GINEVRA – Le Società Nazionali di Croce Rossa contrarie all’accordo tra UE e Turchia

Alcune Società Nazionali di Croce Rossa della zona Europa, tra cui l’Italia con il Presidente Francesco Rocca, esprimono forti preoccupazioni per le conseguenze sul piano umanitario in seguito  per arginare i flussi migratori verso l’Europa.

Le Società, pur apprezzando gli sforzi compiuti dai paesi dell’UE nell’affrontare l’enorme crisi umanitaria in corso, sottolineano che l’accordo rischia di violare i diritti umani dei rifugiati, nonché il diritto internazionale ed europeo. In sintesi si chiede di garantire la possibilità di richiedere asilo agli aventi diritto, e di accedere a procedure eque ed efficaci per la determinazione dello status di rifugiato, nonché di garantire la protezione contro i respingimenti.

In Grecia è in corso una terribile emergenza umanitaria. Si tratta di una crisi europea che richiede atti concreti e autentici di solidarietà tra gli Stati. Né la Grecia né la Turchia possono prendersi cura esclusivamente di tutti i migranti che arrivano sul loro territorio. Nonostante gli sforzi dell’Unione Europea per fermare i flussi migratori, sulle isole greche continuano ad arrivare ogni giorno circa mille migranti che, come testimoniato dalla Croce Rossa Ellenica e dalle altre Società intervenute sul posto, ad oggi sono bloccati in condizioni spaventose, vivendo in tende esposti alle intemperie, e con condizioni igieniche e sanitarie molto precarie, così come precario è l’accesso al cibo, ai generi di prima necessità e all’istruzione.
In seguito all’accordo UE-Turchia, migliaia di persone sono state trasportate dalle isole greche sulle terraferma, creando confusione e panico che aggravano ulteriormente le condizioni già insicure di questi vulnerabili.

“Non bisogna dimenticare – dicono le Società Nazionali della Croce Rossa della zona Europa – che dietro alle trattative politiche su numeri e accordi finanziari, c’è la situazione disperata di centinaia di migliaia di persone vulnerabili, uomini, donne, padri, madri e figli, che rischiano la vita ogni giorno per cercare la salvezza in Europa. Riteniamo che l’accordo UE-Turchia rifletta una mancanza di empatia e umanità rispetto alla vera natura della disperazione che ha spinto molte persone ad intraprendere questi viaggi pericolosi. Secondo la nostra esperienza, le politiche di deterrenza e le chiusure dei confini hanno avuto un effetto limitato nel ridurre la vulnerabilità delle persone di fronte alla disperazione.

I controlli indiscriminati alle frontiere e la criminalizzazione della migrazione irregolare tendono a esporre i più vulnerabili, in particolare donne e bambini, a rischi sempre maggiori, come la separazione familiare, gli abusi sessuali, la tratta, le violenze e la morte.

Come abbiamo visto più volte, quando si chiude un confine, si creano rapidamente nuove rotte. Abbiamo a che fare con le ripercussioni enormi di conflitti irrisolti e con la povertà estrema, che richiedono urgentemente soluzioni politiche e azioni concrete come creare percorsi sicuri e legali in Europa, facilitare il ricongiungimento familiare, impostare operazioni di ricerca e soccorso nell’intero bacino del Mediterraneo garantendo assistenza ai migranti in difficoltà, dare priorità alla collaborazione tra Stati per garantire senza ostacoli la sicurezza e l’assistenza umanitaria alle vittime di conflitti e violenze.
Mentre Croce Rossa e Mezzaluna Rossa continueranno a fornire assistenza e protezione ai migranti vulnerabili lungo le rotte migratorie, gli Stati dell’UE devono assumersi congiuntamente le loro responsabilità e trovare soluzioni durature e più umane. In base alla nostra esperienza, oltre il 40 per cento dei Siriani che arrivano sulle isole greche vogliono riunirsi ai familiari già presenti in altri Stati europei. È importante sottolineare che le misure attuate non devono essere a scapito dei rifugiati provenienti da altri paesi, come l’Afghanistan, l’Iraq e l’Eritrea, che oltretutto stanno compiendo pericolose traversate in mare per ottenere la protezione internazionale in Europa.
Siamo consapevoli delle sfide che la situazione provocata dalla grande ondata migratoria in corso comporta per i governi dell’UE. Tuttavia, siamo convinti che le Società Nazionali di Croce Rossa e gli Stati membri dell’UE dovrebbero affrontare questo sforzo insieme. Ci aspettiamo di più da parte dei nostri governi e allo stesso tempo siamo pronti a fornire il nostro supporto”, concludono in una nota congiunta le Società Nazionali di Croce Rossa zona Europa.
La nota è sottoscritta dalle Società Nazionali di Croce Rossa dei seguenti Paesi: Austria, Belgio, Regno Unito, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Olanda, Norvegia, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera.




