Tre Giornate per l’ambiente

Domenica 11 maggio è stata la Giornata delle Oasi WWF e la prima Giornata mondiale delle api, indetta dall’ONU.  

La Giornata delle Oasi WWF celebra anche la biodiversità del nostro Paese, straricco di ambienti e paesaggi naturali, sebbene la Giornata Mondiale della Biodiversità stabilita dall’ONU sia il 22 maggio, e vuole sottolineare quanto sia importante difendere la ricchezza della vita sulla Terra: l’invito è a rispettarla e tutelarla ogni giorno e con ogni comportamento, dalle piccole mangiatoie poste anche sui balconi alla semplice ma interessata osservazione della Natura, dall’educazione dei bambini e delle bambine alla lotta al bracconaggio, agli acquisti più attenti e critici e alla corretta gestione dei rifiuti.

Le iniziative nelle Oasi, aperte gratuitamente grazie all’opera dei volontari e delle volontarie, sono state numerose: a Policoro è stata liberata un esemplare di tartaruga Caretta Caretta, a Rimini il programma ha previsto escursione e caccia al tesoro, a Venezia visita guidata alla pineta Dune e proiezione film “Before the flood – Punto di non ritorno”, a Le Cesine-Lecce passeggiata nella Riserva e laboratorio per bambini/e, a Torre Guaceto-Brindisi visita guidata, costruzione di una Batbox, un nido per pipistrelli, e poi laboratorio di fotografia e pilates… (http://www.wwf.it/programmi_oasi.cfm) 

La Giornata mondiale delle Api vuole ricordare quanto l’impatto umano possa determinare la scomparsa delle specie animali, in questo caso delle api, considerate attualmente dei superorganismi decisivi per la sicurezza alimentare globale: la maggior parte delle colture alimentari nel mondo dipende dall’impollinazione! Pare che la sua proclamazione si debba alla Slovenia, terra di apicoltura, in prima linea nella lotta per la salvaguardia della specie, prima a vietare l’uso dei pesticidi responsabili della loro moria. La scelta della data è dovuta al fatto che mentre nell’emisfero boreale maggio è il mese centrale per l’impollinazione, nell’emisfero australe corrisponde alla produzione del miele e alla lavorazione dei suoi derivati.  Molte anche qui le iniziative: in Slovenia, che ha perfino coniato una moneta da due euro raffigurante un alveare, conferenze, visite guidate e laboratori per grandi e piccini; in Italia sono stati organizzati numerosi eventi come la degustazione di mieli e attività ludiche e didattiche, visite all’apiario didattico di Corerallo in Liguria, incontri con apicoltori/trici, degustazioni e laboratori all’oasi del Bosco di S. Silvestro di Caserta.

Inoltre, tra le varie iniziative all’interno della Decade sulla biodiversità, iniziata il 2011, il 22 maggio presso l’Orto botanico di Napoli si è svolto l’incontro dal titolo “Biodiversità del mondo invisibile”; nella Casa dei Comuni in Lombardia sono state organizzate due iniziative, il 22 in collaborazione con l’Ordine degli architetti l’incontro “Celebriamo la Giornata mondiale della biodiversità” e il 23 con l’Ordine dei giornalisti “Parchi e sostenibilità ambientale: come i giornali raccontano il territorio”. Infine, dal 13 al 15 giugno presso l’Università di Teramo è previsto il Convegno nazionale alla sua dodicesima edizione su “ Biodiversità, Ambienti, Salute”.

Che dire? Speriamo di vero cuore che il mondo prenda a girare nel verso giusto e la musica inizi definitivamente a cambiare!




Israele accetti lo Status Quo

Nomi arabi anche per luoghi della tradizione ebraica. Il documento – che usa sempre la terminologia araba per definire luoghi chiamati in modo diverso da musulmani e ebrei – è in sostanza una denuncia delle violazioni degli accordi internazionali compiute – ad avviso dell’organismo dell’Onu – da parte israeliana per quanto riguarda lo Status Quo storico della spianata delle moschee, ancora formalmente sotto giurisdizione giordana.

