Le donne di Maggio

Di Paola Spinelli e Maria Pia Ercolini

Dalla rubrica SIGNORE SI NASCE di Toponomastica femminile

Io mi sentivo libera e leggera
come quei fiocchi bianchi di pelurie
che si sprigionano dai pioppi, in maggio
e cercan l’alto.

Antonia Pozzi ci introduce con questi versi alle donne nate a maggio che “cercan l’alto”.

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“Nacque ad un certo punto e comunque, sia chiaro, nacque e visse al di fuori della storia”, così scrive di sé Laura Betti, che in realtà inaugura il nostro mese perché nata il primo giorno di maggio. La ammiriamo come cantante e attrice, donna intelligentissima e dal carattere difficile, ideatrice e direttrice del Fondo Pier Paolo Pasolini.

2.2-9 MAGGIO

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Il 2 di maggio ci regala ancora due attrici: Fiammetta Baralla, grande caratterista del cinema e della televisione, ma anche interprete del teatro d’avanguardia e Norma Aleandro, la “pasionaria” argentina, combattente dello schermo e della vita, attrice e intellettuale di posizioni progressiste.

Il 3 ci porta Mary Astor, un’attrice che ha saputo reinterpretarsi più di una volta, da femme fatale, alla più classica delle dark lady (Il mistero del falco) fino a diventare la madre saggia di Piccole donne (edizione del 1949) o di Incontriamoci a Saint Louis di Vincente Minnelli.

Il giorno 4 è la volta di Audrey Hepburn, troppo fragile per realizzare il suo sogno di fare la ballerina, ma che divenne invece un’attrice talentuosa che impose un nuovo modello di bellezza femminile. Fu ambasciatrice dell’UNICEF e icona dell’eleganza. L’abito bianco a fiori che Givenchy creò per lei quando vinse l’Oscar per “Vacanze romane” è considerato ancor oggi il migliore abito di tutti i tempi indossato alla premiazione degli Oscar.

Voglio ricordare Anna Maria Mozzoni, nata il 5 maggio, attraverso queste sue parole del 1906: “tutto ci ha ormai persuaso che la giustizia non riguarda che gli elettori e non si estenderà a noi se non quando e in quanto saremo elettrici perché siamo cittadine, perché paghiamo tasse e imposte, perché siamo produttrici di ricchezza, perché paghiamo l’imposta del sangue nei dolori della maternità, perché infine portiamo il contributo dell’opera e del denaro al funzionamento dello Stato”.

Il giorno 6 abbiamo un volto noto: Lianella Carell. Era l’epoca del neorealismo e degli attori presi dalla strada. Lei, giornalista, andò da De Sica per fargli un’intervista. Lui, colpito dall’intensità del suo volto, la scelse per fare la moglie di Lamberto Maggiorani in”Ladri di biciclette” e in quel ruolo l’abbiamo conosciuta tutti.

Giorno 7: Ruth Prawer Jhabvala che come sceneggiatrice ha avuto 3 nomination e ha vinto 2 Oscar con “Camera con vista” e “Casa Howard”e come scrittrice ha vinto il Booker Prize con “Calore e polvere”.

Quando ero bambina le magliette e i cappellini con stampati i marchi delle ditte erano capi da lavoro che muratori e contadini indossavano per non rovinare i vestiti buoni. Te li regalavano al giro d’Italia o nei negozi di sementi o di ferramenta. Nessuno si sarebbe sognato di spendere dei soldi per fare pubblicità a qualcuno. Poi è cambiato tutto e i marchi sono diventati status symbol. Poi è uscito NO LOGO. Il giorno 8 è il compleanno di Naomi Klein.

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Il 9 maggio nascono a distanza di circa cento anni l’una dall’altra due donne assolutamente diverse ma simili, credo, per l’intraprendenza e il coraggio, tutte e due francesi, tutte due, a modo loro, eroine.

