Tre diverse forme di modernità europea: Germania, Gran Bretagna e Russia

La Germania viene unificata nel 1870 ma, già da prima, la Prussia era la potenza militare più forte del mondo e la seconda nazione dopo la Gran Bretagna per industrializzazione, con i conflitti sociali che ne conseguono: la Germania è infatti il Paese europeo con il più forte movimento operaio. 

Nel 1875 viene fondato il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) unendo la corrente socialista statalista a quella comunista marxista: in breve tempo, l’SPD diventa il principale partito politico tedesco e il più numeroso elemento di aggregazione operaia in Europa. 

Non riuscendo ad arginarlo né a reprimerlo, il governo di Bismarck è costretto a varare importanti riforme sociali, come le pensioni di invalidità e di vecchiaia, l’assicurazione in caso di infortuni sul lavoro e il riposo pagato in caso di malattia; lo scopo di tali riforme è ridurre la conflittualità sociale – in particolare gli scioperi – e quindi aumentare la produzione a vantaggio dei padroni (altrimenti non si spiegherebbe come mai queste riforme provengano da un governo fortemente conservatore), ma di fatto la vita della classe operaia ne riceve notevoli benefici. 

La società tedesca è comunque controllata, non tanto dalla borghesia imprenditoriale quanto da una ristretta nobiltà terriera ultraconservatrice e quasi feudale, detta Junker, di cui fa parte lo stesso Bismarck, che esercita il suo potere sull’esercito e su tutto l’apparato statale. Il sistema elettorale tedesco è assai significativo: il Parlamento è diviso in due Camere, un Senato ereditario che rappresenta l’aristocrazia e una Camera eletta a suffragio universale maschile in cui Junker, borghesia e lavoratori hanno la stessa ripartizione di seggi pur rappresentando fasce sociali numericamente tutt’altro che pari. A questo bisogna aggiungere che il Parlamento non ha alcun controllo sull’operato del governo, che è interamente dominato dal Kaiser (Imperatore) e dal Cancelliere (Primo Ministro), quindi le elezioni per la Camera sono di fatto ininfluenti. La Germania è quindi il Paese con il Parlamento meno rappresentativo nonostante abbia il suffragio elettorale più esteso d’Europa. Di conseguenza, lo stesso movimento operaio, per quanto numerosissimo, è del tutto ininfluente sul piano istituzionale in quanto nessuno è tenuto ad ascoltare le sue istanze.

Fig. 1. Unificazione della Germania

La Gran Bretagna ha sempre goduto di una situazione molto particolare, anche grazie alla sua posizione geografica: vicina all’Europa ma fisicamente distaccata, sciolta da vincoli stretti con gli altri Paesi, è sempre stata l’autonoma egemone di gran parte dei traffici marittimi, mantenendo un piede dentro e uno fuori rispetto a tutte le tensioni internazionali grazie anche all’impero, che ha costruito oltreoceano in tutti gli angoli del mondo. Dunque, la Gran Bretagna non ha nessuna convenienza nel legarsi all’Europa né a intervenire nelle vicende europee che non siano di natura commerciale.

Dal 1837 al 1901 siede sul trono di Londra la Regina Victoria. Il suo regno è ricordato come il più prosperoso per l’impero e come il secondo più lungo (superato oggi soltanto dalla Regina Elizabeth II, regnante dal 1952). Durante l’età vittoriana, la Gran Bretagna raggiunge la sua massima espansione imperiale e ricchezza economica. Lo Stato si sviluppa in una forma sempre più liberale: formalmente il governo è nominato dalla Regina ma di fatto è responsabile davanti alla Camera dei Comuni; le cariche pubbliche vengono attribuite per merito, anziché in base alla ricchezza; viene esteso il suffragio elettorale grazie a una legge che ridefinisce i collegi elettorali, dando più spazio ai centri urbani e sottraendo all’aristocrazia terriera il controllo sulle votazioni. 

Da dopo la Rivoluzione del 1688, l’impero britannico ha vissuto un periodo di stabilità politica e pace sociale, fatta eccezione per l’Irlanda, le cui richieste di autonomia politica e di maggiore rappresentanza nel Parlamento imperiale vengono sempre represse nel sangue. L’altro fattore di repressione è il cattolicesimo irlandese, mai tollerato dall’Inghilterra protestante: si tratta dell’unico caso di guerra di religione ancora aperto in Europa alle porte del Novecento.

Durante l’età vittoriana si estende anche alle classi lavoratrici l’idea di perbenismo e di rispettabilità tipica della nobiltà britannica. La miseria delle campagne, lo sfruttamento in fabbrica e la prostituzione diffusa, note a chiunque, sono tenute nascoste da un velo di ipocrisia che nasconde le questioni nel silenzio senza affrontarle; durante il cosiddetto compromesso vittoriano, il tabù sessuale è tale che l’etichetta prevede di nascondere non solo le gambe umane ma anche quelle dei tavoli. 

