Radio Rossellini. Fare-imparando: nasce Day by Day

Ha esordito mercoledì 14 marzo Day By Day, il nuovo programma di Radio Rossellini, l’emittente dell’omonimo istituto superiore romano di istruzione statale, una proposta al contempo creativa e didattica del fare-imparando, frutto della cooperazione di studenti, docenti e della dirigente scolastica, Maria Teresa Marano.

Il programma è condotto da Adriana Paratore, corsista serale dell’istituto, che ha messo a disposizione la sua lunga esperienza di speaker professionista per dar vita a un format radiofonico che si configura anche come un ciclo di snelle lezioni sulla radio.

Day By Day è un appuntamento di approfondimento settimanale che prevede anche l’intervento di scrittori e scrittrici, artisti e artiste, giornalisti e giornaliste in veste di ospiti.

La puntata pilota (https://www.spreaker.com/user/radiorossellini/day-by-day-1×01) arricchita da una selezione musicale adeguata all’audience di riferimento e alla fascia oraria di trasmissione, è stata dedicata alla struttura e all’organizzazione di un’emittente.

In sintesi, i progetti radiofonici si avviano per iniziativa di soggetti investitori, cioè editori/trici, che ne definiscono l’orientamento. La linea editoriale è concretamente tradotta da station manager, cui è affidata la creazione del palinsesto e il coordinamento delle tre figure preposte alla direzione artistica, musicale e tecnica. La prima direzione (artistica) è responsabile della conduzione e segue da vicino il lavoro degli/delle speaker. La terza (tecnica) si occupa dell’aspetto fonico e garantisce la trasmissione e la sua qualità, mentre la selezione di ciò che va in onda è affidata alla direzione musicale: una volta stabilita, la playlist va rispettata rigorosamente, a meno che la radio non preveda la possibilità di richieste musicali da parte di chi ascolta.

Programmi preregistrati e conduzioni dal vivo sono affidati a speaker e conduttori/trici, che selezionano i contenuti dei programmi, supportati/e, per la parte tecnica (come la messa in onda di telefonate), dal personale specializzato. L’assetto della radio è completato dalla segreteria d’edizione (molto più presente su set cinematografici e nel doppiaggio) e da eventuali figure aggiuntive (centralinista etc.).

La puntata è stata salutata da un altro speaker, Darsin, conduttore del programma Politics By Us, che intende avvicinare l’informazione politica alle giovani generazioni, raccontandola dalla loro prospettiva.

Nel prossimo appuntamento si parlerà della creazione del palinsesto.

L’Istituto Roberto Rossellini, oltre alla radio, ha lanciato anche una web tv (http://www.ilrossellini.tv/i-nostri-progetti/).

Day By Day, Ogni mercoledì, dalle 16 alle 17, su http://www.radiorossellini.it

 

 

 

 

 

 




BURKINA FASO – Con Beacon Waves, Bruna Montorsi, una donna con la musica nel cuore

Ogni radio ha i propri artisti, “Beacon waves” ha la fortuna di avere “Le cence allegre”. Bruna Montorsi è nata a Castelnuovo Rangone con la passione per il canto. Nel 2005,con la supervisione di Antonella Talamonti, ha fondato un gruppo femminile di canto sociale, il coro “Le cence allegre”. Bruna  è un’insegnante modenese in pensione dal 2015, che ha scelto di andare in Burkina Faso per dedicarsi ad alcuni progetti educativi, tra cui un progetto sperimentale di lettura e scrittura per bambini di prima e seconda elementare. Dialogano con lei le ragazze e i ragazzi della 3A AFM.

D – Cos’è per Lei la musica? Cosa l’ha portata a cantare? Da dove deriva la sua passione per la musica? Ha sempre sognato di fare la cantante? Da quanti anni canta? Per Lei cantare è un hobby o un lavoro?

R- Ho sempre cantato, sin da piccola, quando in colonia cercavano dei bambini per cantare al microfono. E in chiesa, imparando i canti a più voci da mia madre. Poi da adolescente in un gruppo beat, poi da adulta nel Collettivo Gianni Bosio, anni 70-80, dove facevamo riproposta di canti popolari. Qui ho conosciuto la ricerca etno-musicologica dell’Istituto Ernesto de Martino e molte delle figure che vi hanno preso parte, Giovanna Marini in testa. Dopo gli anni 90 mi sono dedicata alle musiche dei popoli, studiando i ritmi e i canti tradizionali della cultura africana, afro-cubana e afro-brasiliana. Non è mai stato un lavoro, sempre una passione.

D – Quanto tempo dedica alla sua passione? Coltiva altre passioni oltre alla musica?

R- Una sera alla settimana per le prove. Molte ore a domicilio per ricerca, ascolto e produzione di testi. Altre passioni? Molte… L’insegnamento, la montagna, l’arte, la letteratura, la cooperazione internazionale.

