Donne che hanno riempito i teatri:cantanti, attrici, concertiste. Le targhe che le ricordano in Piemonte

Come hanno verificato le ricercatrici di Toponomastica femminile, ben poche vie delle nostre città ricordano nelle intitolazioni figure femminili,

Ma in Piemonte, e con tutta probabilità anche in altre regioni, tra le rare targhe femminili spiccano, per la loro presenza anche in piccoli centri, quelle dedicate a donne dello spettacolo, attrici ma soprattutto cantanti liriche dell’Ottocento e inizio Novecento.

Questa eccezione non fa che confermare un fatto ben conosciuto, la grande fortuna del melodramma nell’Ottocento. È in questo secolo infatti che il melodramma – “l’opera” nel linguaggio comune – esce dai teatri di corte, dove un tempo era confinato, per essere rappresentato nei grandi teatri cittadini di nuova costruzione, di fronte a un pubblico vasto e variegato che affolla anche i loggioni, oltre alle platee e ai palchi riservati a nobili e borghesi. Fino alla seconda guerra mondiale le “arie” più note erano conosciute da molte persone, anche negli strati popolari, e così i nomi delle più famose interpreti, spesso oggetto dei “bei conversari” di gozzaniana memoria nei salotti della buona borghesia.

Meno popolare il teatro di prosa, ma certo anche le grandi attrici erano conosciute da un vasto pubblico, se non altro per la curiosità che suscitavano le loro vite eccezionali.

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Foto 1 – Torino, via Eleonora Duse, foto di Loretta Junck

È il caso della “divina” Duse (Vigevano 1858 – Pittsburg 1924), simbolo indiscusso del teatro di prosa italiano. Adorata dal pubblico e incensata dalla critica, il viso dall’espressione intensamente drammatica ne faceva l’interprete perfetta per il tipo di recitazione allora di moda. La burrascosa relazione con “il vate” D’annunzio aveva aumentato la fama di entrambi.

A Torino le è stata dedicata una piccola via centrale vicino al teatro Carignano.

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Foto 2 – Torino, via Adelaide Ristori, foto di Loretta Junck

La generazione precedente, quella risorgimentale, aveva conosciuto un’altra grande attrice, Adelaide Ristori (Cividale del Friuli 1822 – Roma 1906).

Intelligente, colta, perfettamente padrona della scena, con il suo dichiarato patriottismo aveva giovato alla causa unitaria. Spesso i suoi spettacoli venivano interrotti dalla polizia, quando si esibiva nelle zone ancora sotto il dominio asburgico.

Le sono stati intitolati teatri e in molti centri c’è una strada a lei dedicata. Come a Torino, in “barriera” di Milano, periferia nord della città.

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Foto 3 – San Giusto Canavese (To), via Anna Magnani, foto di Loretta Junck

Appartiene al nostro tempo, invece, Anna Magnani (Roma 1908 – 1973), diventata attrice di fama mondiale e simbolo del cinema italiano nella grande stagione del neorealismo; ma aveva iniziato la sua carriera nel teatro, dopo aver frequentato l’Accademia di arte drammatica “Eleonora Duse”. La famosa attrice è onorata con una targa in molte città italiane, ma anche nella piccola San Giusto Canavese, in provincia di Torino, dove hanno sede gli studi televisivi di Telecittà.

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Foto 4 – San Benigno Canavese (To), via Teresa Belloc, foto di Loretta Junck

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Foto 5 – San Giorgio Canavese (To), via Teresa Belloc, foto di Maria Pia Ercolini

Teresa Belloc (San Benigno Canavese 1784 – San Giorgio Canavese 1855), contralto, si chiamava in realtà Maria Teresa Trombetta.

Aveva cantato nei più prestigiosi teatri italiani ed era stata presente alla Scala per oltre vent’anni, prima di ritirarsi nel 1828 a vita privata nella villa che si era fatta costruire a San Giorgio Canavese.

Una intitolazione stradale la ricorda sia nel luogo di nascita, sia dove visse i suoi ultimi anni, entrambi in provincia di Torino.