Fig. 2. L’Europa negli anni 1890-1995

All’inizio del Novecento, con la salita al trono dello Zar Nicola II Romanov (che rimarrà al potere fino alla Rivoluzione dell’ottobre 1917) e in minima parte anche con il suo predecessore Alessandro III, la parte europea della Russia vede iniziare un timido processo di industrializzazione su modello occidentale. Si tratta di uno sviluppo lento, non paragonabile alla situazione economica inglese o tedesca: la Russia rimane un Paese principalmente agricolo. La spinta industriale, per quanto debole, permette la formazione di moderni partiti di stampo occidentale: tra questi il partito socialdemocratico, che si sviluppa clandestinamente sotto la guida di Lenin, esiliato dalla polizia zarista e rifugiato in Svizzera. Sono rilevanti anche il partito costituzionale democratico e il partito socialrivoluzionario. Quest’ultimo fa spesso ricorso al terrorismo come forma di lotta politica.

Nel 1905 la situazione è in fermento. I nobili premono per la fine dell’assolutismo e i contadini per avere le terre, inoltre la guerra con il Giappone ha esasperato gli animi degli strati più disagiati della popolazione. E guerra e Rivoluzione sono strettamente collegate. A gennaio una imponente manifestazione di operai a Pietroburgo vuole presentare una petizione allo Zar ma, davanti al Palazzo d’Inverno, viene accolta a mitragliate. Centinaia di persone restano sul selciato. Questo episodio, noto come «la domenica di sangue», accende una polveriera enorme. Il movimento operaio si infiamma, sotto la guida del soviet (consiglio operaio) di Pietroburgo, presieduto dal giovane socialista Lev Trozkij; anche i contadini formano dei soviet; si susseguono vari ammutinamenti di militari; a ottobre uno sciopero generale paralizza il Paese. Spaventato dalla situazione incandescente, lo Zar emana un documento in cui proclama la fine dell’assolutismo e l’istituzione di un parlamento (Duma) con funzione legislativa ma praticamente impotente. Per tre volte di fila lo Zar scioglie la Duma non appena questa tenta di affrontare la questione agraria.

Nonostante una parvenza di monarchia parlamentare e in via di sviluppo industriale, la Russia rimane un Paese di stampo feudale. La situazione sociale è quindi destinata a esplodere nuovamente alla prima scintilla, che non tarderà ad arrivare.

Fig. 3. Schema di date

In copertina: Queen Victoria and her family, including King Edward VII, Tsar Nicholas II, Tsarina Alexandra, Kaiser Wilhelm II and Empress Frederick at a wedding in Coburg, Germany, 1894




RUSSIA – Putin moltiplica gli attacchi. Ahmet Davutoglu: «Vuole fare pulizia etnica»

Il terzo conflitto mondiale appare sempre più inevitabile, l’interrogativo paradossale è che non sappiamo chi in realtà sia il nostro nemico. Le precedenti grandi guerre si sono combattute al fronte e ogni soldato poteva distinguere con razionalità e chiarezza chi fosse il suo avversario. Le battaglie, adesso, si combattono in ogni luogo, anche sul web, dove in tempo reale vengono rivendicati attacchi e attentati. L’Isis ha in origine seminato il terrore postando sui vari canali telematici i video delle esecuzioni, girati da professionisti, curando ogni piccolo particolare in maniera cruda e feroce, in seguito quando alle minacce dello stato islamico di attaccare il mondo hanno iniziato a susseguirsi gli atti di terrore gli jihadisti sembrano essere sbucati fuori dai monitor dei pc al grido “Allah akbar”. La Russia ha sempre monitorato l’operato dei terroristi ed è attualmente il paese più impegnato nella lotta contro lo Stato Islamico. In questi giorni ha moltiplicato gli attacchi usando ogni mezzo, persino attraverso l’utilizzo di un sottomarino, il Rostov-on-Don, mediante il quale secondo il presidente russo “sono state distrutte due importanti postazioni dell’Isis nella provincia di Raqqa”. Putin, inoltre durante una discussione col ministro della difesa Sergey Shoigu, ha dichiarato che i missili Kalibr e i razzi da crociera A-101 «possono essere armati sia con testate convenzionali sia con testate speciali, cioè quelle nucleari. Certamente nulla di questo è necessario nella lotta ai terroristi, e spero che non sarà mai necessario». Il presidente turco Ahmet Davutoglu ha espresso pesanti critiche nei confronti di Putin sostenendo che «vuole fare pulizia etnica per proteggere il regime e le basi russe a Latakia e Tartus ».
Putin, continua a sua volta ad incolpare il governo turco di acquistare il petrolio dallo Stato Islamico e gli americani di finanziare e fornire armi agli jihadisti.




OLANDA – Europei Femminili di Volley: l’Italia lotta ma passa la Russia

Convincente l’avvio delle azzurre che sono riuscite a mettere pressione alle avversarie con un servizio molto efficace. Guidata dalla lucida regia di Lo Bianco, per lunghi tratti l’Italia ha giocato un’ottima pallavolo e con un’ispirata Lucia Bosetti, insieme ai muri di Guiggi-Chirichella, si è portata nettamente avanti (16-11). La Russia però non si è disunita e, dopo aver superato il momento di maggior difficoltà, ha dato vita a una lunga rimonta, culminata sul (16-16). Emozionante e interminabile il finale del parziale: la Russia scappata sul 24-22 ha visto annullare la prima la palla set dal video check che ha invertito la decisione arbitrale (palla dentro/fuori). Un ace di Chirichella ha invece annullato la seconda e da lì è nato continuo botta e risposta tra le due formazioni. L’Italia ha avuto la sua chance di chiudere sul 26-27, ma una volta sprecata, sono state le russe a prevalere alla sesta palla utile (30-28).

