La Francia, dalla II Repubblica al II Impero

La situazione francese nei decenni a metà dell’Ottocento è complessa. Come si è visto nella precedente puntata, alla morte di Luigi XVIII di Borbone gli succede il figlio Carlo X, che tenta di restaurare l’ordine prerivoluzionario, ma invano. La sua legge, che vuole restituire all’aristocrazia terriera i beni immobiliari espropriati durante la Rivoluzione, viene accolta a Parigi con un’insurrezione popolare nota come «la Rivoluzione di luglio», tanto che è necessario fare marcia indietro: il potere economico dei nobili è ormai svanito. Il suo successore Luigi Filippo d’orleans asseconda le richieste della borghesia per evitare nuove rivolte: il suo essere il primo «Re dei Francesi per volontà della Nazione» cambia poco nel concreto, ma fa capire simbolicamente che ora il potere non può più essere del tutto svincolato dalla volontà generale né del tutto separato da chi detiene il controllo dei mezzi di produzione, come invece era prima del 1789. Orléans è soprannominato «il Re che regna ma non governa» per essere poco repressivo e «Luigi égalité» per aver messo (non di diritto ma di fatto) nobili e borghesi quasi sullo stesso piano. Lo slogan Liberté Égalité Fraternité aveva infatti proprio questo significato: rendere uguali davanti alla legge tutti i cittadini (nonostante il divario economico renda fittizia tale uguaglianza) e garantire alla nuova classe di finanzieri, negozianti, banchieri e imprenditori una libertà economica e commerciale più vasta possibile. Tale obiettivo si realizzerà attraverso una lotta graduale e lunga decenni.

Nel 1830 a Parigi viene istituita la Guardia Nazionale, un corpo armato autonomo incaricato di riportare l’ordine contro le rivolte operaie ma anche contro gli abusi del potere. A tale proposito bisogna però ricordare che Parigi ha una connotazione demografica e culturale assai diversa dal resto della Francia: mentre nella capitale, città operaia e di basso rango sociale, le spinte rivoluzionarie sono sempre rimaste forti, il resto del Paese è popolato da contadini di idee piuttosto conservatrici.

Nel 1848scoppia una nuova rivolta. Orléans è troppo moderato: su questo concordano operai e imprenditori, garzoni e braccianti, uomini e donne, liberali e democratici, socialisti e persino alcuni nobili. I liberali chiedono maggiore autonomia economica, i democratici il suffragio elettorale universale o comunque molto esteso, i socialisti il riconoscimento dei diritti dei poveri.

FOTO 1. Parigi, barricate del giugno 1848. (Musée Carnavalet)

Quando alla Guardia Nazionale viene ordinato di reprimere la rivolta con le armi, questa si rifiuta e appoggia gli insorti. Per giorni Parigi è occupata da barricate e il Re, temendo di fare la stessa fine di Luigi XVI, abbandona la città. Si forma un governo provvisorio cui prendono parte anche i socialisti: viene proclamata la II Repubblica Francese. La Repubblica s’impegna a eliminare ogni restrizione al diritto di stampa e di riunione, abolisce la pena di morte per reati politici, apre fabbriche statali con il nome di ateliers nationaux per dare lavoro ai disoccupati e stabilisce per la prima volta un massimo legale di 11 ore per ogni giornata lavorativa. Ma decide anche di rispettare il principio di equilibrio e rinunciare a “esportare la Rivoluzione” come invece aveva fatto la I Repubblica sotto Napoleone.

Tali riforme sociali infastidiscono l’ala moderata (quella più liberista e meno democratica e socialista) e non interessano alla parte rurale della Francia, rimasta su posizioni conservatrici. Alle elezioni per l’Assemblea Costituente, svolte a suffragio universale maschile, vincono i moderati. Certamente dare il voto ai contadini ha contribuito a questo esito. Il nuovo governo sancisce così il fallimento della rivolta.

Alle elezioni presidenziali i conservatori vincono di nuovo: è scelto come Presidente della Repubblica Luigi Napoleone Bonaparte, nipote di Napoleone. Abolite le riforme sociali del governo provvisorio, il nuovo Presidente conservatore toglie il diritto di voto ai nullatenenti, ma il Parlamento gli impedisce di ripetere il mandato alla sua scadenza. Così nel 1851, con l’appoggio dell’esercito, Bonaparte attua un colpo di Stato e vara una nuova Costituzione secondo la quale il mandato presidenziale dura dieci anni anziché quattro e la Camera non ha più potere legislativo: ormai la Repubblica è solo una formalità e il potere è tutto nelle mani di un solo uomo. Per allargare il consenso, il suffragio elettorale ritorna a essere universale maschile: un plebiscitopopolare a maggioranza schiacciante conferma la nuova Costituzione. L’anno seguente con un nuovo plebiscito viene restaurato l’Impero. Ora Bonaparte è imperatore con il nome di Napoleone III:la II Repubblica francese muore nello stesso modo in cui era tramontata la Rivoluzione mezzo secolo prima.