La risoluzione si sofferma soprattutto su due aspetti: il fatto che gruppi della destra ebraica sempre più spesso si rechino sulla Spianata delle moschee (e non solo al Muro del Pianto), rivendicando il diritto a pregare sul ‘Monte del Tempio’, che sorgeva in quel luogo prima di essere distrutto dai romani nel 70 dopo Cristo. L’Unesco deplora fermamente – si legge – “le continue irruzioni da parte di estremisti della destra israeliana e dell’esercito nella moschea di Al Aqsa e nell’ Haram al Sharif, e chiede a Israele, potenza occupante, di adottare misure per prevenire provocazioni che violano la santità e l’integrità” della Spianata dello moschee. Secondo punto, il documento denuncia gli scavi fatti e le infrastrutture costruite unilateralmente dalle autorità israeliane nel complesso che riguarda anche la spianata delle Moschee, e agita “il crescendo di aggressioni e di misure illegali contro la libertà di preghiera dei musulmani nei loro luoghi santi”.

In sintesi, l’Unesco chiede a Israele di accettare il rispetto pieno dello Status Quo, concordato tra lo Stato ebraico e la Giordania dopo la guerra del ’67, che però dovrebbe garantire anche agli ebrei la possibilità di visitare la Spianata, ma non di pregare, riservando questo diritto ai soli musulmani. Secondo lo Status Quo, l’esclusiva autorità sulla Moschea di Al Aqsa e sulla spianata dell’Haram al Sharif spetta al dipartimento per gli affari religiosi giordano, il Waqf. Lo Status quo – bisogna ricordare – venne di fatto messo in discussione dalla famosa passeggiata, nel settembre del 2000, di Ariel Sharon sulla spianata, che anticipava chi oggi rivendica il diritto degli ebrei a salire a pregare sul Monte del Tempio (come gli israeliani chiamano l’Haram al Sharif). Il documento dell’Unesco definisce Israele “la potenza occupante” su Gerusalemme est. Un termine corretto da un punto di vista del diritto internazionale e delle risoluzioni Onu post 1967, ma che certo è indigeribile per le autorità israeliane, come anche l’intero tono accusatorio del documento.

Presidente Ucei: “Gravissima l’astensione dell’Italia”: “E’ gravissimo che questo accada senza l’opposizione dell’Italia, la cui politica estera non può certo essere dettata dal caso, dalla superficialità o, peggio ancora, dall’opportunismo. Non ci meravigliamo allora se il domani porta con sé atti e fatti di odio e sangue”. Così la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Tremila anni di storia, ebraica ma anche cristiana, cancellati con una decisione di chiaro stampo revisionistico e negazionistico. Questa risoluzione, che tratta in modo fuorviante anche l’identità di alcuni siti di Hevron e Betlemme, è un insulto all’intelligenza, alla decenza, alle battaglie che tante persone di buona volontà combattono ogni giorno per contrastare i professionisti dell’odio e della menzogna. Dando credito a questi malfattori e favorendo una vergognosa manipolazione politica che già vediamo in atto, l’Unesco si pone fuori dalla storia e scrive, con pesanti responsabilità dell’Italia e gli altri Paesi astenuti e favorevoli, una delle pagine più gravi e al tempo stesso grottesche della storia dell’Onu”.

Insopportabile è per noi, invece, sapere del perpetrarsi di cotanta violenza e distruzione. Penosa anche la reazione del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che non sa più dove arrampicarsi.




Cinque scrutini per un compromesso. Ecco come l’Italia ha ottenuto il seggio all’Onu

Quando il presidente dell’Assemblea Generale, il danese Mogens Lykketoft, annuncia i risultati del primo scrutinio, la Svezia prende 135 voti e viene eletta. Alle sue spalle c’è l’Olanda con 125, vicina al quorum dei due terzi, e solo al terzo l’Italia, con 113 voti. Gli impegni che avevano raccolto alla vigilia erano superiori, almeno venti voti in più, e quindi qualcuno nel segreto della consultazione ci ha traditi. Il sacrificio per salvare i migranti, il lavoro nelle missioni di pace, e la competenza nell’area del Mediterraneo e Medio Oriente non sono bastati. Nel frattempo Bolivia ed Etiopia vengono elette per i posti riservati all’America latina e all’Africa.