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Foto 6 – Poirino (To), via Eugenia Burzio, foto di Donatella Adorno

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Foto 7 – Chieri (To), via Eugenia Burzio, foto di Loretta Junck

Eugenia Burzio (Poirino 1882 – Milano 1922) era un soprano. Formatasi come strumentista, a soli nove anni si esibisce al violino, per intraprendere in seguito lo studio del canto. Raggiunge il successo giovanissima e canta nei teatri di tutto il mondo, ma a consacrarla diva del melodramma è il successo ottenuto al Regio di Parma, nel 1804. È una delle prime artiste a lasciare incisa la sua voce in un consistente numero di registrazioni realizzate con i primi, rudimentali sistemi di registrazione fonografica.

A lei sono state dedicate targhe sia nel paese di nascita sia a Chieri, luogo d’origine della sua famiglia, dove la cantante è sepolta. Ambedue si trovano in provincia di Torino.

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Foto 8 – Asti, via Caterina Monteregge, foto di Gabriella Sanlorenzo

 Caterina Monteregge (Asti 1906 – 1985), soprano, è stata attiva soprattutto fra le due guerre, in Italia ma anche all’estero. Figlia di ortolani, ballerina di fila, si scopre cantante quasi per caso e inizia una stupefacente carriera nel campo dell’operetta con il nome d’arte di Rina Regis, osannata dal grande pubblico per la bellissima voce e la splendida figura.

La sua città di recente ha voluto ricordarla dando il suo nome a una strada.

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Foto 9 – Torino, targa commemorativa delle sorelle Lescano, foto di Manuela Vetrano

Il trio Lescano è stato un gruppo vocale composto delle sorelle Alexandrine (Alessandra, 1910- 1987), Judik (Giuditta, 1913- 1976) e Catherine (Caterinetta, 1919- 1965) Leschan, cognome italianizzato in Lescano.

Le sorelle, di origine ungaro- olandese, ebree per parte di madre, iniziano a cantare in Italia a metà degli anni ’30, ottenendo un successo strepitoso. Naturalizzate italiane, si stabiliscono a Torino dove lavorano a lungo per l’Eiar. La loro collaborazione con l’ente radiofonico del regime viene meno in seguito al bombardamento che nel ‘42 danneggia la sede Eiar torinese; le vicende storiche successive costringono le sorelle a nascondersi sotto falso nome, a causa della loro origine, dal dicembre ’43 fino alla fine della guerra. Nel ’46 Caterinetta abbandona il gruppo e viene sostituita dalla giovane Maria Bria. Il nuovo gruppo lavora in Italia e all’estero (ma non per la Rai) fino al 1950, anno in cui si scioglie.

Il Comune ha apposto una targa commemorativa alla facciata di una delle loro abitazioni, in via degli Artisti 26, in Vanchiglia, storico quartiere popolare di Torino.

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Foto 10 – Torino, targa commemorativa di Teresina Tua

 Teresina Tua (Torino 1866 – Roma 1956) è la più importante violinista italiana di fine Ottocento, tanto da essere soprannominata l’angelo del violino. Di famiglia modesta, può coltivare il suo talento presso il Conservatorio di Parigi grazie all’intervento di un mecenate. La sua carriera concertistica, iniziata molto presto, come enfant prodige, la porta a suonare in tutto il mondo. Ovunque miete successi.

La sua città nel 2008 ha fatto apporre una targa commemorativa sulla facciata della casa in cui nacque, in via San Massimo 11.




ITALIA – Invito a Chioggia. Con le donne chioggiotte tra rive, calli, ponti – parte seconda

di Gina Duse e Giulia Penzo

Riprendiamo la nostra passeggiata lungo le strade di Chioggia riscoprendone le tracce femminili. Attraversiamo il corso lasciando il Municipio della Città sulla nostra destra e, sulla sinistra, la Chiesa-Pinacoteca della SS. Trinità, dove nel 1821 Antonio Rosmini ricevette l’ordinazione sacerdotale.

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Salendo il piccolo ponte possiamo godere della vista del Canal Vena, che attraversa la città, e così percorrere la riva per arrivare in Calle Santa Caterina, dove si trova il complesso di Santa Caterina – che comprende la chiesa ed il convento – risalente alla fine del Quattrocento.

