L’isola della toponomastica: itinerari ”Donne e lavoro” in mostra a Forio d’Ischia

Una mostra  itinerante dal Torrione di Forio d’Ischia agli antichi portoni del centro storico. Tutti i giorni partiranno due tour mattutini, dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 11.00 alle 13.00 con partenza dal bar “La Lucciola” curati da studenti del “IIS Mennella” che guideranno turisti e scuole dell’isola nelle varie tappe della mostra ”Donne e Lavoro” in esposizione gratuita, da martedì 6 a sabato 10 marzo 2018.

La mostra realizzata e curata da Toponomastica femminile comprende trenta pannelli provenienti da tutta Italia. Da due anni l’Associazione collabora con L’Istituto Mennella. Il Progetto Scuola VIVA e le attività di ricerca-azione sulla memoria delle donne ischitane si sono distinte sul territorio dell’isola per aver sollecitato una riflessione sulla presenza e l’impegno femminile isolano.

L’allestimento e il percorso di visita sono realizzati da allievi e allieve e racconta le vicende delle donne e mare, delle viaggiatrici, giornaliste, filosofe, archeologhe. Ischia è terra contadina, sede di turismo, crocevia internazionale e cosmopolita, isola antica ricca di storia e leggende; non mancheranno perciò ritratti di attrici registe scrittrici agricoltrici chef stellate, operatrici turistiche, letterate, studiose. La mostra si dipana sul percorso della memoria. Le occupazioni delle donne nel mercato del lavoro sono state spesso prolungamenti delle attività eseguite in famiglia. Oltre a svolgere il lavoro di cura, le donne sono state da sempre impegnate in attività tipicamente femminili: sarte, ricamatrici, balie, insegnanti, educatrici, contadine, lavandaie, stiratrici, corallare.

Dal dopoguerra a oggi la possibilità di studiare e prepararsi ad affrontare il mondo competitivo del lavoro ha aperto  nuove prospettive così da raggiungere ruoli professionali un tempo interdetti: poliziotte, magistrate, mediche, notaie, astronaute e astrofisiche, biologhe marine. La mostra documentaria testimonia la fatica e i successi delle lotte femminili per raggiungere la parità. Attraverso lo studio della toponomastica, le targhe stradali al femminile dedicate a queste protagoniste del mondo del lavoro ci fanno scoprire storie femminili dimenticate o non raccontate; ciò significa mantenere vivo il ricordo di grandi donne per le nuove generazioni.

I pannelli raccolgono un ricco repertorio di foto di targhe stradali, documenti, foto d’epoca, immagini attuali, rappresentazioni di opere d’arte. Ha aderito al progetto L’Associazione Culturale Radici, cui è affidato il Museo Civico “Giovanni Maltese”. L’opera del cronista dell’epoca “La Solfatrice”, simbolo della Vita isolana, simbolo della generatrice di Vita e portatrice di Lavoro e del Benessere sociale, sarà prima tappa dell’itinerario toponomastico femminile .

 




ITALIA – Strade di donne nella città del Grifo (prima parte)

di Paola Spinelli

 Perugia propone un itinerario che ha come fil rouge il legame con il territorio e l’impegno. Le strade non sono contigue, perciò viaggeremo sulla città alla maniera del perugino Gerardo Dottori, l’aeropittore, ammireremo le vie e i paesaggi dall’alto, trasportati dalle ali del grifo, simbolo di Perugia, e delle nostre due colombe: Colomba Antonietti e la Beata Colomba da Rieti.

1.ColombaAntonietti.ridotta

Colomba Antonietti (Bastia Umbra 1826 – Roma 1849), eroina del Risorgimento, insieme al marito, conte Luigi Porzi, andò a Roma a difendere la Repubblica Romana. Si tagliò i capelli, indossò la divisa da bersagliere e combatté con intelligenza e coraggio finché morì a porta S. Pancrazio.

