ITALIA – A Verona la più grande manifestazione LGBT nel ventennale della Mozione omofobica n. 336

Una marcia dell’orgoglio lesbico, gay, bisessuale, transessuale e transgender, queer, intersex e asessuale (LEGBTQIA) attraverserà il centro di Verona, il 6 giugno 2015.  Il Verona Pride è un’occasione di mobilitazione di tutte le forze sociali e civili che si riconoscono nei valori fondamentali dell’antifascismo, dell’antisessismo, dell’antirazzismo e dell’uguaglianza, contro ogni forma di autoritarismo, di fondamentalismo religioso e politico, di violenza, per rivendicare un cambiamento politico e culturale radicale. Perchè Verona si rivela continuamente un laboratorio delle discriminazioni, delle intolleranze e dei crimini d’odio.

Proprio nel 2015 cade il ventennale della Mozione  n. 336 approvata dal Consiglio comunale (1995), che definiva l’omossessualità “contro natura” e impegnava il Comune a difendere la cosiddetta “famiglia naturale”, promuovendo un’omofobia istituzionale e legittimando in maniera inaccettabile la discriminazione contro le persone omosessuali. Con questa Mozione, Verona, di fatto, si chiamò fuori dall’Europa, respingendo l’applicazione delle direttive del Parlamento Europeo in tema di diritti civili e di pari opportunità.

Inoltre, nel 2014, il Veneto ha confermato il triste primato della Giunta regionale più omofobica e transfobica d’Italia, dando continue dimostrazioni di pregiudizio e ignoranza di fronte alle tematiche LGBT.

L’Italia è uno dei pochi stati dell’Unione europea in cui non esiste una legge contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità  di genere, in cui le unioni tra persone dello stesso sesso non sono riconosciute e ancora non è possibile disporre liberamente del proprio genere. Per questo da mesi il Comitato del Verona Pride lavora alla promozione della marcia finale, che tra qualche giorno potrebbe diventare la più grande e partecipata manifestazione LGBT della storia del Nord Est.




ITALIA – Sentinelle silenziose scendono in piazza per dire no alla legge Scalfarotto

Centinaia di piazze Italiane sono divenute luoghi di protesta organizzata da gruppi di persone chiamate sentinelle silenziose, contrarie al disegno di legge Scalfarotto che prevede la modifica della legge numero 205 del 1993 nota come legge “Mancino”, la quale punisce ogni azione discriminatoria di natura etnica, razziale e religiosa, aggiungendo reati di matrice omofobica e trans fobica. L’Italia nonostante risulti essere divisa dal dibattito sulle unioni gay, pare sia uno dei pochi paesi civili che non ha un decreto legge che punisca i reati a sfondo omofobico, dunque come si può parlare di matrimoni e adozioni da parte di coppie gay, se mancano le basi essenziali che tutelino le persone omosessuali? In questi anni sono stati registrati parecchi suicidi, soprattutto da parte di adolescenti che venivano perseguitati dai loro coetanei a causa del loro orientamento sessuale.

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M. è un ragazzo di diciassette anni, con cui ho avuto l’onore e il piacere di stringere amicizia mesi fa durante una serata organizzata da una nota associazione LGBT barese. Parlai a lungo con questo ragazzo e gli chiesi cosa ne pensasse dei matrimoni gay, lui si mostrò turbato e mi confessò che ogni giorno aveva paura di recarsi a scuola, perché era vittima di atti di bullismo da parte dei suoi compagni di classe. “ Ogni giorno non so se tornerò sano e salvo a casa, dopo la fine dell’orario scolastico devo correre, sono nervoso, a volte penso che dovrei farla finita , ma amo troppo vivere, vorrei che lo stato italiano mi faccia sentire più protetto” dopo qualche secondo di esitazione prosegui:”vorrei che finalmente venga approvato un decreto legge che ci tuteli e che punisca in maniera esemplare chi nella sua ignoranza ci offende”.