Nel secondo set Bonitta ha ben presto inserito Del Core per Caterina Bosetti e il capitano azzurro ha risposto in maniera positiva. La schiacciatrice campana è stata tra le protagoniste di un allungo che ha visto l’Italia scappare avanti (12-7). I muri di Guiggi e Chrichella (perfette anche in attacco) hanno scavato un divario sempre più ampio (18-9). Qualche imprecisione delle ragazze di Bonitta ha permesso alle avversarie di avvicinarsi, ma la frazione non è mai stata in discussione (25-20).
Al rientro in campo le azzurre hanno sofferto il servizio avversario e così la Russia ha preso il comando delle operazioni. Con pazienza e carattere l’Italia, che ha registrato l’ingresso di Centoni per Diouf, è riuscita velocemente a riportarsi a contatto (15-15). Una convincente Lucia Bosetti ha permesso alle azzurre anche di allungare, ma le russe hanno immediatamente risposto (19-19). L’equilibrio si è protratto fino al 23-23, quando è stata la squadra di Marichev a trovare il break decisivo (25-23).
Spinta dalla vittoria in volata, la Russia è partita meglio anche nel quarto set, prendendo un buon margine sulle azzurre (9-14). Con le spalle al muro l’Italia anche questa volta ha reagito con cuore e orgoglio, riaprendo le sorti del set (20-19). Il finale, però ha sorriso di nuovo alla Russia, condannando la nazionale tricolore all’uscita dal torneo (20-25).

IL TABELLINO

ITALIA – RUSSIA 1-3 (28-30, 25-20, 23-25, 20-25)
ITALIA: Lo Bianco 1, C. Bosetti 4, Guiggi 12, Diouf 9, L. Bosetti 17, Chirichella 17. Libero: De Gennaro. Centoni 9, Malinov, Del Core 11, Tirozzi. N.e: Sorokaite, Arrighetti e Sansonna. All. Bonitta
RUSSIA: Pasynkova 3, Kosheleva 24, Zaryazhko 6, Obmochaeva 17, Fetisova 13, Kosianenko 1. Libero: Malova. Ilchenko 3, Malykh 1, Startseva. N.e: Orlova, Lyubushkina, Kuzyakina e Schcherban. All. Marichev
Arbitri: Huhtaniska (Fin) e Blyaert (Bel).
Spettatori: 3200. Durata Set: 42’, 30’, 33’, 30’.
Italia: 9 bs, 6 a, 19 m, 25 et.
Russia: 7 bs, 6 a, 20 m, 16 et.




RUSSIA – Quaranta nuovi missili nucleari. Putin da Renzi: “Via le sanzioni, l’Italia perde un miliardo”.

L’Alleanza Atlantica aveva deciso di rafforzare la sua presenza nella zona in seguito all’annessione della Crimea da parte di Mosca e alla crescente attività militare russa nella zona. “Un tintinnio di sciabole ingiustificato, destabilizzante e pericoloso” il commento del segretario generale della Nato, Stoltenberg. Il presidente russo: “Puntiamo le armi solo contro chi ci minaccia” Tweet44 Putin: “Svilupperemo il nostro potenziale offensivo per autodifesa, non abbiate paura della Russia”

Il 16 giugno 2015 La Nato ha  rafforzato  la sua presenza militare nel Baltico e la Russia ha risposto aumentando il suo arsenale nucleare. Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato il rafforzamento delle capacità militari con 40 nuovi missili balistici intercontinentali, dotati di testate nucleari, “in grado di sfuggire anche ai più sofisticati sistemi di difesa antimissilistica”. Le parole di Putin arrivano pochi giorni dopo l’annuncio statunitense del piano che prevede di schierare mezzi pesanti e aerei da combattimento nel Baltico, per garantire la sicurezza dei Paesi membri della Nato confinanti di fronte al rischio di un’eventuale invasione russa, accresciuto dopo l’annessione da parte di Mosca della Crimea, lo scorso anno. La replica di Mosca è stata affidata al viceministro della Difesa, Anatoly Antonov, che ha accusato la Nato di trascinare la Russia in una nuova corsa agli armamenti e ieri il Cremlino ha fatto sapere che risponderà a qualsiasi iniziativa di rafforzamento della presenza militare ai suoi confini.

La Russia “sta sviluppando nuove capacità nucleari”, “usa di più la retorica atomica nel comunicare la strategia di difesa” e le dichiarazioni di Putin “confermano uno schema aggressivo” e sono “un tintinnio di sciabole ingiustificato, destabilizzante e pericoloso”, il commento del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “Mosca sta investendo più in spese per la difesa in generale, e in capacità nucleare in particolare”, ha aggiunto. “E’ una delle ragioni per le quali aumentiamo la rapidita’ e la preparazione delle nostre forze”.

Putin: “E’ la Nato che si avvicina a nostri confini, non il contrario” “Se qualcuno mette in pericolo il territorio della Russia, essa deve puntare i propri armamenti verso i Paesi da dove proviene questa minaccia”. Lo ha detto  in un incontro con il presidente finlandese Sauli Niinisto. “E’ la Nato – ha insistito il presidente russo – che si sta avvicinando alle nostre frontiere, non noi”.