La sua fine è così raccontata da Giuseppe Garibaldi nelle Memorie: “La palla di cannone era andata a battere contro il muro e ricacciata indietro aveva spezzato le reni di un giovane soldato. Il giovane soldato posto nella barella aveva incrociato le mani, alzato gli occhi al cielo e reso l’ultimo respiro. Stavano per recarlo all’ambulanza quando un ufficiale si era gettato sul cadavere e l’aveva coperto di baci. Quell’ufficiale era Porzi. Il giovane soldato era Colomba Antonietti, sua moglie, che lo aveva seguito a Velletri e combattuto al suo fianco”.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La Beata Colomba ha ben due strade a lei dedicate. Via Colomba e via Beata Colomba.

La prima si trova nel centro storico, al Borgo Bello – proprio dove Colomba, arrivata a Perugia da Rieti, “creò” il suo monastero – la seconda in periferia.

Angelella Guadagnoli nasce a Rieti nel 1467 e viene poi chiamata Colomba perché pare che il giorno del suo battesimo si posasse su di lei una colomba. Diretta a Siena, si ferma a Perugia, città che diventa la sua patria d’elezione. Colomba partecipa attivamente alla vita politica della città straziata dalle lotte tra Oddi e Baglioni, adoperandosi per riportare la pace, ma sempre partigiana dei Baglioni, dei quali pare che sia ascoltata come consigliera. Nel 1494 “libera” la città da un’epidemia di peste e l’anno successivo, quando papa Alessandro VI Borgia si trasferisce con la corte a Perugia, Colomba l’affronta con decisione dicendogli, senza peli sulla lingua, cosa pensa della sua politica rivolta alle cose terrene. Muore nel 1501, pianta da tutta la cittadinanza.

Una santa umbra DOC, forse meno conosciuta di Santa Chiara che ha vie un po’ dappertutto, è Santa Scolastica, la sorella gemella di San Benedetto da Norcia

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Potrebbe essere un suggerimento per il mondo di oggi la regola fondamentale a cui Santa Scolastica teneva legate le sue consorelle: il silenzio. Sento l’urgenza di questa regola, non se ne può più di chiacchiere, tutto sta diventando chiacchiera, anche la politica.

Santa Scolastica ovviamente era fedele anche alla regola benedettina “Ora et Labora” e questo ci introduce al tema del lavoro.

4.Lavandaie_ridotta_P.Spinelli

Da Perugia al Tevere, dal Tevere a Perugia, a piedi, scalze, le lavandaie scendevano con il loro fagotto di panni sporchi sulla testa e salivano con il fagotto di panni puliti, in tutte le stagioni, le mani rovinate dall’acqua e dal gelo, i piedi gonfi e appesantiti dalla strada.

5.Perugia_filatrici_Spinelli.ridotta

 Più che operaie, non c’erano grandi manifatture di filati, le filatrici erano le casalinghe che filavano per le necessità della famiglia. Tutte le donne avevano un fuso, lo sapevano usare e i fidanzati piuttosto che un anello, regalavano alle future spose una fuseruola. Qui in Umbria ce ne sono di bellissime di ceramica locale.

 6.Perugia.Tabacchine_PaolaSpinelli.ridotta

 La categoria delle tabacchine rappresenta un settore del mondo del lavoro molto importante per l’economia della regione. Non è un caso che nel ‘700 la Repubblica di Cospaia fosse la capitale italiana del tabacco. Oggi in Umbria, a testimoniare la storia del tabacco e della manodopera connessa c’è il Museo Storico e Scientifico del Tabacco di San Giustino.  Per chi non avesse mai sentito parlare di Cospaia o volesse fare una visita virtuale al museo, ecco i link:

http://www.appennino.info/CMDirector.aspx?id=1438, http://it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_di_Cospaia, http://62.149.208.192/hosting/museotabacco.org/index.php

Un “mestiere” del tutto diverso e per certi aspetti molto pericoloso perché illegale è quello delle streghe

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

e forse è proprio una di queste streghe a causare la disperazione di Marta di Giapeco.