In questa situazione si è passati al ballottaggio a due e  al voto a oltranza. Il ministro degli Esteri Gentiloni (che alla fine dirà: «È stata una dimostrazione di unità dell’Europa»), l’ambasciatore Cardi, il vice Lambertini e tutta la squadra dei diplomatici italiani è passata tra i banchi a stringere mani, scambiare commenti, cercare di consolidare i nostri voti e conquistare altri. L’Olanda è più vicina al traguardo, ma nella seconda votazione nessuno raggiunge il quorum. Sono loro che perdono più consensi, scendendo da 125 a 99, mentre l’Italia cala da 113 a 92. Questo può essere un segnale incoraggiante: forse l’idea di mandare nel Consiglio due Paesi nordici sta frenando i sostenitori dell’Aja. Il Kazhakstan intanto ha battuto la Thailandia e ha conquistato il seggio asiatico.

Si passa alla terza votazione, ma anche questa non dà risultati. Anzi, l’Italia recupera e quasi raggiunge l’Olanda: 96 voti per loro, 94 per noi.
Gentiloni si chiude con i suoi collaboratori in un salottino dietro all’Assemblea Generale, e tutti si mobilitano per recuperare voti: telefonate alle capitali, contatti diretti al Palazzo di Vetro, strette di mano. Secondo le stime di una fonte italiana impegnata direttamente nelle trattative, noi abbiamo un blocco solido di circa 45 voti africani, 20 mediorientali e 20 sudamericani.

L’Europa sta in larga parte con l’Olanda, facendoci forse pagare la decisione presa nel 2009 dall’allora ministro degli Esteri Frattini di inserirci nella competizione, dopo che Svezia e Olanda avevano già presentato la candidatura. L’Estremo Oriente sta con i nostri avversari, così come i Caraibi, legati all’Aja anche dalle relazioni seguite all’epoca coloniale. La strategia ora è conservare il blocco dei nostri voti, cercando di aumentarli lavorando sulle aree dove siamo più forti, che sono anche le regioni dove ci sarebbe più interesse geopolitico ad avere un paese del sud Europa in Consiglio. Neanche le concitate trattative dell’ora di pranzo, però, sbloccano lo stallo. Anzi, nella quarta votazione l’Olanda conserva i suoi 96 voti e l’Italia sale a 95.

Si va al quinto scrutinio, dove possono presentarsi altri candidati, ma lo stallo si accentua. Parità: Olanda 95 voti, Italia 95. L’ambasciatore Cardi confabula col collega olandese, davanti al ministro Gentiloni. Nel nome dell’unità europea, all’opposto di quanto è successo con la «Brexit», dividono il mandato: l’Aja si ritira e Roma viene eletta, ma dopo un anno si dimette. A quel punto viene indetta una nuova elezione, con l’Olanda come unico candidato.

Anche alla quarta votazione c’è stata una fumata nera per Italia e Olanda. L’Italia ha ottenuto 95 voti e l’Olanda 96. Già al primo turno nella votazione per il seggio non permanente al Consiglio di Sicurezza dell’Onu nessuno dei due Paesi aveva ottenuto il quorum per l’elezione come membro non permanente del Consiglio di Sicurezza al secondo turno. L’Italia ha ottenuto 92 preferenze e l’Olanda 99. Al primo turno la Svezia era passata superando la soglia dei 128 voti necessari. L’Olanda è arrivata seconda, senza però superare il quorum, e l’Italia terza con 113 voti.

Tra gli altri gruppi geografici, la Bolivia è stata eletta con 183 voti per l’America Latina e Caraibi, l’Etiopia con 185 voti per l’Africa. Oltre il secondo seggio per l’Europa Occidentale che vede in lizza Italia e Olanda rimane da assegnare anche il seggio per il gruppo Asia-Pacifico, che vede il ballottaggio tra Tailandia e Kazakistan.