ITALIA – Da Margherita a Samantha

di Claudia Antolini

Il gruppo di ricerca Toponomastica femminile vuole festeggiare il rientro di Samantha Cristoforetti dedicandole il reportage di questa settimana, tratto dalla mostra Toponomastica femminile: donne e lavoro, esposta fino al 3 maggio alla Centrale Montemartini di Roma. La mostra, prevedeva infatti una sezione su astronome, astrofisiche ed astronaute, di cui riportiamo immagini e testi, e alcuni pannelli fotografici sulle strade intitolate a donne di scienza.

La città di Padova ha recentemente attribuito il nome di Margherita Hack a un parco cittadino.

PD_Parco Margherita Hack1_Nadia Cario

Le prime donne che si dedicarono alla disciplina astronomica furono essenzialmente delle osservatrici, intente a catalogare gli astri e a redigere tavole astronomiche.

Le astronome di cui abbiamo ricevuto memoria erano spesso affiancate da una figura maschile preminente – un marito, un tutore, un fratello, un padre che forniva loro l’istruzione negata dalle istituzioni. Considerate dunque “le assistenti” di chi ufficialmente ricopriva l’incarico, le astronome non vengono mai menzionate nei libri di storia, eppure il loro apporto non fu per nulla trascurabile.

Il fenomeno non è certo nuovo. Spesso il contributo scientifico femminile è stato inglobato nella ricerca svolta dalle figure maschili di riferimento e la maternità di alcune scoperte effettuate da donne ha valso importanti riconoscimenti ai loro collaboratori.

Bisogna aspettare tempi più recenti perché le donne con la testa tra le stelle ricevano la meritata attenzione: oggi la loro visibilità è più alta sia nella scienza che nell’esplorazione, grazie ad alcune personalità indiscusse e alla crescente presenza di astronaute nelle missioni spaziali internazionali.

Diapositiva1a   Diapositiva2a

Diapositiva3a   Diapositiva4a

Diapositiva5a    Diapositiva6a

Diapositiva7a

 

Un piccolo passo per una donna un grande passo per l’umanità

Fino ad oggi, su un totale di 536 viaggiatori dello spazio, 59 sono di genere femminile: Russia, India, Cina, Stati Uniti, Corea del Sud, Canada, Francia, Iran, Giappone, Regno Unito e, con Samantha Cristoforetti, anche l’Italia ha mandato una donna nello spazio.

Sebbene la prima partecipazione di una donna a un programma di esplorazione spaziale avvenne nel 1963, poco dopo l’inizio dei viaggi con equipaggiamento umano, ci vollero circa vent’anni perché l’evento si ripetesse; durante gli anni ’80 diverse donne furono incluse nelle missioni spaziali (soprattutto statunitensi) fino a rendere abbastanza comune la loro presenza.

In questo elenco, sono incluse astronaute (partecipanti a programmi statunitensi), cosmonaute (parte di programmi sovietici) e taikonaute (viaggiatrici dello spazio per l’agenzia spaziale cinese).

Diapositiva1b Diapositiva2b Diapositiva3b Diapositiva4b Diapositiva5b Diapositiva6b Diapositiva7b

 




ZURIGO – Mondiali truccati: sette arresti e 8 fermi per tangenti e frode fiscale. Un’inchiesta travolge la Fifa

«Vogliamo che il calcio rimanga uno sport aperto e libero per tutti. Queste persone hanno corrotto il business del calcio in tutto il mondo per arricchire sé stessi, siamo determinati a far terminare questo tipo di pratiche illegali», ha detto il ministro della Giustizia Usa, Loretta Lynch, che ha chiarito come Blatter non sia al momento sotto accusa. «Parliamo del coinvolgimento di membri della Fifa, di persone che hanno ricevuto milioni di dollari in tangenti per l’organizzazione di tornei in tutto il mondo. Tangenti e frode fiscale sono solo alcune delle accuse mosse ai soggetti coinvolti. Tutto questo è cominciato nel 1991, due generazioni di dirigenti hanno utilizzato le loro posizioni di potere per avere vantaggi dalla vendita dei tornei».

«Ci siamo concentrati sul sistema tangenti di Sudafrica 2010. Sono state pagate diverse tangenti, nel 2011 tangenti sono state pagate anche per le elezioni presidenziali della Fifa. Questo è solo l’inizio», è l’analisi del capo dell’Fbi James Comey.

Mosca, questa volta, promette di collaborare per far luce sulla verità («la nostra candidatura è pulita»), ma si difende con forza dai sospetti, assicurando come tutto si sia svolto regolarmente e accusando Washington di «uso extraterritoriale» delle sue leggi.

A Zurigo, nell’hotel Baur au Lac sono state arrestate 7 persone, gente importante che nel corso degli anni ha coperto cariche rilevanti. Sette arresti certificati più altri 8 fermi. In totale 15 uomini coinvolti, di cui 9 membri della Fifa e 6 persone che lavorano nell’organizzazione a vario titolo.