FOTO 2. Napoleone III, imperatore dei francesi

Un importante elemento di innovazione urbanistica introdotto da Napoleone III nella cartina di Parigi è dato dai grands boulevards di cui il più noto è il boulevard Haussmann (in copertina), dal nome del barone che lo ha ideato: si tratta di maestosi viali lunghi e larghi costruiti al posto di vicoli medievali proprio con l’intento di impedire la costruzione delle barricate che nel 1830, nel 1832 e nel 1848 avevano facilitato le rivolte operaie. Il Bonapartismo sarà caratterizzato da una forte repressione del dissenso ma al tempo stesso da un largo consenso popolare dovuto a politiche demagogiche: potremmo dire che il Bonapartismo ottocentesco è di fatto l’antenato di quello che oggi chiamiamo populismo. Quest’esperienza di governo avrà fine solo nel 1870 con la Guerra franco-prussiana.

Schema di date




FRANCIA – Portogallo campione d’Europa. I lusitani battono la Francia 1 – 0

Il Portogallo è campione d’Europa per la prima volta. I lusitani hanno battuto 1-0 la Francia dopo i tempi supplementari.

Decisivo un gol di Eder al 109′, con una staffilata da 20 metri. Impresa vera, dopo che Cristiano Ronaldo era uscito al 25′ per aver subito un fallo.

La rete di Ederha ha scritto la storia di una nazione che fino ad oggi non aveva ancora vinto nulla.

La Francia si è piegata all’improvviso, nonostante abbia avuto il vantaggio di giocare quasi tutta la partita senza l’incubo di Cristiano Ronaldo, costretto ad abbandonare la scena per colpa di un brutto infortunio, con il trasporto dello , con una serie di occasioni da gol non sfruttate che hanno del clamoroso. Se Eder e’ stato il cecchino dei transalpini, Rui Patricio ha tenuto in vita il Portogallo con le sue straordinarie parate.

Primo tempo senza grandi emozioni. Quella più grande non è né una rete né un’occasione, ma l’infortunio di Ronaldo. CR7, toccato duro da Payet, stoicamente cerca di restare in campo, ma dopo 25 minuti deve alzare bandiera bianca. Al suo posto Quaresma. Per il resto Francia pericolosa con Griezmann e Sissoko, Portogallo quasi mai in attacco, solo qualche spunto di Nani.

Secondo tempo

Ai punti la vittoria l’avrebbe meritata la Francia. Griezmann fallisce una grande occasione di testa anche nella ripresa, Rui Patricio è bravo su Sissoko e fortunato sul tiro in pieno recupero di , che colpisce il palo. Portogallo, privo di Ronaldo, si difende con ordine e punge solo con un tiro cross di Nani. Ora può succedere davvero di tutto.

Tempi supplementari

la Francia torna a giocare una finale casalinga come in quel Mondiale di 18 anni fa (Zidane e Petit piegarono per 3-0 il Brasile), mentre il Portogallo si affaccia alla seconda finale della sua storia ricordando lo sgambetto greco del 2004.

PORTOGALLO – FRANCIA 1-0

RETE: 109′ Eder (P)




FRANCIA – Finalissima Euro 2016 Francia – Portagallo. Islanda la vincintrice simbolica

L’Europa ha assistito attonita al risultato del referendum sulla Brexit che ha decretato l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea. Contemporaneamente, lo svolgersi dei campionati di calcio Euro 2016 ha in un primo momento distolto l’attenzione delle masse, ciò nonostante l’Europa si è ritrovata frammentata e claudicante, infatti sull’onda della Brexit, altri paesi membri dell’UE, tra cui la Francia, paese ospitante dell’edizione 2016, si sono interrogati sulla probabilità di non essere più parte di un’Europa che pare aver perso la sua identità.
In Italia da alcuni anni si discute su questa tematica, ma in questo momento il coraggio e l’audacia degli azzurri in campo ha distolto l’attenzione degli Italiani. La squadra azzurra sin dal principio era stata data per perdente, infatti in molti non avrebbero scommesso che avrebbe superato la fase preliminare, invece sin dalla prima partita hanno mostrato grinta e valore battendo il Belgio che risultava essere tra le favorite. L’Italia si è classificata prima nel suo girone e negli ottavi ha battuto la Spagna, squadra tra le più temute. Ai quarti si è dovuta arrendere ai rigori contro i teutonici campioni del mondo .
La delusione è giunta proprio quando il sogno europeo covato per 48 anni sembrava trasformarsi in realtà .
Gli azzurri sono tornati a casa con un trofeo simbolicamente più importante, perché grazie al duro lavoro dei giocatori e del loro allenatore Antonio Conte, hanno riportato gli italiani a credere nella nazionale di calcio divenuta sinonimo di unità.
Unica nota negativa è stata dovuta al comportamento semplicistico e irriverente di Pellé nei confronti del portiere tedesco Neuer. L’attaccante italiano nelle precedenti partite si era mostrato decisivo segnando 2 gol decisivi, uno durante la partita col Belgio e l’altro contro la Spagna.
La finale degli europei si disputerà tra la squadra del Portogallo e quella della Francia, domenica 10 luglio alle 21:00 a St Denis presso lo Stade de France che ha ospitato l’apertura di Euro 2016, ma in molti hanno decretato l’Islanda come vincitrice simbolica, che ha per la prima volta partecipato agli europei, strappando la qualificazione, sconfiggendo nel 2014 l’Olanda. L’Islanda è stata sconfitta il 3 Luglio dalla Francia, ma dopo la partita tutti gli spettatori hanno cantato con i calciatori Islandesi l’inno nazionale, nel pieno rispetto di valori quali solidarietà e condivisione.
Non ci resta che incrociare le dita per l’Europa sempre più priva di dignità e, calcisticamente parlando, che vinca la migliore!




