BURKINA FASO – Con Beacon Waves, Bruna Montorsi, una donna con la musica nel cuore
Ogni radio ha i propri artisti, “Beacon waves” ha la fortuna di avere “Le cence allegre”. Bruna Montorsi è nata a Castelnuovo Rangone con la passione per il canto. Nel 2005,con la supervisione di Antonella Talamonti, ha fondato un gruppo femminile di canto sociale, il coro “Le cence allegre”. Bruna è un’insegnante modenese in pensione dal 2015, che ha scelto di andare in Burkina Faso per dedicarsi ad alcuni progetti educativi, tra cui un progetto sperimentale di lettura e scrittura per bambini di prima e seconda elementare. Dialogano con lei le ragazze e i ragazzi della 3A AFM.
D – Cos’è per Lei la musica? Cosa l’ha portata a cantare? Da dove deriva la sua passione per la musica? Ha sempre sognato di fare la cantante? Da quanti anni canta? Per Lei cantare è un hobby o un lavoro?
R- Ho sempre cantato, sin da piccola, quando in colonia cercavano dei bambini per cantare al microfono. E in chiesa, imparando i canti a più voci da mia madre. Poi da adolescente in un gruppo beat, poi da adulta nel Collettivo Gianni Bosio, anni 70-80, dove facevamo riproposta di canti popolari. Qui ho conosciuto la ricerca etno-musicologica dell’Istituto Ernesto de Martino e molte delle figure che vi hanno preso parte, Giovanna Marini in testa. Dopo gli anni 90 mi sono dedicata alle musiche dei popoli, studiando i ritmi e i canti tradizionali della cultura africana, afro-cubana e afro-brasiliana. Non è mai stato un lavoro, sempre una passione.
D – Quanto tempo dedica alla sua passione? Coltiva altre passioni oltre alla musica?
R- Una sera alla settimana per le prove. Molte ore a domicilio per ricerca, ascolto e produzione di testi. Altre passioni? Molte… L’insegnamento, la montagna, l’arte, la letteratura, la cooperazione internazionale.
D – L’arte del canto la si ha dalla nascita o la si acquista con il tempo? Secondo Lei, qualsiasi persona può diventare cantante con allenamento?
R- Penso che esista una componente ereditaria (entrambi i miei genitori cantavano benissimo), ma è importante avere occasioni di esercitare questa competenza fin dalla prima infanzia. Necessario lo studio e l’allenamento, soprattutto per gli aspetti armonici.
D – Oggi è difficile diventare e svolgere il mestiere di cantante?
R- Non conosco gli ambienti del professionismo…
D – Perché si è interessata e ha aderito a “Beacon Waves”? Cosa si aspetta da questo progetto?
R – Ho trovato interessante la scelta del canale radio per comunicare, soprattutto da parte di voi giovani, tempestati come siete dai mezzi multimediali. Amo la radio, molto più della TV.
D – Cosa sono le Cence?
R – Molto in sintesi: un gruppo di amiche che condividono anche la passione per il canto popolare, e cercano di trasmetterne forme e contenuti.
D – Cosa trasmettono a Lei i canti femminili?
R- Forza, ribellione, resilienza, opposizione al potere.
D – Chi è il suo cantautore preferito?
R – Fabrizio de André
D – Perché ha deciso di entrare in un gruppo? Come è nato questo gruppo musicale? Quando?
R- Ho fondato questo gruppo nel 2005, quando stava scemando l’energia di Ritmondo, il gruppo di riproposta delle musiche dei popoli.
D – Chi compone le musiche e chi scrive le parole?
R- Il nostro repertorio è prevalentemente di riproposta di canti di tradizione orale. Per i canti di nostra produzione utilizziamo esclusivamente musiche già facenti parte del repertorio di tradizione orale, spesso moduli da cantastorie. Molti testi sono miei, ma c’è sempre il contributo del gruppo. Il senso di questa operazione è quello di riattualizzare forme espressive del passato per raccontare il presente.
D – E’ difficile lavorare insieme? Quanto vi esercitate? Dove vi esibite?
R- E’ difficile, sì, ma a volte anche molto divertente, è un modo per stare insieme, condividendo idee e valori. Ci esibiamo in diverse rassegne un po’ di “nicchia”, spesso fuori Modena, ma capita anche che ci chiamino a cantare in piazza o in piccoli teatri in occasioni dedicate alle donne e alla loro storia. Anche in occasione del 25 aprile ci chiamano spesso a cantare…
D – Le sue canzoni sono tutte di protesta? A chi sono rivolte?
R- No, sono espressione dei sentimenti del popolo, quindi anche di festa, d’amore…
D – Qual è il motivo per il quale avete scelto dei temi forti come l’emigrazione, la Resistenza?
R- Il tema della Resistenza ci è molto caro, tante persone che hanno dato la loro vita per la nostra libertà ci continuano a commuovere… E il tema dell’emigrazione, la lotta per il riconoscimento della dignità di persone che hanno il solo torto di essere nate (non certo per scelta) nella parte più sfortunata del mondo, è ancora una lotta di resistenza.
D – Da chi è stata trasmessa la maggior parte di questi canti?
R- Alcuni canti del repertorio contadino locale ci sono stati trasmessi in famiglia, dalle nostre nonne; la maggior parte dei canti del nostro repertorio sono frutto di ricerche etno-musicologiche.
D – In che scuola ha studiato? In quale ramo si è specializzata?
