TERRORISMO – Gli ultimi attentati in Egitto, Libia e Francia

EGITTO – Tre uomini armati hanno assaltato un resort a Hurghada, sulla costa egiziana del Mar Rosso. Lo scrive il sito del quotidiano egiziano Al Ahram. I tre sarebbero arrivati dal mare, hanno sparato all’ingresso di un hotel di lusso usato da turisti a Hurghada, il Bella Vista.

Il commando avrebbe cominciato a sparare all’entrata dell’hotel contro i presenti, per poter penetrare all’interno. Alcuni uomini della polizia presenti sul posto avrebbero ucciso uno, o forse più, uomini armati.

Un attentato simile a quello del giugno scorso a Sousse, in Tunisia, che aveva fatto 38 vittime.

LIBIA – Sarebbero decine le vittime dell’attentato messo a segno  contro un centro di addestramento della Guardia costiera a Zliten, a Ovest di Misurata, in Libia.

E’ quanto riporta il sito Libya Observer, secondo cui erano circa 400 le reclute presenti nel campo al momento dell’esplosione. “E’ un massacro”: così testimoni hanno descritto l’attacco suicida.

Nell’attacco sono morte almeno 40 persone, ha scritto Reuters citando il sindaco di Zliten. Altre fonti parlano di un numero di vittime molto maggiore. Alcuni siti libici riferiscono di oltre 100 vittime. Secondo l’agenzia di stampa libica Lana, vicina al governo di Tobruk, ci sarebbero almeno 15 morti e 30 feriti, mentre l’agenzia rivale del governo di Tripoli ha riferito di almeno 50 morti e 127 feriti.

Lo Stato islamico (Isis) ha rivendicato l’attacco kamikaze. Sull’agenzia Amaq, uno dei media ufficiali del califfato, si afferma che l’attentato è stato messo a segno “da uno degli eroi dello Stato islamico a Zliten”.

Il ministero della Sanità ha dichiarato lo stato di emergenza a Tripoli e Misurata per fronteggiare l’alto numero di morti e feriti. Immediata la condanna dell’inviato dell’Onu per la Libia, Martin Kobler.

L’attentato è avvenuto attorno alle 8 quando circa 400 reclute erano impegnate nelle esercitazioni nel campo di addestramento della Guardia costiera; l’esplosione è stata avvertita anche a Misurata, secondo quanto riportato dal Libya Observer, che si trova 60 chilometri a Est di Zliten.

FRANCIA – Ha scelto il giorno dell’anniversario della strage di Charlie Hebdo un ventenne di origini marocchine che oggi ha cercato di introdursi all’interno del commissariato di rue de la Goutte d’Or, nel 18esimo arrondissement, a Parigi. Un tentativo che è stato subito fermato. Erano le 11,30 quando ha urlato “Allah Akbar”, “Allah è grande”, nel tentativo di aggredire un agente. Voleva vendicare le vittime siriane, ma è stato ucciso dai proiettili della polizia. Aveva una cintura esplosiva finta, un’imitazione, un coltello, un pezzo di carta con disegnata la bandiera dell’Is e una rivendicazione manoscritta in arabo. Nel testo parlava della sua volontà di “vendicare i morti in Siria”, e giurava fedeltà all’autoproclamato califfo dell’Is.