La Fifa travolta cerca di isolare le mele marce, convinta di essere «la prima vittima». Si trincerano dietro difese insostenibili: «Scopriremo chi è stato coinvolto e come. Il presidente non è implicato in questa faccenda e il congresso continuerà come preventivato». In realtà è davvero difficile continuare a dire che è colpa di pochi avidi e che non esiste un sistema sballato. E soprattutto è impossibile sostenere che Blatter, tutt’ora in carica e in corsa per un quinto mandato consecutivo, non è responsabile. Sta lì dal 1998, dovrebbe essere responsabile di ogni carta entrata nell’inchiesta. Lui non è nella lista degli arrestati ma ci sono Jeffrey Webb, presidente del Concacaf, Jack Warner il suo predecessore che si è dovuto dimettere proprio per una precedente accusa di corruzione, Eduardo Li, Jose Maria Marin, e Eugenio Figueredo, uruguaiano potente ed influente che ai Mondiali si è battuto per togliere la squalifica a Luis Suarez. Con loro anche Julio Rocha (ufficio sviluppo Fifa, capo della Federazione in Nicaragua) e Costas Takkas, ex segretario della federazione delle isole Cayman. Blatter è ancora al suo posto, ma il regno sul quale vuole dominare in eterno non c’è più.

E’ solo l’inizio dello scandalo e dai primi dettagli sul lavoro dell’Fbi pare che ancora le grandi votazioni per i Mondiali e gli sponsor non siano state esaminate a dovere. Servivano testimoni e pentiti per andare avanti e adesso ci sono 15 persone in arresto che entreranno dentro l’enorme puzzle della corruzione pallonara. E dieci membri della commissione che ha votato per la sede delle prossime due edizioni mondiali saranno ascoltati in questi giorni proprio qui a Zurigo. Unici esclusi Blatter e Platini ma non è rispetto del ruolo, piuttosto fretta. I presidenti Fifa e Uefa sono residenti svizzeri e dovrebbero rispondere alla convocazione in procura in qualsiasi momento. Gli altri potrebbero dileguarsi in fretta.

È solo il primo passo di una retata destinata a stravolgere il mondo del pallone riunito in Svizzera per le votazioni, che il 29 maggio, dovrebbero decidere l’esecutivo del calcio mondiale. E in teoria confermare Sepp Blatter presidente. La mossa, scontata per quanto assurda, suona sempre più anacronistica in una giornata dove a ogni ora c’è un nuovo arresto sull’asse Zurigo-Miami: la Fifa Connection. La polizia svizzera ha già aperto un altro filone dell’inchiesta per capire cosa è successo nel dicembre del 2010, quando la Fifa ha assegnato i Mondiali del 2018 alla Russia e quelli del 2022 al Qatar.

La prima mossa arriva dal calcio europeo: «Chiediamo che le elezioni vengano posticipate e riorganizzate nei prossimi sei mesi. Farle ora potrebbe trasformare il voto in farsa e l’Uefa penserà accuratamente se presentarsi o meno in caso la richiesta venga respinta». L’Uefa attacca, una spinta calcolata perché le federazioni che fanno capo a Platini facevano già in gran parte fronda. Almeno un terzo delle nazioni, qualcuno dice la metà erano pronte a votare l’avversario di Blatter, il principe giordano Ali Bin al-Hussein. Blatter è pronto a rispondere, difficile che non si trinceri dietro frasi logore che suoneranno come lo spettacolo deve continuare. Fermarsi ora per lui significherebbe la resa.




UCRAINA – Rinviato l’incontro trilaterale con Russia e Ue per la fornitura di gas

L’incontro trilaterale tra Ucraina, Russia e Unione Europea inerente la questione della fornitura di gas si sarebbe dovuto tenere martedì scorso a Berlino, ma è stato rinviato alla settimana prossima a Bruxelles. Il mese di Aprile risulta essere determinante per porre una tregua a questo clima di tensione che contrappone Russia e Ucraina dal 2006, per ciò che concerne il prezzo imposto dalla prima alla seconda circa il costo del gas. Si terrà, inoltre entro fine mese un incontro tra il ministro dell’energia russo Alexander Novak e l’ucraino Volodymyr Demchyshyn con la mediazione del vice presidente dell’esecutivo Ue, Maros Sefcovic, avente la delega all’Unione energetica il quale ha dichiarato:”I progressi che Russia e Ucraina hanno fatto finora, in particolare l’estensione del pacchetto invernale per quanto riguarda gli sconti e la non applicazione della clausola ‘take or pay’ fino alla fine di giugno. Sono fiducioso che i colloqui tecnici prepareranno il terreno per il prossimo incontro a livello politico, che dovrebbe tenersi entro Aprile”.

11173693_10152869623520888_1488245793_n




IRAN – A Teheran si festeggia il nucleare, ma Netanyahu chiama Obama: «Gli accordi includano il nostro diritto a esistere»

Netanyahu ha ribadito: «l’unico obiettivo» dell’Iran è ottenere la bomba atomica. Per lo Stato ebraico è un passo in una direzione «estremamente pericolosa» perché si limita a concedere altro tempo alla Repubblica islamica. Già nella notte, dopo una telefonata con Barack Obama, Netanyahu aveva definito l’accordo tra la comunità internazionale e Teheran sul nucleare «una minaccia alla sopravvivenza di Israele».

