli e questa è una grande responsabilità.

D – Sappiamo che Lei è un membro dell’associazione “Milano si fa storia”, ci può parlare di questa associazione in modo più approfondito? Chi ha fondato l’associazione? Com’è nata l’idea di fondarla? Qual è il suo scopo?

Msfs è un progetto, patrocinato dal Comune di Milano, che non ha un unico fondatore. Nasce da un’idea di storia che esca dalle aule universitarie e dal sapere specialistico e coinvolga l’intera cittadinanza; ha come scopo la costruzione di una memoria condivisa, interdisciplinare, intergenerazionale e di ‘genere’. L’Iris , l’istituto che si occupa dell’ insegnamento e della ricerca interdisciplinare di storia, è l’ente capofila di una rete formata da moltissimi soggetti, associazioni, Fondazioni, biblioteche, circoli, sindacati, scuole e cittadini.

D – Realizzerete un programma storico per Beacon Waves? Di quale argomento tratterà? Ci saranno temi della storia di Milano?

Per quanto riguarda il nostro contributo a Beacon Waves abbiamo molte idee, ma non ancora definito un vero e proprio programma. Noi dovremo fare delle ricerche sul tema del lavoro e alcune classi si dedicheranno allo studio delle trasformazioni avvenute nel nostro quartiere negli ultimi ’50 anni dalla fase industriale a quella attuale di terziario avanzato. Altro filone sarà continuare il percorso di ricerca delle grandi assenti dal mondo della storia: le donne. Quindi l’idea dei radioviaggi di Angela Milella. Così i bambini potranno presentare dei luoghi, giardini, scuole, o angoli di Milano che ricordino e parlino delle donne di questa città.

D – Quale metodo utilizza per ottenere e diffondere informazioni storiche?

In genere la prima fase del progetto è preparatoria; mi informo, prendo contatti, leggo, partecipo a delle riunioni, insomma mi preparo, cerco il materiale, parlo con gli alunni, aspetto le loro riflessioni e proposte. Poi pianifico il lavoro e inizia il lavoro in classe con gli alunni. Arrivo quasi sempre ad un punto in cui entro nel panico, perché ogni giorno a scuola nascono problemi imprevedibili. In compenso quando arrivo a quel punto sono i ragazzi ad aiutarmi e il progetto viene portato a termine.

D – E’ facile realizzare progetti di questo tipo? E’ la prima volta che l’IC Barozzi prende parte a un progetto così?

E’ la prima volta che il mio istituto partecipa a un progetto così, anche perché abbiamo poche attrezzature e risorse tecnologiche, quindi dobbiamo davvero arrangiarci.

D – Lei che ruolo svolge? Quanti membri fanno parte del progetto? Che ruolo avranno le persone coinvolte?

Non sono l’unica referente del progetto; io mi occupo dell’indirizzo generale e della scuola media, la mia collega Anna Marin delle elementari e della scuola dell’infanzia. Cerchiamo di portare avanti il progetto e di creare una continuità e un collegamento tra la scuola materna, la primaria e quella secondaria di primo grado.

D – Ha mai suonato o cantato? Che ruolo ha la musica nella sua vita? Ricorda la prima canzone che ha imparato?

La prima canzone che ho imparato? L’elefante con le ghette, se le cava e se le mette che mi cantava mio papà mentre mi insegnava ad allacciarmi le scarpe. Tutte le donne di casa mia cantavano molto bene, io ero considerata la stonata. Mi sono rifatta da grande cantando ‘Nkosi sikelele Africa nel coro dei Vu’ cantà di Martiño Lutero insieme a Miriam Makeba.

D – Ascolta la radio? Pensa sia un mezzo di comunicazione utile? Come è nata la passione per esso?

Adoro la radio. Ho la radio in cucina e l’accendo appena mi sveglio. Non ho molto tempo per ascoltarla, ma è una costante delle mie giornate.

D – Quale collegamento c’è tra Milano si fa storia e Toponomastica femminile?

Tra Msfs e Top Fem il collegamento è molto stretto; l’anno scorso ci siamo occupati di una donna molto importante alla sua epoca e controversa, Regina Terruzzi, direttrice della Regia Scuola Tecnica Femminile T. Confalonieri dal 1896 al 1900, che è la nostra scuola. L’insegnante Patrizia Cortiana con la sua V D ha svolto un bel lavoro sulle strade del nostro quartiere dedicate alle donne, come via Neera, pseudonimo della scrittrice Anna Zuccari Radius. La nostra scuola è dedicata a Teresa Confalonieri e si trova con la gemella J. Barozzi nel Parco Ravizza, Alessandrina Ravizza, che è stata una filantropa e protofemminista dell’800, vissuta qui a Milano. Insomma, girando per le strade di Milano e di tutte le città e i paesi d’Italia si fa storia. Noi siamo il prodotto di questa storia e dobbiamo occuparcene, perché fa parte di noi.