D – L’arte del canto la si ha dalla nascita o la si acquista con il tempo? Secondo Lei, qualsiasi persona può diventare cantante con allenamento?

R- Penso che esista una componente ereditaria (entrambi i miei genitori cantavano benissimo), ma è importante avere occasioni di esercitare questa competenza fin dalla prima infanzia. Necessario lo studio e l’allenamento, soprattutto per gli aspetti armonici.

D – Oggi è difficile diventare e svolgere il mestiere di cantante?

R- Non conosco gli ambienti del professionismo…

D – Perché si è interessata e ha aderito a “Beacon Waves”? Cosa si aspetta da questo progetto?

R –  Ho trovato interessante la scelta del canale radio per comunicare, soprattutto da parte di voi giovani, tempestati come siete dai mezzi multimediali. Amo la radio, molto più della TV.

D – Cosa sono le Cence?

R – Molto in sintesi: un gruppo di amiche che condividono anche la passione per il canto popolare, e cercano di trasmetterne forme e contenuti.

D – Cosa trasmettono a Lei i canti femminili?

R- Forza, ribellione, resilienza, opposizione al potere.

D – Chi è il suo cantautore preferito?

R – Fabrizio de André

D – Perché ha deciso di entrare in un gruppo?  Come è nato questo gruppo musicale? Quando?

R- Ho fondato questo gruppo nel 2005, quando stava scemando l’energia di Ritmondo, il gruppo di riproposta delle musiche dei popoli.

D – Chi compone le musiche e chi scrive le parole?

R- Il nostro repertorio è prevalentemente di riproposta di canti di tradizione orale. Per i canti di nostra produzione utilizziamo esclusivamente musiche già facenti parte del repertorio di tradizione orale, spesso moduli da cantastorie. Molti testi sono miei, ma c’è sempre il contributo del gruppo. Il senso di questa operazione è quello di riattualizzare forme espressive del passato per raccontare il presente.

D – E’ difficile lavorare insieme? Quanto vi esercitate? Dove vi esibite?

R- E’ difficile, sì, ma a volte anche molto divertente, è un modo per stare insieme, condividendo idee e valori. Ci esibiamo in diverse rassegne un po’ di “nicchia”, spesso fuori Modena, ma capita anche che ci chiamino a cantare in piazza o in piccoli teatri in occasioni dedicate alle donne e alla loro storia. Anche in occasione del 25 aprile ci chiamano spesso a cantare…

D – Le sue canzoni sono tutte di protesta? A chi sono rivolte?

R- No, sono espressione dei sentimenti del popolo, quindi anche di festa, d’amore…

D – Qual è il motivo per il quale avete scelto dei temi forti come l’emigrazione, la Resistenza?

R- Il tema della Resistenza ci è molto caro, tante persone che hanno dato la loro vita per la nostra libertà ci continuano a commuovere… E il tema dell’emigrazione, la lotta per il riconoscimento della dignità di persone che hanno il solo torto di essere nate (non certo per scelta) nella parte più sfortunata del mondo, è ancora una lotta di resistenza.

D – Da chi è stata trasmessa la maggior parte di questi canti?

R- Alcuni canti del repertorio contadino locale ci sono stati trasmessi in famiglia, dalle nostre nonne; la maggior parte dei canti del nostro repertorio sono frutto di ricerche etno-musicologiche.

D – In che scuola ha studiato? In quale ramo si è specializzata?

R- Ho studiato pedagogia, sono specializzata alla scuola ortofrenica (per l’insegnamento agli alunni handicappati) e diplomata in counsellor scolastico. Ho conseguito un attestato per la didattica della musica e ho fatto parte per 20 anni della SIEM (società italiana educazione musicale)

D – Perché ha scelto di far studiare questi canti ai ragazzi?

R- Credo che lo studio della storia non possa prescindere dalla visione delle classi subalterne, che non trovano mai spazio nei libri di storia.

D – Qual è il suo rapporto con i giovani? Cosa vorrebbe trasmettere loro? Che emozioni vuole suscitare nei giovani attraverso il suo coro?

R- Ho un bellissimo rapporto coi giovani, che frequento soprattutto all’interno delle attività di cooperazione internazionale. Attraverso l’attività del coro cerchiamo di trasmettere alcuni valori di democrazia e giustizia sociale, con un linguaggio rivisitato ma portatore di canoni estetici delle culture subalterne.

D – Quale linguaggio bisognerebbe utilizzare per rivolgersi al meglio alle nuove generazioni?

R- Si dovrebbe trovare un linguaggio che, pur rispettando gli stilemi tipici del canto di tradizione orale, riuscisse ad arrivare ai giovani. Ma le operazioni di contaminazione tra stili e generi è assai complicata, e spesso detrae forza anziché aggiungere. Inoltre, purtroppo, l’elemento ritmico tipico delle culture del sud (es. pizzica, tarantella…), è praticamente assente nella musica di tradizione orale del nord-Italia. Questo rende difficile arrivare alle nuove generazioni. Su questo nodo stiamo molto riflettendo e studiando, con l’aiuto di esperti in materia.