Dal 1 gennaio i cinque nuovi membri non permanenti sostituiranno gli uscenti Spagna, Nuova Zelanda, Angola, Venezuela e Malesia. Rimangono per il 2017 Egitto, Giappone, Ucraina, Senegal e Uruguay, oltre i cinque Paesi con un seggio permanente, ossia Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina.




TERRORISMO – Gli ultimi attentati in Egitto, Libia e Francia

EGITTO – Tre uomini armati hanno assaltato un resort a Hurghada, sulla costa egiziana del Mar Rosso. Lo scrive il sito del quotidiano egiziano Al Ahram. I tre sarebbero arrivati dal mare, hanno sparato all’ingresso di un hotel di lusso usato da turisti a Hurghada, il Bella Vista.

Il commando avrebbe cominciato a sparare all’entrata dell’hotel contro i presenti, per poter penetrare all’interno. Alcuni uomini della polizia presenti sul posto avrebbero ucciso uno, o forse più, uomini armati.

Un attentato simile a quello del giugno scorso a Sousse, in Tunisia, che aveva fatto 38 vittime.

LIBIA – Sarebbero decine le vittime dell’attentato messo a segno  contro un centro di addestramento della Guardia costiera a Zliten, a Ovest di Misurata, in Libia.

E’ quanto riporta il sito Libya Observer, secondo cui erano circa 400 le reclute presenti nel campo al momento dell’esplosione. “E’ un massacro”: così testimoni hanno descritto l’attacco suicida.

Nell’attacco sono morte almeno 40 persone, ha scritto Reuters citando il sindaco di Zliten. Altre fonti parlano di un numero di vittime molto maggiore. Alcuni siti libici riferiscono di oltre 100 vittime. Secondo l’agenzia di stampa libica Lana, vicina al governo di Tobruk, ci sarebbero almeno 15 morti e 30 feriti, mentre l’agenzia rivale del governo di Tripoli ha riferito di almeno 50 morti e 127 feriti.

Lo Stato islamico (Isis) ha rivendicato l’attacco kamikaze. Sull’agenzia Amaq, uno dei media ufficiali del califfato, si afferma che l’attentato è stato messo a segno “da uno degli eroi dello Stato islamico a Zliten”.

Il ministero della Sanità ha dichiarato lo stato di emergenza a Tripoli e Misurata per fronteggiare l’alto numero di morti e feriti. Immediata la condanna dell’inviato dell’Onu per la Libia, Martin Kobler.

L’attentato è avvenuto attorno alle 8 quando circa 400 reclute erano impegnate nelle esercitazioni nel campo di addestramento della Guardia costiera; l’esplosione è stata avvertita anche a Misurata, secondo quanto riportato dal Libya Observer, che si trova 60 chilometri a Est di Zliten.

FRANCIA – Ha scelto il giorno dell’anniversario della strage di Charlie Hebdo un ventenne di origini marocchine che oggi ha cercato di introdursi all’interno del commissariato di rue de la Goutte d’Or, nel 18esimo arrondissement, a Parigi. Un tentativo che è stato subito fermato. Erano le 11,30 quando ha urlato “Allah Akbar”, “Allah è grande”, nel tentativo di aggredire un agente. Voleva vendicare le vittime siriane, ma è stato ucciso dai proiettili della polizia. Aveva una cintura esplosiva finta, un’imitazione, un coltello, un pezzo di carta con disegnata la bandiera dell’Is e una rivendicazione manoscritta in arabo. Nel testo parlava della sua volontà di “vendicare i morti in Siria”, e giurava fedeltà all’autoproclamato califfo dell’Is.




