‘Vendesi Ikarus sloop di 60 piedi, disegnato da Roberto Starkel, costruzione in lamellare di mogano e carbonio in resina epossidica. Piano velico semifrazionato con albero in carbonio. Pluripremiata imbarcazione per lunghe crociere veloci. Coperta in teak, attrezzature Harkenconwinchelettrici. Interni in ciliegio con 4 cabine, 3 bagni”. Insomma, il meglio (o quasi) che si possa trovare a veleggiare in mare. La barca a vela dell’ex vicepremier Massimo D’Alema, più nota per essere stata acquistata con un leasing acceso alla Banca Popolare di Fiorani che per i successi velici ottenuti. L’annuncio fu pubblicato a pagina 282 dell’ultimo numero del mensile specializzato Nautica.
Adesso che la ‘supertassa’ su yacht e imbarcazioni di lusso introdotta nel 2011 con il decreto Salva-Italia del governo Monti è stata eliminata potrà riacquistarla.
L’emendamento alla legge di Stabilità è stato firmato dal deputato Pd Tiziano Arlotti riformulato e approvato in commissione Bilancio alla Camera. La supertassa era proporzionale alla lunghezza delle barche.
In Italia ci sono poco meno di centomila barche di lusso, ovvero natanti lunghi almeno 10 metri. Tra queste, ben 42mila (quindi il 42,4 per cento) sono di proprietà di individui che dichiarano al fisco 20mila euro annui di patrimonio. Sono stati loro i più “penalizzati” dalla tassa sul lusso del governo Monti, che a quanto pare ci aveva visto giusto nell’inserire la misura contro i “ricchi e furbi” nella finanziaria che avrebbe dovuto risollevare le sorti italiane. A chi appartengono il resto degli yacht? Circa 27mila (26,7 per cento) sono di contribuenti che dichiarano dai 20mila ai 50mila euro annuali, mentre 16mila o poco più (16,5 per cento) sono intestati a cittadini più facoltosi, ovvero coloro che hanno entrate annuali che vanno dai 50mila ai 100mila euro. E i ricchi veri (con dichiarazioni di redditi da 100mila euro in su) quante barche hanno? In proporzione, pochissime: 14.235, ovvero appena il 14,4 per cento. Se fossimo in un Paese di onesti contribuenti, il dato avrebbe una chiave di lettura a dir poco paradossale (i “poveri” con le barche di lusso). Ma siamo in Italia, e lo studio dell’Anagrafe tributaria vuol dire solo una cosa: che i falsi poveri non sono neanche veri furbi, visto che con il reddito dichiarato sarebbe pressoché impossibile sopportare i costi di gestione delle loro barche. La tassa sugli yacht avrebbe dovuto mettere fine al raggiro.
Gli esempi di barche di lusso, bolidi a quattro ruote e aerei privati rispecchia una tendenza ormai assodata in Italia: l’evasione fiscale è un fenomeno dilagante. L’ennesima conferma dai dati generali del rapporto a firma dell’Anagrafe Tributaria. Su quasi 42milioni di contribuenti, ben più della metà (circa 28 milioni, alias il 66,3 per cento) dichiarano di non superare i 20mila euro annui, mentre sono 12 milioni (29,2 per cento) coloro che ammettono di aver guadagnato dai 20 ai 50mila euro annui. E i veri ricchi? Chi denuncia redditi che vanno dai 50 ai 100 mila euro rappresenta il 3,5 per cento (quindi un milione e mezzo scarso di italiani) della torta, mentre le briciole della stessa sono costituite dagli onesti facoltosi: appena 398mila, pari all’uno per cento del totale. Anche loro non dovranno più subire la patrimoniale sul lusso: colpa dei loro pari reddito che non vogliono pagare le tasse.
Uno schiaffo a quanti stentano ad arrivare alla fine del mese e che hanno, proprio in questi giorni, pagato la Tasi, per non parlare degli aumenti, delle imposte e di tutte le altre tasse, di Equitalia… Insomma, sono sempre le fasce più deboli a sacrificarsi per pagare.