D – Quali strumenti sono utilizzati dai bambini?

Nella mia scuola una sezione ha l’indirizzo musicale. Gli alunni rientrano il pomeriggio per studiare pianoforte, chitarra, flauto o violino, oppure suonano insieme e preparano concerti. Le varie attività pubbliche della scuola sono sempre accompagnate dalla musica e in tutte le classi si suona o si canta in coro. In italiano o in inglese. Nelle classi dove abbiamo l’inserimento dei bambini sordi c’è il coro delle mani bianche e gli alunni cantano non solo usando la voce, ma anche le mani per segnare le parole in Lis ,la lingua italiana dei segni.

D – L’esalta l’idea di creare una radio nazionale? Secondo Lei in che modo questo progetto può influire sui ragazzi?

La radio è un potente mezzo di comunicazione. Una radio può diffondere la ricchezza straordinaria che c’è nelle scuole. In genere il mondo dell’infanzia viene rappresentato in modo edulcorato, secondo l ’idea dell’infanzia che hanno gli adulti, mentre il punto di vista dovrebbe essere capovolto: com’è il mondo e la realtà visti dai ragazzi? Che cosa hanno da dirci e da proporre? Quali sono i loro problemi, difficoltà, aspettative e desideri?

Mi piace l’idea di una radio dei ragazzi; credo che debba essere uno spazio loro; io posso solo creare

l’occasione per fare sentire, o ascoltare, le loro voci; il messaggio è il loro o sono loro stessi il messaggio.

D – La preside e i genitori cosa ne pensano?

La preside è molto interessata a questo progetto, ci crede molto e quando occorre ci aiuta. So che qualche genitore del Consiglio d’ Istituto è interessato a collaborare con gli insegnanti; pure l’anno scorso ci hanno sostenuto, anche economicamente. Questo è il modo per creare una comunità ed è il senso profondo di un progetto d’istituto. Certo a Milano non è del tutto facile, perché siamo sempre di corsa e non è un modo di dire. Venite a trovarci per vedere.




ITALIA – Scelto il logo della nuova radio modenese “Beacon Waves”

Di Martina Cioni

Morselli

MODENA – Il 12 Novembre 2016 si è tenuto, a Napoli,  il V Convegno dell’associazione Toponomastica femminile, che ha indetto il concorso nazionale “Sulle vie della parità”. A concorrere per il premio anche il progetto ideato da alcune scuole di Modena:”Beacon Waves”.

Questo progetto è finalizzato alla realizzazione di una radio web, di cui sono protagonisti i giovani studenti modenesi.

Proprio durante il convegno è stato scelto il logo che rappresenterà la nuova emittente di Modena. La creazione del logo è stata affidata alle ragazze del Liceo Artistico Venturi, ma sono state fornite richieste ben precise per la sua realizzazione, infatti contiene l’immagine della Ghirlandina stilizzata in giallo e in blu in modo da sembrare un’antenna radiofonica e il brand “Beacon Waves”. La Giuria, composta dai rappresentanti di classe della 3A AFM e della 2N dell’istituto Barozzi, dai rappresentanti d’Istituto del Liceo Musicale Sigonio, dalla preside del Sigonio, Roberta Pinelli,  e dalla referente del progetto Angela Milella, durante il Convegno, ha presentato il logo vincitore, creato dalla studentessa Sara Morselli, e il progetto al grande pubblico.




ITALIA – L’arte del parlare: Beacon Waves trova il logo con le studentesse del Venturi

MODENA – Al Liceo Artistico Venturi il compito di ideare il logo per il progetto “Beacon Waves” della docente Angela Alessandra Milella approvato il 5 ottobre. Alle studentesse è stata consegnata una specifica richiesta: il marchio deve contenere l’immagine della Ghirlandina stilizzata in giallo e in blu (i colori della città di Modena), in modo da sembrare un’antenna radiofonica, e il brand Beacon Waves.

Gli obbiettivi sono due: fare rete con Licei musicali, Conservatori, associazioni e fondazioni del settore radiofonico e cinematografico (o di altri settori afferenti alle aree tematiche da inserire nel palinsesto), con radio libere, gruppi radiofonici; partecipare al concorso nazionale “Sulle vie della parità” indetto dalle associazioni Toponomastica femminile e FRISM.