La prima, Olympe Pélissier all’età di 15 anni fu venduta dalla madre a un giovane aristocratico. Oggi queste cose non avvengono più? Non saprei. E comunque Olympe da lì iniziò il suo faticoso percorso di formazione da cortigiana a modella, e poi da “cortigiana cattiva”, come la definì Balzac, a moglie devota di Gioacchino Rossini.

La seconda donna del giorno 9 è Marise Hilsz, che da modista, presa dalla passione per il volo, diventa prima paracadutista poi aviatrice. È una donna dai molti record e dai molti meritati riconoscimenti: le sono stati dedicati un campo sportivo, una scuola, diverse vie, un monumento e almeno tre francobolli.

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Il 10 maggio è il giorno di Rosanna Benzi che ha trascorso gran parte della sua vita a Genova, dentro un polmone d’acciaio, ma che sorprendentemente diceva di sé: “La mia vita tutto sommato è normale, anche se me ne sto qua dentro, immobile. Faccio le cose che fanno tutti. Studio, lavoro, dirigo una rivista, GLI ALTRI. Faccio politica”.

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11 maggio: “Le nostre braccia hanno origine dalla schiena perché un tempo erano ali”. E sembravano ali le braccia di Martha Graham che fu per la danza quello che Picasso rappresentò per la pittura e Stravinsky per la musica.

Il 12 maggio il sipario è per Giulietta Simionato, una signora del Bel Canto che si ritirò dalle scene “in bellezza”, quando la sua voce non aveva ancora incrinature, perché il suo pubblico potesse ricordarla al meglio, ma che nella sua lunga vita non cessò mai di occuparsi di musica.

Maria Teresa d’Asburgo, 13 maggio, dimostra che per una donna, a tutti i livelli, è difficile far valere i propri diritti. Pur potendo succedere al padre grazie alla Prammatica Sanzione, Maria Teresa dovette combattere sette anni, rinunciare a diversi territori per vedersi riconosciuto alla fine il titolo di sovrana ma non di imperatrice. Fu il marito a diventare imperatore e lei dovette accontentarsi del titolo di imperatrice consorte.

Spesso la narrazione storica si dimentica delle donne, ma può anche succedere che le racconti male o che le diffami scientemente. È il caso di Margherita di Valois, 14 maggio, consegnata alla memoria collettiva come la bellissima, scaltra e intelligente ma dissoluta “regina Margot”. D’altra parte, essendo Margherita l’ultima dei Valois, per legittimare ancor più la successiva dinastia dei Borboni, si volle vedere in lei l’ultimo frutto di una dinastia marcia e depravata.

Il 15 maggio è il giorno di Maria Reiche, famosa per le sue ricerche sulle linee di Nazca, proclamate nel 1995 dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Di lei si dice: “vive di certo ancora a Nasca. Ed è il vento, qua onnipresente, che lo racconta.”

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16 maggio: ecco Gaetana Agnesi, matematica, filosofa e benefattrice, alla quale sono stati tributati tanti riconoscimenti e sono intitolate tante strade in tutta Italia, “una delle più grandi matematiche di tutti i tempi, fu la prima donna autrice di un libro di matematica e la prima a ottenere una cattedra universitaria di matematica”.

Ed ecco, il 17 maggio, Candida Mara, cantadora sarda, che fu la prima donna a partecipare alle gare a chitarra, fino ad allora riservate ai soli uomini. Girava in calesse di paese in paese armata di pistola e ci viene descritta dal musicologo Gavino Gabriel come un “vulcano di passioni che ha sconvolto cuori e famiglie”. Dal suo canto traeva “un potere di dominio che piegava ogni volontà”, con una voce che le dava “una strana personalità di fattucchiera e di dea”.

Chi ha una certa età, come me, ha molti ricordi in bianco e nero. Nella colonna sonora di questi ricordi non possono mancare i Cetra. Lucia Mannucci, 18 maggio, era la voce femminile del quartetto Cetra, ma è stata anche cantante solista, attrice di musical, presentatrice di programmi televisivi e doppiatrice. Inoltre assieme al marito, Virgilio Savona, svolse attività di ricerca nell’ambito della musica popolare.