LIBIA – Parto in motovedetta. Onu: “Duemilacinquecento migranti sono morti dall’inizio dell’anno”

Secondo l’Alto commissariato  Onu per i rifugiati il numero di rifugiati e migranti che hanno attraversato il Mediterraneo dall’inizio dell’anno per arrivare in Europa ha superato la soglia dei 300 mila mentre il dato stimato di morti e dispersi è di circa 2500 unità.

Duecento cadaveri di migranti sarebbero stati individuati dalla Guardia costiera libica a circa un chilometro al largo della costa davanti a Zuwara dove è avvenuto un doppio naufragio. L’emergenza  è scatta nella serata di giovedì quando le autorità locali hanno comunicato che due barconi con circa 450 migranti a bordo erano naufragati.  Secondo il Guardian. I corpi di 40 persone sono stati trovati all’interno della stiva di un barcone arenatosi su una spiaggia, mentre almeno 160 galleggiavano in mare davanti alle coste. La Guardia costiera libica è riuscita a recuperare alcuni cadaveri e a portarli sulla spiaggia, ma altri sono stati lasciati in mare perché il battello non aveva abbastanza luce per continuare il lavoro. I corpi “sembrano di migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana, dal Pakistan, dalla Siria, dal Marocco e dal Bangladesh”, afferma un responsabile della sicurezza libica. Secondo la Croce Rossa 82 cadaveri di migranti sono stati recuperati  dopo il naufragio ma “circa 100 persone sono ancora disperse”, 198 sono state le persone portate in salvo. Secondo il racconto dei testimoni solo un uomo indossava un giubbotto di salvataggio. I cadaveri recuperati sono stati allineati sulla spiaggia chiusi nei sacchi.

Assistita da medici del Centro Soccorso dell’Ordine di Malta, una donna nigeriana al nono mese di gravidanza ha partorito un bambino sulla motovedetta Cp 324 diretta verso il porto di Lampedusa, dopo essere stata tratta in salvo da un pattugliatore della Guardia Costiera che ha soccorso 55 migranti al largo delle coste libiche. Sia la mamma, che ha 24 anni, che il neonato, che pesa circa tre chilogrammi, sono in buone condizioni; il loro arrivo sull’isola, dove troveranno ad attenderli i medici del Poliambulatorio, è previsto fra poche ore. I 55 migranti, tra i quali vi sono 37 donne e quattro minori, erano stati trasbordati sulla motovedetta per raggiungere nel più breve tempo possibile Lampedusa, visto che la donna aveva già le doglie. La puerpera ha partorito durante la navigazione, in un clima di festa.

Messina – Il pattigliatore Cp 940 Dattilo della Guardia Costiera è arrivato questo pomeriggio nel porto di Messina con 838 migranti salvati ieri al largo della Libia, in tre diversi interventi. Provengono per la maggior parte da Eritrea e Siria. Si tratta dello sbarco più numeroso per Messina. I primi a scendere sul molo Marconi, dove è stata allestita l’accoglienza, due uomini trasportati a braccia dai medici e volontari e subito caricati su una ambulanza. Ancora una volta i bambini sono numerosi: sulla nave ne sono stati segnalati 27 tutti con le famiglie, resta invece da stabilire ancora il numero complessivo dei minori. Per ospitarli è stata allestita anche una struttura provvisoria presso la palestra comunale di Gravitelli dal momento che nel centro di accoglienza per i minori non c’è più posto. Una parte dei migranti lascerà Messina destinata ad altri centri in Toscana, Lombardia, Veneto ed altre regioni. Sarebbero stati individuati anche due presunti scafisti che sono stati presi in consegna dagli uomini della Squadra mobile. Stamattina operazione di soccorso della Guardia costiera al largo della Libia: nave Corsi delle Capitanerie di porto ha salvato 105 migranti che si trovavano a bordo di un gommone.