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Nel convento furono ospitate per lungo tempo le monache di Sottomarina, dopo la distruzione del loro monastero avvenuta durante la “Guerra di Chioggia” del 1379-1380.

Essendo diocesi, la città si è sempre caratterizzata per la presenza di numerose istituzioni religiose. Nel XVIII secolo si contano ben quattro conventi femminili. Alba Fattorini, Crocefissa Duse, Gertrude Grassi, Deodata Lisati… molte figlie delle famiglie più in vista della città divennero badesse. I discorsi per la loro vestizione ci lasciano immaginare i vissuti di queste giovani donne.

3. IMPAGINE_Particolare complesso Santa Caterina

Proseguendo verso Piazzetta Vigo (la parte finale della città), dopo Calle Santa Caterina, incontriamo Calle Duse, dove visse la famosa attrice Eleonora Duse. La città di Chioggia le ha dedicato un busto bronzeo nella sala del Consiglio comunale, una lapide nell’omonima calle, e l’intitolazione di un’arena, spazio teatrale all’aperto a Sottomarina.

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Eleonora Duse, attrice simbolo del teatro moderno, nasce in un albergo di Vigevano nel 1858 durante una sosta della compagnia teatrale dei genitori chioggiotti, che come tutti i teatranti dell’ottocento si spostavano di città in città. A pochi mesi di vita Eleonora, durante le pause delle tournée dei genitori, abita a Chioggia. Molte sono le testimonianze della sua presenza nella nostra città, comprese le memorie della stessa attrice che a cinque anni recita a Chioggia nel Coriolano di Shakespeare. Calcò con grande successo i palcoscenici di tutto il mondo e si spense a Pittsburgh il 21 aprile 1924 nel corso di una lunghissima tournée negli Stati Uniti. È sepolta ad Asolo, in provincia di Treviso, come da sue volontà. Pur amando Chioggia, Eleonora non volle ritornarvi. Abbracciare lo sperimentalismo, come lei aveva fatto, mettendosi continuamente in gioco, comportava un sacrificio: prendere simbolicamente le distanze da quelle radici che l’avrebbero legata alla tradizione.

Da Calle Duse ci dirigiamo verso il ponte che ci riporta nel Corso del Popolo. Lo sguardo è subito catturato dall’orologio più antico del mondo, collocato sulla torre di S. Andrea.

5.IMPAGINE.Lina Merlin, Chioggia (VE) foto di Giulia Penzo, 8 marzo 2015

In zona Vigo, non passa inosservata neanche la targa d intitolazione della piazzetta a Lina Merlin (1887-1979), antifascista, senatrice e costituente della Repubblica. Chioggia ha voluto ricordarla nella Giornata della donna 2015 per l’affetto dimostrato alla città.

È questa infatti la città della sua famiglia e dei suoi primi anni, quindi luogo della formazione interiore e del carattere, come ricorda in pagine notevoli della sua autobiografia La mia vita. A Chioggia Lina è stata consigliere comunale nel periodo 1951-56: nelle sue interpellanze e interventi in consiglio comunale ha privilegiato le problematiche sociali, la casa, la pesca, la biblioteca e il ricordo di personaggi chioggiotti come Giuseppe Veronese. A Chioggia ha partecipato a numerose iniziative di carattere politico e culturale e vi ha dimorato in periodi di riposo in età avanzata. Il legame mantenuto e coltivato nel tempo è documentato in due lettere allo scrittore Marino Moretti del 1961-2.

6. IMPAGINE_Otilla Monti 

Raggiunta la piazzetta Vigo, punto d’imbarco per Venezia, possiamo ammirare la lapide scoperta il 25 aprile di quest’anno, sulla facciata dell’abitazione della partigiana Otilla Monti Pugno (1902-1978).