Gli studenti del Liceo Venturi sono stati seguiti nella realizzazione dei loghi, ora nelle mani della Giuria, dalla professoressa di Grafica, Antonella Battilani, a cui, i ragazzi della 3AAFM dell’Ites Barozzi, con curiosità, sono riusciti a porgere molte domande.

D – Perché ha aderito al progetto “Beacon waves”? Cosa ne pensa?

Il Venturi partecipa da molti anni a progetti rivolti al territorio e a progetti che coinvolgono più scuole. Penso che l’idea di realizzare una radio attivi negli studenti competenze diverse e qualificate da considerarsi all’interno di quelle ‘soft skills’ oggi sempre più richieste in vari ambiti.

D – Quante e quali classi ha coinvolto? All’interno di quale disciplina?

Ho coinvolto le classi 4E e 5E del Liceo Artistico, corso di Grafica, all’interno di Discipline Grafiche.

D – Chi ha partecipato e perché?

Ho proposto il lavoro agli studenti delle due classi con l’obiettivo di consolidare le loro competenze nell’ambito grafico-comunicativo, come la capacità di sintesi e la capacità di interpretare il tema in modo creativo e personale. Il brief che il Barozzi ci ha consegnato esprimeva richieste precise, come l’uso della Ghirlandina, dell’antenna radio e dei colori rappresentativi di Modena: questi vincoli erano da gestire in modo creativo per non scadere nello stereotipo. La sfida è stata lanciata a tutti gli studenti delle due classi, ma solo alcuni sono riusciti a consegnare per tempo.

D – Erano motivati? Quale interesse ha trovato in loro?

Come detto prima il brief ha un po’ irrigidito la creatività, in quanto la scelta degli elementi visivi è stata predeterminata dalla ‘committenza’, senza la possibilità di cercare altri simboli che potessero interpretare la radio e l’identità locale. La sfida era quindi quella di gestire la simbologia data, facendo particolare attenzione alla chiarezza, alla leggibilità e alla creatività. Chi è riuscito a ideare una proposta ha saputo bilanciare la rigidità della richiesta con una propria personale interpretazione e ricercando un buon impatto visivo. Gli studenti in genere partecipano volentieri a quei progetti che sono rivolti all’esterno della scuola e attraverso i quali possono lasciare un proprio ‘segno’.

D – Quali sono invece le Sue passioni? Di cosa si occupa? Svolge altri lavori oltre all’insegnamento?

All’insegnamento della Grafica ho sempre anche realizzato progetti grafici e illustrazioni, prevalentemente per istituzioni pubbliche; ho inoltre realizzato molti libri per bambini. Penso sia utile, nell’insegnamento di discipline sempre in ‘movimento’ come la Grafica, portare esperienze vere e provarsi sul campo. Uno dei libri a cui sono più affezionata è quello dedicato al terremoto, “Cosa c’è sotto?”, edito da Artestampa per il quale ho scritto anche i testi. L’ho realizzato in pochi giorni dopo il terremoto del 2012 con ha l’obiettivo di far affrontare ai bambini (ma anche agli adulti) la paura del terremoto. Purtroppo è sempre attuale!

D – Le piace ascoltare la radio? Cosa pensa di questo mezzo di comunicazione? Ritiene che ci siano possibilità di lavoro per i giovani in questo settore?

Da anni ascolto Radio3, un contenitore culturale molto interessante e stimolante. La radio mi piace molto, ti fa entrare in mondi diversi attraverso il suono, la voce e l’immaginazione. Credo che in questo assomigli un po’ ai libri: con strumenti diversi, ma affini, sia la lettura sia la radio ci aprono mondi infiniti. Spero proprio che ci siano possibilità di lavoro in questo settore, con il web c’è una grande espansione di nuovi mestieri, per menti aperte e giovani.

D – Quale messaggio vuole trasmettere ai giovani?

La domanda mi spaventa un po’. Il messaggio a scuola siamo noi stessi, quello che portiamo, quello per cui ci appassioniamo. Trasmettere la passione per il proprio mestiere forse è la cosa più importante.

D – Perché ha ritenuto una buona idea unire l’arte alla radio?

L’arte è comunicazione ed espressione, quindi in realtà l’arte e la radio sono campi già connessi.

