Effetto Mondiali

La foto di una giovane supporter che esulta per il gol della propria squadra, con il volto dipinto e un bel tutù con i colori nazionali è un’immagine usuale durante tutti gli eventi sportivi. Ai Mondiali FIFA 2018 in Russia se i colori sono verde bianco e rosso della Repubblica islamica dell’Iran, le cose cambiano. 

La foto scattata da Frank Augstein dell’AP, ritrae due fan della nazionale durante il match Iran-Portogallo, e la tifosa non indossa come impone la legge iraniana, l’hijab obbligatorio per presentarsi in pubblico. L’osservazione più ovvia è quella che la legge vale nel proprio Paese, dove vige la norma, ma appena fuori dei confini, moltissime si tolgono il velo. Certo, è così, ma la foto ci permette di riflettere meglio su come lo sport, la sua pratica e anche il tifo calcistico, attività quotidiane e banali, siano traguardi importanti da raggiungere in alcuni Stati.

epa06825289 Supporter of Iran cheers prior to the FIFA World Cup 2018 group B preliminary round soccer match between Iran and Spain in Kazan, Russia, 20 June 2018.
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FOTO 1. Primo piano di una tifosa

La qualificazione dell’Iran per la fase finale della Coppa del Mondo riveste un ruolo significativo per le donne iraniane. La separazione tra i sessi nella sfera pubblica in Iran è anche per le partite di calcio. Una legge non scritta, ma la consuetudine e la prassi nella repubblica islamica hanno impedito alle donne di partecipare a eventi sportivi pubblici negli stadi; ragione dichiarata: per motivi di sicurezza.

Appena lo scorso aprile, cinque giovani donne avevano dovuto travestirsi con tanto di baffi e barba per tifare Persepolis, quasi come nel film Offiside di Jafar Panahi, Orso d’Oro al Festival di Berlino nel 2006. Il loro gesto, insieme a quello di tante prima di loro, arrestate o esuli dal Paese, che hanno messo in pericolo la propria incolumità per conquistare il diritto allo stadio nel corso degli anni, ha cambiato le cose. 

Il capitano della nazionale di calcio iraniana proprio in vista delle partite mondiali ha invitato il presidente Hassan Rouhani a togliere il divieto di ingresso negli stadi alle donne. Così, quarant’anni dopo, le donne hanno avuto, se non riavuto, il diritto vero e proprio, l’opportunità, il permesso o la concessione che ciascuna scelga di tifare apertamente sugli spalti di uno stadio. 

Era dal 1979, primo anno della rivoluzione islamica, che le porte dello stadio di Teheran, lo stadio della Libertà (Azadii), non si aprivano per le supporter dell’Iran. La nazionale impegnata mercoledì 20 giugno contro la Spagna ha avuto donne festanti che hanno potuto sventolare la bandiera, inviare foto e video dai cellulari, riprendersi con i volti dipinti. Il tutto amplificato dai grandi videowall dello stadio, come ogni evento e partita che si rispetti. 

Il preludio per rivedere le donne di nuovo negli stadi, ripristinando la prassi, non potendosi abolire la norma non scritta. Iran versus Spagna ha visto la sconfitta dell’Iran, e non ha passato le eliminatorie, ma poco importa. La gioia del gol contro il Portogallo della giovane iraniana, virale nei social, non può che farci sperare come l’anonimo commento su Reddit che dice: “Un gesto spavaldo, ma che bello, e tanti auguri!” Auguri a voi, tifose dell’Iran.

FOTO 2. Tifosa iraniana ai Mondiali Russia 2018

http://emirateswoman.com/heres-why-this-iranian-football-fan-is-going-viral/

https://www.vanityfair.it/sport/calcio/2017/06/21/iran-donne-stadio

https://it.wikipedia.org/wiki/Jafar_Panahi




Campionati del mondo di calcio. Russia 2018 Alcuni buoni motivi per tifare Islanda

La tifoseria italiana, orfana della Nazionale ai Campionati del mondo di calcio, sta cercando squadre alternative; c’è chi fa il tifo per le favorite, chi preferisce le più deboli, chi quelle europee, chi le americane. Un intero Paese ha risolto il problema tifando in massa per il beniamino locale Thiago Alcantara, oggi con la maglia della Spagna; il bambino nacque l’11 aprile 1991 proprio qui, a San Pietro Vernotico (Brindisi), perché il padre Mazinho, di origini brasiliane, giocava nel Lecce.

Le prime prove delle squadre più forti, almeno sulla carta, sono state pareggi o deludenti sconfitte, allora vale la pena guardare con rispetto e ammirazione verso la piccola Islanda che si è rivelata una conferma, e non una meteora passeggera, battendosi con onore con l’Argentina di Messi.

Desta stupore che un Paese di soli 334.000 abitanti abbia circa 20.000 tesserati (di cui il 25% donne) e 650 allenatori diplomati, assunti a tempo pieno. Da due anni a questa parte, dopo gli Europei, gli investimenti sono stati grandiosi e i frutti si vedono: secondo la graduatoria Fifa nel 2013 la squadra era al 135° posto, ora è al 22° (l’Italia al 19°…); in Russia è arrivata per meriti indiscussi vincendo in un girone non facile. Ma quello che veramente colpisce anche chi non è tifoso/a e non si interessa di  calcio è avvenuto in ambito sociale, in un arco di tempo ben più lungo. Il governo islandese ha coinvolto la gioventù incoraggiando la pratica del calcio come un vero motore di socializzazione e di crescita. In un Paese quasi spopolato e freddo sono stati costruiti stadi coperti e riscaldati, sono stati formati tecnici, è stata incentivata la partecipazione femminile. I risultati sono concreti e dimostrati dai fatti, i dati del successo parlano da soli: in neppure venti anni quindicenni e sedicenni che abusavano di alcool sono scesi dal 48% al 5%, chi fa uso di cannabis dal 17% al 7%, chi fuma sigarette dal 23% al 3%.

E’ evidente che non sarà tutto merito delle attività sportive e del pallone, ma certo è la prova che investimenti intelligenti nel tempo libero giovanile, a lungo termine, vengono premiati ed è bello a Mosca vedere festeggiare il pubblico e i calciatori nella Geyser sound, una sorta di allegra  “ola” collettiva a braccia alzate, con coro e battimani ritmati. E poi quelle magliette azzurre sfumate di bianco e rosso – a ricordare l’acqua, il ghiaccio, il fuoco dei vulcani – sono state create da un’azienda di Parma, la Erreà. Quindi un po’ di Italia si può trovare anche sui campi di calcio russi.