 8.Perugia.Sposa.Spinelli.ridotta

A proposito di questa strada troviamo sulla rivista Il travaso delle idee questo stornello, firmato Gianna,

“e, fior di rosa / la via più dura e in faticosa ascesa /chiamasi, guarda un po’, via della Sposa!”

per dire che, come molte delle nostre strade, questa via presenta una bella pendenza e che, metafora, la strada del matrimonio è tutta in salita. Secondo il Gigliarelli, la via prende il nome da un episodio qui avvenuto nel 1351. Una certa Marta di Giapeco promessa sposa a un tale Armanno, fu da lui improvvisamente abbandonata, si ammalò e si ritrovò in fin di vita, si disse, per la fattura di tale Luminuccia. Per fortuna il giorno della festa della Madonna di Monteluce, 15 di agosto, il parroco di Sant’Andrea sciolse la fattura: Armanno tornò, Marta guarì e si sposarono. Il giorno delle nozze la sposa attraversò la via tra grandi festeggiamenti.

Un lavoro tradizionalmente femminile che può in certi casi valicare il confine tra l’artigianato e l’arte è il ricamo.

9.LAZI.ridotta

Margherita Lazi, l’agopittrice è nata a Perugia alla fine del 1700.

All’accademia di Belle Arti di Perugia è conservato un suo ritratto con scritto sul retro “Ritratto di Margherita Lazi Perugina Celebre Raccamatrice/Luigi Cochetti Romano/Dipinse nel 1818” .

In relazione con i più stimati artisti di Perugia e fuori, creò presso di sé una sorta di centro d’arte.

Scrive di lei Angelo Lupattelli nella sua Storia della pittura del 1895:

“Iniziata pure dal Labruzzo agli studi del disegno fu l’ agopittrice Margherita Lazi, che sollevò il ricamo a tanta altezza da prender posto degnamente fra le arti belle”.

Arte è anche il canto.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Giuseppina Pasqua (Perugia 1852 – Budrio 1934), cantante lirica, debuttò a 14 anni al teatro Morlacchi di Perugia nel ruolo del paggio ne Il ballo in maschera. Cantò alla Scala, a Parigi e in molti altri teatri esteri. Celebre la sua interpretazione di Amneris nell’Aida.

Verdi la definì la migliore e la più completa esecutrice delle sue opere e volle affidarle la parte di Mrs. Quickly al teatro Argentina di Roma per la prima del Falstaff (1893). Fu la sua ultima interpretazione prima del ritiro dalle scene.

(fine prima parte)




LAVORATRICI IN PIAZZA

loc

LAVORATRICI IN PIAZZA

IV Convegno nazionale di Toponomastica femminile

Libera Università di Alcatraz – Gubbio, località Santa Caterina (PG)

18-20 settembre 2015

 

Programma

ANTEPRIMA

Mercoledì 16 settembre

Terni – Ore 17

Bct – Biblioteca comunale – Caffè letterario  (piazza della Repubblica, 1)

Incontro con Ester Rizzo autrice di Camicette bianche. Oltre l’8 marzo (Navarra 2014)

Coordina Carla Arconte, presidente IrsUM e vice presidente ISUC

Interverranno Daniela Tedeschi, Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Terni,

e Maria Pia Ercolini, fondatrice e presidente dell’associazione Toponomastica femminile

Mostre sulle intitolazioni femminili collegate al libro e su donne di penna nella toponomastica nazionale

Giovedì 17 settembre

Gualdo Tadino – Ore 17

Mediateca del Museo dell’Emigrazione Piero Conti (via del Soprammuro)

Incontro con Ester Rizzo autrice di Camicette bianche. Oltre l’8 marzo (Navarra 2014)

A seguire: visita del museo

APERTURA CONVEGNO

 

Venerdì 18 settembre

Mattina. Didattica itinerante in ottica di genere. Orientamento al lavoro

L’imprenditoria femminile nel territorio umbro, tra memoria e futuro

Ore 9.00-10.o0 –Visita al Laboratorio di tessitura Giuditta Brozzetti

http://www.brozzetti.com/default.html

appuntamento ore 9.00 in via Tiberio Berardi, 5/6

Ore 10.30-11.30 –Visita al Laboratorio di vetrate artistiche Moretti Caselli

http://www.studiomoretticaselli.it/

appuntamento ore 10.15 in via Fatebenefratelli, 2

SPUNTINO LIBERO A PERUGIA

Ore 13.30 – Alcatraz, sistemazione nelle camere

 

Pomeriggio. Tavoli di lavoro

Ore 15-17

1A. Didattica e toponomastica: condivisione delle esperienze, progetti locali, nazionali, europei contro la dispersione scolastica, l’orientamento al lavoro, e la prevenzione della violenza.