D – Cosa si aspetta dalla nostra web radio? Quali temi le piacerebbe che approfondisse? Quale trasmissione gradirebbe ascoltare?

Mi aspetto di sentire voci fresche e ‘fuori dal coro’, ricche di capacità critiche e di indipendenza di pensiero, che di questi tempi ne abbiamo bisogno. Mi aspetto di sentir vibrare lo spirito dell’avventura della radio, che da sempre è stata vissuta come espressione di libertà e di innovazione.

Come detto, il mio modello di radio è Radio3, quindi posso augurare ai ragazzi di saper approfondire i temi a loro cari con la stessa profondità e competenza che è una caratteristica di Radio3.

D – Cosa pensa delle nuove tecnologie? Usa spesso Internet?

Uso Internet quotidianamente e vivo costantemente a contatto con le nuove tecnologie per necessità professionali e perché amo confrontarmi con il ‘nuovo’. Occorre però non diventarne schiavi, basta camminare per strada oggi e vedere tutti chini sul proprio smartphone, uno spettacolo no sempre edificante. C’è una bella serie tv, “Black Mirror” che porta a livelli estremi l’uso delle tecnologie e disegna un futuro distopico allarmante. Quindi, attenzione!

D – Com’è nata la Sua passione per l’arte? Cosa è per Lei l’arte? Perché è importante? Perché le piace?

Ho sempre disegnato, fin da bambina, perciò in qualche modo ho avuto il destino segnato. L’arte è inutile e noi abbiamo bisogno di cose inutili che diano senso alla nostra vita.

D – Qual è il movimento artistico che preferisce?

Una domanda impossibile! Tutti i movimenti artistici hanno senso se considerati all’interno della loro epoca. Preferisco allora parlarvi di un’arte che è stata a torto considerata ‘minore’, l’illustrazione. Oggi fortunatamente c’è uno sviluppo fortissimo anche nel nostro paese della graphic novel, una sorta di romanzo disegnato e credo che qui si trovino le cose migliori dal punto di vista della ricerca artistica, e di quel linguaggio che unisce i due grandi campi della parola e dell’immagine. Ci sono autori incredibili, come Manuele Fior, Stefano Ricci, il modenese Marino Neri. Personalmente credo che in questo campo, liminare tra illustrazione, fumetto e narrazione visuale, il più grande sia Gipi, che a mio avviso riesce sempre a creare storie necessarie ed emozionanti. È appena uscito il suo nuovo libro “La terra dei figli”, dopo il bellissimo “unastoria”. Ve lo consiglio!

D – L’arte ha oggi la stessa importanza che ha avuto nel passato? Come vede il futuro dell’arte?

L’arte ha sempre avuto importanza nella nostra società e avrà sempre più spazio perché come aveva giustamente previsto Marcel Duchamp, l’arte è dappertutto. Piuttosto è quello che viene definito il sistema dell’arte, che è un sistema culturale ed economico che accredita valore agli artisti in un gioco complesso che riguarda vari ruoli, (critici, curatori, gallerie e musei) che è un problema. A volte non è facile distinguere fra ciò che ha valore e ciò che è di moda o che ha quotazioni falsate come un titolo in Borsa. Il tempo forse ci dirà qualcosa di più su questo. Cosa rimarrà?

D – Cosa dovrebbe insegnare l’arte a scuola? Perché è importante per gli adolescenti?

L’arte dovrebbe insegnare a porci delle domande, a sviluppare il nostro senso estetico e il nostro pensiero critico, forse ci aiuta a vivere meglio. Credo che non occorra fare distinzioni generazionali, l’arte è importante per tutti.

D – Pensa che questo progetto avrà successo?

Penso che avrà successo perché è un’idea creativa che affonda le sue radici in un passato ‘glorioso’, come ho detto prima la radio è un’affermazione di libertà.

D – Cosa pensa della condizione dei giovani? Quale futuro immagina per i ragazzi d’oggi. Vede un futuro per loro e per le nuove generazioni?

La condizione dei giovani oggi è imbarazzante a dir poco. Se posso trasmettervi una sensazione è che siamo nel tempo in cui Saturno divora i prori figli, la sensazione non è bella ma la nostra società è in una fase di grande crisi e non lascia spazio ai giovani, lo fa solo a parole. Il futuro ci sarà in ogni caso, il futuro è adesso, posso dire ai ragazzi di svegliarsi dal torpore catatonico che sembra avvolgerli. Questo progetto mi sembra ancora più bello se consideriamo la forza comunicativa che la radio può avere ancora oggi. Potete esprimere le vostre idee, finalmente! Perciò, evviva la radio!