D – Cosa pensa della musica odierna?

R- Dopo il Rock anni 70-80, ivi compreso il combat-rock, non ci sono stati a mio avviso grandi novità interessanti… Molto interessante il lavoro della Real World coordinato da Peter Gabriel.

D – Preferisce la musica di oggi o quella di un tempo? Quali differenze nota? Come immagina la musica del futuro?

R- Mi interessano le forme musicali più autentiche, anche se di nicchia, in particolare mi interessa molto la musica etnica di ogni parte del mondo. La musica del futuro? Purtroppo prevarranno i generi più consumistici, ma credo sia in atto una nuova epoca di riscoperta di linguaggi, lontani nel tempo e nello spazio.

D – Ascolta spesso la radio?

R- Sempre, in Italia sono perennemente sintonizzata su RAI Radio 3. Ma anche qui in Burkina (dove vivo 6 mesi all’anno) ho una radiolina che ascolto, quando c’è sintonia…

D – Quali generi musicali vorrebbe ascoltare dalla nostra radio?

R- Musica d’autore, musica contemporanea (Nono, Berio, Ligeti…), musica etnica, musica sperimentale

D – Suona qualche strumento?

R- Strimpello chitarra e flauto, a scopo didattico. Ho studiato molti anni le percussioni del mondo, in particolare Africa, Cuba, Brasile.

D – Ha mai vinto dei premi per la sua musica?

R- No!

D – Perché ha scritto sull’eccidio di Modena? Perché sono usate musiche e strutture di canti popolari? Perché ha deciso di scrivere alcune canzoni in dialetto modenese?

R- Le canzoni in dialetto modenese sono tutte di tradizione orale. Ho scritto l’eccidio di Modena per raccontare un fatto perlopiù sconosciuto, su una vicenda che ancora oggi presenta molte ombre. Ho utilizzato un modulo da cantastorie, molto adatto alla narrazione di fatti precisi.

D – Qual è la traduzione della canzone intitolata Mariuleina?

R- Si tratta di un canto un po’malizioso che parla di relazioni amorose…

D – Avete mai scritto e poi cantato canzoni in lingua straniera?

R- No, ma abbiamo alcuni canti di lotta internazionali nel nostro repertorio, in lingue diverse.

D – Per lei la musica internazionale è più bella di quella italiana?

R- Se parliamo di musica leggera ammetto la mia esterofilia…

D – Cosa è per Lei la questione femminile?

R- E’ la storia di una consapevolezza raggiunta con sofferenza e fatica, pagata con prezzi altissimi. Il fenomeno del femminicidio è uno di questi prezzi. E’ una storia da conoscere e da ripensare, possibilmente assieme al genere maschile. Se la discriminazione di genere non conosce latitudine né longitudine, c’è molto, molto da fare…

D – Quanti album ha inciso? Dietro le canzoni c’è sempre una realtà o sono il frutto della vostra fantasia? Si ispira a un cantante?

R- Veramente abbiamo inciso un solo album, che però non abbiamo mai prodotto, per varie ragioni. Le canzoni che scriviamo sono sempre racconti di storie vere e parlano di problemi attuali. La mia maestra (e amica), che mi ha insegnato molto sul canto popolare, la riproposta e la rifunzionalizzazione, è Giovanna Marini.

D – Qual è stata la canzone che ha avuto più successo?  Qual è la canzone a cui è più legata?

R- Tra quelle che ho scritto sono molto legata a “Il tragico naufragio del 18 aprile 2015”

D – Che messaggio vuole tramandare alle persone che ascoltano le sue canzoni?

R- Tento di raccontare la storia delle classi subalterne. Tento di ricreare un collegamento con le nostre radici attraverso la memoria. E di parlare dei temi più attuali che mi stanno a cuore, utilizzando un linguaggio musicale che rivisita ma rispetta gli stilemi del canto di tradizione orale.

D – Quale sarà la sua prossima tappa? E quando?

R- Per ora si continua a studiare. A febbraio avremo uno stage sul cantastorie, proprio sul tema delle donne, nella storia e nell’attualità.




ITALIA – Un Jingle per “Beacon Waves”. A sorprendere il Liceo di Roberta Pinelli

MODENA – Sarà il Liceo musicale Carlo Sigonio a comporre il jingle per Beacon Waves, un progetto coinvolgente in continua espansione. Il gruppo di improvvisazione guidato dal professor Ivan Valentini è già al lavoro e ha promesso di sorprendere. La collaborazione con il Liceo musicale  condurrà gli ascoltatori alla scoperta di nuovi itinerari storici nel territorio modenese. L’intervista, della 3A AFM dell’Ites Barozzi, alla preside Roberta Pinelli, storica e toponomasta.

