Marielle

A Rio de Janeiro, nella notte tra il 14 e il 15 marzo 2018, viene brutalmente assassinata Marielle Francisco da Silva, insieme al suo autista, Anderson Pedro Gomes, in quella che è stata definita come una vera e propria esecuzione.

Attivista per i diritti umani, femminista, difensora di donne, neri, persone LGBT e indigeni, Marielle Franco con coraggio denunciava le violenze contro le donne afroamericane delle favelas (lei stessa era nata e cresciuta a Marè, una favela di Rio, e amava chiamarsi Cria da Marè, Figlia della Marea) e ultimamente aveva aspramente criticato la polizia per le azioni violente che avevano portato all’uccisione di Matheus Melo, l’assistente di un sacerdote, nella favela di Acari.

A febbraio si era pubblicamente dichiarata contraria alla militarizzazione delle forze di polizia decisa dal governo centrale. Forse proprio per questo è stata “giustiziata” a soli trentotto anni, con quattro colpi di pistola alla testa e proiettili provenienti da un lotto venduto alla polizia federale: la sua figura come Giustaci è stata segnalata da moltissime amiche, rimaste attonite e sconvolte di fronte a tanta brutalità per spegnere un impegno e una passione tanto grandi.

A chi dava così tanto fastidio?

Rispondere a questa domanda è trovare i responsabili della sua morte.

Eletta consigliera comunale del Partito Socialismo e Libertà a Rio de Janeiro, nel 2016, con un impegno politico volto a combattere discriminazioni e diseguaglianze, era in prima linea per difendere i diritti, soprattutto delle donne e della comunità LGBT, da quando a diciannove anni si era trovata ad affrontare la vita da sola con una figlia e l’aiuto della compagna, Mônica Benício.

Orgogliosa della sua condizione di donna, povera, nera e omosessuale, si era laureata in Scienze Sociali, specializzata in responsabilità sociale e settore terziario, conseguendo anche un masterin pubblica amministrazione.

È stata consigliera parlamentare del deputato Marcelo Freixo e coordinatrice della Commissione per la difesa dei diritti umanie della cittadinanza. Nel Consiglio municipale ha presieduto la Commissione per la difesa delle donne ed è entrata anche nella Commissione incaricata di monitorare l’azione della polizia federalea Rio de Janeiro, ricoprendo tale incarico sino al suo assassinio.

Migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città del Brasile per protesta, ma l’ondata di sdegno si è propagata in tutto il mondo, sulle reti sociali. La figlia Luyaraha scritto: “Hanno ucciso mia madre e altri 46 mila elettori! Continueremo la tua lotta! Ti amo”. In un bellissimo video Marielle appare in tutta la sua forza e bellezza, in tutto il suo impegno contro i poteri forti.

“Per te non un minuto di silenzio ma anni di numerose battaglie”

Fino a quando grandi e Giuste donne, come Marielle – e tante altre, attualissime purtroppo, come, per ricordarne qui solo alcune, Ilaria Alpi, Bertha Caceres, Anna Politkovskaja, Daphne Caruana Galizia…- dovranno morire per rivendicare i diritti di tutti e tutte e per combattere la criminalità?

Questo spazio è aperto alle segnalazioni biografiche di lettori e lettrici




ITALIA – Gallura: percorso al femminile fra mito, storia e devozione

di Laura Candiani (testo e foto)

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FOTO 0. La Gallura

La Gallura (Gaddura in gallurese, Caddura in sardo) è la parte all’estremo nord della Sardegna e costituisce una regione storica e geografica comprendente ventuno comuni, dei quali venti appartenenti alla provincia di Olbia-Tempio, uno (Viddalba) a quella di Sassari. Il nome ha una origine incerta; secondo alcune teorie deriverebbe da una popolazione seminomade preromana, per altre dal gallo sullo stemma pisano dei giudici Visconti, oppure sembra significhi “rocciosa, sassosa” e in effetti -sia nella parte propriamente costiera sia nell’interno ricco di rilievi montuosi- le conformazioni bizzarre delle rocce rendono questa area straordinariamente pittoresca: quelle di Capo Testa, ad esempio, fecero esclamare al celebre scultore Henry Moore: «Ho trovato chi sa scolpire meglio di me!» E poi la roccia dell’Orso, l’incredibile Valle della Luna, i massicci granitici modellati dal vento, dal mare e dalle piogge nel corso di millenni. Affascinante la vegetazione, che unisce oleandri, macchia mediterranea, boschi di querce da sughero, pinete e olivi millenari. Una terra aspra, spesso battuta dal maestrale, come la vicinissima Corsica con cui ha molte somiglianze (anche linguistiche), ma piena di colori e profumi, specie durante la primavera.

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Arzachena

  1. via Eleonora d’Arborea. La figura di Eleonora è talmente immensa da meritare ben più di un cenno, ma è sempre opportuno ricordare colei che – in un mondo totalmente maschile – per quasi vent’anni portò avanti il sogno irredentista del padre Mariano IV che avrebbe voluto unificare la Sardegna in un unico regno. E’ anche colei che in anni lontanissimi (intorno al 1392), con la Carta de Logu (rimasta in vigore in Sardegna fino al 1827) fa segnare una tappa fondamentale del diritto. La Carta – di 198 articoli- presenta straordinarie novità come la distinzione fra dolo e colpa, la centralità del bene comune, la mancanza totale di leggi contro ebrei ed eretici, il rifiuto della vendetta privata, i risarcimenti in denaro a una donna violentata (il matrimonio è previsto solo se LEI è d’accordo), la collegialità della giustizia; emerge inoltre, fra le righe, l’assenza di rapporti feudali, comune a tutta la Sardegna ed eredità del modello bizantino.Secondo Carlo Cattaneo Eleonora «è la figura più splendida di donna che abbiano le storie italiane, non escluse quelle di Roma antica».
  2. via Regina Elena. Elena del Montenegro (Cettigne 8.01.1873-Montpellier 28.11.1952) fu moglie di Vittorio Emanuele III di Savoia; bella donna, molto alta e robusta, dette nuova linfa al sangue malato di emofilia dei Savoia e fu madre di cinque figli, fra cui Umberto II, il “re di maggio”. Regina dal 1900 al ’46, riservata, amante delle arti, dotata per le lingue, attiva e generosa verso il suo popolo, ricevette la laurea “honoris causa” in Medicina e fu molto apprezzata per la sua dedizione alle opere caritatevoli e assistenziali tanto che Pio XI le conferì la “Rosa d’oro della cristianità” e nel 2001 è stata nominata “Serva di Dio”.