ITALIA – “Beacon waves”: la radio si fa a scuola, tra lavoro e passione. Gli studenti intervistano la giornalista-docente Angela Milella

MODENA – “La radio e la musica fanno parte della mia storia sin dalla nascita”, così la giornalista-docente dell’Ites Jacopo Barozzi, Angela Alessandra Milella,  racconta di “Beacon waves”, nuovo progetto radiofonico da lei ideato, che servirà a potenziare le competenze degli studenti nella cultura musicale, nel cinema e nei media. Questa è l’intervista rilasciata agli studenti della 3AAFM.

D – Il progetto approvato che finalità ha? Ha mai fatto una radio sul web?

R – Il progetto serve a potenziare le competenze degli studenti nella pratica e nella cultura musicale, nel cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e diffusione delle immagini e dei suoni anche mediante il coinvolgimento degli altri istituti pubblici e privati operanti in tali settori. Ho collaborato con alcune radio in passato, web e non.

D – Come è nata questa idea? In cosa consiste e qual è l’obiettivo? E’ stata aiutata da qualcuno in questo progetto? Durante la realizzazione si è avvalsa di qualche collaboratore? Da dove ha tratto ispirazione? Chi ha aderito e partecipato con lei a questo progetto?

R – E’ nata in Veneto nella primavera del 2016, quando, gironzolando tra Mestre, Padova, Venezia e Verona, sperimentavo la didattica dei media con un altro progetto e studiavo per mettere a punto altri strumenti. Nella ideazione, nella predisposizione dei metodi, delle strategie e degli obiettivi non mi ha aiutato nessuno. Per la realizzazione mi servirà l’aiuto di molte persone. Il titolo e il brand sono modenesi, per idearli mi sono ispirata alla città, alla Ghirlandina, ero in Piazza Grande quando ho sentito tornare nella mente la parola waves, radio waves, che ho voluto legare al termine beacon: “Onde dal radiofaro”. Amo molto la musica non solo il giornalismo e la letteratura. Ho subito lanciato l’idea. E’ piaciuta alla preside Roberta Pinelli del Liceo musicale Sigonio e alla professoressa Antonella Battilani del Liceo artistico Venturi. Il progetto si rivolgerà a tutte le scuole modenesi.

D – Cosa potrebbero imparare i ragazzi da questo progetto?

R – Sono previsti obiettivi specifici di apprendimento da raggiungere, ma impareranno anche a far parte di una redazione radiofonica, a utilizzare programmi e supporti informatici ed elettronici, a conoscere un’impresa radiofonica.

D – Oltre a essere un’ insegnante ha altre professioni?

R – Sono giornalista, scrittrice e regista.

D – Riesce sempre a gestire due lavori contemporaneamente?

R – Sì, anche più di due, sono sempre stata una donna molto impegnata.

D – Quando si è laureata e quando è iniziata la sua passione per la letteratura? Quale argomento della letteratura le piace di più?

R – Mi sono laureata con anticipo e brillantemente nel 2004. Ho sempre letto molto e scritto bene. Mio nonno mi ha trasmesso la passione per la lettura, per i libri, i giornali e il telegiornale. Le mie zie mi hanno insegnato a leggere e a scrivere, tra i tre e i quattro anni. Mi piace molto il Verismo.

D – Le piace di più la letteratura o la storia?

R – La storia.

D – Che scuola superiore ha frequentato?

R – Il liceo scientifico

D – Perché ha deciso di fare per professione la professoressa?

Lavoro solo per chi mi paga. Nonostante la crisi mi hanno dato da subito 1.200 euro netti.

D – A che età ha iniziato a lavorare? Dove ha lavorato? Ha mai viaggiato all’estero per lavoro?

R – Per me lo studio è stato un grande lavoro, non ho perso tempo e ho conseguito il massimo dei voti a ogni livello. Avevo 25 anni quando ho iniziato a insegnare e a scrivere per i giornali. Ho lavorato sempre nella scuola statale. Ho partecipato al progetto Erasmus in Belgio e sono stata in Grecia per uno stage in un’impresa turistica.

D – Perché si è appassionata al giornalismo? Ha mai scritto per giornali o magazine?

R – La mia maestra elementare è stata la moglie di un noto giornalista barese. A sette anni leggevo i quotidiani che mio nonno acquistava, seguivo il dibattito in Tv, fumavo e bevevo il caffè. Mi sono iscritta all’Ordine dei giornalisti, non ho più tempo per stare con i miei nonni, non fumo e raramente compro caffè.