SIRIA – All’asta i desideri repressi delle bambine islamiche

I bambini europei in questo periodo di festa sono indaffarati ad inviare a Babbo Natale le loro letterine cariche di desideri, buona parte di essi trascorre la propria infanzia in maniera serena e spensierata, come del resto tutti i bambini dovrebbero viverla. L’infanzia violata, purtroppo continua ad essere percepita come un incubo distante anni luce dalla realtà e per questo, spesso risulta essere ignorata. Le spose bambine, in particolar modo quelle rapite dai miliziani dell’Isis, per essere in seguito vendute o lasciate alla mercé degli jihadisti, continuano a subire violenze sotto una coltre d’indifferenza, di un mondo assai sordo e distante. Il sequestro delle piccole schiave del sesso si sta trasformando in una sorta di campagna di reclutamento di nuove leve da parte dello Stato Islamico che in questo modo, come afferma il rappresentate Onu Zainab Bangura, cerca di invogliare i giovani ad abbracciare la sua causa facendo passare il messaggio “abbiamo donne in attesa per voi, vergini da sposare”. Il dato raccapricciante è che negli ultimi mesi migliaia di uomini si stanno arruolando in massa tra le file dei terroristi. Le bambine inoltre vengono vendute all’asta per tariffe che variano dai 500 ai 2000 dollari. L’umanità dovrebbe risvegliare la propria coscienza assopita ed agire in modo tale che altre bambine non debbano subire tali barbarie.




LIBIA – Firmato a Roma l’accordo per la pace. Kobler: “E’ una giornata storica per la Libia”

“Una firma molto importante per la pace in Libia. C’è ancora da lavorare ma è un ottimo inizio. Grazie Paolo Gentiloni”. Così il premier Matteo Renzi, su twitter sul nuovo governo di Tripoli.

“E’ una giornata storica per la Libia”, ha affermato invece l’inviato speciale Onu, Martin Kobler, parlando a Skhirat. “Tutte le parti hanno fatto delle concessioni mettendo l’interesse del Paese davanti a tutto. La comunità internazionale continuerà il suo appoggio al futuro governo libico”. “Le porte rimangono aperte anche per quelli che oggi non erano presenti” a Skhirat, ha scritto su twitter Kobler. “Il nuovo governo si deve muovere urgentemente per rispondere alle preoccupazioni di coloro che si sentono marginalizzati”. “L’Isis rappresenta una sfida per il futuro governo di intesa nazionale. C’è bisogno di un dialogo nazionale globale per trovare un modo per lottare contro i terroristi”, ha rilevato Kobler. “State cambiando le pagine della storia”, ha aggiunto rivolgendosi ai delegati a Skhirat.

La nuova leadership libica, alla conferenza sulla Libia svoltasi questa settimana “a Roma, ha firmato un accordo che non è solo un pezzo di carta”: lo ha sottolineato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni alla cerimonia di Skhirat. “E’ un impegno solenne per aiutare il popolo” libico, ha detto ancora il ministro. “Ora è prioritario ampliare la base di consenso” al nuovo governo libico nato a Skhirat in Marocco. “L’Italia è pronta a fare la sua parte – ha ribadito il ministro – per dare stabilità e sicurezza al paese”.




SIRIA – Le ong segnalano: “129mila civili in fuga dai raid russi”

Non si arresta l’offensiva russa in Siria, con circa 130mila civili in fuga dai raid aerei del Cremlino.

A fianco dei russi si trovano forze iraniane e i siriani fedeli al governo di Assad, che operano nelle regioni centro settentrionali del Paese, tra Hama, Idlib e Aleppo.

La cifra è stata fornita da una piattaforma di 47 ong internazionali che operano al confine tra Siria e Turchia. Il Forum delle ong basato a Gaziep (Turchia) e riconosciuto dall’Onu segnala un “significativo aumento della frequenza e intensità dei bombardamenti aerei”, specificando però che: “i raid continuano a prender di mira aree dove c’è un’altra concentrazione di civili.”

“Scuole, ospedali e mercati sono a rischio – prosegue il comunicato – Nei giorni scorsi sono stati colpiti anche dei centri sanitari. I combattimenti sul terreno – prosegue il comunicato – hanno causato nuovi rischi per i civili, destabilizzando zone che erano state relativamente stabili e sicure. Questa nuova realtà ha costretto almeno 129mila civili a fuggire da Aleppo, Idlib e Hama”.

Il Cremlino intanto ha smentito un rapporto dell’Osservatorio per i Diritti Umani che denunciava l’uccisione di 59 civili – tra cui 33 bimbi – nel corso dei raid delle forze russe.

Un appello per la pace in Medio Oriente è stato lanciato da Papa Francesco: il Sommo Pontefice ha pregato perché particolarmente i cristiani possano restare in quelle terre senza esserne scacciati da guerre e persecuzioni.




