Il volto oscuro della Rai. Chi sono i dirigenti della Televisione pubblica italiana?

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La televisione di Stato dovrebbe essere esempio di virtù e invece continua a essere spettacolo di immoralità e depravazione. L’ultimo si è tenuto nel salotto di Bruno Vespa, il conduttore più chiacchierato del momento. A illuminare la scena la luce tetra dei Casamonica, ospiti d’eccezione del programma televisivo “Porta a Porta” prodotto con i soldi dei cittadini italiani.

In Rai non si dibatte più di temi di pubblico interesse e utilità, ma di vicende e fatti privati delle famiglie malavitose italiane. Cosa volete che importi agli italiani della musica che piace al boss? A loro interessa la sicurezza pubblica e che i delinquenti stiano laddove devono stare: in galera, non in televisione a mostrare i loro faccioni.

Ma chi sono i dirigenti della Rai? Chi regola l’ingresso degli ospiti? Chi li sceglie? Chi li assolda?

I cittadini pagano il canone, verdi di rabbia, perchè vorrebbero che la televisione conduca inchieste sul malaffare, sulle condizioni di vita della popolazione e che i problemi dibattuti siano risolti.

Ad andare all’attacco per primi sono stati i consiglieri del gruppo Pd di Roma Capitale: “È stato uno spettacolo vergognoso ed offensivo – si legge in una nota – quello al quale i cittadini e le cittadine romane in primis, ma anche tutti gli italiani, hanno dovuto assistere ieri sera durante la trasmissione Porta a porta di Bruno Vespa. Vedere accomodati rappresentanti della famiglia Casamonica nel salotto buono della tv di stato finanziata con il canone dei contribuenti – si legge ancora – doverli sentire rivendicare proprio quei funerali che hanno indignato e offeso la nostra comunità, ascoltarli mentre stabilivano accostamenti improponibili e ignominiosi tra grandi figure della Chiesa e il loro congiunto, è stato un vero e proprio affronto per tutti coloro che sono impegnati nella battaglia contro le mafie e l’illegalità, mettendo spesso a rischio la loro stessa incolumità”. E dal Comune il Pd vuol portare la questione in parlamento: “Chiediamo ai parlamentari eletti nel collegio di Roma e del Lazio e a quelli che siedono nella commissione di vigilanza Rai di intervenire perché sia fatta piena luce immediatamente su questa incredibile vicenda, – prosegue la nota – che ha visto esponenti di una famiglia i cui intrecci e commistioni con la malavita organizzata non solo romana sono noti e di lunga data, trovare spazio sulla rete ammiraglia della tv pubblica per rappresentare le loro tesi aberranti, grottesche e provocatorie, peraltro senza la presenza di un contraddittorio che ne potesse smentire o contestare in tempo reale le mistificazioni riportate”. E ancora: “Presenteremo, inoltre, immediatamente all’assemblea di Roma Capitale una mozione di censura di questo abuso compiuto ai danni del servizio pubblico, – conclude la nota – dell’immagine della Capitale e di tutti coloro che sono impegnati per combattere le mafie e la criminalità organizzata”.

Il vicesindaco di Roma, Marco Causi, tuona: “Mi auguro che qualcuno alla Rai abbia il buongusto di chiedere scusa alla città di Roma, ai romani e a tutti i cittadini. Trovo davvero inaudito – continua Causi – che il servizio pubblico, la Rai, ospiti componenti della famiglia Casamonica per fare intrattenimento mascherato da informazione. Quella andata in scena ieri sera sulla prima rete Rai è la più clamorosa dimostrazione di ciò che dico da tempo: la mafia a Roma è da molti sottovalutata e c’è ancora chi la ritiene alla stregua di un fenomeno folkloristico. Che la tv pubblica dedichi una trasmissione mettendo sotto i riflettori queste famiglie conosciute per la loro storia giudiziaria e per i noti caratteri di criminalità organizzata – conclude -, e si dimentichi invece delle giornaliste e giornalisti minacciati da quegli stessi personaggi per le loro inchieste su Ostia o degli amministratori locali che viaggiano sotto scorta, è sconcertante”.

Durissimo attacco anche dal blog di Beppe Grillo: “Rai, servizio pubblico paramafioso”, è il velenoso titolo del post. “La famiglia Casamonica ospitata dalla Rai nel salotto buono di Bruno Vespa per esibirsi davanti a 1.340.000 di italiani (14,54% di share)
nell’apologia di Vittorio Casamonica, il boss il cui funerale ha indignato Roma, è un oltraggio a tutti gli italiani onesti”.

Sulla vicenda interviene anche l’Usigrai: “Chiediamo ai nuovi vertici: quale Rai servizio pubblico vogliono? Quali messaggi il servizio pubblico deve dare ai cittadini? Qui la questione non è censurare, ma scegliere quale Paese raccontare e come. Quando si darà lo stesso spazio alle colleghe e i colleghi minacciati dai Casamonica? Alle colleghe e ai colleghi minacciati, o addirittura sotto scorta, per il loro impegno contro le mafie? La Rai servizio pubblico che noi vogliamo – sottolinea il sindacato dei giornalisti Rai – è quella che i riflettori li accende sul malaffare, sulle persone impegnate ogni giorno contro le mafie, a favore della legalità”.

Sono ospiti e non possono parlare, ma forse ai Casamonica non mancano fatti da raccontare sui dirigenti e sui galoppini della Tv di Stato.