Cinque scrutini per un compromesso. Ecco come l’Italia ha ottenuto il seggio all’Onu

Quando il presidente dell’Assemblea Generale, il danese Mogens Lykketoft, annuncia i risultati del primo scrutinio, la Svezia prende 135 voti e viene eletta. Alle sue spalle c’è l’Olanda con 125, vicina al quorum dei due terzi, e solo al terzo l’Italia, con 113 voti. Gli impegni che avevano raccolto alla vigilia erano superiori, almeno venti voti in più, e quindi qualcuno nel segreto della consultazione ci ha traditi. Il sacrificio per salvare i migranti, il lavoro nelle missioni di pace, e la competenza nell’area del Mediterraneo e Medio Oriente non sono bastati. Nel frattempo Bolivia ed Etiopia vengono elette per i posti riservati all’America latina e all’Africa.

In questa situazione si è passati al ballottaggio a due e  al voto a oltranza. Il ministro degli Esteri Gentiloni (che alla fine dirà: «È stata una dimostrazione di unità dell’Europa»), l’ambasciatore Cardi, il vice Lambertini e tutta la squadra dei diplomatici italiani è passata tra i banchi a stringere mani, scambiare commenti, cercare di consolidare i nostri voti e conquistare altri. L’Olanda è più vicina al traguardo, ma nella seconda votazione nessuno raggiunge il quorum. Sono loro che perdono più consensi, scendendo da 125 a 99, mentre l’Italia cala da 113 a 92. Questo può essere un segnale incoraggiante: forse l’idea di mandare nel Consiglio due Paesi nordici sta frenando i sostenitori dell’Aja. Il Kazhakstan intanto ha battuto la Thailandia e ha conquistato il seggio asiatico.

Si passa alla terza votazione, ma anche questa non dà risultati. Anzi, l’Italia recupera e quasi raggiunge l’Olanda: 96 voti per loro, 94 per noi.
Gentiloni si chiude con i suoi collaboratori in un salottino dietro all’Assemblea Generale, e tutti si mobilitano per recuperare voti: telefonate alle capitali, contatti diretti al Palazzo di Vetro, strette di mano. Secondo le stime di una fonte italiana impegnata direttamente nelle trattative, noi abbiamo un blocco solido di circa 45 voti africani, 20 mediorientali e 20 sudamericani.

L’Europa sta in larga parte con l’Olanda, facendoci forse pagare la decisione presa nel 2009 dall’allora ministro degli Esteri Frattini di inserirci nella competizione, dopo che Svezia e Olanda avevano già presentato la candidatura. L’Estremo Oriente sta con i nostri avversari, così come i Caraibi, legati all’Aja anche dalle relazioni seguite all’epoca coloniale. La strategia ora è conservare il blocco dei nostri voti, cercando di aumentarli lavorando sulle aree dove siamo più forti, che sono anche le regioni dove ci sarebbe più interesse geopolitico ad avere un paese del sud Europa in Consiglio. Neanche le concitate trattative dell’ora di pranzo, però, sbloccano lo stallo. Anzi, nella quarta votazione l’Olanda conserva i suoi 96 voti e l’Italia sale a 95.

Si va al quinto scrutinio, dove possono presentarsi altri candidati, ma lo stallo si accentua. Parità: Olanda 95 voti, Italia 95. L’ambasciatore Cardi confabula col collega olandese, davanti al ministro Gentiloni. Nel nome dell’unità europea, all’opposto di quanto è successo con la «Brexit», dividono il mandato: l’Aja si ritira e Roma viene eletta, ma dopo un anno si dimette. A quel punto viene indetta una nuova elezione, con l’Olanda come unico candidato.