Il Consiglio di difesa del governo di Israele ha respinto «in maniera compatta» l’intesa raggiunta tra il 5+1(Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Germania) e l’Iran sul nucleare. È quanto si legge in un comunicato pubblicato al termine della riunione di tre ore convocata dal premier Benyamin Netanyahu. Lo stesso premier,  fa sapere di «opporsi con veemenza» all’intesa,  «l’accordo non ferma un singolo impianto nucleare in Iran, non distrugge una sola centrifuga e non fermerà lo sviluppo e la ricerca sulle centrifughe avanzate. Invece, legittima l’illegale programma nucleare».

«Riconoscete il nostro diritto di esistere».

Di conseguenza «Israele chiede che ogni accordo finale con l’Iran includa un chiaro e non ambiguo riconoscimento del diritto di Israele di esistere», ha riferito il portavoce di Netanyahu con una serie di tweet. «Voglio chiarire una cosa a tutti – ha proseguito il premier – La sopravvivenza di Israele non è negoziabile. Israele non accetta un accordo che consente ad un paese che vuole annientarci di sviluppare armi nucleari». Netanyahu, a questo proposito, ha ricordato che solo due giorni fa «nel mezzo dei negoziati di Losanna il comandante della forze di sicurezza Basij in Iran ha detto:«La distruzione di Israele non è negoziabile».
Rohani: «Tutti rispettino le promesse e onoreremo gli accordi»
Venerdì pomeriggio ha preso la parola il presidente iraniano Hassan Rohani che, in una conferenza stampa, ha parlato di «giorno storico», ricordando: «Tutto il mondo deve pensare che l’accordo di Losanna soddisferà tutte le parti. L’intesa inaugurerà una nuova fase nei rapporti tra l’Iran ed il mondo intero». Non per questo Teheran accetta di essere stata chiamata al tavolo per la sofferenza imposta dalle sanzioni: «Non ci erano state imposte per portarci a trattare: il loro scopo era far arrendere l’Iran». Inoltre, un avviso: Se il gruppo 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania) «rispetterà le promesse, anche l’Iran lo farà. Se sceglierà strade diverse, altre opzioni potranno essere valutate».

SCHEDA – L’INTESA PUNTO PER PUNTO

I punti più importanti dell’intesa.
– Il “5+1” (Usa, Francia, Regno Unito, Germania, Cina e Russia) e l’Iran hanno trovato l’accordo sulla sospensione di oltre i due terzi della attuale capacità di arricchimento dell’uranio del programma di Teheran, accompagnata da 10 anni di monitoraggio.
– La maggior parte delle riserve di uranio arricchito dell’Iran dovrà essere diluita (degradata a un livello di purezza inferiore all’attuale) o trasferita all’estero.
– L’Iran manterrà dunque 6104 delle attuali 19mila centrifughe e si impegnerà a non arricchire l’uranio oltre il 3.67 per cento per almeno 15 anni.
– L’Iran, inoltre, si impegna a ridurre il suo attuale stock di 10mila chili di uranio arricchito a non più di 300 chili, arricchiti al massimo al 3,67 per cento.
– Le centrifughe in eccesso e le strutture per l’arricchimento saranno poste sotto il controllo della Aiea e saranno utilizzate solo per fornire ricambi.
– Dopo i primi 10 anni di monitoraggio, le attività di ricerca e sviluppo continueranno a essere limitate e supervisionate, con le diverse restrizioni sul programma nucleare iraniano che resteranno in vigore per 25 anni.
– In cambio del rispetto di questi vincoli, l’Iran si vedrà gradualmente alleggerire il peso delle sanzioni internazionali.
– Il mancato rispetto dell’accordo porterà automaticamente al ristabilimento delle sanzioni contro Teheran.

Anche con l’accordo sul nucleare, resteranno invece in vigore le sanzioni contro l’Iran per terrorismo, abusi sui diritti umani e detenzione di missili ad ampia gittata. Ed è stato lo stesso ministro iraniano Zarif ha sottolineare come il raggiungimento del risultato sul nucleare non comporti necessariamente una normalizzazione delle relazioni, in particolare con gli Stati Uniti. “Le nostre relazioni con gli Usa non hanno niente a che vedere con questo. Ci dividono tante differenze e nel passato abbiamo eretto una reciproca diffidenza. La mia speranza è che, con la coraggiosa implementazione di questo accordo, si possa recuperare un po’ di quella fiducia. Non ci resta che aspettare e osservare”. Da parte sua, il segretario di Stato Kerry ha sottolineato come gli Usa siano ancora “preoccupati per le attività di destabilizzazione” messe in atto dall’Iran in Medioriente. E ha rivolto un appello alle autorità di Teheran: “rilasciare gli americani detenuti nelle celle iraniane”




RUSSIA -Lungo le strade di San Pietroburgo. Solo 52 portano nomi di donne

di Olga Solovey

San Pietroburgo, la capitale della cultura in Russia, la Venezia del Nord, la Palmira del Nord, la Città delle Notti Bianche, sono solo alcuni degli appellativi con cui viene riconosciuta nel mondo. Fu fondata nel 1703 durante la Guerra del Nord contro la Svezia. Nel XVII secolo la Russia aveva perso lo sbocco nel mar Baltico, il che spinse Pietro il Grande a dichiarare guerra alla Svezia per riconquistare le terre adiacenti al fiume Neva. Al fine di rafforzare il territorio fu fondata la fortezza San Pietroburgo che diede inizio alla costruzione della nuova città. Il nome “Città di San Pietro” ha carattere puramente simbolico: “Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato nei cieli…” Allo stesso modo la nuova città doveva diventare la chiave verso il mare e la porta verso l’Europa.