La storia ha lasciato profonde tracce che precedono la civiltà nuragica: questa area fu abitata dall’uomo fin dal neolitico e la sua posizione certamente favorì gli scambi con il continente, passando attraverso l’arcipelago toscano: doveva essere, infatti, il corridoio dell’ossidiana e della ceramica, l’oro nero e l’oro bianco dell’antichità. Qui si trovano nuraghi importanti, tombe, siti in parte ancora da studiare; i Romani -mai del tutto tranquilli in Sardegna e circondati dal pericolo costante di rivolte -trovarono il modo di sfruttarne l’abbondanza di granito: sulla spiaggia delle Colonne sono ancora ben visibili gli abbozzi di quelle abbandonate, là dove ora giocano i bambini in acque calme e piatte come meravigliose piscine naturali. I Pisani lasciarono evidenti impronte nell’architettura religiosa e gli Aragonesi nelle imponenti strutture difensive. I Piemontesi -con i loro ingegneri militari- hanno tracciato l’urbanistica di alcune cittadine (Santa Teresa), costruite a scacchiera con le strade perfettamente rettilinee che si incrociano, mentre le case talvolta mantengono la tipica struttura gallurese a un solo piano.

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Aglientu

  1. piazza Sirenella (villaggio Rena Majore). La piazzetta centrale del villaggio (in cui quasi tutti i nomi di strade sono legati al mare oppure alla vegetazione) è dedicata alla Sirenella, con esplicito riferimento nell’immagine di ceramica dipinta alla Sirenetta di Andersen più che alle sirene che incantarono Ulisse.

Oggi è la regione con il più alto reddito pro-capite della Sardegna grazie ad una florida economia in parte ancora agro-pastorale e all’importante risorsa del turismo, non solo perché comprende l’arcipelago della Maddalena, la Costa Smeralda e note località come Budoni e San Teodoro, ma anche per la costa in gran parte incontaminata; afferma il giornalista Beppe Severgnini, abituale frequentatore di Rena Majore: «ancora oggi penso che i venti chilometri tra Santa Teresa e Vignola siano il tratto di mare più spettacolare, affascinante – e rispettato- del Mediterraneo».

Venendo alla odonomastica, emergono alcuni elementi interessanti: per primo la presenza quasi ovunque di due nomi ricorrenti in Sardegna, ovvero Grazia Deledda ed Eleonora d’Arborea; il secondo dato si riferisce alle intitolazioni di tipo devozionale; alle Madonne (d’Itria, di Pompei, del Carmelo) si affiancano le sante di epoca e provenienza davvero varia: Caterina, Rita, Lucia, Anna, Chiara, Cecilia, Ilaria, Giusta, Degna, Barbara, Agnese, Margherita fino alla marchigiana Maria Goretti e alla lucchese Gemma Galgani, a testimoniare una fede popolare che si è rinnovata nel tempo. Un terzo elemento riguarda il frequente ricordo delle donne della famiglia Savoia: dalla amata prima regina degli Italiani, Margherita, alla regina Elena, fino alle principesse Iolanda e Mafalda, morta nel lager di Buchenwald nel ’44. Altre presenze sono legate al periodo risorgi-mentale: Anita Garibaldi (alla Maddalena, a Tempio Pausania e a Olbia) e la fervente patriota mazziniana Giuditta Bellerio Sidoli (Olbia); rimandano alla Resistenza e alla storia più recente i nomi di Nilde Iotti (Olbia) e Luigina Comotto, fucilata a settanta anni il 1° novembre del ’44 (Tempio Pausania). Un altro dato riguarda le donne attive in vari ambiti culturali: oltre alla già ricordata Deledda, compare più volte Maria Montessori, cui si affiancano la pittrice Artemisia Gentileschi, l’attrice Eleonora Duse, la cantante folk Maria Carta, la studiosa locale Maria Azara, autrice di un libro sulle tradizioni galluresi edito nel 1943. Nei comuni di Santa Teresa, Palau, Golfo Aranci, Aglientu fanno poi la loro comparsa nomi tratti dal mito e dall’epica: troviamo, infatti, Penelope, la maga Circe, la ninfa Calipso, Clitemnestra, Galatea, le Sabine, Sirenella (forse più fiabesca e disneyana nella raffigurazione che si accompagna al nome, nel villaggio di Rena Majore).

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Santa Teresa di Gallura

  1. via Circe (località Conca Verde). Secondo una credenza popolare presso il vicino Porto Pozzo si troverebbe il mitico paese dei Lestrigoni, giganti antropofagi che nell’”Odis-sea” distrussero la flotta di Ulisse e uccisero tutti gli uomini, eccetto quelli della sua nave, rimasta fuori dal porto. Proseguendo il viaggio Ulisse avrebbe incontrato nell’isola di Eea la maga Circe che li trasformò in animali. La maga fa parte della mitologia greca e, oltre che nel poema omerico, compare anche nel mito degli Argonauti.
  2. via Calipso (località Conca Verde). La ninfa (o dea del mare) vive nell’isola di Ogigia e trattiene Ulisse presso di sé per sette anni, promettandogli inutilmente l’immortalità.
  3. via Nausicaa (località Conca Verde). La fanciulla -figlia del re dei Feaci- soccorre l’eroe omerico e lo aiuta a ripartire fornendogli una nave.
  4. via Penelope (località Conca Verde). Ulisse,  dopo mille peripezie, riesce a ritornare a Itaca e alla amata sposa che lo ha atteso fedelmente per venti lunghissimi anni.
  5. via Maria Teresa. La cittadina di Santa Teresa fu fondata nel 1808 per controllare il contrabbando lungo la costa (Bocche di Bonifacio) e creare un avamposto contro le mire espansionistiche di Napoleone; era l’epoca del re Vittorio Emanuele I di Savoia che la volle dedicare (attraverso la santa omonima) alla moglie, Maria Teresa d’Austria-Este (1773-1832).
  6. biblioteca comunale Grazia Deledda. Grazia Cosima Deledda (Nuoro 27.09.1871-Roma 15.08.1936) è stata l’unica italiana a ricevere il premio Nobel per la letteratura (1926). Nelle sue opere la Sardegna non è altro che uno spaccato del mondo e dell’eterno conflitto fra male e bene: i drammi sono gli stessi ovunque; scrive: «L’uomo è, in fondo, uguale dappertutto». I suoi romanzi della maturità (Canne al vento, Elias Portolu, La madre, L’edera, Marianna Sirca) sono spesso incentrati sul senso di colpa, sulla potenza del peccato, sulla forza implacabile del destino, sul caos morale, ma «i suoi colpevoli e i suoi delinquenti» – scrisse Momigliano – incutono in noi lettori un «interesse intenso», «rispetto», «senso di pietà e di elevazione»: la colpa non viene rappresentata in modo superficiale o semplicistico, ma porta «a meditare sul drammatico destino che a tutti è imposto di peccare per poter sapere veramente che cosa è il bene e che cosa è il male». Sempre Momigliano ebbe a dire: «Nessuno dopo il Manzoni ha arricchito e approfondito come lei, in una vera opera d’arte, il nostro senso della vita».
  7. via e piazza Santa Lucia. In alto rispetto al paese, sul lato est, vicino all’antico mulino a vento, sorge la graziosa chiesetta di Santa Lucia nella piazza omonima. La devozione per la martire siracusana (283-304) -uccisa durante le persecuzioni di Diocleziano- è presente ovunque nei paesi cattolici e ortodossi, ma anche presso i luterani in Svezia; è la patrona di molte città e protettrice degli occhi e degli oculisti. Si festeggia il 13 dicembre, secondo la credenza popolare “il giorno più corto dell’anno”.