Augusta – Il pattugliatore d’altura Cigala Fulgosi che opera nel dispositivo della Marina militare ‘Mare sicuro’ è arrivato al porto di Augusta, con a bordo 394 migranti che ieri aveva salvato in due distinte operazioni. Uno dei migranti è stato subito sbarcato e portato a Siracusa per un controllo dermatologico. Gli altri migranti nonostante il gran caldo stanno bene e stanno per scendere sulla banchina commerciale del porto. Ad accoglierli uomini dell’agenzia Frontex insieme a rappresentanti delle nostre forze dell’ordine, oltre a personale della Croce Rossa. La navigazione, durata circa 22 ore e’ stata tranquilla.

Cagliari – È approdata al molo Rinascita di Cagliari alle 8 la nave mercantile norvegese Siem Pilot con a bordo 781 profughi soccorsi nei giorni scorsi al largo delle coste libiche. A bordo ci sono anche i cadaveri di quattro donne e due uomini. La Prefettura ha allestito le tende per l’accoglienza, le visite mediche e le operazioni di identificazione. Alle 9 sono iniziate le operazioni di sbarco. La prima a scendere una donna incinta che ha accusato un malore. Ci sono anche una ventina di minorenni e undici donne incinte. Non ancora sbarcate le salme di due uomini, morti da diversi giorni e delle quattro donne che sarebbero decedute per asfissia a bordo di uno dei barconi poi soccorsi al largo delle coste libiche. Le salme saranno trasferite all’Istituto di Medicina legale di Monserrato (Cagliari) per l’autopsia. Al porto, dove sono state allestite le strutture mobili per la prima accoglienza, hanno assistito allo sbarco anche gli assessori regionali della Sanità, Luigi Arru, e dell’Ambiente, Donatella Spano. “Abbiamo verificato che la macchina dell’accoglienza sta funzionando, con la collaborazione tra istituzioni e il grande spirito di servizio di tutti”, ha dichiarato Arru. “Arrivano persone che hanno bisogno di aiuto ed è nostro dovere metterci a disposizione. Capiamo le preoccupazioni, siamo disponibili ad un dibattito pubblico, ma la migliore risposta a chi lancia allarmi, è proprio l’impegno e l’umanità di chi sta operando ora al porto di Cagliari”.

Medici senza Frontiere – Approderanno domattina nei porti di Trapani, Reggio Calabria e Crotone, le tre navi di Medici senza frontiere che ieri hanno tratto in salvo 1658 migranti, tra i quali 547 donne e 199 bambini, nel corso di sei distinte  operazioni nel Canale di Sicilia. Il numero più elevato da quando sono iniziate le attività di ricerca e soccorso. Le tre imbarcazioni sono la Bourbon Argos, diretta a Crotone, la Dignity I, in navigazione verso Trapani, e la My Phoenix (in collaborazione con il Moas), che ormeggerà a Reggio Calabria. A bordo numerosi profughi originari soprattutto da Eritrea, Nigeria e Somalia. Le operazioni sono iniziate alle 7 di ieri, quando la Bourbon Argos ha portato in salvo prima 353 persone che viaggiavano su un barcone a nord di Zuwara e poi 650 su un vecchio motopesca; altri 323 migranti, a bordo di tre gommoni, sono stati raccolti dalla Dignity; infine la MY Phoenix ha salvato 332 eritrei che viaggiavano su un’altra barca in legno. Tra le persone soccorse dalla Bourbon Argos, una donna incinta che è entrata in travaglio poco dopo essere stata trasferita a bordo. “Quella di ieri, è stata una giornata di gradi numeri per le operazioni di ricerca e soccorso di Msf, ma per le nostre equipe in mare l’attenzione rimane sempre sugli individui”, ha detto Lindis Hurum, coordinatrice di Msf a bordo della Bourbon Argos, che ha citato l’esempio di Senait, la giovane donna etiope, incinta di otto mesi, che ha iniziato il travaglio subito dopo essere stata salvata. “Come ogni padre, eccitato e nervoso per la nascita del suo primo figlio, il marito Joseph non l’ha lasciata sola. La giovane coppia è stata evacuata dal team medico per permettere a Senait di partorire il suo bambino in modo sicuro a Malta. Il nostro team è ora in trepida attesa della notizia della nascita del bambino”