FRANCIA – Le vittime libanesi non interessano nessuno

Le fiamme che venerdì scorso hanno illuminato Parigi, pregne di morte e rabbia, hanno scosso le coscienze del mondo intero, provocato sdegno e generato intolleranza negli animi di chi ha sempre provato un’insofferenza latente nei confronti dei musulmani. Ad essi, però va ricordato che i terroristi dell’Isis hanno massacrato in Libano, due giorni prima degli attentati verificatisi a Parigi, 44 persone e ferito 139, tutti musulmani, ma le vittime libanesi non interessano a nessuno, come peraltro i 224 turisti deceduti nell’esplosione dell’aereo passeggeri recante bandiera russa, nei pressi della regione del Sinai. Durante la notte i jihadisti hanno esultato sui social network, postando messaggi come:”Ricordate, ricordate il 14 novembre di #Parigi. Non dimenticheranno mai questo giorno, così come gli americani l’11 settembre”, “La Francia manda i suoi aerei in Siria, bombarda uccidendo i bambini, oggi beve dalla stessa coppa”. La replica di Hollande è stata di far bombardare le basi strategiche e di addestramento dell’Isis, in Siria, sostenendo di non aver ucciso durante il raid alcun civile, come se gli ordigni sapessero distinguere e colpire solo gli jihadisti. Il giorno dopo la mattanza compiuta dai terroristi, la capitale francese si è svegliata stordita, sui muri erano ancora affissi alcuni manifesti che riportavano lo slogan “Je suis Charlie”, ricordando e denunciando il massacro avvenuto nella sede della testata satirica Charlie Hebdo, con l’unica differenza che in quell’occasione i monumenti erano stati tappezzati con matite, mentre in questi giorni la gente posa su di essi dei fiori. La gente s’incontra per strada, si abbraccia, cerca conforto nel dialogo, spesso s’incontravano per le strade gruppi di gente tra di essa sconosciuti. Uno dei luoghi colpiti dai terroristi venerdì è stato il teatro Bataclan, quando gli attentatori hanno fatto irruzione nella sala, era in corso il concerto della band statunitense Eagles of Death Metal,in cui ha perso la vita la studentessa italiana Valeria Solesin. Sin da subito, la priorità della polizia francese, è stata quella di arrestare la mente del commando, ossia il belga Abdelhamid Abaaoud, morto assieme a sua cugina, che si è fatta esplodere durante lo scontro a fuoco del 18 novembre, in cui le teste di cuoio hanno arrestato otto probabili jihadisti. Il clima di terrore, sta portando i paesi europei a rafforzare le misure di sicurezza, infatti nei giorni seguenti sono state sospese due partite di calcio, la prima tra Spagna e Belgio e la seconda ad Hannover tra Germania e Olanda a causa di un pacco contenente esplosivo. Avrebbe dovuto assistere a quest’ultima partita anche la cancelliera tedesca Angela Merkel.




FRANCIA – Attacco terroristico a Parigi: almeno 26 morti in 3 attentati. Sessanta ostaggi nel Bataclan

Tre sparatorie a Parigi  con almeno 26 morti e diversi feriti. Quindici persone sono state uccise nella sala concerti Bataclan, altre tre nei pressi dello stadio di Francia. Colpi di kalashnikov hanno ucciso diverse persone in un ristorante del decimo arrondissement. Lo riferisce l’emittente francese BFM-TV. Una seconda sparatoria è avvenuta al Bataclan, una nota sala di concerti nell’XI arrondissement, non lontano dalla sede di Charlie Hebdo e nel quartiere adiacente. Secondo testimonianze riportate da radio e tv almeno 50 colpi sono stati sparati nei pressi del teatro. Circa 60 persone sono tenute in ostaggio all’interno della sala concerto del Bataclan. Esplosioni si sono verificate inoltre nei pressi dello stadio Stade de France dove si gioca Francia-Germania. Il presidente Hollande è stato evacuato dalla sicurezza. Le inferriate attorno all’impianto sportivo sono state bloccate e le migliaia di persone che stavano assistendo all’amichevole Francia-Germania al momento non possono lasciare i dintorni dello stadio. Si ignora come sarà gestito, fra pochi minuti, il deflusso degli spettatori. Intanto Hollande è al ministero dell’Interno per una riunione di emergenza dopo le sparatorie contemporanee nel cuore di Parigi. Alla riunione parteciperà anche il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve. Gli attentati al momento interessano contemporaneamente tre zone distinte della città, il bar-ristorante del X arrondissement, nella sala concerti del Bataclan nel XI arrondissement e allo stadio. Un primo sparatore sarebbe stato abbattuto dagli agenti francesi: è quanto riferisce Europe1. Testimoni presenti nella sala da concerti Bataclan di Parigi hanno parlato – in lacrime – di uno dei terroristi che gridava “Allah u Akbar”, “Allah è grande”. Lo riferiscono i media francesi. I fatti di Parigi hanno allarmato anche i vertici delle forze di sicurezza italiane che hanno innalzato le misure di sicurezza nel nostro Paese intensificando i controlli e il monitoraggio delle aree considerate più a rischio.