Per concludere, merita una breve riflessione a parte l’odonomastica di Olbia: quarantatré donne ricordate a fronte di 484 uomini, ma che donne! Oltre ai nomi citati e alle undici sante, vanno per forza evidenziate alcune scelte interessanti e poco comuni, iniziando dalla medica Ernestina Paper, prima laureata dopo l’unità (1877); troviamo poi la scienziata Maria Sklodowska Curie (unica ad aver ottenuto il Nobel in due diversi campi: la fisica e la chimica), le scrittrici Joyce Lussu, Maria Bellonci, Jane Austin, Matilde Serao, Sibilla Aleramo, e infine due giovani vittime della violenza di diversa matrice: la poliziotta Emanuela Loi e la giornalista Ilaria Alpi.

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La Maddalena

piazza Santa Maria Maddalena. Qui sorge la chiesa parrocchiale, dedicata alla patrona dell’isola; i lavori per la costruzione iniziarono nel 1780, ma poi nel 1814 l’edificio ebbe una radicale trasformazione in stile neoclassico; in seguito subì ampliamenti e rimaneggiamenti, fino al recente ripristino della vecchia facciata e l’eliminazione di stucchi e affreschi.

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Tempio Pausania

via Madonna di Pompei. Il santuario a Pompei -dedicato alla Beata Vergine del Rosario- è uno dei più visitati del culto mariano con quattro milioni di pellegrini all’anno; i lavori di costruzione iniziarono l’8 maggio 1876 per volere del beato Bartolo Longo e della pia contessa Marianna de Fusco. Per rinvigorire presso i fedeli la pratica del rosario si cercò un dipinto adatto che fu trovato in un convento napoletano, in pessime condizioni; tuttavia, dopo vari restauri, la tela ora mostra l’opera di un valente artista della scuola di Luca Giordano e l’immagine continua a essere venerata come miracolosa




ITALIA – A Pistoia, strade e giardini ricordano 26 donne

Di Laura Candiani

 Pistoia è una città toscana che rimane, in ambito turistico, piuttosto defilata rispetto alle vicine città d’arte: Firenze, Prato, Siena, Lucca, Pisa; forse è più nota per l’industria meccanica, per la produzione di organi, per i vivai, i ricami, le tessiture piuttosto che per le bellezze che ospita. Eppure la sua piazza centrale è un unicum medievale perché raccoglie nello stesso ampio spazio la Cattedrale con il campanile e il Battistero, ma anche il Palazzo dei Vescovi, il Palazzo pretorio e il Palazzo comunale ed è da sempre luogo di mercato. Nelle sue belle chiese – spesso rivestite di marmo bianco di Carrara e verde serpentino di Prato – si trovano pulpiti straordinari, come il capolavoro di Giovanni Pisano in Sant’Andrea e quello di Guglielmo da Pisa in San Giovanni Fuorcivitas. L’antico ospedale del Ceppo è ornato da un fregio di terracotta invetriata di scuola robbiana che raffigura in maniera mirabile le opere di misericordia corporali. Vivace è la vita culturale con festival (jazz), manifestazioni (arte), convegni (filosofia, storia locale, letteratura ); numerosi sono i teatri (tradizionalmente molto frequentati e con un altissimo numero di abbonati) dove si tengono spettacoli di vario genere; assai attive le due prestigiose Biblioteche comunali e interessanti i musei , fra cui quello monografico dedicato al concittadino Marino Marini.

Se il Medioevo è il periodo in cui la città ha svolto il ruolo più rilevante della sua storia, è vero anche che Pistoia ha avuto una vita politica e culturale vivace durante il Risorgimento e – in epoca più recente – ha evidenziato un forte sentimento antifascista; la popolazione si è distinta durante la Resistenza e il suo territorio – situato lungo la Linea Gotica – è stato teatro di varie stragi: il più alto numero di vittime (175 fra vecchi, donne e bambini) si ebbe nella zona del Padule di Fucecchio (agosto 1944); per tutto questo la città è stata insignita della medaglia d’argento al valor militare.

La toponomastica trae molti spunti dalla storia cittadina e dai personaggi che la animarono; comunque – a fronte di 294 uomini ricordati – le donne sono al momento solo 26, di cui 10 fra sante, beate e madonne, prevalentemente nelle strade centrali (come via della Madonna); sei nomi rimandano alla Shoah e alla Resistenza (Anna Frank, le due sorelle Cecchi, Ginetta Chirici, Maria Tasselli, Nilde Iotti), cinque appartengono a letterate ed educatrici (Corilla, Deledda, Manzini, Montessori, Borgioli), due sono scienziate (Ipazia e Rita Levi Montalcini); troviamo poi una grande attrice (Anna Magnani) ricordata nel giardino retrostante il teatro “Manzoni”, una giornalista vittima del proprio impegno (Ilaria Alpi) e una figura che si confonde con la leggenda, ispiratrice del poeta stilnovista Cino da Pistoia (Selvaggia Vergiolesi). Interessante notare che i nomi di tre giardini sono stati scelti, seguendo una “buona pratica”, attraverso un referendum popolare; visto anche che Pistoia – sul sito ufficiale – si autodefinisce “città di genere”, si spera che i segnali positivi provenienti dall’Amministrazione locale negli ultimi anni trovino ulteriori conferme nel futuro.

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  1. GIANNA MANZINI (Pistoia 24.3.1896- Roma 31.8.1974)

Foto di Maria Pia Ercolini

Scrittrice oggi quasi dimenticata, nonostante i riconoscimenti e gli apprezzamenti ottenuti in vita. Dopo l’esordio con “Tempo innamorato”, nel 1930 fu l’unica donna scelta da Vittorini e Falqui per l’antologia “Scrittori nuovi”. Dopo il successo de “La sparviera” (’56) vinse il premio Campiello (prima donna) con “Ritratto in piedi”(’71), dedicato alla bella figura del padre anarchico assassinato dai fascisti; in un’altra opera (“Sulla soglia”) dialoga con la madre, durante un viaggio in treno.

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  1. CORILLA (Pistoia 17.3.1727- Firenze 18.11.1800)

Foto di Maria Pia Ercolini

Maria Maddalena Morelli fin da giovane mostrò doti non comuni nell’improvvisazione poetica; nel 1761 istituì una sua Accademia detta Ordine dei Cavalieri Olimpici. Nel 1765 divenne poetessa della corte di Vienna, dove fu apprezzata anche da Metastasio; nel ’71 a Roma entrò in Arcadia con il nome di “Corilla Olimpica”. Il 31.8.1778 in Campidoglio fu incoronata “poetessa laureata” e ricevette il titolo di “nobile romana”, ma il popolino la accolse con risate e fischi; Corilla allora lasciò Roma e visse a Firenze tenendo un frequentato salotto letterario. La corona di alloro fu donata alla chiesa dedicata alla Madonna dell’Umiltà di Pistoia.