Anche alla quarta votazione c’è stata una fumata nera per Italia e Olanda. L’Italia ha ottenuto 95 voti e l’Olanda 96. Già al primo turno nella votazione per il seggio non permanente al Consiglio di Sicurezza dell’Onu nessuno dei due Paesi aveva ottenuto il quorum per l’elezione come membro non permanente del Consiglio di Sicurezza al secondo turno. L’Italia ha ottenuto 92 preferenze e l’Olanda 99. Al primo turno la Svezia era passata superando la soglia dei 128 voti necessari. L’Olanda è arrivata seconda, senza però superare il quorum, e l’Italia terza con 113 voti.

Tra gli altri gruppi geografici, la Bolivia è stata eletta con 183 voti per l’America Latina e Caraibi, l’Etiopia con 185 voti per l’Africa. Oltre il secondo seggio per l’Europa Occidentale che vede in lizza Italia e Olanda rimane da assegnare anche il seggio per il gruppo Asia-Pacifico, che vede il ballottaggio tra Tailandia e Kazakistan.

Dal 1 gennaio i cinque nuovi membri non permanenti sostituiranno gli uscenti Spagna, Nuova Zelanda, Angola, Venezuela e Malesia. Rimangono per il 2017 Egitto, Giappone, Ucraina, Senegal e Uruguay, oltre i cinque Paesi con un seggio permanente, ossia Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina.




FRANCIA – Disoccupazione ai massimi storici: 2,845 milioni francesi senza lavoro

I sindacati hanno proclamato una settimana di “scioperi illimitati” con lo scopo di impedire l’approvazione della nuova legge sul lavoro proposta dal presidente della Repubblica Francois Hollande.

Della legge si parla da mesi e fin dall’inizio è stata osteggiata dalle organizzazioni dei lavoratori, ma nelle ultime settimane la tensione è arrivata a livelli non più controllabili. La legge, infatti, smantella moltissimi aspetti del diritto del lavoro che erano dati per acquisiti e rende più flessibile il mercato dell’impiego. La disoccupazione in Francia è arrivata ai suoi massimi storici. E questo è successo proprio sotto la presidenza Hollande le cui ricette economiche, evidentemente, non sono riuscite a dare una risposta convincente alla crisi.

I dati parlano chiaro: nel primo trimestre del 2012 i disoccupati erano 2,582 milioni che passano a 2,648 milioni nel secondo trimestre per iniziare un crescendo rossiniano. Nel secondo trimestre del 2014, a due anni dall’insediamento dell’ex segretario del partito socialista alla presidenza, erano arrivati a 2,790 milioni per poi raggiungere il picco nel quarto trimestre del 2015: 2,935. L’ultimo dato, relativo al primo trimestre del 2106, fissa il numero di francesi disoccupati a 2,845 milioni.

Di fronte a questi numeri la risposta dell’ex segretario del partito socialista francese, che ha tradizioni assai più “radicali” di quelle della sinistra italiana, ha proposto un ampliamento delle causali che rendono legittimo il licenziamento di tipo economico come, ad esempio, il calo di attività dell’impresa per la quale si lavora (calo degli ordini e delle vendite, per esempio) per tre trimestri consecutivi. Ma, in base alla legge, è possibile licenziare anche per riorganizzazione aziendale e per salvaguardare la competitività dell’azienda.




FRANCIA – Scontri violenti per la Riforma del lavoro: 124 fermi e 28 poliziotti feriti

Un bollettino da guerra civile. Al termine della quarta giornata di mobilitazione contro la riforma del codice del Lavoro in Francia, la polizia ha dovuto procedere a 124 fermi tra casseurs e facinorosi che si sono introdotti nei cortei pacifici per seminare violenze e disordini. Ventotto sono invece gli agenti feriti di cui tre in condizioni gravi: è quanto ha riferito il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve.




Disastri ecologici in Francia e in Tunisia. Maree nere a pochi giorni dal referendum

FRANCIA – Il danneggiamento accidentale di una condotta Total, provocato da una scavatrice,  ha causato la fuoriuscita di centinaia di litri di greggio. L’incidente è avvenuto nel corso di alcuni lavori di sbancamento del sito sull’estuario della Loira. La condotta sotterranea collegava la raffineria Total di Donges a un deposito a Vern-sur-Seiche, nei pressi di Rennes. Lo sversamento potenziale di idrocarburi è di circa 550mila litri.

LAMPEDUSA – Una marea nera si è riversata a 120 chilometri da Lampedusa, a causa di una perdita di petrolio proveniente da una piattaforma offshore.

Lo scorso 13 marzo, una marea nera si è riversata al largo delle coste appartenenti alle isole Kerkennah, nella regione di Sfax in Tunisia.

Sembra che responsabile dello sversamento in mare di petrolio sia una piccola impresa petrolifera locale, la Thyna Petroleum Services.

Secondo il Ministero dell’Industria e dell’Energia tunisino, ci sarebbe stata “una perdita di petrolio alla sommità del pozzo, “Cercina 7” (che dista circa 7 km dalla costa), derivanti da una rottura della provetta di controllo, un tubo con un diametro di circa 10 millimetri”. Al momento non è ancora disponibile alcun dato sulla quantità dispersa in mare di combustibile fossile.