Conducono Pina Arena e Danila Baldo.

Con mostra fotografica leggera sulle esperienze didattiche

1B. Lavoro femminile: memoria e futuro.

Conducono Irene Giacobbe e Barbara Belotti

Con mostra fotografica leggera sulle targhe delle professioni

Ore 17-19

2A. Toponomastica femminile in Italia e all’estero: esperienze, collegamenti, intenzioni, reti, azioni, confronti istituzionali.

Conducono Ester Rizzo e Livia Capasso

Con mostra fotografica leggera sulle targhe estere e sulle vie/donne umbre.

2B. La Dea madre: un fil rouge dal matriarcato al post-femminismo.

Conducono Nadia Cario e Manila Cruciani

 

Sera

Jacopo Fo: Educazione al sentimento come prevenzione della violenza (1° parte)
Sabato 19 settembre

Mattina – Relazioni convegno
Ore 9.00-9.45 – Saluti delle istituzioni e delle associazioni coinvolte

Conduce Paola Spinelli (Tf Umbria)

Brevissimi interventi di

  • Maria Pia Ercolini (Tf nazionale)
  • Manila Cruciani (per Tf Terni)
  • Fausto Dominici (FNISM)
  • Livia Capasso (Presidente giuria concorso Sulle vie della parità)
  • Luana Conti (BCT-Biblioteca Comunale di Terni)
  • Filippo Maria Stirati, Sindaco di Gubbio

 

Ore 9.45-10.00 – TOPONOMASTICA E DIDATTICA – relazione tavolo di lavoro 1A

Con mostra fotografica leggera sulle esperienze didattiche.

RELAZIONANO E CONDUCONO Pina Arena, Danila Baldo

Ore 10.00-10.15 – Giovanna Conforto: tecnica di narrazione di paesaggi urbani e rurali

Ore 10.15 – 10.30 – Manila Cruciani: la tecnica del Kamishibai

 

Ore 10.30 – 10.45  Pausa caffè

Ore 10.45-11 – LAVORO FEMMINILE – relazione tavolo di lavoro 1B

RELAZIONANO E CONDUCONO Irene Giacobbe e  Barbara Belotti

Ore 11.00-11.15 – Fortunata Dini: donne, salute, benessere e lavoro

Con mostra fotografica leggera sulle intitolazioni a donne mediche e paramediche.

 

Ore 11.15-11.35 – TOPONOMASTICA ITALIANA ED ESTERA – relazione tavolo di lavoro 2A

Con mostra fotografica leggera sulle targhe estere e umbre.

RELAZIONANO E CONDUCONO Ester Rizzo e Livia Capasso

Ore 11.35-12.00 – La parola alle istituzioni, con Irina Imola e Paola Lanzon

 

Ore 12.00- 12.15 – DEA MADRE – relazione tavolo di lavoro 2B

Con mostra fotografica leggera sulle archeologhe.

RELAZIONANO E CONDUCONO Nadia Cario e Manila Cruciani

Ore 12.15-12.30 – Alessandra Bravi – Antiche Dee madri: archeologia dell’immaginario femminile

Ore 12.30 12.45 – Benedetta Selene Zorzi –Maria di Nazareth e la Dea madre: una lettura teologica femminista

Ore 12.45 – 13.15 – relazione Marisa Pizza – Franca Rame e la dea madre – video su Franca Rame.

 

Pomeriggio – Visita a Terni in ottica di genere

Ore 14.30-15.30

Alcatraz-Terni – pullman 50 posti offerto dal Comune di Terni (in ordine di prenotazione)

In collaborazione con la Coop. Sociale ACTL

Pullman 50 posti offerto dal Comune di Terni (in ordine di prenotazione)

In viaggio, relazione:

Cooperativa ACTL – Storia e memoria del lavoro femminile in fabbrica a Terni: lo Iutificio Centurini, il Lanificio Gruber, le Acciaierie e la Fabbrica d’Armi

Narrazione e ascolto musicale a cura di Carla Arconte

Ore 15.45-16.30 – Visita al museo Archeologico CAOS (viale Luigi Campofregoso, 98) e alla mostra fotografica itinerante Donne e Lavoro di Toponomastica femminile.