19 maggio: cambia completamente il quadro, è la scena del finto orgasmo di “Harry ti presento Sally”. Solo una donna la poteva scrivere, la stessa che ha detto: “E soprattutto cerca di essere l’eroina della tua vita, non la vittima” e cioè Nora Ephron, scrittrice, sceneggiatrice, regista, giornalista, saggista che, attraverso le lenti dell’arguzia e dell’ironia seppe trarre ispirazione da tutto: i tradimenti del marito Carl Bernstein, la madre alcolizzata, i gatti dell’ex marito, il complesso del seno piccolo, la torta al limone, il collo che invecchia e il dolore.

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20 maggio: due donne durante il regime fascista. La prima, Paola Masino, è una scrittrice malvista dal regime, ma il cui romanzo “Nascita a morte della massaia” è ancora attualissimo. La seconda, Ondina Valla, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino, a soli 20 anni, diventa un simbolo per le ragazze in un’Italia che dava molta importanza all’esercizio fisico, per fare dei maschi dei forti guerriere e delle femmine delle sane riproduttrici. Racconta Ondina: “avrei dovuto partecipare anche all’Olimpiade precedente, quella del 1932 a Los Angeles. Ma sarei stata l’unica donna della squadra di atletica e così mi dissero che avrei creato dei problemi su una nave piena di uomini. La realtà è che il Vaticano era decisamente contrario allo sport femminile”.

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Il 21 maggio abbiamo una donna che è addirittura finita sulla banconota da 5 sterline inglesi: è Elisabeth Fry, la filantropa che promosse la riforma del sistema carcerario inglese.

Il 22 nasce Elvira Badaracco, politica, pubblicista, femminista, che ha lasciato tutto il suo patrimonio economico, scientifico e politico alla Fondazione che porta il suo nome e che ha la finalità di raccogliere, organizzare, conservare e rendere fruibile il patrimonio di conoscenze e pratiche elaborato dal movimento delle donne.

Il 23 maggio ci porta la voce di Marilyn Monroe e di tantissime altre attrici famose: è Rosetta Calavetta, esempio della grande professionalità dei nostri doppiatori, talmente bravi che a volte riescono a dare un tocco in più ai film e all’interpretazione degli attori che doppiano.

Il 24 è il giorno di Felicia Bartolotta Impastato, che aveva aperto la sua casa a quanti volevano conoscere il suo Peppino. Ai giovani che le chiedevano come si fa a combattere la mafia dava questo consiglio: “Tenete la testa alta e la schiena dritta” e, aggiungeva: “Studiate, perché studiando si apre la testa e si capisce quello che è giusto e quello che non è giusto”. Costituitasi parte civile, riuscì ad ottenere giustizia e a vedere condannati i mandanti dell’omicidio del figlio.

Colette Rosselli, giorno 25, autrice di libri per ragazzi, illustratrice di moda, pittrice, giornalista, come Donna Letizia, raccolse le confessioni, i timori, le speranze le angosce, le inquietudini di almeno quattro generazioni di italiani, quando, piuttosto che all’analista, ci si rivolgeva alla posta del cuore.

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“Mia sete grande era poter dire in versi tutto ciò che mi passava per l’anima”, sono parole di Vittoria Aganoor Pompilj, la donna del 26 maggio. I temi delle le sue liriche sono la vita, la morte, la natura, i ricordi, i temi sociali, ma su tutti domina l’amore, che è per Vittoria bisogno di superare la condizione esistenziale della solitudine.