D – Ha vinto premi per il suo lavoro?

R – Sì, qualche borsa di studio, una medaglia dal Presidente della Repubblica per l’organizzazione di un premio letterario, il premio internazionale “Tra le parole e l’infinito” per ”Precarious”, il primo premio nazionale in comunicazione per un progetto didattico finanziato da “Bando alle ciance” del Comune di Sommacampagna (Vr).

D – Quando era una studentessa ha mai pensato di fare la professoressa e anche la giornalista?

R – Sì, l’ho dichiarato alla Gazzetta del Mezzogiorno. La mia foto è al centro, in alto, nella pagina che riporta i volti dei diplomati con il massimo dei voti.

Quando lo dissi di fronte alla Commissione degli Esami di Stato, tutti mi risposero che sarebbe stato molto difficile. Oggi posso dire di aver vinto una battaglia.

D – Quanto ha studiato per diventare professoressa?

R – Una vita intera. Più intensamente all’Università e per prepararmi al concorso dato che non avevo raccomandazioni.

D – Dopo la laurea, quanto è stato difficile entrare nel mondo del lavoro?

R – Tanto, non avrei scommesso. Otto anni di precariato con spese notevoli per la formazione continua.

D – Ha dovuto spostarsi dal suo paese di nascita per inseguire i suoi sogni da giornalista e da professoressa?

R – Sì, nella mia città ho lavorato solo per un anno scolastico. Ho lavorato 5 anni in provincia di Foggia, 2 in quella di Bari, 2 in quella di Verona e adesso a Modena, come racconto in “Precarious: quello che della scuola non si dice”.

D – Qual è stato il suo primo articolo di giornale? Su che giornale è stato pubblicato?

R – Ho iniziato stando in redazione, dai taccuini di cultura e spettacolo, e dalla cronaca amministrativa. Dopo ho iniziato a seguire eventi e personaggi da inviata e da corrispondente. Il primo articolo l’ho scritto su “Calici di stelle” un evento enogastronomico pugliese. Sono tornata in redazione con una bottiglia di buon vino! Ho iniziato a scrivere per il Quotidiano Puglia di Mario e Rossana Gismondi.

D – Sappiamo che ha scritto un libro, ce ne può parlare? Perché l’ha voluto scrivere? Che messaggio voleva trasmettere ai lettori? Da cosa ha preso spunto? Avremo occasione di leggere un altro suo libro?

R – Ho descritto la scuola e i docenti italiani. E’ un libro di denuncia. Volevo e tuttora desidero migliorarla. Ho raccontato la mia esperienza. Nella penna ho una nuova storia da raccontare. Spero di farlo al più presto.

D – Qual è la cosa più affascinante nel giornalismo?

R – La ricerca della notizia, l’indagine, l’inchiesta. Il giornalismo ti permette di cercare e ascoltare gli altri, di osservare e descrivere la realtà, di raccontarla, di orientare l’opinione degli altri e suscitare reazioni, di far conoscere i fatti che vorrebbero tenere nascosti. I giornalisti consegnano il presente alla storia.

D – Le piace insegnare ai ragazzi?

R – Soprattutto a quelli educati, sensibili e intelligenti, che hanno voglia di imparare, di ascoltare, di studiare con e per gli altri, che sono curiosi. Ho scelto di insegnare nella scuola secondaria di secondo grado perché la scelta dell’indirizzo di studi non è obbligatoria e per questo motivo c’è o meglio ci dovrebbe essere, se le attività di orientamento funzionassero, più consapevolezza e motivazione.

D – Cosa La motiva a introdurre i giovani nel mondo giornalistico? Cosa L’ha motivata nella realizzazione del progetto “Beacon waves”? Che soddisfazione Le dà?

R – Il desiderio di un mondo più vero e migliore. La radio e la musica fanno parte della mia storia sin dalla nascita, come la scuola. Il testimone di nozze dei miei genitori era un dirigente scolastico. Pertanto questo progetto mi dà una grande soddisfazione.

D – Da quanti anni insegna?

R – Insegno da 11 anni.

D – In quali scuole ha insegnato?

R – In scuole di frontiera, Istituti di istruzione superiore ai margini della provincia.

D – Se avesse scelto un’altra strada quale sarebbe stata?

R – La ricerca scientifica.

D – In futuro Le piacerebbe continuare a fare questo lavoro o le piacerebbe fare altro? Ha altri progetti?

R – Ho dei conti in sospeso…