La figura di Otilla è stata ricordata con tutti gli onori nel 70° della Liberazione. Con lei si è iniziato a scrivere la storia della Resistenza chioggiotta al femminile. Anche a Chioggia si sono riscontrate quelle forme di partecipazione spontanea e organizzata, a livello istituzionale e in modi semi-informali, che le storiche da qualche tempo hanno incluso nel concetto di Resistenza. Otilla nasce a Santarcangelo di Romagna, il padre ferroviere è orientato verso idee socialiste e anarchiche. Otilla condivide con lui e con i fratelli l’interesse per la politica, subisce le angherie dei fascisti. Arriva a Chioggia insieme al marito – tecnico del cementificio locale- e alla figlioletta Lucia, ma rimane presto vedova. Non si perde d’animo. È la prima donna chioggiotta ad aderire alla lotta di Liberazione. Nella sua casa ospitò il Comando del Comitato Nazionale di Liberazione di Chioggia negli anni 1943-45. Dopo la guerra, fu per oltre dieci anni direttrice dell’ex ONMI (la maternità): “la migliore Direttrice del Nord Italia”, si disse di lei. Il carattere indomito di Otilla emerge da un episodio raccontato dalla figlia. Iniziata la guerra fredda, Otilla conobbe la prigione. Accusata di non avere consegnato tutte le armi, dovette presentarsi al carcere di Venezia. “Per andare lì indossò il suo più bel completo di color bianco”.

7.IMPAGINE. ISOLA MORIN

Dallo stesso punto si può avvistare l’isola Morin, sede un tempo dei cantieri Baldo, oggi di una darsena. Il luogo è associato alla figura di Carmen Baldo Morin (1887-1975), il cui ricordo come benefattrice è ancora vivo in città e ispira associazioni che, sul suo esempio, lavorano nel sociale. Carmen, infatti, fondò e diresse una casa di accoglienza per i ragazzi poveri della città, ricavata in uno squero dell’isola, provvedendo al loro sostentamento con i propri mezzi e con offerte che andava a raccogliere personalmente.

8.IMPAGINE.Lapide Baldo

La generosità di Carmen fu ricompensata nel 1941. Una giuria formata dai sette giornalisti più importanti del momento le attribuì il “Premio della notte di Natale”. Il concorso, ideato e finanziato dall’industriale Angelo Motta, mirava a selezionare gli atti di bontà più significativi tra i tanti segnalati in tutta Italia. Nella sezione “Amor di madre luce del mondo” rientrò anche “la signorina Carmen Baldo di Chioggia”, quale “madre di bambini non suoi”. “Una benedizione del cielo”, scrive la Baldo sul suo diario, ascoltando alla radio della vincita di 4000 lire.

A Carmen Baldo Morin, donna educatrice chioggiotta, è stata intitolata una Scuola Statale dell’infanzia.

Il nostro itinerario in compagnia delle donne di Chioggia si conclude con la veduta sulla laguna che si gode dal ponte di Vigo.

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Lo specchio d’acqua, comunicante con il mare attraverso la vicina bocca di porto, è stato immortalato da molti pittori dell’Ottocento. Tra tutti, Mosè Bianchi che, con la sua Traversata in laguna (1885), ha fissato l’immagine della chioggiotta nella veste più autentica di donna da mare, alla guida della barca.

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Figura centrale nella cultura marinara chioggiotta, la donna è stata fattore di coesione sociale e familiare, e valido supporto nelle attività lavorative –fattura delle reti, trasporto di derrate alimentari ai mercati, economica amministrazione delle risorse familiari e disbrigo degli affari durante l’assenza dei mariti. Le abilità da vogatrice furono coltivate, per necessità, dalle donne della vicina Sottomarina. Al museo Correr di Venezia si conserva il ritratto di Maria Boscola da Marina con in mano le bandiere vinte nelle regate per donne ( 4 primi premi e un secondo) nel periodo che va dal 1740 al 1784. Maria rimane il simbolo del riscatto femminile dalle costrizioni del tempo e della società. Ai nostri giorni alcune chioggiotte sono diventate armatrici.

Wettruderin Maria Boscola / Gem.1784 - Boat Racer Maria Boscola / Paint./ 1784 - Maria Boscola/Rameuse/Venise/Peint. 1784




ITALIA – Il modello toponomastico ravennate: uno strumento di democrazia e parità

Nuove intitolazioni femminili in vista per la città di Ravenna, che fa della toponomastica uno strumento di democrazia e parità. Due aree verdi di Ponte Nuovo saranno infatti dedicate a Domenica Rita Adriana Bertè (1947 – 1995), cantautrice di talento, più nota con il nome di Mia Martini, e a Libera Musiani (1903 – 1987) mosaicista e pittrice che ha partecipato ai restauri dei battisteri e delle basiliche cittadine.