PARIGI – L’Unesco ha detto sì ai Caschi blu della cultura

La risoluzione italiana, cofirmata da 53 Paesi, è sostenuta dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza.

Il Consiglio esecutivo dell’Unesco riunito a Parigi ha approvato la proposta italiana di istituire meccanismi per l’impiego dei «Caschi blu della Cultura». La risoluzione italiana, cofirmata da 53 Paesi e sostenuta dai membri permanenti del Consiglio di sicurezza, è stata votata per acclamazione dopo un dibattito molto intenso e articolato che ha coinvolto la maggioranza delle delegazioni presenti a Parigi.
Per il ministro del Mibact, Dario Franceschini, si tratta di “un successo internazionale del nostro Paese dopo quello ottenuto a Milano  con l’approvazione di 83 Paesi della Dichiarazione sulla protezione del Patrimonio culturale: adesso occorre definire subito gli aspetti operativi della nostra proposta. Occorre una task force internazionale che dovrà intervenire laddove il patrimonio dell’umanità è messo a rischio da catastrofi naturali o da attacchi terroristici”.
Il Consiglio esecutivo dell’Unesco si è anche impegnato a proseguire a lavorare in sede Onu per includere la componente culturale nelle missioni di pace come richiesto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi nel suo recente intervento all’Assemblea Onu.




LIBIA – Parto in motovedetta. Onu: “Duemilacinquecento migranti sono morti dall’inizio dell’anno”

Secondo l’Alto commissariato  Onu per i rifugiati il numero di rifugiati e migranti che hanno attraversato il Mediterraneo dall’inizio dell’anno per arrivare in Europa ha superato la soglia dei 300 mila mentre il dato stimato di morti e dispersi è di circa 2500 unità.

Duecento cadaveri di migranti sarebbero stati individuati dalla Guardia costiera libica a circa un chilometro al largo della costa davanti a Zuwara dove è avvenuto un doppio naufragio. L’emergenza  è scatta nella serata di giovedì quando le autorità locali hanno comunicato che due barconi con circa 450 migranti a bordo erano naufragati.  Secondo il Guardian. I corpi di 40 persone sono stati trovati all’interno della stiva di un barcone arenatosi su una spiaggia, mentre almeno 160 galleggiavano in mare davanti alle coste. La Guardia costiera libica è riuscita a recuperare alcuni cadaveri e a portarli sulla spiaggia, ma altri sono stati lasciati in mare perché il battello non aveva abbastanza luce per continuare il lavoro. I corpi “sembrano di migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana, dal Pakistan, dalla Siria, dal Marocco e dal Bangladesh”, afferma un responsabile della sicurezza libica. Secondo la Croce Rossa 82 cadaveri di migranti sono stati recuperati  dopo il naufragio ma “circa 100 persone sono ancora disperse”, 198 sono state le persone portate in salvo. Secondo il racconto dei testimoni solo un uomo indossava un giubbotto di salvataggio. I cadaveri recuperati sono stati allineati sulla spiaggia chiusi nei sacchi.

Assistita da medici del Centro Soccorso dell’Ordine di Malta, una donna nigeriana al nono mese di gravidanza ha partorito un bambino sulla motovedetta Cp 324 diretta verso il porto di Lampedusa, dopo essere stata tratta in salvo da un pattugliatore della Guardia Costiera che ha soccorso 55 migranti al largo delle coste libiche. Sia la mamma, che ha 24 anni, che il neonato, che pesa circa tre chilogrammi, sono in buone condizioni; il loro arrivo sull’isola, dove troveranno ad attenderli i medici del Poliambulatorio, è previsto fra poche ore. I 55 migranti, tra i quali vi sono 37 donne e quattro minori, erano stati trasbordati sulla motovedetta per raggiungere nel più breve tempo possibile Lampedusa, visto che la donna aveva già le doglie. La puerpera ha partorito durante la navigazione, in un clima di festa.