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  1. SELVAGGIA VERGIOLESI

Foto di Laura Candiani

Come Dante ebbe la sua Beatrice, così il poeta stilnovista Cino da Pistoia ebbe come ispiratrice Selvaggia, pistoiese, di nobile famiglia ghibellina. Probabilmente fu moglie di un certo Focaccia de’ Cancellieri, ma i dati sono incerti e la figura si perde nella leggenda. Sembra che sia morta nel 1313 nel castello di Sambuca Pistoiese, dove si era rifugiata per sfuggire alle violenze dei Guelfi e per salvarsi dal rogo della rocca presso Piteccio in cui viveva.

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  1. ANNA MAGNANI (Roma 7.3.1908 – 26.9.1973)

Foto di Laura Candiani

Frequentò la scuola di arte drammatica “E. Duse” e iniziò la straordinaria carriera con il teatro e il varietà. Nel ’55 ottenne l’Oscar per “La rosa tatuata” (prima attrice italiana protagonista di un film americano); i suoi successi non si contano: 2 David di Donatello, 5 Nastri d’Argento, 2 National Board of Review Awards, 1 Golden Globe, 1 Coppa Volpi, 1 Orso d’argento; è fra i pochissimi italiani ad avere una stella sulla Walk of Fame a Hollywood. Nel cinema italiano rimane la sua impronta indelebile: da “Roma città aperta” (’45) a “La lupa”( ’65), da “Bellissima” (’51) a “Mamma Roma” (’62), da “L’onorevole Angelina” (’47) a “Nella città l’inferno”(’59). Nel ’71 fu protagonista di tre film per la televisione; la sua ultima apparizione è un “cameo” nel film di Fellini “Roma” in cui sorride ironica entrando in un portone (’72).

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  1. IPAZIA

Foto di Laura Candiani

Nata intorno al 360-370 ad Alessandria d’Egitto, figlia di Teone – suo primo maestro – fu “geometra”, astronoma, matematica, filosofa neo-platonica. Vittima del fanatismo cristiano in quanto donna e pagana, fu trucidata l’8.3.415 con strumenti taglienti (forse pezzi di vetro o conchiglie); i suoi miseri resti furono bruciati e il delitto rimase impunito.

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  1. MARIA MONTESSORI (Chiaravalle – Ancona 31.8.1870 -Noordwijk- Paesi Bassi 6.5.1952)

Foto di Laura Candiani

Pedagogista, medica, filosofa, educatrice, si laureò in Medicina a Roma nel 1896 (prima donna dopo l’Unità). Si specializzò in pediatria e aprì la prima “Casa del bambini”(1907), mettendo in atto il suo metodo pedagogico rivoluzionario – poi apprezzato in tutto il mondo – per valorizzare la creatività e la libertà espressiva dei piccoli. Nacque dunque il “movimento montessoriano” da cui trassero vita sia la scuola magistrale sia l’Opera Nazionale “Montessori”, attività riprese con rinnovato slancio dopo la guerra, anche all’estero.

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  1. ANGELA BORGIOLI (Pistoia 20.1.1890 – 21.11.1973)

Foto di Laura Candiani

Benefattrice e insegnante presso il Liceo Classico “Forteguerri”, fondò la Casa della Provvidenza “Giuseppe Camposampiero” in onore del suo maestro di vita, cattolico, collaboratore del sindaco La Pira, morto nel primo bombardamento di Pistoia nel ’43. Il centro iniziò l’attività il 20.1.1946 ospitando i primi 12 ragazzi di famiglie disagiate ai quali venivano garantiti istruzione e avviamento al lavoro.

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  1. SORELLE CECCHI

Foto di Maria Pia Ercolini

Lina (Pistoia 1926 – 2002) e Liliana (Pistoia 1922 – 1998) vivevano nel popolare quartiere di San Marco dove il padre era un modesto commerciante di idee antifasciste, perseguitato dal regime. Dopo l’8 settembre, le due giovanissime non esitarono a entrare nella Resistenza e una celebre foto le immortala – fucile in mano – al momento della Liberazione di Pistoia.

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  1. MARIA TASSELLI (Pistoia 1879 – 12.9.1943)

Foto di Laura Candiani

vittima di un atto di pura barbarie: subito dopo l’armistizio, cinque tedeschi in ritirata rastrellarono sei persone in modo del tutto casuale, nel centro di Pistoia, e le fucilarono in piazza San Lorenzo. I soldati tedeschi avevano preso sua figlia, ma Maria – nonna e madre – fece notare che era incinta di otto mesi, quindi fu catturata e uccisa al suo posto, davanti ai nipotini. La figlia per lo shock perse la bambina che attendeva, quindi le vittime dell’eccidio divennero sette innocenti.

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  1. GINETTA CHIRICI (Pistoia 24.11.1924- Marzabotto 4.10.1944)

Foto di Maria Pia Ercolini

Dal ’43 si era trasferita a Bologna dove frequentava l’Università, ma si dedicava come volontaria all’alfabetizzazione delle donne nelle sperdute frazioni dell’Appennino. Come partigiana combattente entrò nella brigata Stella Rossa Lupo dove operò dall’1.11.43 alla morte; fu uccisa dai nazifascisti in località Cà Beguzzi presso Casaglia insieme ad altre 19 persone, durante l’eccidio di Marzabotto. Il 19.4.1995 l’Università di Bologna le ha conferito la laurea “honoris causa” in Scienze dell’educazione.

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  1. LEONILDE IOTTI, detta Nilde (Reggio Emilia 10.4.1920 – Roma 6.12.1999)

Foto di Laura Candiani

Non esiste nella storia italiana del XX secolo una donna politica più rappresentativa e che abbia ottenuto cariche e incarichi altrettanto prestigiosi; dopo aver partecipato attivamente alla Resistenza, si laureò alla Cattolica di Milano nel ’42; animatrice dell’UDI e membro del PCI, venne eletta giovanissima deputata (2.6.46) e fece parte dell’Assemblea costituente. Con unanime plauso per il suo equilibrio e la sua equidistanza, dal 1979 al 1992 è stata presidente della Camera dei deputati, prima donna chiamata ad un incarico che rappresenta in Italia la terza carica dello Stato. Nel 1987 è stata la prima comunista e la prima donna incaricata di un mandato esplorativo per costituire un nuovo governo; nel 1992 fu la prima donna candidata alla Presidenza della Repubblica, ottenendo un grande successo personale.