Un tratto della pista ciclabile che costeggia il Pala De Andrè ricorderà le Campionesse di Pallavolo, in omaggio alla squadra che ha lasciato un segno nella storia dello sport ravennate.

Ma la città è da tempo nota per la sua politica toponomastica.

Felici sinergie hanno consentito negli ultimi anni un rapido incremento delle intitolazioni femminili: una Commissione paritaria e sensibile, un regolamento attento alle questioni di genere e un contributo molto attivo della cittadinanza hanno portato a scrivere sulle targhe stradali nomi di donne attive in contesti diversificati.

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Meritano certamente attenzione le intitolazioni a maestre che fecero dell’insegnamento la loro ragione di vita, come Giacomina, Wilma Soprani e Teresita Norreri.

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Non poteva mancare, in centro storico, l’intitolazione a Galla Placidia, principessa imperiale e poi bottino di guerra, moglie di un barbaro e infine reggente dell’impero romano al tramonto.

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Anche Amalasunta, figlia del re ostrogoto Teodorico, sfortunata regina, relegata e uccisa sull’isola Martana, nel lago di Bolsena, ha una sua via.

Diverse aree di circolazione sono dedicate a letterate: Ada Negri, Matilde Serao, Renata Viganò, Elisa Guastalli Ricci e Cordula Poletti, scrittrice ravennate, femminista libera e ribelle, legata a Sibilla Aleramo e a Eleonora Duse.

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A Cornelia Fabri, prima laureata in matematica all’Università di Pisa, studiosa di idraulica, è dedicato un giardino.

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Aree verdi con nomi femminili sono assai frequenti: Ilaria Alpi, Sorelle Mirabal, Elisa Severi, Sophie Scholl, Elga Leoni, Irma Mascanzoni, Sorelle Barbieri, Madri di Plaza de Mayo…

Un parco è dedicato ad Augusta Rasponi del Sale, ricca, nobile e istruita, benefattrice dal forte senso artistico che dedicò all’infanzia la sua vita, il suo talento e il suo patrimonio.

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Le targhe dei giardini ravennati costituiscono un modello interessante, per la ricchezza di particolari che invita alla lettura e diffonde conoscenza.

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E così, al giardino delle Partigiane anche un bambino sa che esse lottarono per una società più giusta e conosce l’operato e l’impegno civile di Iole Fenati Gentile, prima segretaria dell’UDI.

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Si tratta di intitolazioni recenti, che hanno voluto ridurre un pesante gap.

Nel giro di pochi anni le intitolazioni femminili si sono moltiplicate: le rotonde, che hanno creato nuove aree di circolazione in spazi già saturi, portano oggi il nome delle vincitrici dei premi Nobel e delle madri della repubblica.

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ITALIA – Genova e le sue donne

Di Rossella Sommariva

Anche a Genova, come nel resto d’Italia, la percentuale delle strade femminili non supera il 4% del totale: ogni 100 strade dedicate a uomini, soltanto 9 ricordano protagoniste dell’altra metà del cielo.

Nel centro storico, medievale, quando un vicolo, una piazza, una salita porta un nome femminile, è quello di una santa o beata o madonna o genericamente è un toponimo legato a tradizioni locali (lavandaie, fate…).

Nelle zone più nobili della città, sviluppatesi dal XVI al XIX secolo, accanto alle sante, ecco comparire benefattrici che hanno dedicato la loro vita a opere di carità, abbandonando anche i palazzi nobiliari, o fondatrici di ordini religiosi. In aree più periferiche si ricordano madri o sorelle di personaggi illustri e donne che hanno partecipato, con la propria famiglia, ai moti risorgimentali.