A cura di Manila Cruciani

Ore 16.45-17.30 – Visita alla biblioteca comunale – BCT – chiostrina (piazza della Repubblica, 1), che ospita la sezione Donne di penna della mostra Donne e Lavoro

A cura di Luana Conti

Ore 17.45-18.30 – La fortuna di avervi incontrate, ritratti di donne tra video e dipinti, a cura di Francesca Ascione, pittrice e videomaker. Vernissage della mostra personale e visione di corti

Casa delle Donne (via Ludovico Aminale, 20/22)

Ore 18.45-19.45

Terni-Alcatraz

In viaggio, relazione:

Storia e memoria del lavoro femminile a Perugia: Luisa Spagnoli

A cura di Paola Spinelli

 

Sera

Jacopo Fo: Educazione al sentimento come prevenzione della violenza (2° parte)

 

 

Domenica 20 settembre

Mattina

Ore 8.00-11.00 Assemblea delle socie

Ore 11.00-13.00 Conclusioni

– Report assemblea delle socie (Barbara Belotti e Rosa Enini)

– Proposte operative

– Progetti in atto e futuri

Pomeriggio (per chi resta)

Passeggiata sul sentiero delle lavandaie




ITALIA – Alla scoperta del patrimonio Unesco veronese

La bella Verona è patrimonio dell’umanità.  Per ammirare il suo eccezionale valore è necessario superare un percorso impegnativo, lungo 12 Km, che inizia dal Centro trekking Batteria di Scarpa.

Andando oltre il vallo di Cangrande  e percorrendo la Strada Castellana, tra muretti a secco e pergolati,

1

IMG_43511

IMG_43561

è possibile raggiungere, attraverso i boschi, Poiano 3^ e 4^ Torricella. Il paesaggio che circonda la città di Verona cambia sotto gli occhi di chi si mette in cammino per raggiungere Castel san Felice che, con torri, rondelle, bastioni, fossati e terrapieni, fa parte della cinta muraria urbana, estesa oltre 9 chilometri e per quasi 100 ettari.

La flora costituita prevalentemente  da ornielli profumati, bagolare e carpini neri e bianchi ospita passeri italiani, cince,  scoiattoli, gheppi. I cipressi sono invece frutto delle opere di rimboschimento degli anni Sessanta così come gazze e cornacchie sono ospiti dell’inquinamento urbano a scapito di passeri e cince.

Tuttora rimangono imponenti i resti della città fortificata romana, il perimetro della città murata scaligera con i suoi castelli, la struttura della fortezza veneta, la grandiosa disposizione della piazzaforte asburgica, cardine del Quadrilatero. Per questo motivo nel 2000 Verona è stata decretata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, poiché “rappresenta in modo eccezionale il concetto di città fortificata durante diverse epoche significative della storia Europea”.

IMG_43581

Prima di risalire i colli per raggiungere il Parco delle Torricelle, così chiamato per la presenza di tre torri austriache edificate dall’esercito in ritirata, si attraversa il quartiere di Avesa, caratteristica località delle lavandaie costruita sulle grotte carsiche della Lessinia, preziose anche per i siti archeologici che conservano i resti dell’uomo di Neantherland.

Le case delle lavandaie mantengono un aspetto inalterato. Le acque carsiche fluiscono perennemente in questo angolo  silente tanto da sembrare incantato.

IMG_43631

IMG_43641

IMG_43671

IMG_43681

IMG_43691

IMG_43701

All’ingresso del piccolo quartiere delle lavandaie, nel 1.200, i monaci Camaldolesi edificarono una chiesetta.

IMG_43711

IMG_43721

Anche l’altare fu costruito con un blocco unico di tufo.

IMG_43731

IMG_43751

IMG_43791

All’interno si conservano gli affreschi e le croci dei Templari.

IMG_43801

IMG_43811

Ad Avesa sopravvivono tradizioni dimenticate.

IMG_43601

Le case hanno un aspetto caratteristico determinato  dalle piccole dimensioni.