D – Perché ha deciso di collaborare al progetto Beacon waves?

Perché credo che sia un progetto valido per avvicinare in modo consapevole gli studenti all’uso dei mass media.

D – Ha scelto una canzone da abbinare al progetto?

Il gruppo di improvvisazione del Liceo Musicale sta componendo il jingle per la radio.

D – Perché ha deciso di far parte dell’associazione Toponomastica femminile? Di cosa si occupa l’associazione Toponomastica?

L’associazione Toponomastica Femminile si occupa della condizione delle donne nel mondo di oggi, condizione che giudico ancora troppo discirminante. Questo è il motivo per cui ho aderito all’associazione.

D – Perché ha deciso di intraprendere la carriera di dirigente scolastica? Esercita altre professioni? Prima di fare la preside ha fatto qualche lavoro? Da quanti anni è preside? Preferirebbe insegnare ai ragazzi? Perché si, perché no?

20 anni fa ho deciso di tentare il concorso da Dirigente perché avevo in testa un’idea di scuola e volevo provare ad attuarla. Ho superato il concorso al primo tentativo e da allora sono Dirigente, prima in un Istituto Comprensivo in provincia di Reggio E., poi per 5 anni a Vignola in un Istituto Tecnico e infine, dal 2003, al liceo Sigonio. Ho iniziato la carriera come maestra e ho insegnato nella scuola primaria per 13 anni; sono poi passata alle superiori come docente di lettere (8 anni) e infine sono diventata Dirigente. L’insegnamento mi piaceva molto, soprattutto quello di Storia, ma non mi manca perché comunque il contatto con gli studenti per me non è mai venuto meno.

D – È difficile coordinare la scuola? Quali problemi riscontra nella direzione generale della scuola? Cosa pensa del sistema scolastico italiano? Come pensa che possa migliorare?

Dirigente una scuola è come dirigere qualunque altra organizzazione; è faticoso perché mancano i soldi, mancano le norme (oppure ci sono e sono poco chiare), non puoi scegliere i docenti né licenziare quelli che non funzionano, ci scontriamo continuamente con un sistema scolastico rigido e con una struttura organizzativa vecchia, che non è più adatta ai ragazzi di oggi.

D – Ha passioni particolari?

Mi piace moltissimo leggere: leggo in media 10 libri al mese ; compro molti libri ma frequento anche le biblioteche modenesi, che funzionano benissimo e sono abbastanza aggiornate.

D – Sappiamo che ha scritto dei libri, di cosa parlano?

Ho pubblicato quasi esclusivamente libri di ricerca storica, tranne uno, che si occupa dei nomi di persona

D – Suona qualche strumento?

Ho studiato Pianoforte per 4 anni (ai miei tempi per le maestre era obbligatorio) ma non ho mai imparato bene, per cui adesso non riesco più a suonare. In compenso ho sempre cantato come mezzo soprano e poi come contralto, nel coro della Cappella Musicale del Duomo di Modena, poi in una mia band e infine, fino al 2013, in un coro di canto popolare, diretto dalla maestra Bruna Montorsi.

D – Come è nata la sua passione per la musica? Che emozioni Le trasmette? Che generi musicali le piace di più ascoltare?

La mia passione per la musica non è nata in età precoce ma piuttosto tardi. Oggi la musica ha per me un’importanza vitale, non posso non ascoltare musica a qualunque ora del giorno e della notte. Non ho preferenze particolari, la musica mi piace tutta, da quella classica al pop. L’unico genere che non riesco tanto ad apprezzare è il jazz.

D – Musicisti o cantanti che secondo lei hanno rivoluzionato il mondo della musica.

Non sono un’esperta, ma direi che quelli che hanno cambiato di più la musica siano stati i Beatles, i Rolling Stones, David Bowie, Sting, gli U2, Bruce Springsteen. In Italia i cambiamenti più significativi sono stati apportati dai cantautori.

D – Ascolta la radio? Le piace? Quale stazione radiofonica ascolta di più?

Non ho tanto tempo per ascoltare la radio. Di solito la ascolto in auto, limitandomi ai giornali radio e a poco altro. Ascolto quasi esclusivamente Radio 3

D – Secondo lei, con le generazioni future, il trattamento delle donne varierà o rimarrà come oggi?

Posso e debbo sperare che le cose per le donne cambino in meglio, nel senso di una maggiore equità, ma dipende da come educheremo i maschi.




ITALIA – Scelto il logo della nuova radio modenese “Beacon Waves”

Di Martina Cioni

Morselli

MODENA – Il 12 Novembre 2016 si è tenuto, a Napoli,  il V Convegno dell’associazione Toponomastica femminile, che ha indetto il concorso nazionale “Sulle vie della parità”. A concorrere per il premio anche il progetto ideato da alcune scuole di Modena:”Beacon Waves”.

Questo progetto è finalizzato alla realizzazione di una radio web, di cui sono protagonisti i giovani studenti modenesi.