Con Amelia Bloomer, 27 maggio, si coniugano insieme abbigliamento e impegno femminista. Nella sua lotta a favore dei diritti delle donne, la Bloomer volle riformare l’abbigliamento femminile con una sorta di pantaloni, i bloomers. L’epoca non era matura. Si pensò che la donna volesse indossare i pantaloni in senso metaforico e che all’interno della famiglia si potesse realizzare una rivoluzione di ruoli senza precedenti, perciò Amelia fu coperta di improperi e di ridicolo.

Il 28 è il giorno di Giuliana Dal Pozzo che nel 1988, quando il termine femminicidio non era di moda e non si parlava della violenza sulle donne, specie di quella domestica, si inventò il Telefono Rosa: cinque volontarie con un quaderno e una penna che si alternavano in una stanza nell’ascolto di donne che chiamavano chiedendo aiuto da tutta Italia

29 maggio: Alfonsina Storni, una poetessa così importante che ora la poesia femminile argentina viene divisa in due tappe: prima e dopo Alfonsina Storni. La sua ultima poesia “Voy a dormir”, scritta prima del suicidio in mare, ispirò la notissima canzone “Alfonsina y el mar”, una canzone struggente e malinconica, dolce e triste, tragica ed epica allo stesso tempo.

L’attrice Anna Proclemer, 30 maggio, negli ultimi suoi anni si era organizzata un sito web interessante, intelligente e divertente, con tanto di istruzioni per l’uso, insomma è obbligatorio andarci anche perché, confessa, è l’autobiografia che si era sempre rifiutata di scrivere e, aggiunge, “Il prodotto può essere conservato a temperatura ambiente e non ha data di scadenza. Vale a dire che quando l’attrice “tirerà il calzino”, come dicono magnificamente a Firenze, il Sito resterà qui, per vostro uso e consumo”.

Il mese di maggio si chiude in bellezza con Alida Maria Altenburger von Markenstein und Frauenberg, nota come Alida Valli, attrice straordinaria e intensa che ha dato il suo splendido volto a personaggi indimenticabili.

11_21-31 MAGGIO

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Queste sono le donne di maggio, messe una dopo l’altra, come le perle di una preziosissima collana:

“Il giardino era fiorito, tutte le porte erano aperte sul cielo azzurro di maggio.”

(Anna Maria Ortese)




ITALIA – Due passi per Modena e per le strade femminili che non ci sono (Parte seconda)

Di Roberta Pinelli

A partire dagli anni Sessanta qualcosa cambia a Modena nei criteri adottati per le scelte odonomastiche e sarà forse per la nomina di una donna nella Commissione Toponomastica che nel 1961 furono dedicati a donne ben cinque toponimi: due letterate (Grazia Deledda e Ada Negri), una musicista (Cecilia Paini), una partigiana (Gabriella Degli Esposti), una donna di potere (Matilde di Canossa).

1.Modena-Via Ada Negri-foto di Roberta Pinelli

2. Modena-Via Grazia Deledda-foto di Roberta Pinelli

Figlia di Giovanni, suonatore di corno da caccia, Cecilia Paini ancora in tenera età seguì il padre che per lavoro si era trasferito a Parigi. Qui studiò al Conservatorio di musica dove, precocissima, conseguì il I premio in arpa e solfeggio. A 11 anni dette alcuni concerti in Francia e venne considerata una bambina prodigio. Con un decreto del 23 marzo 1843 la duchessa di Parma la nominò arpista della Ducale Orchestra. Fu al servizio del Ducato di Parma fino al 1859, poi rimase al Teatro Regio di Parma fino al 1875. Nel 1876 si trasferì a Modena, dove aveva sposato un certo Eugenio Zoboli, da cui ebbe due figli. Dedicatasi all’insegnamento, fu sempre attorniata da grande ammirazione. Morì a Modena nel 1922.

