Diversificare i propri investimenti finanziari

In merito all’utilità di una giusta diversificazione dei propri investimenti occorre fare una premessa.

Fino a qualche decennio risparmiatori e risparmiatrici che volevano investire i propri risparmi non si ponevano il problema di dover scegliere su chi e che cosa investire poiché la strada era già tracciata.

I titoli di Stato erano considerati strumenti sicuri, remunerativi ed erano quelli sui quali già i propri genitori o nonni avevano investito. Coloro invece che ambivano a guadagni maggiori si orientavano all’acquisto di azioni delle poche società quotate sulla Borsa Italiana.

Costoro non ritenevano opportuno fornirsi di altre informazioni. Nessuno metteva in conto che uno Stato potesse non rimborsare i propri titoli o che per molti anni i rendimenti ottenuti non coprissero nemmeno l’inflazione.

Quando poi tutto il mondo ha cominciato a dialogare, vuoi con lo scambio di merci più veloce dovuto a uno sviluppo enorme dei mezzi di trasporto più moderni, vuoi con l’avvento di internet tutto è cambiato.

Oltre agli scambi commerciali così anche i mercati finanziari si sono “globalizzati”.

Ciò che accade in un Paese si ripercuote immediatamente su tutti gli altri: vedi il crollo delle Torri Gemelle, le guerre, la grande crisi economica iniziata nel 2007 con un effetto domino.

E così avvenimenti che non avremmo mai immaginato si sono verificati: il fallimento di Argentina e Grecia, lo spauracchio del fallimento dell’Italia nel novembre del 2011, il fallimento delle banche!

In questo contesto così complesso allora come è meglio orientarsi? Con una sana, consapevole diversificazione dei propri investimenti.

Diversificare, cioè scegliere una pluralità di strumenti finanziari abbassa il rischio del proprio portafoglio: se un settore merceologico ad esempio il settore automobilistico non cresce magari quello tecnologico è in espansione, se l’economia dell’Europa stenta a decollare ci sono Paesi come la Cina che corrono a due cifre; quindi investire in più settori merceologici, in più Paesi, in più attività riduce notevolmente il rischio di vedere tutti i nostri risparmi andare in fumo perché li abbiamo concentrati su un solo strumento di

investimento, abbiamo puntato su di un’unica attività.

Lo sa bene chi ha investito i risparmi di una vita, la liquidazione dopo tanti anni di lavoro, su un unico strumento finanziario rivelatosi fallimentare.

Ricapitolando, possiamo parlare di diversificazione per tipo di strumento finanziario, ad esempio tra obbligazioni e azioni; all’interno della stessa categoria possiamo diversificare per tipo di emittente: un’obbligazione può essere emessa da uno stato, da una banca o da una società industriale; tra gli emittenti possiamo diversificare per aree geografiche: Paesi sviluppati o mercati emergenti.

Diversificando otteniamo il duplice obiettivo di ridurre il rischio sui nostri investimenti e di cogliere le opportunità presenti nei vari mercati.




Cosa significa investire ESG?

L’acronimo ESG –  Environmental, Social e Governance – sta diventando una guida nella selezione e scelta di un investimento.

Le tre parole si riferiscono a diversi e importanti aspetti che impattano sui comportamenti sociali delle aziende.

Il primo è l’ambiente e riguarda tra l’altro l’utilizzo delle risorse naturali, l’inquinamento, la deforestazione.

Il secondo è l’aspetto sociale e analizza le condizioni di lavoro, i rapporti con le comunità locali, le politiche di genere.

L’ultimo è il governo societario e cioè comportamenti di manager e loro retribuzioni, discriminazione di genere nella scelta dei vertici aziendali, implicazione in episodi di corruzione.

L’analisi di questi fattori consente di individuare due categorie di aziende, quelle da escludere nelle scelte di investimento (es: aziende del tabacco e produttori di armi ) e quelle che rispettano i temi ESG e si impegnano attivamente nella loro valorizzazione.

Va evidenziato come tale approccio si differenzia da quello altrettanto importante degli investimenti etici che si orientano verso titoli di società e organismi internazionali che hanno lo scopo di finanziare progetti socialmente utili.

La selezione dei titoli basata sulla valutazione ESG ha lo scopo di individuare società promettenti in termini di rendimenti che abbiano anche un comportamento virtuoso.

Opinioni esperte, provenienti da contesti diversi, ritengono che questi valori costituiscano un grande indicatore di sostenibilità nel lungo periodo della salute di un’impresa e questo perché corrette politiche aziendali la tengono al riparo da rischi che possono comprometterne risultati e solidità. Si pensi ai costi rappresentati dai risarcimenti per danni ambientali, dalle sanzioni per l’aggiramento fraudolento di normative, ai danni d’immagine provocati da politiche di sfruttamento della manodopera o da azioni discriminatorie.

Che il rispetto dei fattori ESG non rappresenti una zavorra per i risultati di un’azienda è confermato da numerose analisi che hanno rilevato migliori performance delle società virtuose rispetto alle loro concorrenti meno attente.

Ottima notizia perché questa constatazione non potrà non spingere anche le aziende meno sensibili ad adeguare le proprie politiche verso comportamenti virtuosi.