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  1. ANNA FRANK (Francoforte sul Meno 12.6.1929 – Bergen Belsen febbraio ’45)

Foto di Laura Candiani

Annelise Marie Frank si era rifugiata con la famiglia ad Amsterdam, per sfuggire alle persecuzioni antiebraiche; il 12.6.42 ricevette in dono il famoso quaderno per il 13° compleanno. Dopo pochi giorni i Frank furono costretti -insieme ad altre quattro persone, fra cui il giovane amico Peter – a nascondersi nell’ “alloggio segreto” dove Anna scrisse il suo celebre diario. Il 4 agosto ’44, in seguito ad una segnalazione anonima, il rifugio venne scoperto e tutti furono deportati, prima ad Auschwitz, poi a Bergen Belsen. Lei e la sorella Margot morirono di tifo; l’unico sopravvissuto del gruppo fu il padre Otto. Nel ’47 comparve la prima edizione del diario con il titolo “L’alloggio segreto”.

 




ITALIA – Un quartiere dedicato alle donne a Parma

Di Rita Ambrosino

Ci si aspetterebbe che un itinerario al femminile della toponomastica di Parma prendesse le mosse dalla tanto amata Maria Luigia d’Austria, duchessa di Parma e Piacenza dal 1801 al 1847. Tuttavia è un altro il punto di vista che si è scelto di adottare per analizzare parte delle 99 “elette” che sono riuscite a conquistarsi un posto nella toponomastica parmigiana, sulle oltre 2000 strade cittadine, di cui circa 1200 dedicate ad uomini.

Nella periferia Nord-Est di Parma sorge il quartiere Cortile San Martino, comune autonomo fino al 1943 ed una delle prime zone della città ad essere investita dagli insediamenti industriali.

Negli anni ’80 parte del quartiere è destinataria del PEEP, vale a dire il programma di edilizia economica e popolare; sorge così un’area residenziale, il Peep Paradigna, dove fu scelto di intitolare molte strade e piazze a donne celebri. Troviamo, infatti: Ilaria Alpi, Matilde Serao, Maria Callas, Irma ed Emma Gramatica, Matilde di Canossa, Sibilla Aleramo, Eugenia Picco, Ada Negri, Milena Pavlovic Barilli, Katharine Mansfield, Marie Curie, George Sand ed altre ancora.

La passeggiata all’interno di questi palazzi di periferia ci restituisce un’atmosfera piuttosto cupa, di sicuro lontana dallo spessore storico che aleggia nel centro della cittadina padana, ma a rincuoraci qui, così come ad accompagnarci tra le splendide vie del centro storico, è l’eco rimandata dai nomi e dalle storie di illustri donne.

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Via Maria Callas, cantante lirica (New York 1923 – Parigi 1977)

Dalla direttrice di via San Leonardo, oltre il Centro Torri, ci inoltriamo per via Maria Callas. Soprano di origini greche, con una voce straordinaria e una maestria scenica unica, Maria Callas diede un rinnovato vigore al repertorio classico italiano ottocentesco; indimenticabili le interpretazioni di opere di Bellini, Donizetti, Puccini, Verdi che contribuirono ad alimentare il successo della Divina.

2.ViaIrma_e_Emma_Gramatica_Parma_Foto_RitaAmbrosino

Via Irma ed Emma Gramatica, ricorda le famose sorelle, attrici teatrali, Irma (Fiume 1867 – Impruneta 1962) ed Emma (Fidenza 1874 – Roma 1965). Di temperamento differente ma entrambe dotate di un’indubbia carica interpretativa, furono prime attrici nelle più note compagnie teatrali dell’epoca. Negli ultimi anni intrapresero con successo anche la carriera radiofonica, cinematografica e televisiva.

3.PiazzaSibillaAleramo_Parma_Foto_RitaAmbrosino

Piazza Sibilla Aleramo è dedicata alla scrittrice e poetessa, nata ad Alessandria nel 1876 e morta a Roma nel 1960, il cui vero nome era Marta Felicina Faccio. Della sua vita, tormentata ed intensa, la cifra più significativa fu l’amore con il quale visse ogni suo giorno. Diceva di sé: “Non so se sono stata donna, non so se sono stata spirito. Son stata amore”. Di indole anticonformista, si ribellò al gretto provincialismo, abbandonando tutto per dedicarsi con vorace passione alla produzione letteraria. Uguale passione mise, inoltre, nella lotta in favore dei diritti delle donne e contro la prostituzione.

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Stradello Matilde di Canossa (Mantova 1046 – Bondeno di Roncore 1115). Contessa medievale, il cui vasto dominio si estendeva dal Lazio al Lago di Garda, ricordata per le sue doti politico-diplomatiche e dotata di singolare acume, Matilde volle nel suo entourage studiosi di testi sacri ed esperti di diritto. Di fondamentale importanza fu il suo sostegno al papato durante i difficili equilibri della lotta per le investiture tra Chiesa e Impero; fu, infatti, proprio nel suo castello di Canossa che nell’inverno del 1075 avvenne l’incontro tra l’imperatore Enrico IV e papa Gregorio VII. Nominata Regina d’Italia, entrò nella storia ancora in vita, riconosciuta e venerata dai contemporanei in un’epoca, quale quella medievale, in cui quasi nulla era l’attenzione riservata alle donne.

5.ViaIlariaAlpi_Parma_Foto_RitaAmbrosino

Via Ilaria Alpi, giornalista (Roma 1961 – Mogadiscio 1994). A 15 anni dalla tragica scomparsa della giornalista romana, assassinata, insieme con Miran Hrovatin, a colpi di kalashnikov a Mogadiscio, durante la guerra civile somala, Parma le ha dedicato questa strada nel 2009. Il coraggio e la passione per il suo lavoro, l’avevano portata a condurre una delicata inchiesta sui traffici di armi e di rifiuti tossici tra Italia e Somalia.

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Piazza Eugenia Picco, beata (Crescenzago 1867 – Parma 1921)

Unica intitolazione non “laica” è quella alla religiosa, ora beata, Eugenia Picco. Per sfuggire all’opposizione della famiglia, che sperava per lei un futuro da artista, e per seguire la sua vocazione manifestatasi, come si racconta, dopo essere stata investita dal fenomeno della transverberazione, si trasferì da Milano a Parma. Qui divenne madre superiora del nuovo ordine religioso delle Chieppine e fu molto attiva con opere assistenziali e caritatevoli durante la prima guerra mondiale.

7.StradelloMilenaPavlovic Barilli_Parma_Foto_RitaAmbrosino

Stradello M. Pavlovic Barilli, (Požarevac, Serbia 1909 – New York 1945)

La M. cela il nome di Milena, figlia di Bruno Barilli, musicista e scrittore, discendente da una grande famiglia di artisti parmigiani, e di Danitsa Pavlovic, un’apprezzata pianista imparentata con la famiglia reale serba. Questo incontro di culture caratterizzò tutta la vita e l’arte di Milena, arte che si arricchì delle tendenze europee dei primi decenni del ‘900 fino ad approdare negli Stati Uniti, a New York, dove il suo stile diventerà maturo. Fu pittrice, illustratrice, collaborò a riviste di moda e di decorazioni di interni. Una tragica caduta da cavallo interruppe improvvisamente la sua vita.