Anche il sindaco di Torino ed esponente di spicco del Partito Democratico Piero Fassino è stato avvistato nell’agosto 2013 nel mar Egeo, in compagnia di Giovanni Bazoli, a bordo di uno yacht molto lussuoso. Electa, questo il nome del natante battente bandiera britannica e iscritto al prestigioso Yacht Club del Principato di Monaco, è una barca a vela lunga poco meno di 40 metri. Che una ristretta cerchia di miliardari può permettersi.
Inclusa nelle prime 200 imbarcazioni più lunghe del mondo, Electa è uscita nel 1990 dai cantieri veneziani CCYD, concepita da designer del calibro di Ron Holland e Paolo Scanu.
Fa un certo effetto immaginare Fassino su uno yacht del genere. Per una questione di de-contestualizzazione fisica ed estetica. Ma ve lo vedete Fassino, tipo umile, schivo, così affezionato al suo triste completo grigio, girare sul ponte, impettito, con occhiali a specchio e fare un po’ da spaccone stile Della Valle o Briatore, vestito con un bel bermuda firmato e una camicia con le iniziali ricamate all’altezza della pancia e sui polsini, collo alto e almeno i primi 5 bottoni aperti a mostrare generosamente il petto? Certo che no e infatti, a guardare la foto pubblicata e leggere la narrazione di Canducci, non era questo il suo abbigliamento e nemmeno il suo atteggiamento mentre scendeva da Electa.
Però sulla barca di quasi 40 metri Fassino c’era. Evidentemente, al pari del suo collega di partito Massimo D’Alema e di Roberto Formigoni, non ha resistito al fascino delle barche importanti.
Non si vede nulla di particolarmente strano poi, nella scelta dei compagni di viaggio che il sindaco di Torino ha fatto per il suo tour nelle isole greche. Peraltro, come noto, Fassino e Bazoli sono da tempo legati da amicizia. E c’è da immaginare che tra i due non siano mancati gli argomenti di confronto. Tra un bagno e l’altro nelle limpide, seppur gelide acque greche, un pranzo e una cena serviti da garbati camerieri o in occasione di serate galanti come quella nella taverna di Arki descritta nel post di Canducci, i due avranno discusso del destino del Paese, del futuro delle larghe intese, di un’Europa in crisi diidentità, della situazione infuocata in Medio Oriente. E, naturalmente, di economia, ma forse soprattutto di finanza, che accomuna chi come Bazoli di banche si intende e chi come Fassino di banca avrebbe forse sognato di averne una ai tempi della scalata Unipol a Bnl. E chissà se parlando di banche, Bazoli avrà dato qualche chiave di lettura all’amico Fassino sull’affaire Zaleski (il giro miliardario di prestiti, erogati anche da Banca Intesa all’amico polacco di Bazoli, che si ignora se e come rientrerà). O se i due avranno anche lambito un tema che non fa dormire sonni tranquilli al Sindaco di Torino, come l’imponente esposizione debitoria, pari a circa 170 milioni di euro, che Finanziaria Sviluppo Utilities – la holding di controllo di Iren detenuta al 50% dal Comune di Torino -, ha nei confronti del Gruppo Intesa San Paolo. Questioni private, si dirà. Certo.
C’è un però. Per il fatto che Piero Fassino è un uomo pubblico di particolare peso nella scena politica nazionale. Di conseguenza la sua sfera privata tende a coincidere con quella pubblica. Ecco perché, sapendo Fassino a bordo di uno yacht imponente come Electa, forse a qualcuno sarà tornata alla memoria, con i dovuti distinguo e senza malizia alcuna, la vicenda di Formigoni a bordo della barca di Daccò.
OBIETTIVI per i prossimi cinque anni?
“Mettere in pista una classe dirigente pescando tra i giovani che hanno già fatto esperienza in giunta e le nuove energie di cui la città è ricca”. Lo ha dichiarato in un’ intervista pubblicata su “La Repubblica” il 15 dicembre.
Buon Natale e felice anno nuovo!