Proprio durante il convegno è stato scelto il logo che rappresenterà la nuova emittente di Modena. La creazione del logo è stata affidata alle ragazze del Liceo Artistico Venturi, ma sono state fornite richieste ben precise per la sua realizzazione, infatti contiene l’immagine della Ghirlandina stilizzata in giallo e in blu in modo da sembrare un’antenna radiofonica e il brand “Beacon Waves”. La Giuria, composta dai rappresentanti di classe della 3A AFM e della 2N dell’istituto Barozzi, dai rappresentanti d’Istituto del Liceo Musicale Sigonio, dalla preside del Sigonio, Roberta Pinelli,  e dalla referente del progetto Angela Milella, durante il Convegno, ha presentato il logo vincitore, creato dalla studentessa Sara Morselli, e il progetto al grande pubblico.




ITALIA – L’arte del parlare: Beacon Waves trova il logo con le studentesse del Venturi

MODENA – Al Liceo Artistico Venturi il compito di ideare il logo per il progetto “Beacon Waves” della docente Angela Alessandra Milella approvato il 5 ottobre. Alle studentesse è stata consegnata una specifica richiesta: il marchio deve contenere l’immagine della Ghirlandina stilizzata in giallo e in blu (i colori della città di Modena), in modo da sembrare un’antenna radiofonica, e il brand Beacon Waves.

Gli obbiettivi sono due: fare rete con Licei musicali, Conservatori, associazioni e fondazioni del settore radiofonico e cinematografico (o di altri settori afferenti alle aree tematiche da inserire nel palinsesto), con radio libere, gruppi radiofonici; partecipare al concorso nazionale “Sulle vie della parità” indetto dalle associazioni Toponomastica femminile e FRISM.

Gli studenti del Liceo Venturi sono stati seguiti nella realizzazione dei loghi, ora nelle mani della Giuria, dalla professoressa di Grafica, Antonella Battilani, a cui, i ragazzi della 3AAFM dell’Ites Barozzi, con curiosità, sono riusciti a porgere molte domande.

D – Perché ha aderito al progetto “Beacon waves”? Cosa ne pensa?

Il Venturi partecipa da molti anni a progetti rivolti al territorio e a progetti che coinvolgono più scuole. Penso che l’idea di realizzare una radio attivi negli studenti competenze diverse e qualificate da considerarsi all’interno di quelle ‘soft skills’ oggi sempre più richieste in vari ambiti.

D – Quante e quali classi ha coinvolto? All’interno di quale disciplina?

Ho coinvolto le classi 4E e 5E del Liceo Artistico, corso di Grafica, all’interno di Discipline Grafiche.

D – Chi ha partecipato e perché?

Ho proposto il lavoro agli studenti delle due classi con l’obiettivo di consolidare le loro competenze nell’ambito grafico-comunicativo, come la capacità di sintesi e la capacità di interpretare il tema in modo creativo e personale. Il brief che il Barozzi ci ha consegnato esprimeva richieste precise, come l’uso della Ghirlandina, dell’antenna radio e dei colori rappresentativi di Modena: questi vincoli erano da gestire in modo creativo per non scadere nello stereotipo. La sfida è stata lanciata a tutti gli studenti delle due classi, ma solo alcuni sono riusciti a consegnare per tempo.

D – Erano motivati? Quale interesse ha trovato in loro?

Come detto prima il brief ha un po’ irrigidito la creatività, in quanto la scelta degli elementi visivi è stata predeterminata dalla ‘committenza’, senza la possibilità di cercare altri simboli che potessero interpretare la radio e l’identità locale. La sfida era quindi quella di gestire la simbologia data, facendo particolare attenzione alla chiarezza, alla leggibilità e alla creatività. Chi è riuscito a ideare una proposta ha saputo bilanciare la rigidità della richiesta con una propria personale interpretazione e ricercando un buon impatto visivo. Gli studenti in genere partecipano volentieri a quei progetti che sono rivolti all’esterno della scuola e attraverso i quali possono lasciare un proprio ‘segno’.

D – Quali sono invece le Sue passioni? Di cosa si occupa? Svolge altri lavori oltre all’insegnamento?

All’insegnamento della Grafica ho sempre anche realizzato progetti grafici e illustrazioni, prevalentemente per istituzioni pubbliche; ho inoltre realizzato molti libri per bambini. Penso sia utile, nell’insegnamento di discipline sempre in ‘movimento’ come la Grafica, portare esperienze vere e provarsi sul campo. Uno dei libri a cui sono più affezionata è quello dedicato al terremoto, “Cosa c’è sotto?”, edito da Artestampa per il quale ho scritto anche i testi. L’ho realizzato in pochi giorni dopo il terremoto del 2012 con ha l’obiettivo di far affrontare ai bambini (ma anche agli adulti) la paura del terremoto. Purtroppo è sempre attuale!