3.Modena-Via Cecilia Paini-foto di Roberta Pinelli

Gabriella Degli Esposti con il nome di battaglia di Balella partecipò fin dall’inizio alle attività della Resistenza nel modenese, prodigandosi anche per la formazione dei primi Gruppi di Difesa della Donna, nonostante fosse madre di due bambine e incinta del terzo figlio. Coordinatrice della IV Zona partigiana, fu arrestata dalle SS il 13 dicembre 1944 durante un rastrellamento, rifiutò di parlare e fu giustiziata insieme ad altri 9 compagni di prigionia. Prima della fucilazione fu brutalmente torturata. In suo onore fu chiamato “Gabriella Degli Esposti” l’unico distaccamento partigiano formato esclusivamente da donne. Le è stata assegnata la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

4.Modena-Via Gabriella Degli Esposti-foto di Roberta Pinelli

Passarono altri 10 anni prima che comparissero nuove targhe dedicate alle donne; nel 1971 furono intitolate due strade a Gaetana Agnesi e Marie Curie, precedute nel 1966 da una partigiana (Irma Marchiani) e da due dee dell’antichità, Cerere e Igea, e nel 1969 da una straordinaria figura di benefattrice, Marianna Saltini.

5.Modena-Via Gaetana Agnesi-foto di Roberta Pinelli

6.Modena-Via Marie Curie-foto di Roberta Pinelli

7.Modena-Via Irma Marchiani-foto di Roberta Pinelli

8.Modena-Via Marianna Saltini-foto di Roberta Pinelli

Nata a Carpi nel 1889, a 21 anni Marianna Saltini sposò il sarto Arturo Testi, ma rimase vedova a 39 anni con 6 figli. Decise di affidare alcuni dei figli ai parenti e di mandare i più grandi in collegio, per potersi dedicare ad allevare le figlie dei poveri. Da quel momento fu per tutti “Mamma Nina”, da qualcuno definita anche “la matta che aveva abbandonato i figli suoi per quelli degli altri”. Solo nel marzo del 1936 il vescovo approvò, e solo provvisoriamente, la sua opera e il Comune di Carpi le concesse in uso il Palazzo Benassi. Sorella di don Zeno Saltini, fondatore di Nomadelfia, Mamma Nina allevò e continuò ad occuparsi di migliaia di bambine povere, insegnando loro un mestiere e togliendole dalla miseria e dai rischi della strada. Fondata a Carpi, ma con sedi in molti comuni della provincia di Modena, ancora oggi l’istituzione benefica da lei creata è attiva e ha mantenuto il nome di “Casa della Divina Provvidenza”.

Nel 1985 fu aperto il processo di beatificazione che nel 1988 dichiarò Mamma Nina “serva di Dio”.

Nel 1982 una parte dell’anello della tangenziale che circonda Modena è stato intitolato al Premio Nobel per la Letteratura Gabriela Mistral, mentre nel 1986 una stradina periferica viene dedicata a una vittima di femminicidio, novella Maria Goretti modenese: Maria Regina Pedena.

 9.Modena-Tangenziale Gabriela Mistral-foto di Roberta Pinelli

10.Modena-Via M.Regina Pedena-foto di Roberta Pinelli

Il 19 luglio 1827, attirata con l’inganno in casa di Eleuterio Malagoli, liutaio, invaghitosi di lei, resistette ai suoi approcci. Infuriato per la resistenza della ragazzina (Regina aveva solo 14 anni), Eleuterio Malagoli l’accoltellò più volte. All’arrivo della polizia Maria Regina Pedena era già morta e il Malagoli tentò il suicidio.

Il 24 luglio 1827 si tennero i solenni funerali della ragazza, cui fece seguito una sorta di devozione, che però svanì ben presto, consentendo che i suoi resti fossero inumati in una fossa comune. Nel 1973, a cura di un comitato promotore del processo di beatificazione, i resti di M.Regina Pèdena furono traslati nel Santuario della Madonna del Murazzo di Modena, dove sono tuttora conservati.

Nel 1990 ecco la targa e la scuola media intitolate a Luisa Guidotti Mistrali.