IMG_43851

IMG_43861

IMG_43871

IMG_43891

Attraverso viuzze lambite dalle acque risorgive si raggiungono i boschi e i sentieri delle colline veronesi.

IMG_43911

IMG_43931

IMG_43941

In cima a queste alture, si scorgono, in stato di abbandono, le suddette torricelle austriache, utilizzate come base di appoggio per ripetitori e trasmettitori.

IMG_43951

Si prosegue il cammino sulla Strada  del vino della Valpolicella. La leggenda narra che il nome della Valpolicella era composto dalle parole “valle”, “poli” e “cellae”, a significare “valle dalle molte cantine”. La zona comprende i comuni della fascia settentrionale della provincia di Verona, da est a ovest. L’uso della specificazione Classico è riservato al prodotto della zona più antica che comprende i comuni di Negrar, Marano, Fumane, S.Ambrogio, San Pietro in Cariano.

IMG_43971

IMG_44001

IMG_44011

IMG_44021

IMG_44031

Il sentiero si immerge nel bosco dell’alta Valdonega.

IMG_44041

Dopo un centinaio di metri ecco comparire la fontana di Sommavalle.

Un imponente costone di roccia pressoché verticale sembra accogliere il visitatore. I rilievi circostanti rappresentano il bacino di carico dell’acqua piovana che poi, continuamente, sgorga dalla sorgente, anche in periodi di siccità seppur in quantità minore.

La conformazione della sorgente sembra risalire all’ epoca romana.

Grazie alla presenza dell’acqua, si è creato un vitale e particolare ambiente naturale. Al piede del citato costone di roccia calcarea, è stata ricavata una grotta con due aperture sovrapposte nella roccia, simili a finestrelle, dotate di inferriate.

Realizzazione probabilmente finalizzata a salvaguardare il corretto attingimento e l’uso dell’acqua. Sopra le finestre, si possono individuare i resti di una scritta romana scolpita nella pietra o forse su una targa.

IMG_44061

IMG_44081

Secondo alcuni, all’interno della grotta della sorgente, dovrebbe aver origine un tunnel  perforato dai romani, che condurrebbe in città.

IMG_44101

IMG_44111

IMG_4412

La sorgente della Fontana di Sommavalle affiora nella zona più alta della valle Valdonega situata subito a nord della città di Verona.

IMG_44141

IMG_44161

Dirigendosi verso valle si giunge al castello S. Felice.

IMG_44211

Nello spazio urbano veronese sono visibili ancora oggi opere monumentali che formano un repertorio di quasi 2000 anni di storia dell’arte fortificatoria.

IMG_44221

Secondo le testimonianze storiche, gli antichi Romani costruirono una prima parte delle mura a difesa della città nel I secolo a.C. Decisero di trincerare artificialmente la parte a sud, perché a nord, ad ovest e ad est ci si avvaleva della protezione naturale fornita dal fiume Adige.

Nel 265 d.C. all’epoca dell’imperatore Gallieno, a causa della minaccia rappresentata dagli Alemanni, fu necessaria un’opera di restauro delle mura, la cui conservazione, dopo quasi due secoli di pace, era in pessimo stato. L’Arena venne inglobata nel complesso difensivo perché i nemici non fossero facilitati nell’ingresso in città. Di epoca romana rimangono ben conservate anche porta Borsari e porta Leoni.

Successivamente, in epoca scaligera fu aggiunto un impianto di mura che sosteneva l’azione del fiume a nord e che si estendeva fino a Castel San Felice.

IMG_44231

In epoca veneziana, a sud e ad est, furono aggiunti bastioni, torri e roccaforti grazie all’operato dell’architetto-ingegnere Michele Sanmicheli che realizzò peraltro le imponenti porta Palio, porta San Zeno e porta Nuova. (Nella foto i tipici mattoni veneziani)

IMG_44251

Per il ruolo strategico e prioritario che giocava Verona, l’Impero Austriaco fra il 1833 e il 1866 rinforzò, attraverso un consistente investimento, le fortificazioni della città e le inserì nel più ampio sistema difensivo austriaco, adottando i moderni criteri di difesa contro l’artiglieria pesante e con la capacità di sferrare ritorni controffesivi.