La marea nera che ha interessato le isole Kerkennah, che vivono di pesca e turismo, ha provocato molte proteste nella popolazione locale. Nonostante questo, i media hanno dato poca attenzione alla notizia.

Sembra che le autorità tunisine siano già riuscite a contenere la marea nera ma, attualmente, non è dato sapere la quantità di petrolio riversato in mare e i danni sull’ecosistema.

Enzo di Salvatore, del Comitato NoTriv, spiega: “L’accaduto dimostra che non esistono progetti petroliferi che possano ritenersi al riparo dal rischio di incidenti rilevanti. Diventa sempre più urgente interessare della questione l’Unione europea e indire presto una conferenza dei Paesi del Mediterraneo affinché si discuta seriamente del problema“.

E come sottolinea , Rossella Muroni , presidente di Legambiente, “anche in Italia un eventuale incidente nei pozzi petroliferi offshore o durante il trasporto di greggio sarebbe fonte di danni incalcolabili con effetti immediati e a lungo termine su ambiente, qualità della vita, turismo e pesca. La fuoriuscita dal petrolio, necessaria anche per fermare il cambiamento climatico, deve essere graduale ma deve partire subito con un segnale netto. Come quello che chiediamo agli italiani: votare sì al referendum del 17 aprile per fermare le trivelle entro le 12 miglia dalla costa”.

Al momento le autorità tunisine hanno dichiarato che è stato attivato il protocollo di sicurezza e di contenimento disastri ambientali e sono in corso le procedure di bonifica e valutazione d’impatto ambientale.

La piccola compagnia tunisina, Thyna Petroleum Services, non ha emesso ancora alcun comunicato.




GINEVRA – Le Società Nazionali di Croce Rossa contrarie all’accordo tra UE e Turchia

Alcune Società Nazionali di Croce Rossa della zona Europa, tra cui l’Italia con il Presidente Francesco Rocca, esprimono forti preoccupazioni per le conseguenze sul piano umanitario in seguito  per arginare i flussi migratori verso l’Europa.

Le Società, pur apprezzando gli sforzi compiuti dai paesi dell’UE nell’affrontare l’enorme crisi umanitaria in corso, sottolineano che l’accordo rischia di violare i diritti umani dei rifugiati, nonché il diritto internazionale ed europeo. In sintesi si chiede di garantire la possibilità di richiedere asilo agli aventi diritto, e di accedere a procedure eque ed efficaci per la determinazione dello status di rifugiato, nonché di garantire la protezione contro i respingimenti.

In Grecia è in corso una terribile emergenza umanitaria. Si tratta di una crisi europea che richiede atti concreti e autentici di solidarietà tra gli Stati. Né la Grecia né la Turchia possono prendersi cura esclusivamente di tutti i migranti che arrivano sul loro territorio. Nonostante gli sforzi dell’Unione Europea per fermare i flussi migratori, sulle isole greche continuano ad arrivare ogni giorno circa mille migranti che, come testimoniato dalla Croce Rossa Ellenica e dalle altre Società intervenute sul posto, ad oggi sono bloccati in condizioni spaventose, vivendo in tende esposti alle intemperie, e con condizioni igieniche e sanitarie molto precarie, così come precario è l’accesso al cibo, ai generi di prima necessità e all’istruzione.
In seguito all’accordo UE-Turchia, migliaia di persone sono state trasportate dalle isole greche sulle terraferma, creando confusione e panico che aggravano ulteriormente le condizioni già insicure di questi vulnerabili.

“Non bisogna dimenticare – dicono le Società Nazionali della Croce Rossa della zona Europa – che dietro alle trattative politiche su numeri e accordi finanziari, c’è la situazione disperata di centinaia di migliaia di persone vulnerabili, uomini, donne, padri, madri e figli, che rischiano la vita ogni giorno per cercare la salvezza in Europa. Riteniamo che l’accordo UE-Turchia rifletta una mancanza di empatia e umanità rispetto alla vera natura della disperazione che ha spinto molte persone ad intraprendere questi viaggi pericolosi. Secondo la nostra esperienza, le politiche di deterrenza e le chiusure dei confini hanno avuto un effetto limitato nel ridurre la vulnerabilità delle persone di fronte alla disperazione.

I controlli indiscriminati alle frontiere e la criminalizzazione della migrazione irregolare tendono a esporre i più vulnerabili, in particolare donne e bambini, a rischi sempre maggiori, come la separazione familiare, gli abusi sessuali, la tratta, le violenze e la morte.