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Piazza Grazia Deledda, scrittrice (Nuoro 1871- Roma 1936). Motivi autobiografici e realismo documentario sono le principali caratteristiche della ricca produzione di questa scrittrice autodidatta, dal carattere schivo e riservato, la cui lucida capacità descrittiva dei drammi della sua Sardegna e, in generale, della solitudine e dell’incomunicabilità dell’uomo moderno le valsero il Premio Nobel per la letteratura nel 1926, seconda donna ad essere insignita di questo riconoscimento, dopo la svedese Selma Lagerlöf nel 1909.

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Piazza Marie Curie, chimica e fisica polacca (Varsavia 1867 – Passy 1934). Dalla Polonia si trasferì a Parigi per proseguire i suoi studi e qui si laureò in matematica e fisica. Scienziata, due volte Premio Nobel, nel 1903 per la fisica e nel 1911 per la chimica, alle sue ricerche, unitamente a quelli del marito Pierre, si devono le ricerche sulla radioattività e la scoperta del radio e del polonio.

10.ViaKatherine Mansfield_Parma_Foto_RitaAmbrosino

Via Katherine Mansfield, (Wellington 1888 – Fontainebleau 1923).

Piacevole scoperta è la via dedicata a questa sfortunata scrittrice neozelandese, morta a soli 34 anni perché gravemente malata di tubercolosi, dopo un estremo tentativo di cura mistico-ascetica nella speranza di diventare una figlia del sole, nell’istituto per lo sviluppo armonioso dell’uomo di Georges Gurdjieff a Fontainebleau, in Francia. Lettrice instancabile, fu un’autrice vibrante, appassionata, incisiva, tanto ammirata da Virginia Woolf, sua contemporanea, la quale non fece mistero anche di una certa dose di invidia per la scrittura perfetta delle sue short stories, alcune rimaste incompiute e venute alla luce solo alcuni anni fa.

11.ViaAdaNegri_Parma_Foto_RitaAmbrosino

Stradello Ada Negri, (Lodi 1870 – Milano 1945). Poetessa e scrittrice, molto varia è la sua produzione: poesie, novelle, racconti. Apprezzata e stimata per l’umanitarismo dei suoi scritti che con delicatezza affrontavano le sofferenze delle classi sociali più umili e il loro desiderio di redenzione sociale, Ada Negri ottenne numerosi riconoscimenti e fu gradita al regime fascista tanto da essere la prima donna ammessa all’Accademia d’Italia.

12.PiazzaGeorgeSand_Parma_Foto_RitaAmbrosino

Piazza George Sand, (Parigi 1804 – Nohant, Indre 1876)

Straordinaria e prolifera scrittrice e drammaturga francese, il cui vero nome era Aurore Dupin, espresse nelle sue opere tutte le sue passioni e le contraddizioni della sua epoca. Anticonformista, amava vestirsi da uomo e non esitò ad adottare uno pseudonimo maschile, scelta del resto comune in un’epoca in cui le capacità artistiche femminili erano considerate di minor valore rispetto a quelle maschili. Condusse una vita intensa, ricca di amori e fuori dagli schemi, di cui non si curò affatto. Partecipò con interesse alla vita politico-sociale, esprimendo il proprio appoggio per l’emancipazione femminile e le idee socialiste, arrivando ad appoggiare la rivoluzione parigina del 1848.




ITALIA – Il modello toponomastico ravennate: uno strumento di democrazia e parità

Nuove intitolazioni femminili in vista per la città di Ravenna, che fa della toponomastica uno strumento di democrazia e parità. Due aree verdi di Ponte Nuovo saranno infatti dedicate a Domenica Rita Adriana Bertè (1947 – 1995), cantautrice di talento, più nota con il nome di Mia Martini, e a Libera Musiani (1903 – 1987) mosaicista e pittrice che ha partecipato ai restauri dei battisteri e delle basiliche cittadine.

Un tratto della pista ciclabile che costeggia il Pala De Andrè ricorderà le Campionesse di Pallavolo, in omaggio alla squadra che ha lasciato un segno nella storia dello sport ravennate.

Ma la città è da tempo nota per la sua politica toponomastica.

Felici sinergie hanno consentito negli ultimi anni un rapido incremento delle intitolazioni femminili: una Commissione paritaria e sensibile, un regolamento attento alle questioni di genere e un contributo molto attivo della cittadinanza hanno portato a scrivere sulle targhe stradali nomi di donne attive in contesti diversificati.

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Meritano certamente attenzione le intitolazioni a maestre che fecero dell’insegnamento la loro ragione di vita, come Giacomina, Wilma Soprani e Teresita Norreri.

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Non poteva mancare, in centro storico, l’intitolazione a Galla Placidia, principessa imperiale e poi bottino di guerra, moglie di un barbaro e infine reggente dell’impero romano al tramonto.

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Anche Amalasunta, figlia del re ostrogoto Teodorico, sfortunata regina, relegata e uccisa sull’isola Martana, nel lago di Bolsena, ha una sua via.

Diverse aree di circolazione sono dedicate a letterate: Ada Negri, Matilde Serao, Renata Viganò, Elisa Guastalli Ricci e Cordula Poletti, scrittrice ravennate, femminista libera e ribelle, legata a Sibilla Aleramo e a Eleonora Duse.

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A Cornelia Fabri, prima laureata in matematica all’Università di Pisa, studiosa di idraulica, è dedicato un giardino.

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Aree verdi con nomi femminili sono assai frequenti: Ilaria Alpi, Sorelle Mirabal, Elisa Severi, Sophie Scholl, Elga Leoni, Irma Mascanzoni, Sorelle Barbieri, Madri di Plaza de Mayo…

Un parco è dedicato ad Augusta Rasponi del Sale, ricca, nobile e istruita, benefattrice dal forte senso artistico che dedicò all’infanzia la sua vita, il suo talento e il suo patrimonio.

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Le targhe dei giardini ravennati costituiscono un modello interessante, per la ricchezza di particolari che invita alla lettura e diffonde conoscenza.

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E così, al giardino delle Partigiane anche un bambino sa che esse lottarono per una società più giusta e conosce l’operato e l’impegno civile di Iole Fenati Gentile, prima segretaria dell’UDI.

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Si tratta di intitolazioni recenti, che hanno voluto ridurre un pesante gap.

Nel giro di pochi anni le intitolazioni femminili si sono moltiplicate: le rotonde, che hanno creato nuove aree di circolazione in spazi già saturi, portano oggi il nome delle vincitrici dei premi Nobel e delle madri della repubblica.

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ITALIA – A testa in su tra le vie al femminile di Foggia

di Federica Frisoli

Le vie sono le arterie e le vene delle città, dove scorre la vita, in cui le storie dei propri abitanti s’intrecciano e si scambiano. Ogni via ha il suo protettore, la sua guardia che dall’alto della propria targa osserva questo fiume che scorre. Si tratta di personaggi più o meno illustri, locali o di fama più ampia, che onorano con il loro nome gli angoli e i muri della scenografia urbana.