Chiesa allo sbando: esequie per gli assassini, ma negate agli eutanasici

La morte non rende tutti uguali o almeno non chi decide di far celebrare il  funerale nella chiesa Don Bosco a Cinecittà. La parrocchia non è nuova alle cronache. Sormontata da una caratteristica cupola, è la stessa che nel 2006 negò i funerali a Piergiorgio Welby.  Malato di Sla, in fase terminale, Welby chiese ai sanitari di staccare la spina (fu eretto a simbolo dell’eutanasia) e gli furono vietati i funerali religiosi.

Non abbiamo bisogno di spiare dal buco della serratura i nuovi santi e le nuove star di Cinecittà, queste figure boccaccesche possono improvvisare un colossal infischiandosene anche del parere degli spettatori. Un funerale show con carrozza d’epoca trainata da 6 cavalli con il pennacchio nero, 12 Suv e limousine, il tutto coronato da una cascata di petali di rosa piovuti dal cielo (con la partecipazione straordinaria di un elicottero privato). Un set cinematografico a tutti gli effetti la cui sapiente regia è rimasta nell’ombra, sconosciuta addirittura al prete che ha celebrato la messa  e che, alla richiesta di spiegazioni, è caduto dalle nuvole: le sue competenze – come hanno spiegato anche dal vicariato – sono circoscritte a quanto accade all’interno della chiesa, non all’esterno, dove l’anonimo “scenografo” aveva posizionato gigantografie del malavitoso e dato il via a musiche evocative (tra l’altro la colonna sonora del Padrino).

Vittorio Casamonica, 65 anni, uno dei maggiorenti dell’omonimo clan che viene ritenuto responsabile di attività illecite come usura, racket e traffico di stupefacenti nell’area sud est della città, è stato omaggiato. Sulla bara un’immagine di padre Pio.

“Hai conquistato Roma, ora conquista il paradiso”,  “Vittorio Casamonica re di Roma” recitavano alcuni manifesti apparsi davanti la parrocchia che lo ritraevano a mezzo busto con una corona in testa, il Colosseo e il cupolone sullo sfondo. Una folla di persone ha voluto portargli l’ultimo saluto.

“Era una brava persona, corretto” hanno commentato alcuni conoscenti al termine della messa. Commozione all’uscita del feretro che è stato salutato da una “pioggia” di petali lanciati da un elicottero. Dopo la funzione, la bara è stata trasportata in una Rolls-Royce mentre la banda musicale ha suonato la colonna sonora di un altro celebre film “2001 odissea nello spazio”.

Mentre le esequie di Vittorio Casamonica a Roma in stile “Il Padrino” diventano un caso politico, il prete dichiara: “Rifarei il funerale di Vittorio Casamonica? Probabilmente sì, faccio il mio mestiere”.

All’ indomani delle esequie del boss è tornato a parlare a Sky Tg24 il parroco della chiesa Don Bosco, don Giancarlo Manieri. “Io qui ho fatto il prete, non spettava a me bloccare un funerale. La chiesa può dire no a un funerale? – si chiede rispondendo a una domanda – Ecco, questo è un problema. Le scomuniche del Papa ai mafiosi? Bisogna chiederlo in alto, non a me”. “L’esponente di un clan è comunque dentro la Chiesa…”,dice don Manieri.

Con il mondo politico allarmato dai “segnali mafiosi”, interpretati come una “sfida allo Stato”, la Chiesa non si esprime.

“Roma sfregiata, fatto inquietante”, hanno attaccato dal Pd mentre Sel ha investito del caso il Parlamento chiedendo al ministro Alfano spiegazioni sull’aspetto legale della vicenda, chi è stato il regista dell’operazione, chi ha concesso le autorizzazioni. Preoccupato anche il sindaco Marino che ha chiamato il Prefetto perché siano condotti accertamenti con estremo rigore.

Si è attivato pure il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha chiesto a Franco Gabrielli una “relazione dettagliata” sulla vicenda.

“Certamente si poteva e si doveva evitare. Se non si è evitato è perché Roma non ha ancora gli anticorpi necessari per comprendere e prevenire cose di questo tipo: l’esistenza della mafia è stata negata fino a pochissimo tempo fa”,  dice l’assessore alla legalità di Roma Alfonso Sabella.




ITALIA – Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo (dopo Napolitano)

Non deve essere stato facile andar via, come non lo è stato, tre anni fa, restare.  Se non altro per abitudine. Dopo quasi nove anni, unico presidente della storia repubblicana rieletto alla carica più alta dello Stato,  Giorgio Napolitano, il 15 gennaio, ha lasciato il Quirinale. Alcuni affermano che,considerando i tempi, sia stato il miglior presidente che potessimo avere, altri sostengono che sia, invece, stato il peggiore dei presidenti della Repubblica italiana.

E’ certo che non è stato il presidente della Giustizia e della Legalità: in nove anni ha fatto distruggere le intercettazioni Stato-mafia, ha firmato il Lodo Alfano e il Legittimo impedimento; non è stato nemmeno il presidente del Popolo che lavora e produce: ha firmato  la Riforma Fornero, il Job act e lo Sblocca Italia.

La corsa alla successione è già iniziata: il primo voto è previsto il 29 gennaio,  il 31 potrebbe essere eletto il nuovo Capo dello Stato, a maggioranza semplice. Da ambienti Pd filtra intanto la prima rosa di nomi. Sono in sei: Amato, Fassino, Finocchiaro, Mattarella, Padoan e Veltroni.

Possiamo solo augurarci che vinca il migliore!