Come abbiamo visto più volte, quando si chiude un confine, si creano rapidamente nuove rotte. Abbiamo a che fare con le ripercussioni enormi di conflitti irrisolti e con la povertà estrema, che richiedono urgentemente soluzioni politiche e azioni concrete come creare percorsi sicuri e legali in Europa, facilitare il ricongiungimento familiare, impostare operazioni di ricerca e soccorso nell’intero bacino del Mediterraneo garantendo assistenza ai migranti in difficoltà, dare priorità alla collaborazione tra Stati per garantire senza ostacoli la sicurezza e l’assistenza umanitaria alle vittime di conflitti e violenze.
Mentre Croce Rossa e Mezzaluna Rossa continueranno a fornire assistenza e protezione ai migranti vulnerabili lungo le rotte migratorie, gli Stati dell’UE devono assumersi congiuntamente le loro responsabilità e trovare soluzioni durature e più umane. In base alla nostra esperienza, oltre il 40 per cento dei Siriani che arrivano sulle isole greche vogliono riunirsi ai familiari già presenti in altri Stati europei. È importante sottolineare che le misure attuate non devono essere a scapito dei rifugiati provenienti da altri paesi, come l’Afghanistan, l’Iraq e l’Eritrea, che oltretutto stanno compiendo pericolose traversate in mare per ottenere la protezione internazionale in Europa.
Siamo consapevoli delle sfide che la situazione provocata dalla grande ondata migratoria in corso comporta per i governi dell’UE. Tuttavia, siamo convinti che le Società Nazionali di Croce Rossa e gli Stati membri dell’UE dovrebbero affrontare questo sforzo insieme. Ci aspettiamo di più da parte dei nostri governi e allo stesso tempo siamo pronti a fornire il nostro supporto”, concludono in una nota congiunta le Società Nazionali di Croce Rossa zona Europa.
La nota è sottoscritta dalle Società Nazionali di Croce Rossa dei seguenti Paesi: Austria, Belgio, Regno Unito, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Olanda, Norvegia, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera.




EUROPA – Un nuovo terrorista ricercato per gli attacchi di Parigi e Brussel. Trentuno le vittime, Undici i dispersi

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C’è un nuovo ricercato, ritenuto coinvolto negli attacchi terroristici sia di Parigi che Bruxelles: si tratta di Naim Al Hamed, siriano originario di Hama, di 28 anni. Il nome compare su una lista di cinque principali sospettati introvabili stilata dalle intelligence occidentali, che si presume siano stati coinvolti negli attentati del 13 novembre a Parigi e in quelli del 22 marzo a Bruxelles. La notizia era stata pubblicata da alcuni media spagnoli ed è stata ripresa La Dernière Heure belga. L’uomo, di cui è stato reso noto un documento con foto, è descritto come «molto pericoloso e forse armato».

L’attentato di  Istanbul è stato organizzato dal gruppo Stato islamico. Lo ha dichiarato il ministro dell’interno turco, Efkan Ala, che ha detto che l’attentatore suicida era un miliziano affiliato ai jihadisti dell’Is. Nell’attacco sono morte quattro persone, tra cui due israeliani e un iraniano. Il ministro ha annunciato che sarà imposto il coprifuoco in diverse città turche.

Dopo aver esplicitamente parlato di armi atomiche, Vladimir Putin rincara. Parlando a un evento del ministero della Difesa, il leader russo ha ordinato all’esercito del suo Paese di “agire in maniera estremamente dura in Siria, distruggendo chi minaccia le forze di Mosca attive per combattere il Califfato”. E ancora: “Ogni obiettivo che minacci unità russe o nostre infrastrutture al suolo sarà distrutto immediatamente”. Ma non è tutto, perché il punto più delicato dell’intervento dello zar è quello che segue: “Un’attenzione particolare – ha rimarcato – sarà prestata al rafforzamento del potenziale bellico delle nostre forze strategiche nucleari”. E ancora: “Marina, aviazione ed esercito verranno dotati di nuove componenti della nostra forza nucleare”. Dunque le parole di Sergei Shoighu, ministro della Difesa di Mosca, che ha ricordato come “il 95% dei sistemi di lancio delle armi nucleari russe sono pronte al combattimento. Le forze armate – ha concluso – hanno ricevuto quest’anno 35 nuovi missili balistici nucleari”.

Nell’inchiesta in corso spuntano intanto nuovi inquietanti particolari sul piano dei fratelli El Bakraoui. Il quotidiano la la Dernière heure, citando fonti di polizia, rivela che i due volevano colpire le centrali nuclearei del Belgio. A far accelerare i due è stata la cattura di Salah Abdeslam e del suo complice Choukri a Molenbeek, circostanza che ha costretto i fratelli El Bakraoui ad abbandonare questo obiettivo e puntare tutto sulle strage in centro. “La situazione è precipitata e si sono sentiti sotto pressione – ha rivelato una fonte della polizia – hanno dovuto optare per l’obiettivo più facile”.