Per trovare intitolazioni riferite ad artiste, scrittrici e donne d’epoca moderna dobbiamo allontanarci dal cuore cittadino e raggiungere la periferia: è qui che Sofonisba Anguissola (pittrice), Sibilla Mertens (archeologa), Eleonora Duse, Adelaide Ristori, Lina Volonghi (attrici) e, più recentemente, partigiane e pioniere dei diritti onorano della loro presenza odonomastica angoli di strade per lo più nascoste.

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Foto: Rossella Sommaria

Tea Benedetti (Genova 1930-2000). ”Zia Tea”, come la chiamavano i volontari del soccorso, fu prima staffetta partigiana, poi sindacalista, assessora del Comune di Genova, fondatrice del “Movimento delle Pubbliche Assistenze” in Liguria e dell’Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze in Italia. Ha impiegato tutta la sua energia al servizio del volontariato.

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Foto: Rossella Sommaria

Donne della Resistenza. Il 13 settembre 2013, a Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, su proposta del Municipio Media Val Bisogno, la giunta comunale, come riconoscimento al contributo offerto dalle donne alla Resistenza, intitola loro una strada compresa tra via Emilia e via Piacenza .

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Foto: Rossella Sommaria

Eleonora Duse (Vigevano 1858-Pittsburgh 1924), fu una delle più importanti attrici teatrali italiane a cavallo dei due secoli, simbolo indiscusso del teatro moderno. Crebbe nella compagnia girovaga dei genitori. Da adulta si impose con una recitazione di forte impatto emotivo e visivo, affrontò i temi più spinosi della società perbenista e ipocrita dell’epoca.

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Foto: Rossella Sommaria

Felicita Noli. Nata nel 1906, fucilata nell’agosto del ’44, medaglia di bronzo al valore militare alla memoria. ’Alice’, coraggiosa partigiana genovese, attiva collaboratrice dei Gruppi di Difesa della Donna, in più occasioni mostrò con tenacia e coraggio le sue idee affrontando il nemico in modo spavaldo. Fu fucilata per rappresaglia.

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Foto: Rossella Sommaria

Sibilla Mertens Schaaffhausen (Colonia 1797-Roma 1857), archeologa. Benché sposi il banchiere Mertens e con lui abbia sei figli, il suo grande amore fu la marchesa genovese Laurina Spinola. Musicista di talento, specialista riconosciuta di numismatica, fu proprietaria di una delle più importanti collezioni di monete in Germania.

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Foto: Rossella Sommariva

Sofonisba Anguissola (1535-1625), piacentina di nascita, fu una fra le maggiori esponenti della pittura rinascimentale europea al femminile, cresciuta nello studio di Bernardino Campi, ritrattista, esponente dell’arte manierista, fu la prima donna ad andare a “bottega”.

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Foto: Rossella Sommaria

Donne di Teheran. Il 21 luglio 2010, in presenza del Nobel per la pace 2003, Shirin Ebadi, viene inaugurata la Rotonda genovese dedicata a queste donne, come segnale di solidarietà nei confronti delle donne che in Iran ed in tutto il mondo lottano per la libertà, contro la negazione dei diritti.

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Foto: Rossella Sommaria

Stefanina Moro. Nata nel novembre del 1927, morì a 16 anni dopo essere stata barbaramente torturata. Faceva parte dei gruppi di collegamento tra le varie formazioni partigiane e dopo un arresto, portata alla Casa dello Studente, non volle svelare il nome dei compagni e, ridotta allo stremo delle forze, morì poco dopo in ospedale.

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Foto: Rossella Sommaria

Lina Volonghi (Genova 1914-Milano 1991), nata nello storico quartiere di Sturla, dove le è stato intitolato uno spazio, fu una promessa del nuoto italiano che lasciò per amore del teatro. Fu, a lungo, attrice stabile del teatro Duse e tenne corsi di recitazione per giovani attori. Attiva anche al cinema, alla radio e alla televisione.

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Foto: Rossella Sommaria

Adelaide Ristori (Cividale 1822-Roma 1906) attrice tragica, compì spesso azioni di propaganda a favore dell’Italia, ancora sotto il dominio asburgico e borbonico, nei teatri dove si esibiva. Acclamatissima dal pubblico e lodata per il suo spirito patriottico, è stata l’attrice più famosa e influente dell’Ottocento.