Messina – Il pattigliatore Cp 940 Dattilo della Guardia Costiera è arrivato questo pomeriggio nel porto di Messina con 838 migranti salvati ieri al largo della Libia, in tre diversi interventi. Provengono per la maggior parte da Eritrea e Siria. Si tratta dello sbarco più numeroso per Messina. I primi a scendere sul molo Marconi, dove è stata allestita l’accoglienza, due uomini trasportati a braccia dai medici e volontari e subito caricati su una ambulanza. Ancora una volta i bambini sono numerosi: sulla nave ne sono stati segnalati 27 tutti con le famiglie, resta invece da stabilire ancora il numero complessivo dei minori. Per ospitarli è stata allestita anche una struttura provvisoria presso la palestra comunale di Gravitelli dal momento che nel centro di accoglienza per i minori non c’è più posto. Una parte dei migranti lascerà Messina destinata ad altri centri in Toscana, Lombardia, Veneto ed altre regioni. Sarebbero stati individuati anche due presunti scafisti che sono stati presi in consegna dagli uomini della Squadra mobile. Stamattina operazione di soccorso della Guardia costiera al largo della Libia: nave Corsi delle Capitanerie di porto ha salvato 105 migranti che si trovavano a bordo di un gommone.

Augusta – Il pattugliatore d’altura Cigala Fulgosi che opera nel dispositivo della Marina militare ‘Mare sicuro’ è arrivato al porto di Augusta, con a bordo 394 migranti che ieri aveva salvato in due distinte operazioni. Uno dei migranti è stato subito sbarcato e portato a Siracusa per un controllo dermatologico. Gli altri migranti nonostante il gran caldo stanno bene e stanno per scendere sulla banchina commerciale del porto. Ad accoglierli uomini dell’agenzia Frontex insieme a rappresentanti delle nostre forze dell’ordine, oltre a personale della Croce Rossa. La navigazione, durata circa 22 ore e’ stata tranquilla.

Cagliari – È approdata al molo Rinascita di Cagliari alle 8 la nave mercantile norvegese Siem Pilot con a bordo 781 profughi soccorsi nei giorni scorsi al largo delle coste libiche. A bordo ci sono anche i cadaveri di quattro donne e due uomini. La Prefettura ha allestito le tende per l’accoglienza, le visite mediche e le operazioni di identificazione. Alle 9 sono iniziate le operazioni di sbarco. La prima a scendere una donna incinta che ha accusato un malore. Ci sono anche una ventina di minorenni e undici donne incinte. Non ancora sbarcate le salme di due uomini, morti da diversi giorni e delle quattro donne che sarebbero decedute per asfissia a bordo di uno dei barconi poi soccorsi al largo delle coste libiche. Le salme saranno trasferite all’Istituto di Medicina legale di Monserrato (Cagliari) per l’autopsia. Al porto, dove sono state allestite le strutture mobili per la prima accoglienza, hanno assistito allo sbarco anche gli assessori regionali della Sanità, Luigi Arru, e dell’Ambiente, Donatella Spano. “Abbiamo verificato che la macchina dell’accoglienza sta funzionando, con la collaborazione tra istituzioni e il grande spirito di servizio di tutti”, ha dichiarato Arru. “Arrivano persone che hanno bisogno di aiuto ed è nostro dovere metterci a disposizione. Capiamo le preoccupazioni, siamo disponibili ad un dibattito pubblico, ma la migliore risposta a chi lancia allarmi, è proprio l’impegno e l’umanità di chi sta operando ora al porto di Cagliari”.