D – Le piace ascoltare la radio? Cosa pensa di questo mezzo di comunicazione? Ritiene che ci siano possibilità di lavoro per i giovani in questo settore?

Da anni ascolto Radio3, un contenitore culturale molto interessante e stimolante. La radio mi piace molto, ti fa entrare in mondi diversi attraverso il suono, la voce e l’immaginazione. Credo che in questo assomigli un po’ ai libri: con strumenti diversi, ma affini, sia la lettura sia la radio ci aprono mondi infiniti. Spero proprio che ci siano possibilità di lavoro in questo settore, con il web c’è una grande espansione di nuovi mestieri, per menti aperte e giovani.

D – Quale messaggio vuole trasmettere ai giovani?

La domanda mi spaventa un po’. Il messaggio a scuola siamo noi stessi, quello che portiamo, quello per cui ci appassioniamo. Trasmettere la passione per il proprio mestiere forse è la cosa più importante.

D – Perché ha ritenuto una buona idea unire l’arte alla radio?

L’arte è comunicazione ed espressione, quindi in realtà l’arte e la radio sono campi già connessi.

D – Cosa si aspetta dalla nostra web radio? Quali temi le piacerebbe che approfondisse? Quale trasmissione gradirebbe ascoltare?

Mi aspetto di sentire voci fresche e ‘fuori dal coro’, ricche di capacità critiche e di indipendenza di pensiero, che di questi tempi ne abbiamo bisogno. Mi aspetto di sentir vibrare lo spirito dell’avventura della radio, che da sempre è stata vissuta come espressione di libertà e di innovazione.

Come detto, il mio modello di radio è Radio3, quindi posso augurare ai ragazzi di saper approfondire i temi a loro cari con la stessa profondità e competenza che è una caratteristica di Radio3.

D – Cosa pensa delle nuove tecnologie? Usa spesso Internet?

Uso Internet quotidianamente e vivo costantemente a contatto con le nuove tecnologie per necessità professionali e perché amo confrontarmi con il ‘nuovo’. Occorre però non diventarne schiavi, basta camminare per strada oggi e vedere tutti chini sul proprio smartphone, uno spettacolo no sempre edificante. C’è una bella serie tv, “Black Mirror” che porta a livelli estremi l’uso delle tecnologie e disegna un futuro distopico allarmante. Quindi, attenzione!

D – Com’è nata la Sua passione per l’arte? Cosa è per Lei l’arte? Perché è importante? Perché le piace?

Ho sempre disegnato, fin da bambina, perciò in qualche modo ho avuto il destino segnato. L’arte è inutile e noi abbiamo bisogno di cose inutili che diano senso alla nostra vita.

D – Qual è il movimento artistico che preferisce?

Una domanda impossibile! Tutti i movimenti artistici hanno senso se considerati all’interno della loro epoca. Preferisco allora parlarvi di un’arte che è stata a torto considerata ‘minore’, l’illustrazione. Oggi fortunatamente c’è uno sviluppo fortissimo anche nel nostro paese della graphic novel, una sorta di romanzo disegnato e credo che qui si trovino le cose migliori dal punto di vista della ricerca artistica, e di quel linguaggio che unisce i due grandi campi della parola e dell’immagine. Ci sono autori incredibili, come Manuele Fior, Stefano Ricci, il modenese Marino Neri. Personalmente credo che in questo campo, liminare tra illustrazione, fumetto e narrazione visuale, il più grande sia Gipi, che a mio avviso riesce sempre a creare storie necessarie ed emozionanti. È appena uscito il suo nuovo libro “La terra dei figli”, dopo il bellissimo “unastoria”. Ve lo consiglio!

D – L’arte ha oggi la stessa importanza che ha avuto nel passato? Come vede il futuro dell’arte?

L’arte ha sempre avuto importanza nella nostra società e avrà sempre più spazio perché come aveva giustamente previsto Marcel Duchamp, l’arte è dappertutto. Piuttosto è quello che viene definito il sistema dell’arte, che è un sistema culturale ed economico che accredita valore agli artisti in un gioco complesso che riguarda vari ruoli, (critici, curatori, gallerie e musei) che è un problema. A volte non è facile distinguere fra ciò che ha valore e ciò che è di moda o che ha quotazioni falsate come un titolo in Borsa. Il tempo forse ci dirà qualcosa di più su questo. Cosa rimarrà?

D – Cosa dovrebbe insegnare l’arte a scuola? Perché è importante per gli adolescenti?

L’arte dovrebbe insegnare a porci delle domande, a sviluppare il nostro senso estetico e il nostro pensiero critico, forse ci aiuta a vivere meglio. Credo che non occorra fare distinzioni generazionali, l’arte è importante per tutti.

D – Pensa che questo progetto avrà successo?

Penso che avrà successo perché è un’idea creativa che affonda le sue radici in un passato ‘glorioso’, come ho detto prima la radio è un’affermazione di libertà.

