ITALIA – Domani i funerali di Accattone. E’ morto a Roma Franco Citti

È morto a Roma l’attore Franco Citti, 80 anni. Malato da tempo, si è spento nella sua abitazione. A dare la notizia è stato l’amico Ninetto Davoli. Scoperto da Pasolini che lo volle protagonista di Accattone nel 1961, Citti da allora diventò un volto simbolo del suo cinema, recitando anche in Mamma Roma, Porcile e Il Decameron. Nella sua lunga carriera, Citti, nato in borgata, è stato diretto anche dal fratello Sergio e ha recitato in teatro con Carmelo Bene.
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E’ morto a 80 anni l’attore scoperto Pasolini che lo volle protagonista di Accattone nel 1961. Franco Citti recitò anche in Mamma Roma, Porcile e il Decameron. Nella sua lunga carriera, Citti, nato in borgata, è stato diretto anche dal fratello Sergio e ha recitato in teatro con Carmelo Bene

Citti era nato il 23 aprile del 1935 a Fiumicino, periferia di Roma, all’epoca borgata di baracche e strerrati, faceva l’imbianchino, da ragazzo, e guadagnava 1800 lire. L’adolescenza in mezzo a – come raccontava lui – “ladri, truffatori, papponi, mignotte, spie, ruffiani, cornuti e ubriaconi”, l’esperienza giusta per “insegnare” quel mondo all’uomo che gli avrebbe cambiato la vita: Pier Paolo Pasolini. Insieme al fratello Sergio, che lo aveva già conosciuto qualche anno prima, Citti incontra Pasolini nel 1961 in una pizzeria di una borgata romana, Torpignattara, non sapeva chi fosse, faceva il maestro elementare a Ponte Mammolo, “mio fratello – ricordava in un’intervista – mi disse che era anche uno scrittore, ci mangiammo una pizza insieme, io tutto sporco perché facevo il muratore insieme a mio padre”. Sono i giovani che l’intellettuale racconterà in Ragazzi di vita e Una vita violenta, a FRanco riserva il ruolo di protagonista in Accattone, la storia del “ragazzo di vita” al quale l’amore non basta per redimersi. Pasolini lo chiamerà ancora per Porcile, Il Decameron (è ser Ciappelletto), I racconti di Canterbury (Satana), in Il fiore della Mille e una notte in cui gli darà il ruolo di un demone.

Oltre che con Pasolini, lavora con Valerio Zurlini e con il fratello Sergio che lo dirigerà in Ostia, per lui fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta interpreterà altri film, scritti dal fratello insieme all’amico Vincenzo Cerami, come Storie scellerate, Casotto, Il minestrone. Nel 1988 tenta con la regia, il suo esordio “con la fraterna collaborazione di Sergio Citti” – come si legge nei titoli di testa è Cartoni animati, dirige se stesso e Fiorello in un ultimo sussulto di poetica pasoliniana in cui riserva per sé un ruolo molto simile a quello di Accattone. Attivo anche in teatro, aveva recitato in Salomè di Carmelo Bene. In tv aveva lavorato in I promessi sposi di Salvatore Nocita.

La scomparsa di Franco Citti “è un grave lutto per il cinema italiano – ha detto il ministro della Cultura Dario Franceschini – attore di straordinaria intensità, legato a Pier Paolo Pasolini fin dall’esordio alla regia in Accattone, ha segnato una stagione importante della nostra cinematografia. Nel ruolo di Vittorio – ha proseguito il ministro – così come negli altri film diretti da Pasolini, ha portato quella poesia di strada che rimarrà per sempre uno dei tratti distintivi del nostro cinema”.

I funerali di Franco Citti si svolgeranno sabato 16 gennaio alle 12.30, nella parrocchia Santa Maria Stella Maris, in via Giorgio Giorgis a Fiumicino. Lo ha reso noto il figlio Paolo.

 




La Scuola che muore uccide

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“Ho affidato il mio unico figlio, sano e in buona salute all’Istituzione scolastica. L’ho affidato per un’uscita con pernottamento. Mi verrà riconsegnato cadavere”.  A parlare è Antonia Comin, madre di Domenico Maurantonio, il ragazzo padovano, 19enne, morto in gita scolastica a Milano.  Doveva essere uno scherzo, ma è andato ben oltre.

E non c’è da stupirsi, nella scuola italiana accade spesso.

Il 30 marzo 2014, ma potrei riportare molti altri casi, uno studente del liceo “Ettore Majorana” di San Giovanni la Punta (Catania), Gabriele Russo di 15 anni, è morto dopo essere caduto in mare dal ponte della nave sulla quale era a bordo assieme ai suoi compagni di classe. Il giovane era in gita e stava partecipando allo stage letterario “Amare Leggere”.

“Al ritorno da una escursione i ragazzi erano sul ponte e a un tratto questo ragazzino, sicuramente non era lucido, si è voltato di scatto verso il bordo della nave, ha cominciato a correre e si è buttato in mare”. A dichiararlo all’Ansa  è il rappresentante dell’istituto, al quale il fratello di 14 anni, che era sulla nave ha raccontato l’episodio.

Questa volta, a Padova, si indaga sulla base di tre ipotesi di reato: lesioni colpose (per il guttalax somministrato a Domenico), morte come conseguenza di altro reato, omissione di soccorso.

Il gruppo di giovani che era con Domenico Maurantonio in quella maledetta serata aveva bevuto qualche bicchiere in più del solito e non solo birra.

“Domenico era il mio eroe, vogliamo la verità. Abbiamo tutti un dovere di verità e coscienza nei confronti di Domenico”. A lanciare l’appello il padre Bruno.

Dobbiamo ringraziare Domenico, perchè dà a tutti noi la possibilità di riflettere e discutere, di migliorare. La tragica vicenda che lo ha coinvolto conferma ulteriormente che la Scuola italiana non funziona.

Certo, siamo tutti coinvolti. Non solo chi nella Scuola lavora, ma soprattutto chi per la Scuola non fa niente, chi nella Scuola non crede e non investe.

Dove sono le famiglie? Dov’è la società civile che alla Scuola demanda ogni cosa? Come può il ministro dell’Istruzione, Giannini, affermare ancora una volta che la Scuola è delle famiglie se le famiglie sono assenti? Come possono genitori irresponsabili e studenti ineducati valutare e fare la Scuola?

Alcuni compagni del 19enne hanno confermato che quella notte è stato versato del “lassativo nella birra di Domenico”.  “Anche Domenico ha bevuto con noi. Per questo ci siamo addormentati profondamente, senza sentire rumori o accorgerci di niente”, ha detto uno dei ragazzi della 5E ascoltato con altri 13 studenti del liceo scientifico “Nievo” negli uffici della questura di Padova.

“La verità rende liberi, dice il Vangelo. E senza verità non c’è salvezza”, ha ricordato il parroco nell’omelia durante i funerali, rivolgendo parole severe ai ragazzi.

Tre allievi (compresi due compagni di stanza) si sono sottoposti volontariamente al test del Dna e delle impronte. Oggi potrebbero arrivare i primi parziali risultati dei test tossicologici. L’ufficialità non c’è ancora e il riserbo resta altissimo, ma gli inquirenti avrebbero iscritto il fascicolo con l’ipotesi di omicidio colposo a carico di ignoti. Al vaglio anche la posizione dei professori. Domenico era vivo fino alle 5 di domenica, come testimoniano i messaggi scambiati via Whatsapp con altri compagni di scuola.