LE VITTIME

Patricia Rizzo, l’italiana tra i morti – Patricia Rizzo, la funzionaria italiana dell’Unione morta negli attentati di Bruxelles, è stata per cinque anni uno dei dirigenti più importanti dell’Efsa, l’Authority Alimentare Europea con sede a Parma. Dal 2003 al 2008, prima di trasferirsi in Belgio, aveva ricoperto il ruolo di assistente di direzione ed aveva abitato nella città emiliana dove molti ancora la ricordano. A confermare la notizia della morte è stato il cugino Massimo Leonora. “Purtroppo Patricia non è più tra noi. Mi manchi, ci manchi”, ha scritto su Facebook.

Tra le vittime una tedesca di origine italiana – Tra le vittime degli attacchi Jennifer Scintu, tedesca 29enne di origini italiane, che mercoledì al momento dell’esplosione era in aeroporto. La donna si trovava al check in di un volo per New York assieme al marito Lars Waetzmann, ora ricoverato in gravi condizioni in un ospedale dalla capitale belga. Jennifer, nata e cresciuta in Germania, aveva i nonni in Sardegna, ad Ales, e spesso tornava a trovarli con la madre Miriana. La morte della giovane è stata confermata dalla polizia di Aquisgrana, città dove la 29enne risiedeva.
Loubna, insegnante che lascia tre figli – Si è infranta la speranza dei parenti di Loubna Lafquiri. La donna, mamma di tre bambini e di professione insegnante, è morta alla stazione della metropolitana Maelbeek, colpita dai terroristi. L’annuncio, carica di rabbia e di dolore, è arrivato dalla famiglia: “Con il cuore spezzato annunciamo la morte di Loubna. Dopo un’attesa interminabile, è arrivata la terribile notizia. Lubna, una madre di 3 magnifici bambini, insegnante esemplare. Strappata alla sua famiglia da dei vigliacchi”.

Bart, 21enne pronto a volare dalla fidanzata negli Usa – Doveva prendere l’aereo per gli Stati Uniti. Un lungo volo per riabbracciare la sua fidanzata, che vive in Georgia. E’ stato investito dall’esplosione mentre era intento a effettuare il check in al banco dell’American Airlines. Bart Migom, 21 anni, è una delle vittime dell’attentato all’aeroporto di Zavenetem.

Donati gli organi di Leopold, studente modello – Una delle vittime è il giovane Leopold Hecht, 20 anni, morto in seguito alle ferite riportate nell’attentato alla metropolitana. La sua famiglia ha autorizzato l’espianto degli organi del ragazzo: “Siamo convinti avrebbe condiviso questa scelta – ha dichiarato commossa la madre -. Speriamo questa decisione possa salvare una vita o aiutare qualche persona in difficoltà”.

David, il britannico che viveva a Bruxelles – Anche David Dixon è morto in seguito all’attentato alla metrò. Il 53enne era originario di Hartlepool, città portuale britannica affacciata sul mare del Nord, ma viveva da tempo a Bruxelles. La notizia del decesso è stata confermata dalle autorità del Regno Unito. “Abbiamo ricevuto la notizia più terribile e devastante”, hanno commentato o i suoi familiari.

Elita, in viaggio per partecipare a un funerale – Drammatica anche la storia di Elita Weah, 41 anni, di nazionalità olandese. Si trovava all’aeroporto di Zaventem per partire alla volta degli Stati Uniti. Avrebbe voluto infatti partecipare al funerale di un familiare. Lascia una figlia di 13 anni.

Frank, un’ora dopo sarebbe stato già in volo – E’ deceduto mentre aspettava di partire il 24enne di origini cinesi Frank Deng. Il volo era in programma un’ora dopo l’esplosione.

Yves lascia due figli – Si sono infrante anche le speranze dei familiari di Yves Ciyombo Cibuabua. Padre di due bambini, è morto nell’esplosione alla fermata Maelbeek della metropolitana di Bruxelles.

I fratelli Sascha e Alexander – Doppia tragedia per la famiglia Pinczowski, di origine olandese. Nell’attentato all’aeroporto hanno infatti perso la vita i fratelli Sascha e Alexander, residenti a New York.

Olivier, morto mentre andava al lavoro – La follia dei terroristi è costata la vita anche al belga Olivier Delespesse, rimasto ucciso mentre si stava recando al lavoro in metropolitana. A confermarlo è stato il governo della Vallonia. Il funzionario del ministero dell’Istruzione, come Leopold, era sul treno sventrato a Maelbeek. “Olivier era una persona simpatica, gioiosa, amichevole, una persona eccezionale per i suoi amici e i suoi colleghi. La sua morte è profondamente scioccante e ingiusta”, scrivono i suoi colleghi.

Adelma, morta sotto gli occhi delle figlie – Il papà che decide di portate le bimbe a giocare pochi metri più in là. La deflagrazione. E mamma Adelma Marina Tapia Ruiz che perde la vita, sotto gli occhi dei suoi familiari rimasti quasi del tutto illesi nell’esplosione avvenuta all’aeroporto. Leggi l’articolo

Fabienne aveva appena concluso il turno – Fabienne Vansteenkiste è un’altra delle vittime dell’esplosione all’aeroporto. 51 anni, al momento della deflagrazione aveva da poco concluso il suo turno di lavoro e stava per tornare a casa. E’ morta mercoledì per le ferite riportate.