San Pietroburgo è adagiata su un vastissimo territorio di 1439 kmq, suddiviso in 18 distretti. Le vie della città sono circa 3717, tuttavia solo 52 portano nomi di donne, tra cui troviamo nobildonne, scienziate, poete, scrittrici, rivoluzionarie, partigiane.

1.SanPietroburgo_OlgaSolovey_Eugenia_con testo

Via Eugenia

La via prese il nome dalla comunità di sorelle del soccorso di Sant’Eugenia, fondata dalla duchessa Eugenia di Oldenburg, una famosa benefattrice, nipote di Nicola I.

Nel 1868 patrocinò un ginnasio femminile, nel 1874 creò un asilo per donne ex-detenute, nel 1876 aprì un asilo destinato a bambine figlie di detenuti, dove, oltre a svolgere la normale attività didattica, seguivano corsi di arte culinaria nonché taglio e cucito.

2.SanPietroburgo_OlgaSolovey_Elizavetinskaja.con testo

Via Elisabetta

Questa via si trova in una pittoresca località che dal 1726 apparteneva ai conti Sciuvalov. Prese il nome da Elisabetta Sciuvalova, una nobildonna, nota per la sua bellezza, intelligenza e sensibilità artistica. Spesso organizzava spettacoli di beneficenza per malati e bisognosi. All’inizio della guerra russo-giapponese si recò al fronte dove con i propri mezzi finanziari realizzò un lazzaretto.

3.SanPietroburgo_berggolz_completa

Via Olga Berggolts

La via è dedicata alla poeta russa Olga Berggolts, “musa di Leningrado assediata” in quanto lavorando alla radio, incoraggiò e ispirò il popolo nei duri tempi di guerra. Qualunque via di Leningrado – San Pietroburgo, meriterebbe di portare il suo nome, ma fu scelta proprio questa per la vicinanza alla sua casa natale.

Qui giacciono i cittadini di Leningrado,

Qui si trova la gente della città, uomini, donne, bambini.

Accanto a loro i soldati dell’Armata Rossa

Che, con la loro vita,

Ti difesero, Leningrado,

Culla della Rivoluzione.

I loro nomi nobili non si possono qui elencare,

Tanti sono, sotto la protezione eterna del granito.

Ma sappi, quando contempli queste pietre,

Che nessuno è dimenticato e nulla è dimenticato.

(versi di O. Berggolts, traduzione di O. Solovey)

4.SanPietroburgo_OlgaSolovey_kovalevskaja_con testo

 Via Sofia Kovalevskaja

La via è dedicata a Sofia Kovalevskaja, fu la prima donna russa matematico. Passò gran parte della sua vita all’estero, dove raccolse le maggiori soddisfazioni: trasferitasi a Stoccolma, ottenne una cattedra universitaria, diventando così la prima donna al mondo professore di matematica. Nel 1888 vinse il Prix Bordin dell’Accademia delle Scienze di Parigi. L’anno successivo, ottenne il Premio della Reale Accademia delle Scienze di Svezia. Nello stesso anno, ricevette il titolo di Accademica dell’Accademia delle Scienze di Russia.

 5.SanPietroburgo_Portnova_OlgaSolovey.con testo

Via Zina Portnova

Zina Portnova era una partigiana, membro dell’organizzazione “Giovani vendicatori” e spia. Si racconta che lavorando in una mensa ai corsi di aggiornamento per ufficiali tedeschi, su indicazione dei suoi superiori, avvelenò il cibo facendo morire più di cento ufficiali. Durante l’inchiesta, al fine di dimostrare la sua estraneità ai fatti, non si rifiutò di assaggiare la zuppa avvelenata, ma per miracolo rimase viva. Aveva soli 17 anni, quando durante un interrogatorio della Gestapo, afferrò fulmineamente la pistola dell’ufficiale, uccidendo lui e altri due soldati tedeschi che erano nella stanza. Nel disperato tentativo di fuggire fu catturata e a seguito torturata e fucilata.

6.SanPietroburgo_OlgaSolovey_kosmodemjanskaja.con testo

Via Zoja Kosmodemjanskaja

La via è intitolata a Zoja Kosmodemjanskaja, partigiana, la prima donna decorata con la massima onorificenza sovietica: “Eroe dell’Unione Sovietica”. Giovanissima, si distinse nella lotta contro il fascismo. A soli 18 anni, durante un’operazione di controspionaggio nei dintorni di Mosca, tradita da un suo collega combattente, fu presa prigioniera e impiccata dopo essere stata torturata con particolare crudeltà.