D – Cosa pensa della condizione dei giovani? Quale futuro immagina per i ragazzi d’oggi. Vede un futuro per loro e per le nuove generazioni?

La condizione dei giovani oggi è imbarazzante a dir poco. Se posso trasmettervi una sensazione è che siamo nel tempo in cui Saturno divora i prori figli, la sensazione non è bella ma la nostra società è in una fase di grande crisi e non lascia spazio ai giovani, lo fa solo a parole. Il futuro ci sarà in ogni caso, il futuro è adesso, posso dire ai ragazzi di svegliarsi dal torpore catatonico che sembra avvolgerli. Questo progetto mi sembra ancora più bello se consideriamo la forza comunicativa che la radio può avere ancora oggi. Potete esprimere le vostre idee, finalmente! Perciò, evviva la radio!




ITALIA – “Beacon waves”: la radio si fa a scuola, tra lavoro e passione. Gli studenti intervistano la giornalista-docente Angela Milella

MODENA – “La radio e la musica fanno parte della mia storia sin dalla nascita”, così la giornalista-docente dell’Ites Jacopo Barozzi, Angela Alessandra Milella,  racconta di “Beacon waves”, nuovo progetto radiofonico da lei ideato, che servirà a potenziare le competenze degli studenti nella cultura musicale, nel cinema e nei media. Questa è l’intervista rilasciata agli studenti della 3AAFM.

D – Il progetto approvato che finalità ha? Ha mai fatto una radio sul web?

R – Il progetto serve a potenziare le competenze degli studenti nella pratica e nella cultura musicale, nel cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e diffusione delle immagini e dei suoni anche mediante il coinvolgimento degli altri istituti pubblici e privati operanti in tali settori. Ho collaborato con alcune radio in passato, web e non.

D – Come è nata questa idea? In cosa consiste e qual è l’obiettivo? E’ stata aiutata da qualcuno in questo progetto? Durante la realizzazione si è avvalsa di qualche collaboratore? Da dove ha tratto ispirazione? Chi ha aderito e partecipato con lei a questo progetto?

R – E’ nata in Veneto nella primavera del 2016, quando, gironzolando tra Mestre, Padova, Venezia e Verona, sperimentavo la didattica dei media con un altro progetto e studiavo per mettere a punto altri strumenti. Nella ideazione, nella predisposizione dei metodi, delle strategie e degli obiettivi non mi ha aiutato nessuno. Per la realizzazione mi servirà l’aiuto di molte persone. Il titolo e il brand sono modenesi, per idearli mi sono ispirata alla città, alla Ghirlandina, ero in Piazza Grande quando ho sentito tornare nella mente la parola waves, radio waves, che ho voluto legare al termine beacon: “Onde dal radiofaro”. Amo molto la musica non solo il giornalismo e la letteratura. Ho subito lanciato l’idea. E’ piaciuta alla preside Roberta Pinelli del Liceo musicale Sigonio e alla professoressa Antonella Battilani del Liceo artistico Venturi. Il progetto si rivolgerà a tutte le scuole modenesi.

D – Cosa potrebbero imparare i ragazzi da questo progetto?

R – Sono previsti obiettivi specifici di apprendimento da raggiungere, ma impareranno anche a far parte di una redazione radiofonica, a utilizzare programmi e supporti informatici ed elettronici, a conoscere un’impresa radiofonica.

D – Oltre a essere un’ insegnante ha altre professioni?

R – Sono giornalista, scrittrice e regista.

D – Riesce sempre a gestire due lavori contemporaneamente?

R – Sì, anche più di due, sono sempre stata una donna molto impegnata.

D – Quando si è laureata e quando è iniziata la sua passione per la letteratura? Quale argomento della letteratura le piace di più?

R – Mi sono laureata con anticipo e brillantemente nel 2004. Ho sempre letto molto e scritto bene. Mio nonno mi ha trasmesso la passione per la lettura, per i libri, i giornali e il telegiornale. Le mie zie mi hanno insegnato a leggere e a scrivere, tra i tre e i quattro anni. Mi piace molto il Verismo.

D – Le piace di più la letteratura o la storia?

R – La storia.

D – Che scuola superiore ha frequentato?

R – Il liceo scientifico

D – Perché ha deciso di fare per professione la professoressa?

Lavoro solo per chi mi paga. Nonostante la crisi mi hanno dato da subito 1.200 euro netti.

D – A che età ha iniziato a lavorare? Dove ha lavorato? Ha mai viaggiato all’estero per lavoro?

R – Per me lo studio è stato un grande lavoro, non ho perso tempo e ho conseguito il massimo dei voti a ogni livello. Avevo 25 anni quando ho iniziato a insegnare e a scrivere per i giornali. Ho lavorato sempre nella scuola statale. Ho partecipato al progetto Erasmus in Belgio e sono stata in Grecia per uno stage in un’impresa turistica.