ITALIA – A Solferino, il think-tank internazionale per l’azione umanitaria

Una persona in difficoltà deve essere aiutata indipendentemente dalla divisa che indossa. E’ questa l’ idea che ancora oggi, a più di 150 anni dalla firma della I Convenzione di Ginevra, anima l’impegno della Croce Rossa Italiana e dell’intero Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

Dal 15 giugno al 21 giugno, il campo di Solferino sarà caratterizzato dalla partecipazione di molteplici delegazioni dalle 189 Società Nazionali consorelle (che compongono la Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa), oltre a ospitare per il secondo anno la Solferino Academy, il think-tank internazionale per la promozione del dibattito umanitario. Solferino ’15 sarà l’occasione per ripercorrere l’ azione umanitaria della Croce Rossa in Italia e nel mondo e per  condividere, coinvolgendo la società civile, le altre organizzazioni umanitarie e il mondo accademico, strategie per affrontare le principali sfide umanitarie.




ITALIA – Fotografando Cosenza

di Livia Capasso e Maria Pia Ercolini

Leggiamo dal censimento operato da Toponomastica femminile nell’omonimo sito, che le strade, i larghi, le piazze a Cosenza sono 955, di cui appena 48 dedicate a donne, a cui si aggiungono un giardino in memoria di Matilde Serao e un parco per Grazia Deledda.

Molti odonimi alludono a località geografiche, altri ricordano l’esistenza di botteghe, come la piazza dei Follari, dove si vendevano i bozzoli del baco da seta (detti appunto follari), o via dei Pettini, dove i venditori di pettini esponevano la mercanzia, oppure il rione Pignatari, legato alla presenza di artigiani produttori di pentole di terracotta (le pignatte). Singolari anche le vie Paparelle e Cannuzze, la Giostra Vecchia, gli Archi di Ciaccio e Portapiana. Degna di nota è peraltro la via Popilia, un’arteria romana costruita nel 132 a.C. da Publio Popilio, che portava da Capua a Reggio Calabria.

Recentemente gli addetti alla toponomastica si sono accorti della forte disparità nelle intitolazioni tra uomini e donne, e nelle ultime delibere sono state privilegiate le figure femminili, per cui ora l’odonomastica cosentina annovera anche una medica, sindacaliste, attiviste politiche, vittime di violenza.

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Foto di Maria Pia Ercolini

Due le sante presenti nell’odonomastica della città, S. Teresa e Santa Lucia. A quest’ultima sono dedicati 11 toponimi tra via, vicoli e vicoletti. La vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione cristiana. Vissuta a Siracusa, sarebbe morta martire sotto la persecuzione di Diocleziano (intorno all’anno 304). Nella lista dei primi 20 odonimi italiani è seconda dopo S. Maria.

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Foto di Maria Pia Ercolini

Il largo delle Vergini prende nome dall’omonima chiesa, annessa all’ormai soppresso Monastero delle Vergini. L’edificio nacque nel 1515 dalla fusione di due conventi cistercensi femminili, destinato a ospitare ragazze delle nobili famiglie cosentine; fu danneggiato dal forte terremoto che colpì la città di Cosenza nel 1639. Nel 1808, lasciò posto a un orfanotrofio e oggi ospita l’Istituto Educativo Femminile S. Maria Delle Vergini.