I DISPERSI
I nomi dei dispersi – Non si hanno notizie, invece, di Berit Viktorsson, Andrè Adam, la cui moglie è invece ricoverata in ospedale, Johanna Atlegrim, Aline Bastin, Sabrina Fazal, Antonio Monteagudo, Raghavendran Ganesan, Janina Panasewicz, Justin e Stephanie Shults.




BELGIO – Il premier Michel: “Oltre 100 perquisizioni negli ultimi mesi”. Hollande: “Chiederemo l’estradizione di Salah”

Arrestato dopo quattro mesi di fuga. Salah Abdeslam, l’uomo più ricercato d’Europa, è stato ferito a una gamba e preso dopo un’operazione anti-terrorismo nel quartiere di Molenbeek in Belgio. Dopo essere stato medicato sul posto, l’uomo è stato trasferito in ospedale. Catturati anche due suoi complici che si erano asserragliati dentro un appartamento a rue des Quatre Vent. L’ottavo uomo del commando che il 13 novembre scorso ha ucciso 180 persone durante una serie di attentati a Parigi era ricercato da mesi e più volte erano arrivate notizie di suoi avvistamenti. Uno dei primi a confermare la cattura è stato il segretario di Stato del Belgio per l’asilo e le politiche migratorie Theo Francken che nel tardo pomeriggio su Twitter ha scritto: “We hebben hem” (‘lo abbiamo’). Il presidente francese ha fatto sapere che “la Francia chiederà l’estradizione di Abdeslam” e ha aggiunto di essere “sicuro” del buon esito della richiesta mirata a processare in Francia Salah.
L’arresto è avvenuto nel corso di una maxi operazione – quattro perquisizioni simultanee – delle forze speciali di polizia nella zona. La Dernière Heure riferisce che ci sono stati spari, anche granate, e una vittima a terra. Il latitante è rimasto ferito a una gamba in uno scontro a fuoco con le forze speciali belghe e si sarebbe asserragliato in un appartamento con un altro uomo, anch’egli ferito e arrestato, secondo l’Express. L’edificio al numero 79 della rue des 4 Vents dove è stato arrestato Abdeslam è di proprietà del comune di Molenbeek-Saint-Jean, una delle 19 municipalità di Bruxelles.

I passanti nella strada hanno sentito le forze speciali al megafono urlare “uscite e arrendetevi“. L’operazione, riferisce Le Soir, sarebbe stata anticipata da domani a oggi dopo la fuga di notizie sul ritrovamento delle impronte di Salah nell’appartamento di Forest nel corso del blitz di martedì 16 marzo. La polizia ha invitato la popolazione a ritornare e rimanere a casa, e chiesto anche ai media di non diffondere le immagini dell’operazione in corso. Sulla via si trovano una scuola e un asilo. Il premier belga Charles Michel ha lasciato precipitosamente la sede del vertice Ue-Turchia sui migranti.

Il premier belga e il presidente della Repubblica francese hanno tenuto una conferenza stampa congiunta al termine delle operazioni. “Chiederemo l’estradizione di Salah”, ha detto François Hollande, “La lotta al terrorismo, a tutte le reti terroristiche, deve essere intensificata, non è il momento di incrociare le braccia”. E ha poi annunciando che sabato 19 marzo al mattino riunirà a Parigi il Consiglio di Difesa, con i ministri competenti per la sicurezza della Francia e i capi di servizi di informazione. “Dalle forze dell’ordine del Belgio è stato fatto un lavoro rimarchevole: potete essere fieri di quanto fatto non solo oggi ma anche in precedenza attraverso la raccolta di informazioni e, da ultimo, con l’operazione condotta a Forest”.

Anche il premier belga Charles Michel si è complimentato con le forze dell’ordine e ha commentato: “Negli ultimi mesi abbiamo effettuato oltre 100 perquisizioni” a Bruxelles “che hanno portato a oltre 60 arresti di sospetti. Le tre persone ricercate sono state arrestate” e al momento non c’è nessun altro da trovare a Molenbeek”. “Da parte degli arrestati”, ha aggiunto, “c’è stata resistenza armata”. Michel e Hollande hanno anche sentito al telefono il presidente Usa Barack Obama che ha espresso i suoi “complimenti e incoraggiamenti”.

Secondo quanto riferisce il sito del quotidiano Dernière Heure, le forze dell’ordine, dopo essere state oggetto del lancio di qualche bottiglia, sul finire del pomeriggio si sono trovare a fronteggiare la pressione di alcune decine di persone, soprattutto giovani, ammassate intorno al perimetro della zona di sicurezza. La polizia è riuscita a mantenere la calma, la situazione è rimasta sotto controllo e al momento non sono segnalati altri episodi di scontri.