11.Modena-Via Luisa Guidotti Mistrali-foto di Roberta Pinelli

Luisa Guidotti Mistrali nacque a Parma nel 1932 e nel 1947 si trasferì definitivamente a Modena. Dopo la maturità scientifica, si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell’Università di Modena, dove si laureò nel 1960, acquisendo poi nel 1962 la specializzazione in Radiologia.

Entrata nell’Associazione Femminile Medico-Missionaria da laica, dopo un periodo di tirocinio religioso fra Modena e Roma, nel 1966 venne destinata alle missioni nella Rhodesia (l’attuale Zimbabwe). Nel 1969 fu assegnata definitivamente all’ospedale “All Souls” di Mutoko nella provincia del Mashonaland Orientale.

A Mutoko in realtà l’ospedale consisteva in alcune capanne di paglia e fango che in pochi anni, sollecitando la generosità degli amici italiani, Luisa riuscì a trasformare in edifici in muratura, aprendo anche una scuola per infermiere e un orfanatrofio. Già nel 1971 l’ospedale era in grado di accogliere annualmente oltre 5.000 ammalati e contava più di 400 nascite all’anno.

Oltre al lavoro nell’ospedale, si recava periodicamente al lebbrosario di Mutema, dove i pazienti erano pressoché abbandonati, e nei villaggi vicini per assisterne i malati.

Nel 1976 venne arrestata dalla polizia con l’accusa di aver curato un ragazzo, presunto guerrigliero, rischiando la condanna a morte per impiccagione. Rilasciata dopo quattro giorni, fu tenuta per due mesi in libertà provvisoria vicino a Salisbury. Venne poi assolta per le forti pressioni esercitate dalla Santa Sede e dal governo italiano. La situazione a seguito della guerra divenne sempre più pericolosa e molti missionari furono costretti ad andarsene dalla Rhodesia. Luisa Guidotti subì delle minacce, ma non volle abbandonare l’ospedale e vi rimase, unica occidentale, insieme alle infermiere africane. Il 6 luglio 1979 con l’ambulanza dovette accompagnare una partoriente a rischio all’ospedale di Nyadiri. Sulla via del ritorno venne fermata ad un posto di blocco dall’esercito governativo. All’improvviso, partirono due raffiche di mitra da entrambi i lati della strada e un proiettile colpì la dottoressa, recidendole l’arteria femorale e provocandone la morte per dissanguamento. Aveva da poco compiuto 47 anni.

Nel 1983 le fu intitolato l’ospedale “All Souls” di Mutoko. Nel 1988 il vescovo di Modena fece traslare i suoi resti nel Duomo e dal 2006 è aperta la causa di canonizzazione.

Nel 1996 ecco un’altra musicista, la soprano modenese Teresina Burchi, e nel 1998 Madre Teresa di Calcutta ed Elsa Morante.

Nel 2011 quattro furono le targhe modenesi dedicate alle donne: Natalia Ginzburg, Sibilla Aleramo, Gina Borellini e Fausta Massolo.

12.Modena-Via Natalia Ginzburg-foto di Roberta Pinelli

13.Modena-Via Sibilla Aleramo-foto di Roberta Pinelli

14.Modena-Via Gina Borellini-foto di Roberta Pinelli

Gina Borellini nacque a San Possidonio, da una famiglia di agricoltori, nel 1924. Si sposò a soli 16 anni con Antichiano Martini, di professione falegname. Insieme al marito, dopo l’8 settembre 1943, partecipò attivamente alla Resistenza come staffetta partigiana e soccorrendo militari sbandati. Nel 1944 furono entrambi catturati, arrestati e torturati. Dopo la fucilazione del marito entrò nella Brigata “Remo”. Il 12 aprile 1945, a seguito di uno scontro a fuoco con i fascisti, venne ferita e perse una gamba.

Nel 1946 fu eletta al consiglio comunale di Concordia e due anni dopo entrò in Parlamento nelle file del Partito Comunista Italiano. Fu Deputata della Repubblica nella I, II e III legislatura e fece parte della Commissione Difesa della Camera.