Nomi che non sono messi a caso, o almeno così non dovrebbe essere; identità di una nazione, di un territorio, della città in cui sono nate, o in cui hanno agito; personalità importanti, storiche ed esemplari, da emulare o quanto meno da rispettare e ricordare.

Nella città di Foggia, le strade intitolate a personaggi maschili sono circa 850 a fronte delle 22 dedicate alle personalità femminili.

La toponomastica femminile si distribuisce sul territorio cittadino a random e interessa vari quartieri e zone, dalle più centrali alle più periferiche.

La maggior parte delle intitolazioni riguarda la sfera religiosa ed ecclesiastica: Madonne (Addolorata, Annunziata, Incoronata…), sante, beate (Genoveffa de Troia, Chiara Lubich), una suora (Maria Celeste Crostarosa), benefattrici religiose e laiche (Maria Grazia Barone). Si tratta di intitolazioni abbastanza datate e per questo situate nel centro storico e nelle vie centrali e semi centrali della città, fatta eccezione per il parco Lubich situato nel quartiere periferico ma residenziale di Macchia Gialla.

Le pochissime donne laiche importanti della città e non solo, occupano vie più periferiche e di recente costruzione. Si va dalla più recente via Ilaria Alpi (giornalista e inviata di guerra), non ancora presente su alcuni navigatori satellitari per quanto è nuova; all’archeologa Marina Mazzei, alla quale sono stati dedicati nel 2014 la via che costeggia una delle zone archeologiche più antiche della città risalente al Neolitico e nel 2012 lo studentato universitario; al piazzale dedicato nel novembre 2012 all’On. Anna De Lauro Matera, donna politica attenta ai diritti delle donne e alle problematiche del Mezzogiorno; passando per l’On. radicale e scrittrice Maria Teresa Di Lascia, la cui via è situata nell’estrema periferia sud della città e che sbocca in campagna; fino ad arrivare all’educatrice, studiosa e storica Ester Loiodice che “abita” in una zona semi periferica e più popolare.

Grazie ad associazioni territoriali e nazionali, quali Cantiere 8 marzo e Toponomastica femminile, sono attive varie iniziative di informazione e sensibilizzazione sull’importanza della toponomastica come strumento essenziale per abbattere le barriere di genere e per portare avanti le pari opportunità. L’ultima in tal senso, è stata la mostra fotografica itinerante “La rete delle strade delle donne in Puglia”, organizzata dall’Associazione Toponomastica femminile.

1.FOGGIA_DeLauroMatera. Frisoli.jpg

Quartiere Camporeale-Periferia S/O: On. Anna De Lauro Matera (1909-2003). Napoletana di nascita, foggiana di adozione, insegnò inglese prima di intraprendere la carriera politica. Prima donna socialista del Sud in Parlamento, rivestì numerosi incarichi istituzionali, molti legati allo sviluppo del Mezzogiorno e al mondo delle donne.

2.FOGGIA_Di Lascia. Frisoli.ridotta

Rione Ordona Sud-Periferia S: On. Maria Teresa Di Lascia (1954-1994). Nacque in un paesino del foggiano. Scrittrice e politica del Partito Radicale, di cui fu vicesegretaria e deputata in Parlamento, si batté per i diritti civili, alla vita, economici, sociali, ambientali. Sostenne la medicina omeopatica e fondò e diresse la lega Nessuno tocchi Caino, per l’abolizione della pena di morte nel mondo.

3-2.FOGGIA_Loiodice. Frisoli.ridotta

Rione S. Pio X-Zona S/E: Ester Loiodice (1893-1985). Educatrice, fu direttrice della sezione “tradizioni popolari” del Museo civico di Foggia. Studiosa di etnografia della Capitanata e di storia locale, pubblicò saggi sulla ceramica popolare e sul dialetto foggiano. Nel 1925 istituì un museo didattico per studenti e durante l’ultimo conflitto bellico salvò gli ori e gli argenti del patrimonio artistico museale.

4.FOGGIA_Barone. Frisoli.ridotta

Quartiere S. Michele-Zona centrale: Maria Grazia Barone (1844-1918). Aristocratica, moglie del Marchese G. Celentano, sindaco di Foggia e figlia del patriota Alessio Barone. Dedita alla beneficienza, in fin di vita donò le sue proprietà per l’istituzione di una Fondazione per poveri, anziani e orfani, tuttora attiva.

5.FOGGIA_Alpi.Frisoli.ridotta2

Zona Macchia Gialla-Estrema periferia S/O: Ilaria Alpi (1961-1994). Giornalista Rai, inviata del Tg3 per seguire la guerra civile somala e per indagare sul traffico d’armi e di rifiuti tossici illegali. Fu assassinata a Mogadiscio il 20 marzo 1994 insieme all’operatore Miran Hrovatin da un commando di sette persone.

6.FOGGIA_Mazzei.Frisoli.ridotta3

Rione Puglie-Zona centrale: Marina Mazzei (1955-2004). Archeologa, diresse la sede di Foggia della Soprintendenza archeologica di Puglia, il Museo Nazionale di Manfredonia e numerose campagne di scavo. Collaborò con il Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale; relatrice in convegni e seminari internazionali, è stata Socio corrispondente dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma ed ha scritto saggi e monografie.

7.FOGGIA_Crostarosa.Frisoli.ridotta

Rione dei Preti-Zona centrale: Maria Celeste Crostarosa (1696-1755). Di famiglia borghese, a venti anni si ritirò a vita religiosa in un convento. Fu chiamata a Foggia per la fondazione di un monastero con la nuova Regola dei Redentoristi di S. Alfonso de’ Liguori. Qui poté fondare il nuovo ramo delle Redentoriste o Suore del SS. Redentore.

8.FOGGIA_Addolorata.Frisoli.ridotta3

Quartiere Cattedrale-Centro storico: Addolorata. E’ un titolo con cui viene chiamata dai cristiani Maria, la madre di Gesù e si basa su sette dolori affrontati da Maria, descritti nei Vangeli. La devozione alla Vergine Addolorata si sviluppa a partire dalla fine dell’XI secolo, con celebrazioni dei suoi gaudi e dolori, simboleggiati da cinque spade, anticipatrici della celebrazione liturgica istituita più tardi.

9.FOGGIA.GenoveffaDeTroia.Frisoli.ridotta3

Zona centro città: Genoveffa De Troia (1887-1949). Religiosa, terziaria francescana. I gravi problemi di salute e l’estrema povertà la avvicinarono alla chiesa. Non diventò suora ma dedicò ugualmente la sua vita alla fede. Incontrò un frate cappuccino, suo padre spirituale, che le trasmise lo spirito francescano e la seguì fino alla morte, avviando il processo di beatificazione e canonizzazione.

10.FOGGIA.Lubich.Frisoli.ridotta3

Zona Macchia Gialla. Periferia S: Chiara Lubich (1920-2008). Insegnante di scuola elementare, si consacrò con voti privati a Dio. È l’atto di nascita dell’Opera di Maria, movimento ecclesiale conosciuto come dei Focolari. Riteneva che vivere l’insegnamento primigenio del Vangelo era la più potente rivoluzione sociale attuabile, e ciò la portò a dedicarsi completamente ai poveri di Trento, la sua città.