R- Ho studiato pedagogia, sono specializzata alla scuola ortofrenica (per l’insegnamento agli alunni handicappati) e diplomata in counsellor scolastico. Ho conseguito un attestato per la didattica della musica e ho fatto parte per 20 anni della SIEM (società italiana educazione musicale)
D – Perché ha scelto di far studiare questi canti ai ragazzi?
R- Credo che lo studio della storia non possa prescindere dalla visione delle classi subalterne, che non trovano mai spazio nei libri di storia.
D – Qual è il suo rapporto con i giovani? Cosa vorrebbe trasmettere loro? Che emozioni vuole suscitare nei giovani attraverso il suo coro?
R- Ho un bellissimo rapporto coi giovani, che frequento soprattutto all’interno delle attività di cooperazione internazionale. Attraverso l’attività del coro cerchiamo di trasmettere alcuni valori di democrazia e giustizia sociale, con un linguaggio rivisitato ma portatore di canoni estetici delle culture subalterne.
D – Quale linguaggio bisognerebbe utilizzare per rivolgersi al meglio alle nuove generazioni?
R- Si dovrebbe trovare un linguaggio che, pur rispettando gli stilemi tipici del canto di tradizione orale, riuscisse ad arrivare ai giovani. Ma le operazioni di contaminazione tra stili e generi è assai complicata, e spesso detrae forza anziché aggiungere. Inoltre, purtroppo, l’elemento ritmico tipico delle culture del sud (es. pizzica, tarantella…), è praticamente assente nella musica di tradizione orale del nord-Italia. Questo rende difficile arrivare alle nuove generazioni. Su questo nodo stiamo molto riflettendo e studiando, con l’aiuto di esperti in materia.
D – Cosa pensa della musica odierna?
R- Dopo il Rock anni 70-80, ivi compreso il combat-rock, non ci sono stati a mio avviso grandi novità interessanti… Molto interessante il lavoro della Real World coordinato da Peter Gabriel.
D – Preferisce la musica di oggi o quella di un tempo? Quali differenze nota? Come immagina la musica del futuro?
R- Mi interessano le forme musicali più autentiche, anche se di nicchia, in particolare mi interessa molto la musica etnica di ogni parte del mondo. La musica del futuro? Purtroppo prevarranno i generi più consumistici, ma credo sia in atto una nuova epoca di riscoperta di linguaggi, lontani nel tempo e nello spazio.
D – Ascolta spesso la radio?
R- Sempre, in Italia sono perennemente sintonizzata su RAI Radio 3. Ma anche qui in Burkina (dove vivo 6 mesi all’anno) ho una radiolina che ascolto, quando c’è sintonia…
D – Quali generi musicali vorrebbe ascoltare dalla nostra radio?
R- Musica d’autore, musica contemporanea (Nono, Berio, Ligeti…), musica etnica, musica sperimentale
D – Suona qualche strumento?
R- Strimpello chitarra e flauto, a scopo didattico. Ho studiato molti anni le percussioni del mondo, in particolare Africa, Cuba, Brasile.
D – Ha mai vinto dei premi per la sua musica?
R- No!
D – Perché ha scritto sull’eccidio di Modena? Perché sono usate musiche e strutture di canti popolari? Perché ha deciso di scrivere alcune canzoni in dialetto modenese?
R- Le canzoni in dialetto modenese sono tutte di tradizione orale. Ho scritto l’eccidio di Modena per raccontare un fatto perlopiù sconosciuto, su una vicenda che ancora oggi presenta molte ombre. Ho utilizzato un modulo da cantastorie, molto adatto alla narrazione di fatti precisi.
D – Qual è la traduzione della canzone intitolata Mariuleina?
R- Si tratta di un canto un po’malizioso che parla di relazioni amorose…
D – Avete mai scritto e poi cantato canzoni in lingua straniera?
R- No, ma abbiamo alcuni canti di lotta internazionali nel nostro repertorio, in lingue diverse.
D – Per lei la musica internazionale è più bella di quella italiana?
R- Se parliamo di musica leggera ammetto la mia esterofilia…
D – Cosa è per Lei la questione femminile?
R- E’ la storia di una consapevolezza raggiunta con sofferenza e fatica, pagata con prezzi altissimi. Il fenomeno del femminicidio è uno di questi prezzi. E’ una storia da conoscere e da ripensare, possibilmente assieme al genere maschile. Se la discriminazione di genere non conosce latitudine né longitudine, c’è molto, molto da fare…
D – Quanti album ha inciso? Dietro le canzoni c’è sempre una realtà o sono il frutto della vostra fantasia? Si ispira a un cantante?
R- Veramente abbiamo inciso un solo album, che però non abbiamo mai prodotto, per varie ragioni. Le canzoni che scriviamo sono sempre racconti di storie vere e parlano di problemi attuali. La mia maestra (e amica), che mi ha insegnato molto sul canto popolare, la riproposta e la rifunzionalizzazione, è Giovanna Marini.
D – Qual è stata la canzone che ha avuto più successo? Qual è la canzone a cui è più legata?
R- Tra quelle che ho scritto sono molto legata a “Il tragico naufragio del 18 aprile 2015”
D – Che messaggio vuole tramandare alle persone che ascoltano le sue canzoni?
R- Tento di raccontare la storia delle classi subalterne. Tento di ricreare un collegamento con le nostre radici attraverso la memoria. E di parlare dei temi più attuali che mi stanno a cuore, utilizzando un linguaggio musicale che rivisita ma rispetta gli stilemi del canto di tradizione orale.
D – Quale sarà la sua prossima tappa? E quando?
R- Per ora si continua a studiare. A febbraio avremo uno stage sul cantastorie, proprio sul tema delle donne, nella storia e nell’attualità.