Fu tra le fondatrici dell’Unione Donne Italiane, presidente dell’UDI di Modena per molti anni e presidente della sezione di Modena dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra dal 1960 al 1990.

È stata insignita del titolo di Commendatore della Repubblica e della medaglia d’Oro al Valor Militare. È morta a Modena nel 2007.

15.Modena-Via Fausta Massolo- foto di Roberta Pinelli

Fausta Massolo nacque ad Arquata Scrivia (AL) nel 1935. Dopo gli studi in Medicina, nel 1966 si trasferì a Modena, dove sarebbe rimasta poi per tutta la vita. Diventata Primaria di Pediatria, nel 1984 fu nominata Direttrice della nuova Divisione di Oncoematologia Pediatrica del Policlinico di Modena, da lei fortemente voluta e che avrebbe diretto fino al 1999.

Pioniera non solo nelle cure mediche (fu uno dei primo oncologi pediatrici a sperimentare cure allora pionieristiche), Fausta Massolo sostenne e incoraggiò anche la presenza in ospedale di diverse figure professionali: maestre, insegnanti, psicologi/ghe, che fornissero al bambino ricoverato una accoglienza completa.

Scomparve prematuramente il 7 settembre 1999, amata e rimpianta dai collaboratori, dai pazienti e dalle loro famiglie. Nel maggio 2014, un accordo fra Comune e Provincia di Modena, Associazione Famiglie Malati di Oncoematologia Pediatrica, Policlinico e Azienda Casa Emilia Romagna ha dato il via alla costruzione di una “casa lontano da casa”, una palazzina di 15 appartamenti da destinare ai bambini che necessitano di lunghi periodi di cura e alle loro famiglie: “La casa di Fausta”.

Nel 2013 sono state quattro le targhe femminili aggiunte: Santa Liberata, le tabacchine, dette alla modenese Paltadori, Gaspara Stampa e la partigiana Caterina Zambelli.

16.Modena - Via Caterina Zambelli - foto di Roberta Pinelli

La famiglia Zambelli di Bomporto (MO) partecipò attivamente alla lotta partigiana, nel rifiuto delle requisizioni, nella raccolta di armi e viveri, nelle azioni di disarmo, sabotaggio, distruzione di armi nemiche: il padre Angelo fu partigiano della Brigata Tabacchi, i figli combattenti, le figlie staffette o fiancheggiatrici del movimento della Resistenza. Sette dei tredici membri della famiglia furono uccisi in ritorsioni nemiche: il capofamiglia Angelo, con il genero Bozzali Quinto e il nipote Pellacani Fabio, fu arrestato e fucilato a Navicello di Modena il 9 marzo 1945. Caterina Bavieri Zambelli, moglie di Angelo, che aveva 60 anni, fu arrestata a metà febbraio 1945, condotta all’Accademia Militare e torturata; fu poi liberata, ma assassinata il 27 marzo 1945 insieme alla figlia Iride. Il figlio Floriano fu ucciso in una rappresaglia con altri partigiani nella notte tra il 18 e il 19 marzo 1945; l’altro figlio Renato arrestato durante il rastrellamento del 17 febbraio, morì sotto le torture nemiche.

 Nel luglio del 2015 è stata infine approvata l’intitolazione di una stradina a Margherita Hack, mentre ancora non si è arrivati a ricordare con un toponimo Rita Levi Montalcini, richiesta presentata fin dal 2013.

Per le vie di Modena si può dunque fare un viaggio nel tempo e nella mentalità che ha contribuito a modificare l’immaginario femminile.

Si può anche scoprire come pure la progredita Modena, dove la presenza e la partecipazione delle donne alla vita pubblica è sempre stata ragguardevole, non si differenzi per niente dalle realtà più restie a dare spazio alla memoria delle donne, nemmeno di coloro che hanno avuto un ruolo nella storia della città.