IMG_44301

IMG_44321

IMG_44341

Le mura di Verona hanno sempre scoraggiato i nemici, per questo la città non è mai stata protagonista di grandi battaglie.




ITALIA – Tra le vie ascolane anche una dedicata alla Befana

di Barbara Belotti e Maria Pia Ercolini

 Molte strade di Ascoli Piceno non si chiamano vie, ma rue. L’etimologia è molto incerta e discussa, ma sono la caratteristica del centro storico: strette, alcune tortuose, buie, rappresentano un pezzo di medioevo ancora vissuto intensamente. Nelle ruette non batte quasi mai il sole, d’estate sono un vero toccasana contro la calura.

In generale le vie della città sono dedicate a personaggi storici (dall’età romana al Novecento), a uomini del mondo letterario, artistico, musicale, a figure cristiane, ad antiche popolazioni (Rua dei Piceni, Via dei Sabini, Rua dei Longobardi…) o famiglie locali importanti (Via dei Bonaccorsi, Via dei Saladini, Via dei Soderini, Rua degli Sgariglia…) in cui la genealogia è declinata solo al maschile. Alle vie e ai viali più grandi spettano i nomi più famosi: c’è Viale De Gasperi, Corso Mazzini, Corso Vittorio Emanuele. Alcune strade hanno lo stesso nome delle chiese che si affacciano su di esse; molti toponimi sono legati alla storia dell’antica Ascoli: Piazza Arringo (dal Palazzo dell’Arengo), Piazza del Popolo (dal Palazzo dei Capitani del Popolo), Rua della fortezza, Rua delle torri (le torri medievali sono un’altra caratteristica del centro storico), Rua della Cisterna, Rua del Cassero, Rua dei tintori…

Poche le figure femminili: solo 17 strade.

Ascoli.1.ElisabettaTrebbiani_B.Belotti

di Barbara Belotti

Una via è dedicata a Elisabetta Trebbiani, donna di lettere e poeta della seconda metà del XIV secolo, della cui produzione si ricorda un sonetto dedicato alla letterata fabrianese Livia di Chiavello. Lei diede vita,insieme ad altre quattro letterate marchigiane dello stesso periodo, al primo gruppo letterario composto di donne in Italia. Gli storici locali la ricordano attiva nella vita pubblica del tempo e forse anche guerriera: si tramanda che ad Ascoli Elisabetta fosse solita accompagnare e difendere suo marito durante i violenti scontri tra le fazioni cittadine, vestita con abiti maschili e armata di tutto punto, incurante dei pericoli.

Ascoli.2.Garzoni.Ercolini3.ridotta

di Maria Pia Ercolini

Un’altra ruetta del centro è intitolata a Giovanna Garzoni, pittrice del XVII secolo divenuta famosa per le tempere su pergamena eseguite in piccolo formato; lavorò per la corte medicea e per i Savoia e fu ammessa all’Accademia di San Luca a Roma. Giovanna fu una donna autonoma e un’artista valente, che mise a punto uno stile particolare, una sorta di “pointillisme antico” realizzato accostando il colore con delicati tocchi di pennello vibranti sulla superficie della pergamena. Al momento della morte lasciò tutti i suoi averi (probabilmente piuttosto ingenti) all’Accademia in cambio della concessione ad essere sepolta nella chiesa dei SS. Martina e Luca a Roma. Dopo la morte la memoria di Giovanna Garzoni si perse in breve tempo, destino comune a numerose artiste: l’intitolazione della rua è, insieme a quella di una breve via periferica nella capitale, l’unico omaggio in Italia alla sua figura.

Ascoli.3.Ancaria.Ercolini.ridotta

di Maria Pia Ercolini

Tre vie sono dedicate a dee pagane, Ancaria, Cupra e Vesta, divinità femminili anticamente venerate ad Ascoli e nel suo territorio. La prima non era riconosciuta a Roma e Cicerone la identificava con una delle Furie; della seconda esisteva un santuario lungo la costa adriatica (nell’attuale cittadina di Cupra Marittima); alla terza era forse dedicato il tempio romano del I secolo a.C. i cui resti si trovano proprio all’inizio della via di Vesta.