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Foto di Maria Pia Ercolini

Col nome di Olimpia, Lucrezia della Valle entrò a far parte dell’Accademia Telesiana, sorta a Cosenza nel 1509. Compose 42 sonetti, 1 canzone, 3 sestine, 6 ballate e un capitolo sull’amore platonico, dove l’amore è presentato come un’esperienza propedeutica alla riflessione religiosa. Scrisse anche un libro sull’eleganza della lingua latina e un altro, perduto, sull’arte poetica. I critici la avvicinano per stile a Vittoria Colonna. Madre del letterato Sertorio Quattromani, morì nel 1622 e fu sepolta nel Duomo di Cosenza. In città porta il suo nome anche un istituto scolastico.

04.Cosenza.Manuela.CarloAlbertoDallaChiesa.MPErcolini.ridotta

Foto di Maria Pia Ercolini

Emanuela Setti Carraro (Borgosesia, 1950 – Palermo, 3 settembre 1982), infermiera, e volontaria della Croce Rossa italiana, sposò il generale e prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, rimasto vedovo e di 30 anni più anziano. Ma appena due mesi dopo il matrimonio, a soli 31 anni, rimase vittima a Palermo dell’attentato mafioso in cui persero la vita anche il generale e l’agente di scorta. Emanuela risulta contitolare della via insieme al marito, ma nella targa il suo cognome non compare.

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Foto di Maria Pia Ercolini

Stessa sorte anche a Francesca Morvillo (Palermo, 1945 – Palermo, 23 maggio 1992), accomunata nella targa al marito, ma senza memoria del suo cognome. Francesca, magistrata, fu uccisa nella strage di Capaci insieme al marito, Giovanni Falcone, giudice antimafia, e agli uomini della scorta.

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Foto di Maria Pia Ercolini

Sono ricordate qui due vittime della strada; Cosenza dedica anche un’altra via a una vittima di incidenti stradali, Natascia Berlingieri.

07.Cosenza.Nosside.MPErcolini.ridotta

Foto di Maria Pia Ercolini

Nosside (Locri Epizefiri, IV sec a.C. circa – III sec. A.C. circa) è stata senza dubbio la più grande poetessa greca di età ellenistica. Le sue poesie appartengono al filone epigrammatico, e, come quelle di Saffo, sono un inno alla vita, alla bellezza femminile e alla dolcezza dell’amore, ma se ne distinguono per una velata impostazione filosofica.

08.Cosenza.AnnaLucente.MPErcolini.ridotta

Foto di Maria Pia Ercolini

Anna Lucente (Aprigliano, 1930 – Cosenza, 2008), figura dal forte impegno sociale e politico, militante comunista e antifascista, ha lottato con forza e determinazione per l’emancipazione delle donne. Impegnata nell’amministrazione della città di Cosenza, ha sostenuto numerose battaglie sociali: per la casa, per i servizi, per la sicurezza e la legalità del territorio.

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Foto di Maria Pia Ercolini

Roberta Lanzino, giovane studentessa cosentina, è stata vittima di femminicidio. Il 26 luglio 1988 stava raggiungendo col suo motorino i genitori che erano nella loro villetta al mare, a San Lucido. Sulla strada del valico fu aggredita da due sconosciuti che la colpirono al collo e alla testa con un coltello, la violentarono e la soffocarono. Ancora oggi non si conosce la verità su questo caso. Un anno dopo la sua morte, i genitori hanno dato vita alla Fondazione che porta il nome della figlia, e si occupa di dare sostegno economico e legale a donne e minori in difficoltà; è stata anche creata la Casa di Roberta, nel Comune di Rende, per accogliere e dare ospitalità a donne e minori costretti a lasciare la propria casa per violenza sessista.

Cosenza rende omaggio ad altre due vittime di femminicidio: Anna Morrone e la giornalista Maria Rosaria Sessa.

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Foto di Maria Pia Ercolini

Lisa Bilotti (1969 – 1989), figlia dell’imprenditore e mecenate cosentino Carlo Bilotti, scomparve a vent’anni per leucemia. Grazie al facoltoso collezionista e imprenditore internazionale nel campo della cosmetica, oggi Corso Mazzini, storico fulcro della vita sociale della città, trasformato in isola pedonale, si è arricchito dei lavori di artisti di fama internazionale, dando vita al Museo all’aperto Bilotti.