D – Perché si è appassionata al giornalismo? Ha mai scritto per giornali o magazine?

R – La mia maestra elementare è stata la moglie di un noto giornalista barese. A sette anni leggevo i quotidiani che mio nonno acquistava, seguivo il dibattito in Tv, fumavo e bevevo il caffè. Mi sono iscritta all’Ordine dei giornalisti, non ho più tempo per stare con i miei nonni, non fumo e raramente compro caffè.

D – Ha vinto premi per il suo lavoro?

R – Sì, qualche borsa di studio, una medaglia dal Presidente della Repubblica per l’organizzazione di un premio letterario, il premio internazionale “Tra le parole e l’infinito” per ”Precarious”, il primo premio nazionale in comunicazione per un progetto didattico finanziato da “Bando alle ciance” del Comune di Sommacampagna (Vr).

D – Quando era una studentessa ha mai pensato di fare la professoressa e anche la giornalista?

R – Sì, l’ho dichiarato alla Gazzetta del Mezzogiorno. La mia foto è al centro, in alto, nella pagina che riporta i volti dei diplomati con il massimo dei voti.

Quando lo dissi di fronte alla Commissione degli Esami di Stato, tutti mi risposero che sarebbe stato molto difficile. Oggi posso dire di aver vinto una battaglia.

D – Quanto ha studiato per diventare professoressa?

R – Una vita intera. Più intensamente all’Università e per prepararmi al concorso dato che non avevo raccomandazioni.

D – Dopo la laurea, quanto è stato difficile entrare nel mondo del lavoro?

R – Tanto, non avrei scommesso. Otto anni di precariato con spese notevoli per la formazione continua.

D – Ha dovuto spostarsi dal suo paese di nascita per inseguire i suoi sogni da giornalista e da professoressa?

R – Sì, nella mia città ho lavorato solo per un anno scolastico. Ho lavorato 5 anni in provincia di Foggia, 2 in quella di Bari, 2 in quella di Verona e adesso a Modena, come racconto in “Precarious: quello che della scuola non si dice”.

D – Qual è stato il suo primo articolo di giornale? Su che giornale è stato pubblicato?

R – Ho iniziato stando in redazione, dai taccuini di cultura e spettacolo, e dalla cronaca amministrativa. Dopo ho iniziato a seguire eventi e personaggi da inviata e da corrispondente. Il primo articolo l’ho scritto su “Calici di stelle” un evento enogastronomico pugliese. Sono tornata in redazione con una bottiglia di buon vino! Ho iniziato a scrivere per il Quotidiano Puglia di Mario e Rossana Gismondi.

D – Sappiamo che ha scritto un libro, ce ne può parlare? Perché l’ha voluto scrivere? Che messaggio voleva trasmettere ai lettori? Da cosa ha preso spunto? Avremo occasione di leggere un altro suo libro?

R – Ho descritto la scuola e i docenti italiani. E’ un libro di denuncia. Volevo e tuttora desidero migliorarla. Ho raccontato la mia esperienza. Nella penna ho una nuova storia da raccontare. Spero di farlo al più presto.

D – Qual è la cosa più affascinante nel giornalismo?

R – La ricerca della notizia, l’indagine, l’inchiesta. Il giornalismo ti permette di cercare e ascoltare gli altri, di osservare e descrivere la realtà, di raccontarla, di orientare l’opinione degli altri e suscitare reazioni, di far conoscere i fatti che vorrebbero tenere nascosti. I giornalisti consegnano il presente alla storia.

D – Le piace insegnare ai ragazzi?

R – Soprattutto a quelli educati, sensibili e intelligenti, che hanno voglia di imparare, di ascoltare, di studiare con e per gli altri, che sono curiosi. Ho scelto di insegnare nella scuola secondaria di secondo grado perché la scelta dell’indirizzo di studi non è obbligatoria e per questo motivo c’è o meglio ci dovrebbe essere, se le attività di orientamento funzionassero, più consapevolezza e motivazione.

D – Cosa La motiva a introdurre i giovani nel mondo giornalistico? Cosa L’ha motivata nella realizzazione del progetto “Beacon waves”? Che soddisfazione Le dà?

R – Il desiderio di un mondo più vero e migliore. La radio e la musica fanno parte della mia storia sin dalla nascita, come la scuola. Il testimone di nozze dei miei genitori era un dirigente scolastico. Pertanto questo progetto mi dà una grande soddisfazione.

D – Da quanti anni insegna?

R – Insegno da 11 anni.

D – In quali scuole ha insegnato?

R – In scuole di frontiera, Istituti di istruzione superiore ai margini della provincia.

D – Se avesse scelto un’altra strada quale sarebbe stata?

R – La ricerca scientifica.

D – In futuro Le piacerebbe continuare a fare questo lavoro o le piacerebbe fare altro? Ha altri progetti?

R – Ho dei conti in sospeso…