7.SAN PIETROBURGO_Kollontaj_completa con tsto

 Via Kollontaj

La via è intitolata ad Aleksandra Kollontaj, una rivoluzionaria russa, la prima donna nella storia che abbia avuto l’incarico di ministro e ambasciatrice. Nel 1918 fu tra le organizzatrici del Primo Congresso delle donne lavoratrici russe dal quale nacque lo Żenotdel, organismo per la promozione della partecipazione delle donne alla vita pubblica, per le iniziative sociali e la lotta all’analfabetismo. Grazie anche alla sua iniziativa, le donne ottennero il diritto di voto e di essere elette, il diritto all’istruzione e a un salario eguale a quello degli uomini. Venne anche introdotto il divorzio e, nel 1920, il diritto all’aborto. Dal 1923 abbracciò la carriera diplomatica.

 8.SanPietroburgo_OlgaSolovey_Osipenko_con testo

Via Osipenko

La via è dedicata alla pilota Polina Osipenko, “Eroe dell’Unione Sovietica”. Batté cinque record mondiali di aviazione femminile. Nel 1938 pilotò l’aereo “Rodina” che fece un volo senza scalo Mosca – Estremo Oriente di 6450 km. In seguito divenne istruttrice di tecniche di pilotaggio per i piloti da caccia. Morì durante un’esercitazione di volo “cieco”. Le sue spoglie giacciono nel cimitero del Cremlino nella Piazza Rossa a Mosca.

9.SanPietroburgo_CorsoCaterina_OlgaSolovey_con testo

Corso Caterina (Prospettiva di Caterina)

La via è dedicata a Marta Helena Skowronska, più nota come Caterina I, imperatrice di Russia. Nacque in Lettonia da una famiglia di contadini. Sin da bambina non ricevette nessun tipo di istruzione. La sua vita cambiò allorché, al servizio del principe Menshikov, grande amico di Pietro I, ne divenne ben presto l’amante. Intorno al 1703 conobbe il re, il quale, si innamorò di lei e ne fece la sua donna. I loro rapporti divennero sempre più stretti grazie anche al carattere mite e allegro di lei. Pietro riconobbe i figli che nacquero dalla loro unione e nel 1712 la sposò. Pur non interessandosi alla politica, Caterina ebbe lo stesso una certa influenza sul marito. Nel 1724 fu incoronata Zarina. Con la morte di Pietro I divenne sovrana di Russia con il titolo di Imperatrice. In realtà il potere era in mano al principe Menshikov, suo ex amante e al Consiglio Privato, nato proprio per sopperire alle lacune dell’imperatrice.

10.SanPietroburgo_Gromova_OlgaSolovey con testo

Vicolo Gromova

Il vicolo è dedicato a Uliana Gromova, membro dell’organizzazione “Giovane Guardia”, decorata col titolo “Eroe dell’Unione Sovietica”. Si distinse attivamente nella resistenza attraverso la propaganda e la diffusione di volantini, la raccolta di medicine destinate alla resistenza e partecipando a numerose azioni di guerriglia atte a sabotare i piani degli occupanti. Arrestata dalla Gestapo si rifiutò di rivelare i nomi dei suoi compagni malgrado le indicibili violenze subite. Il suo corpo fu ritrovato in una miniera con gli evidenti segni delle atroci torture.




EUROPA – Corsa al riarmo per la guerra in Ucraina

I primi ad entrare in fibrillazione sono stati i Paesi baltici, che più si sentono vulnerabili. La Lituania ha reintrodotto la leva obbligatoria, l’Estonia ha visto una adesione di massa alle unità paramilitari, mentre le tre capitali nordiche stanno facendo piani prendendo in considerazione gli scenari peggiori.

Certo, i tre piccoli Stati sono membri della Nato, e in molti pensano che Mosca non attaccherebbe mai l’Alleanza atlantica, ma i governi baltici hanno comunque paura di manovre destabilizzatrici, anche interne.

Chi invece non fa parte della Nato è la Svezia. Dopo la fine della guerra fredda ha tagliato costantemente le sue spese militari. Nel 1990 erano pari al 2,6% del Pil, nel 2013 erano all’1,2%. Stoccolma ha così varato un programma di riarmo da 722 miliardi di dollari, che prevede anche il ritorno dei militari sull’isola di Gotland, nel Mar Baltico, vicino all’enclave russa di Kaliningrad.

A spaventare la Svezia, come anche Gran Bretagna, Danimarca e Norvegia, sono stati i voli di bombardieri a poche miglia dagli spazi aerei nazionali. Oltre alla presenza di sommergibili nelle acque territoriali svedesi (anche se non si ha conferma della nazionalità).

D’altronde nel 2014 la Russia ha aumentato del 33% le sue spese militari, mentre in Europa sono state tagliate. Washington aveva avvertito gli alleati più di una volta di stanziare almeno il 2% del Pil per la difesa. Ma solo Gran Bretagna, Estonia e Grecia rispettano lo standard, tutti gli altri sono sotto. Chi di poco, come la Francia (1,9%) e chi di molto, come l’Italia (1,2%) e la Germania (1,3%).

In Italia la guerra in Ucraina ha avuto come effetto quello di sbloccare l’impasse sugli ordini degli F-35, mentre a Berlino la Merkel sta elaborando un piano di riarmo. Nel frattempo ha smesso di smantellare il proprio arsenale, dismesso per ridurre le spese di manutenzione.