Il bene Comune

I primi giorni del nuovo governo sono stati caratterizzati da avvenimenti definibili, volendo usare un patetico eufemismo, piuttosto rimarchevoli. Mentre scrivo – martedì 12 giugno 2018, mattina – non è ancora chiara la sorte delle 629 persone soccorse in mare dalla nave Acquarius e che dovrebbero essere accolte, tutte o in parte, dalla Spagna, dopo che l’Italia ha decretato la chiusura dei suoi porti (e nonostante i sindaci di Palermo, Messina, Napoli e Reggio Calabria li vogliano aperti). Le notizie si affastellano di ora in ora e non è facile orientarsi. Un altro esempio è di pochi giorni fa: l’uccisione di Soumaila Sacko, presentato dai media, di volta in volta, come un immigrato, un sindacalista, una vittima della ’ndrangheta, un nero, un ladro di lamiere. 

I tempi dell’informazione si fanno sempre più stretti e i social media non facilitano la loro diffusione, semmai la intralciano per eccesso. Chi legge e condivide notizie lo fa sempre sull’onda dell’emozione e senza avere il tempo di confrontare, documentarsi e riflettere. Le notizie, anche quelle non fasulle (ma è difficile discernerle, se non in tempi lunghi), arrivano da contatti selezionati, quindi affini, e condivise da altri contatti affini. Per questo non trovo mai sulla mia pagina facebook le notizie di Casa Pound e del Movimento nazionalsocialista dei lavoratori: le ho escluse a priori. Ciò mi evita la gastrite ma può attenuare la percezione della realtà che mi circonda (che non è, a mio avviso, esattamente rose e fiori). Ma: primo, bisogna pur sopravvivere e, secondo, bisogna pur cercare informazioni corrette nel mare del web.

Per quel che mi riguarda, la “politica” – quella fra virgolette, dei “politici” quasi solo maschi, plurireddito, ben assisi e pasciuti, la “politica” di cui Francesco Guccini già cinquant’anni fa cantava «che è solo far carriera» – è uno strano gioco a cui le cittadine e i cittadini non hanno possibilità di partecipare. Ma esiste anche una politica senza virgolette. Per esempio, su queste pagine digitali, il 21 marzo scorso, Maria Pia Ercolini ha scritto di un sito Una parola al giorno, la cui missione è presentare, per l’appunto, ogni giorno una parola nel suo significato, nell’etimologia e negli usi più frequenti. Non è un sito propriamente politico, ma serve a spiegare e a diffondere parole, a capire ciò che si ascolta e a dire con esattezza ciò che si intende, dunque è politicissimo. Perché ciò che manca alla “politica-fra-virgolette” è l’affermazione dell’idea di bene comune, o meglio la consapevolezza che un bene comune esista, che da esso non si possa prescindere, che non possa mai essere appaltato a nessuno, che sia ciò di cui ognuno e ognuna di noi può dire «è mio» senza che vi sia contraddizione con «è tuo» ed «è nostro».

Anche Comune-info è un sito politico fin dal nome. La presentazione del sito, il classico “Chi siamo” in alto a destra, è disarmante: «Chi siamo? Non lo sappiamo bene, siamo in movimento». E continua: Comune-info è «un tentativo di rispondere al bisogno di cambiare la direzione del nostro sguardo, un sito che cerca di raccontare, accompagnare e moltiplicare i cambiamenti sociali profondi, spesso poco visibili. Ci interessano le trasformazioni e i movimenti che mettono in discussione il profitto e la mercificazione delle relazioni ma soprattutto il muoversi che sperimenta, tra limiti e contraddizioni, relazioni diverse da quelle di tipo capitalista. Le relazioni di chi mette (e si mette) in comune». La redazione di  Comune-info è composta da Gianluca Carmosino, Riccardo Troisi, Marco Calabria, Daniela Cavallo. La nuova testata è stata disegnata da Barbara Pulliero. L’elenco delle collaboratrici e dei collaboratori è lunghissimo, come pure dei link “amici”, quelli che Comune-info legge, studia e diffonde. Nel menù si scorrono gli argomenti: migranti, clima, guerra, autogestione, scuola, ecologia e tanti altri. Non mancano indicazioni su chi e come si coltiva un orticello urbano, o come e dove riparare la bicicletta, o sulla partecipazione a gruppi di acquisto solidali. Particolare attenzione è rivolta alla realtà romana, ma quella nazionale e internazionale non è da meno. L’informazione di Comune-info è capillare: non vi è solo la cronaca “politica” di ciò che dicono e fanno i governanti, ma conto anche ben 15 annunci – e aumentano in continuazione – di altrettanti incontri e manifestazioni contro la chiusura dei nostri porti, ovvero di politica senza virgolette.

È qui che ho letto l’unica fonte di prima mano su Soumaila Sacko: un suo scritto, la presentazione della sua vita, del suo progetto migratorio. Comincia così: «Sono Soumaila, ho ventinove anni, sono rifugiato dal Mali. Lavoravo come responsabile della comunicazione in un partito di opposizione al Governo. Un lavoro, il mio, che segna il destino in un paese come il Mali. Dopo una conferenza pubblica in cui abbiamo denunciato i crimini del governo venni a sapere che il mio nome compariva sulla lista delle persone accusate, da arrestare. Dovevo trovare una soluzione, avevo paura: ho saputo solo dopo che tanti miei amici e colleghi sono stati imprigionati o uccisi». Poi, come sappiamo, è scappato, è arrivato qui, è stato ucciso anche lui. 