ITALIA – In Puglia trend negativo di intitolazioni a figure femminili. In attesa del giusto tributo le Tabacchine uccise a Tricase e Calimera

La Puglia o le Puglie? Forse sarebbe più corretto usare il plurale e pensare alla nostra regione, con la ricchezza e diversità paesaggistica, culturale e storica che la definiscono, dal Gargano proteso verso l’Adriatico alle Murge (quella alta, quella bassa, quella dei trulli), fino ai paese assolati del Salento, come a un piccolo continente che riunisce identità plurali cercando di legare insieme tradizioni così diverse.

In questo territorio così vasto e molteplice, la toponomastica di genere costituisce un comune denominatore tra tutte le province, evidenziando come nelle altre regioni italiane, il trend in negativo di intitolazioni alle figure femminili, con preferenza verso nomi di sante, religiose e madonne e che conferma, come indice di femminilizzazione, il valore medio nazionale dell’8% tranne poche eccezioni. Le strade maschili celebrano invece politici, statisti, scienziati, eroi nazionali.

Il lavoro di ricerca è partito subito con la nascita del progetto Toponomastica femminile nel 2012, e ha interessato tutti i 258 comuni pugliesi, utilizzando nei primi tempi soprattutto fonti eterogenee e poi, per rimediare alla scarsità di dati ufficiali, il software sviluppato ad hoc per il nostro lavoro, che attinge alle banche dati delle Agenzie del Territorio e che ha impresso un carattere sistematico e di omogeneità all’indagine in tutte le regioni. Ci saremmo aspettate una maggiore collaborazione da parte dei Comuni della Puglia, ai quali era stato richiesto lo stradario ufficiale con un massiccio quanto capillare invio di email, ma le risposte arrivate sono state molto limitate. D’altro canto Toponomastica femminile era agli esordi e non aveva ancora raggiunto i livelli di popolarità attuali che l’hanno resa conosciuta ormai a tutti. E così è stato anche per la prima campagna lanciata nel 2012 ‘8marzo/3strade/3donne’, che ha ricevuto dalla regione un timido interesse, con l’esclusione di pochi comuni come Locorotondo, Manfredonia, Valenzano, Bari, Taranto e Lecce, che hanno risposto con una presa d’impegno a compensare la carenza di visibilità nelle strade, con l’inserimento di intitolazioni femminili nei programmi futuri. Il comune di Castellana Grotte, ha anticipato addirittura di un giorno il nostro invito superando le nostre intenzioni, con l’intitolazione di 4 strade a 4 donne.

Siamo ancora lontane dagli obiettivi che ci eravamo prefisse e consapevoli che anche questa, come tutte le operazioni culturali che introducono elementi di novità e di rottura con consuetudini consolidate, richiedono tempi di elaborazione e assimilazione molto lunghi. Tuttavia ci sono segnali positivi e che fanno ben sperare. La città di Bari che su 2263 strade ne ha più della metà dedicate agli uomini e appena 87 alle donne, in questi due anni ha intitolato un giardino alle vittime di femminicidio, una alla giovane vittima Santa Scorese, una alla prima avvocata del Foro di Bari Letizia Abbaticola e da pochissimi giorni ha deliberato l’intitolazione dello spiazzo antistante il Teatro Kismet alla scrittrice e saggista americana Susan Sontag, che proprio con la nostra città aveva un particolare legame grazie al professor Paolo Dilonardo, docente di Letteratura inglese dell’Università Aldo Moro di Bari e traduttore italiano di tutte le sue opere.

Anche la città di Foggia con appena 22 strade femminili su 850 e un indice inferiore alla media che non riesce a raggiungere il 5%, sta lentamente cercando di recuperare il divario esistente con la recente intitolazione a un’archeologa e studiosa foggiana Marina Mazzei. Vale la pena di ricordare le altre poche figure di rilievo che vengono ricordate a Foggia e che faticano ad emergere nel ben più vasto panorama di sante e madonne: la celebre politica e scrittrice pugliese vincitrice del Premio Strega nel 1995 con il romanzo Passaggio in Ombra Maria Teresa Di Lascia, la deputata Anna De Lauro Matera, Ester Loiodice studiosa di fama internazionale di etnografia e la giornalista Ilaria Alpi uccisa in Somalia.

La ricerca condotta lascia affiorare un dato abbastanza chiaro e diffuso un po’ ovunque: le donne della scienza sono perlopiù ignorate, se si esclude Marie Curie che viene spesso citata con il marito, e quelle della storia stentano ad affermarsi. In questo quadro sconfortante si distinguono nella provincia Andria-Barletta-Trani, i comuni di Canosa e di Trani che ricorda Giustina Rocca (considerata la prima avvocata al mondo) e alcune eroine protagoniste degli episodi di sacrificio dei moti del 1799, quando le truppe francesi misero a ferro e fuoco la città.

In un quadro toponomastico che potremmo definire a misura di chiesa, altre figure della storia locale sono ricordate nelle province di Taranto e Lecce come l’eroina risorgimentale Antonietta Di Pace e la contessa Maria D’Enghien, principessa di Taranto. Lecce celebra Euippa prima regina dei Messapi, oltre che su una strada anche in una iscrizione sulla Porta Rudiae, ma in uno slancio di apertura oltre confine, rende omaggio anche ad Anna Maria Mozzoni pioniera del femminismo, e personalità di respiro internazionale come la rivoluzionaria Anna Kuliscioff.

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Tra le letterale vengono diffusamente commemorate un po’ in tutta la regione Grazia Deledda, Ada Negri e Matilde Serao. In misura minore compaiono gli odonimi che ricordano gli antichi mestieri come nella città di Brindisi con via delle Balie, via delle Sartine e via delle Ricamatrici o via delle Caterinette a Bisceglie. Mentre un’altra categoria di lavoratrici del Salento, impegnate in una delle attività tra le più faticose e insostenibili, quella della lavorazione e produzione del tabacco, attende ancora di essere ricordata. Le vogliamo rievocare in questo spazio, in attesa che ricevano il giusto tributo dalla Storia. Sono le Tabacchine uccise a Tricase, negli scontri con le forze dell’ordine durante le manifestazioni di piazza del 1935, quando si raccolsero per protestare contro il trasferimento del locale tabacchificio ACAIT e le Tabacchine di Calimera uccise in un incendio scoppiato nel corso di lavori di disinfestazione. Sono le Tabacchine di Neviano, Novoli, Poggiardo, Trepuzzi, Soleto, Salve, Tiggiano che furono fermate, denunciate ed arrestate per aver protestato e manifestato contro lo sfruttamento cui erano sottoposte e la cui memoria non merita di perdersi nel fumo. Per loro, Toponomastica femminile Puglia ha inoltrato nel 2013 una proposta di intitolazione alla Commissione consultiva toponomastica del comune di Casarano.