Medici senza Frontiere – Approderanno domattina nei porti di Trapani, Reggio Calabria e Crotone, le tre navi di Medici senza frontiere che ieri hanno tratto in salvo 1658 migranti, tra i quali 547 donne e 199 bambini, nel corso di sei distinte  operazioni nel Canale di Sicilia. Il numero più elevato da quando sono iniziate le attività di ricerca e soccorso. Le tre imbarcazioni sono la Bourbon Argos, diretta a Crotone, la Dignity I, in navigazione verso Trapani, e la My Phoenix (in collaborazione con il Moas), che ormeggerà a Reggio Calabria. A bordo numerosi profughi originari soprattutto da Eritrea, Nigeria e Somalia. Le operazioni sono iniziate alle 7 di ieri, quando la Bourbon Argos ha portato in salvo prima 353 persone che viaggiavano su un barcone a nord di Zuwara e poi 650 su un vecchio motopesca; altri 323 migranti, a bordo di tre gommoni, sono stati raccolti dalla Dignity; infine la MY Phoenix ha salvato 332 eritrei che viaggiavano su un’altra barca in legno. Tra le persone soccorse dalla Bourbon Argos, una donna incinta che è entrata in travaglio poco dopo essere stata trasferita a bordo. “Quella di ieri, è stata una giornata di gradi numeri per le operazioni di ricerca e soccorso di Msf, ma per le nostre equipe in mare l’attenzione rimane sempre sugli individui”, ha detto Lindis Hurum, coordinatrice di Msf a bordo della Bourbon Argos, che ha citato l’esempio di Senait, la giovane donna etiope, incinta di otto mesi, che ha iniziato il travaglio subito dopo essere stata salvata. “Come ogni padre, eccitato e nervoso per la nascita del suo primo figlio, il marito Joseph non l’ha lasciata sola. La giovane coppia è stata evacuata dal team medico per permettere a Senait di partorire il suo bambino in modo sicuro a Malta. Il nostro team è ora in trepida attesa della notizia della nascita del bambino”




Ai vertici donne senza potere. La nuova prassi mondiale

Ha giurato qualche giorno fa il primo premier donna della storia democratica greca, il presidente della Corte suprema Vassilikì Thanos, chiamata dal capo dello Stato Procopios Pavlopoulos a risolvere l’impasse politica nel Paese.

Secondo le prime indiscrezioni, i ministri tecnici sarebbero l’80% dei nuovi, come banchieri, tecnocrati e magistrati. Agli Esteri dovrebbe andare l’87enne Petros Molyviatis, uno stretto collaboratore di Kostantino Karamanlis, già ministro degli esteri nel 2012 sotto il governo tecnico Pikrammenos e anche dal 2004 al 2006. Tecnocrate di lungo corso, è diplomatico di carriera, e ha servito nella delegazione permanente della Grecia presso l’Onu a New York, e la Nato a Bruxelles. Ha anche lavorato nelle ambasciate greche di Mosca, Pretoria e Ankara.

Il suo curriculum basta a far intendere che il premier Vassilikì Thanos poco avrà da fare e poco conterà. Ancora una volta visibilità senza potere alle donne chiamate in politica, per citare l’analisi e il saggio di Milly Buonanno.

La stessa sorte per le donne dell’Onu, un’organizzazione nata 70 anni fa e che ha avuto soltanto segretari uomini, 8 per l’esattezza.

Il mandato di Ban scadrà nel 2016, anno in cui negli Usa per la prima volta una donna, Hillary Clinton, potrebbe essere eletta nuova inquilina dell’Oval Office. Il nome della Alta Rappresentante UE appare in una lista del gruppo indipendente Campaign to Elect a Woman UN Secretary General che offre le biografie di donne dal formidabile background: tra queste, la presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, la capo dell’FMI, Christine Lagarde, la Direttore Generale dell’UNESCO, Irina Bokova, la giurista canadese Louise Arbour, la responsabile di UNDP Helen Clark, Ertharin Cousin del WFP e Alicia Barcena Ibarra, segretario esecutivo della Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi.

Donne usate come simboli, per ricoprire un incarico che, in tempi di crisi e di guerra,  potrà solo portare poco lustro.

Scrive il Times, unendosi a quanti chiedono più trasparenza nella selezione del nuovo capo del Palazzo di Vetro: “Non mancano le candidate. Nominare una donna ai vertici di una organizzazione nata 70 anni fa per affrontare i problemi più gravi del mondo attraverso diplomazia e consenso sarebbe un simbolo potente e rivitalizzerebbe il ruolo del Segretario Generale”.

E’ proprio giunto il tempo di cambiare… Anche nelle forme di protesta e di attivismo, per non ripetere, come stan facendo le donne   di Osez le féminisme! in Francia, in questi giorni, passando per rivoluzionarie, storie già viste.