Il sito Comune-info: https://comune-info.net/

Il testo di Soumalia Sacko: https://comune-info.net/2018/06/sono-soumaila-ho-ventinove-anni/




Il volto oscuro della Rai. Chi sono i dirigenti della Televisione pubblica italiana?

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La televisione di Stato dovrebbe essere esempio di virtù e invece continua a essere spettacolo di immoralità e depravazione. L’ultimo si è tenuto nel salotto di Bruno Vespa, il conduttore più chiacchierato del momento. A illuminare la scena la luce tetra dei Casamonica, ospiti d’eccezione del programma televisivo “Porta a Porta” prodotto con i soldi dei cittadini italiani.

In Rai non si dibatte più di temi di pubblico interesse e utilità, ma di vicende e fatti privati delle famiglie malavitose italiane. Cosa volete che importi agli italiani della musica che piace al boss? A loro interessa la sicurezza pubblica e che i delinquenti stiano laddove devono stare: in galera, non in televisione a mostrare i loro faccioni.

Ma chi sono i dirigenti della Rai? Chi regola l’ingresso degli ospiti? Chi li sceglie? Chi li assolda?

I cittadini pagano il canone, verdi di rabbia, perchè vorrebbero che la televisione conduca inchieste sul malaffare, sulle condizioni di vita della popolazione e che i problemi dibattuti siano risolti.

Ad andare all’attacco per primi sono stati i consiglieri del gruppo Pd di Roma Capitale: “È stato uno spettacolo vergognoso ed offensivo – si legge in una nota – quello al quale i cittadini e le cittadine romane in primis, ma anche tutti gli italiani, hanno dovuto assistere ieri sera durante la trasmissione Porta a porta di Bruno Vespa. Vedere accomodati rappresentanti della famiglia Casamonica nel salotto buono della tv di stato finanziata con il canone dei contribuenti – si legge ancora – doverli sentire rivendicare proprio quei funerali che hanno indignato e offeso la nostra comunità, ascoltarli mentre stabilivano accostamenti improponibili e ignominiosi tra grandi figure della Chiesa e il loro congiunto, è stato un vero e proprio affronto per tutti coloro che sono impegnati nella battaglia contro le mafie e l’illegalità, mettendo spesso a rischio la loro stessa incolumità”. E dal Comune il Pd vuol portare la questione in parlamento: “Chiediamo ai parlamentari eletti nel collegio di Roma e del Lazio e a quelli che siedono nella commissione di vigilanza Rai di intervenire perché sia fatta piena luce immediatamente su questa incredibile vicenda, – prosegue la nota – che ha visto esponenti di una famiglia i cui intrecci e commistioni con la malavita organizzata non solo romana sono noti e di lunga data, trovare spazio sulla rete ammiraglia della tv pubblica per rappresentare le loro tesi aberranti, grottesche e provocatorie, peraltro senza la presenza di un contraddittorio che ne potesse smentire o contestare in tempo reale le mistificazioni riportate”. E ancora: “Presenteremo, inoltre, immediatamente all’assemblea di Roma Capitale una mozione di censura di questo abuso compiuto ai danni del servizio pubblico, – conclude la nota – dell’immagine della Capitale e di tutti coloro che sono impegnati per combattere le mafie e la criminalità organizzata”.

Il vicesindaco di Roma, Marco Causi, tuona: “Mi auguro che qualcuno alla Rai abbia il buongusto di chiedere scusa alla città di Roma, ai romani e a tutti i cittadini. Trovo davvero inaudito – continua Causi – che il servizio pubblico, la Rai, ospiti componenti della famiglia Casamonica per fare intrattenimento mascherato da informazione. Quella andata in scena ieri sera sulla prima rete Rai è la più clamorosa dimostrazione di ciò che dico da tempo: la mafia a Roma è da molti sottovalutata e c’è ancora chi la ritiene alla stregua di un fenomeno folkloristico. Che la tv pubblica dedichi una trasmissione mettendo sotto i riflettori queste famiglie conosciute per la loro storia giudiziaria e per i noti caratteri di criminalità organizzata – conclude -, e si dimentichi invece delle giornaliste e giornalisti minacciati da quegli stessi personaggi per le loro inchieste su Ostia o degli amministratori locali che viaggiano sotto scorta, è sconcertante”.

Durissimo attacco anche dal blog di Beppe Grillo: “Rai, servizio pubblico paramafioso”, è il velenoso titolo del post. “La famiglia Casamonica ospitata dalla Rai nel salotto buono di Bruno Vespa per esibirsi davanti a 1.340.000 di italiani (14,54% di share)
nell’apologia di Vittorio Casamonica, il boss il cui funerale ha indignato Roma, è un oltraggio a tutti gli italiani onesti”.

Sulla vicenda interviene anche l’Usigrai: “Chiediamo ai nuovi vertici: quale Rai servizio pubblico vogliono? Quali messaggi il servizio pubblico deve dare ai cittadini? Qui la questione non è censurare, ma scegliere quale Paese raccontare e come. Quando si darà lo stesso spazio alle colleghe e i colleghi minacciati dai Casamonica? Alle colleghe e ai colleghi minacciati, o addirittura sotto scorta, per il loro impegno contro le mafie? La Rai servizio pubblico che noi vogliamo – sottolinea il sindacato dei giornalisti Rai – è quella che i riflettori li accende sul malaffare, sulle persone impegnate ogni giorno contro le mafie, a favore della legalità”.

Sono ospiti e non possono parlare, ma forse ai Casamonica non mancano fatti da raccontare sui dirigenti e sui galoppini della Tv di Stato.