Ascoli.5.LargoConcezioniste.ridotta.Ercolini

di Barbara Belotti

Al mondo cristiano si riferiscono la Scalinata dell’Annunziata, piazza dell’Immacolata e piazza di Santa Maria Intervineas, dove si trova l’omonima chiesa. Non molto tempo fa accanto a questa bella chiesa medievale è stato inaugurato, alla presenza della Presidente della Camera Laura Boldrini, un largo dedicato alle partigiane picene. Alla fine del mese di febbraio di quest’anno la targa di marmo è stata oggetto di un vergognoso atto di vandalismo: con la vernice bianca è stata cancellata la scritta e sostituita con la nuova dicitura “Piazza Leo Perez”, giocatore della squadra di calcio di Ascoli, protagonista di un deprecabile saluto romano rivolto ai tifosi durante una partita. L’intervento di rimozione della scritta e della vernice ha ripristinato in breve tempo la vera intitolazione, ma il gesto vandalico e il disprezzo verso la storia non possono essere altrettanto rapidamente cancellati.

Ascoli.6.Convertite_Ercolini.ridotta

di Maria Pia Ercolini

Sacro e profano si intrecciano nell’odonomastica ascolana. Se il largo delle Concezioniste ricorda il convento delle Suore Pie Operaie dell’Immacolata Concezione, ordine fondato nel 1744, la via delle Convertite si riferisce alle prostitute tornate ad una vita retta e morigerata.

Ascoli.7.Donne.Ercolini.ridotta

di Maria Pia Ercolini

Via delle Donne deriva il nome da una piazza dove si svolgeva, nel Medioevo, il mercato frequentato dalle donne della città. Quella piazza, ora dedicata a Ventidio Basso, uomo politico e generale della Repubblica romana nel 1° secolo a. C. e originario di Ascoli, è già presente in una pianta del 1646 con il toponimo Platea Mulierum. Oltre alla strada in città sorge anche la Chiesa delle Donne con annesso, in passato, un convento.

Ascoli.8.Canterine.Ercolini.ridotta

di Maria Pia Ercolini

In via delle Canterine rivive l’antico mondo dei lavori “donneschi”, anche se il nome dialettale “cannarine” sopravvive ancora oggi. Secondo la tradizione locale, le “canterine” erano le donne che, nella bella stagione, si sedevano accanto all’uscio e cantavano mentre erano intente a rammendare, fare la calza, ricamare o pulire le verdure per la cena.

Ascoli.9.RuaLavandaie.Ercolini.ridotta

di Maria Pia Ercolini

Ad un’altra attività delle donne si riferisce anche rua delle Lavandaie: erano per lo più contadine che lavavano i panni nei fiumi Tronto e Castellano che circondano la città. Una concentrazione di lavandaie era nel vicino paese di Casteltrosino (dove l’acqua del Castellano, arricchita di sorgenti sulfuree, dava un particolare candore alla biancheria), una vera e propria attività artigianale che si tramandava di madre in figlia e che costituiva una fonte preziosa per i magri redditi delle famiglie. Questa attività è ricordata anche in una interessante scritta sull’antico lavatoio pubblico di Porta Cappuccina: ”NON SI IMPEDISCA ALLE DONNE DI LAVAR PANNI SOTTO PENA DI SCUDI TRE… 3 FEBRARO 1677”.

Ascoli.10.Guiderocchi.Ercolini.ridotta   Ascoli.11.Soderini.Ercolini.ridotta

di Maria Pia Ercolini

Due rue sono dedicate a personaggi storici locali: Flavia Guiderocchi e Menichina Soderini. Entrambe presero parte, nel 1459, all’impresa delle truppe ascolane contro Giosia Acquaviva, duca d’Atri, che si era impadronito di alcune terre dominate da Ascoli. Dopo la vittoria vennero accolte, al rientro in città, con grandi onori. Ai loro piedi c’erano numerosi prigionieri incatenati fra cui il nipote di Giosia, Filippo.

Ascoli.12.Befana.Ercolini.ridotta

di Maria Pia Ercolini

Chiudiamo questa breve ricognizione con una curiosità: una ruetta è dedicata anche alla Befana.