EUROPA – 470 migranti morti in mare. Nawal Soufi: “La Guardia Costiera non ha interpreti”

Dall’inizio dell’anno, circa 470 persone hanno perso la vita o sono scomparse nel Mediterraneo durante i viaggi della speranza verso l’Europa, lo rende noto l’Alto commissariato Onu per i rifugiati Unhcr, sottolineando anche che nello stesso periodo dello scorso anno le vittime furono 15.

Oltre a denunciare la strage, l’organizzazione delle Nazioni Unite ha inviato all’Unione europea una serie di proposte per affrontare il problema delle migliaia di migranti e rifugiati che cercano di raggiungere il Vecchio continente. Tra le iniziative da assumere secondo l’Unhcr, l’istituzione di “un’importante operazione di ricerca e soccorso europea nel Mediterraneo simile all’operazione Mare Nostrum”, la realizzazione di “un sistema europeo per compensare le perdite economiche subite dalle compagnie di navigazione coinvolte nel salvataggio in mare”, un meccanismo di equa distribuzione dei rifugiati siriani. L’Unhcr sollecita inoltre l’Unione Europea affinché esplori soluzioni per affrontare le difficoltà in cui incorrono i rifugiati una volta arrivati in Europa, assicurando loro un sostegno adeguato ed evitando che alcuni Paesi debbano assumersi la responsabilità in modo preponderante.

“Stiamo proponendo all’Unione Europea e ai Paesi che ne fanno parte una serie di soluzioni coraggiose e innovative per affrontare le sfide connesse alla gestione dei flussi migratori misti nel Mediterraneo e ridurre il numero di persone che perdono la vita in mare – ha dichiarato Vincent Cochetel, Direttore del Bureau Unhcr per l’Europa – Il mantenimento dello status quo non è un’opzione praticabile. Non agire di fronte a queste sfide comporta solamente la morte di altre persone.”

Inawal

Nelle photo, Nawal Soufi, “Lady Sos”, come l’hanno soprannominata i siriani. Perché quando si trovano alla deriva, su un mercantile lasciato senza equipaggio, quando non rimane che disperazione e paura sanno che c’è un numero “d’emergenza” sempre attivo, il suo. Nawal avverte la Guardia Costiera fornendo ai militari le coordinate della posizione dell’imbarcazione. Poi corre al porto ad accoglierli, fornisce loro cibo, acqua, vestiti, pannolini per bambini, contatti utili. Lo fa da quasi due anni, gratis, spinta da una passione incondizionata, che si riassume in questa risposta: “È il cuore che mi paga”.

È stata lei a segnalare l’arrivo di tutti i 13 cargo lanciati contro le coste italiane dagli scafisti, dal 28 settembre a oggi. “In quattro casi mi avevano detto di essere stati abbandonati. Con il Blue Sky M (intercettato il 30 dicembre con quasi 800 migranti a bordo), mi arrivò questo sms: “Abbiamo problemi a guidare il mercantile, non abbiamo controllo”. “Tutti hanno il mio numero, ne ho salvati a migliaia”.

Durante l’incontro pubblico organizzato dall’associazione “Donne musulmane d’Italia” nel Palazzo della Gran Guardia  di Verona, in occasione della Giornata internazionale della Donna, per condannare tutte le forme di estremismo, di terrorismo ed esprimere la propria preoccupazione di fronte all’ondata di gravi episodi di islamofobia che sta attraversando l’Europa in questi ultimi mesi, soprattutto dopo l’attentato presso la sede della rivista francese Charlie Hebdo, Newal Soufi ha denunciato la mancanza di mezzi di soccorso adeguati ad accogliere le imbarcazioni. “In Sicilia – ha detto – la Guardia Costiera non ha interpreti per dialogare con i profughi. Per passione mi sono messa a studiare tutti i dialetti del mondo arabo, per questo capita anche che la Guardia costiera mi faccia partecipare a telefonate di gruppo con i migranti. Mi tocca anche salvarli dallo sfruttamento di chi li trasporta a caro prezzo nel Nord Europa senza dire loro che esistono  treni e biglietti a basso costo”.

nawal soufi