RUSSIA -Lungo le strade di San Pietroburgo. Solo 52 portano nomi di donne

di Olga Solovey

San Pietroburgo, la capitale della cultura in Russia, la Venezia del Nord, la Palmira del Nord, la Città delle Notti Bianche, sono solo alcuni degli appellativi con cui viene riconosciuta nel mondo. Fu fondata nel 1703 durante la Guerra del Nord contro la Svezia. Nel XVII secolo la Russia aveva perso lo sbocco nel mar Baltico, il che spinse Pietro il Grande a dichiarare guerra alla Svezia per riconquistare le terre adiacenti al fiume Neva. Al fine di rafforzare il territorio fu fondata la fortezza San Pietroburgo che diede inizio alla costruzione della nuova città. Il nome “Città di San Pietro” ha carattere puramente simbolico: “Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato nei cieli…” Allo stesso modo la nuova città doveva diventare la chiave verso il mare e la porta verso l’Europa.

San Pietroburgo è adagiata su un vastissimo territorio di 1439 kmq, suddiviso in 18 distretti. Le vie della città sono circa 3717, tuttavia solo 52 portano nomi di donne, tra cui troviamo nobildonne, scienziate, poete, scrittrici, rivoluzionarie, partigiane.

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Via Eugenia

La via prese il nome dalla comunità di sorelle del soccorso di Sant’Eugenia, fondata dalla duchessa Eugenia di Oldenburg, una famosa benefattrice, nipote di Nicola I.

Nel 1868 patrocinò un ginnasio femminile, nel 1874 creò un asilo per donne ex-detenute, nel 1876 aprì un asilo destinato a bambine figlie di detenuti, dove, oltre a svolgere la normale attività didattica, seguivano corsi di arte culinaria nonché taglio e cucito.

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Via Elisabetta

Questa via si trova in una pittoresca località che dal 1726 apparteneva ai conti Sciuvalov. Prese il nome da Elisabetta Sciuvalova, una nobildonna, nota per la sua bellezza, intelligenza e sensibilità artistica. Spesso organizzava spettacoli di beneficenza per malati e bisognosi. All’inizio della guerra russo-giapponese si recò al fronte dove con i propri mezzi finanziari realizzò un lazzaretto.

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Via Olga Berggolts

La via è dedicata alla poeta russa Olga Berggolts, “musa di Leningrado assediata” in quanto lavorando alla radio, incoraggiò e ispirò il popolo nei duri tempi di guerra. Qualunque via di Leningrado – San Pietroburgo, meriterebbe di portare il suo nome, ma fu scelta proprio questa per la vicinanza alla sua casa natale.

Qui giacciono i cittadini di Leningrado,

Qui si trova la gente della città, uomini, donne, bambini.

Accanto a loro i soldati dell’Armata Rossa

Che, con la loro vita,

Ti difesero, Leningrado,

Culla della Rivoluzione.

I loro nomi nobili non si possono qui elencare,

Tanti sono, sotto la protezione eterna del granito.

Ma sappi, quando contempli queste pietre,

Che nessuno è dimenticato e nulla è dimenticato.

(versi di O. Berggolts, traduzione di O. Solovey)

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 Via Sofia Kovalevskaja

La via è dedicata a Sofia Kovalevskaja, fu la prima donna russa matematico. Passò gran parte della sua vita all’estero, dove raccolse le maggiori soddisfazioni: trasferitasi a Stoccolma, ottenne una cattedra universitaria, diventando così la prima donna al mondo professore di matematica. Nel 1888 vinse il Prix Bordin dell’Accademia delle Scienze di Parigi. L’anno successivo, ottenne il Premio della Reale Accademia delle Scienze di Svezia. Nello stesso anno, ricevette il titolo di Accademica dell’Accademia delle Scienze di Russia.

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Via Zina Portnova

Zina Portnova era una partigiana, membro dell’organizzazione “Giovani vendicatori” e spia. Si racconta che lavorando in una mensa ai corsi di aggiornamento per ufficiali tedeschi, su indicazione dei suoi superiori, avvelenò il cibo facendo morire più di cento ufficiali. Durante l’inchiesta, al fine di dimostrare la sua estraneità ai fatti, non si rifiutò di assaggiare la zuppa avvelenata, ma per miracolo rimase viva. Aveva soli 17 anni, quando durante un interrogatorio della Gestapo, afferrò fulmineamente la pistola dell’ufficiale, uccidendo lui e altri due soldati tedeschi che erano nella stanza. Nel disperato tentativo di fuggire fu catturata e a seguito torturata e fucilata.

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Via Zoja Kosmodemjanskaja

La via è intitolata a Zoja Kosmodemjanskaja, partigiana, la prima donna decorata con la massima onorificenza sovietica: “Eroe dell’Unione Sovietica”. Giovanissima, si distinse nella lotta contro il fascismo. A soli 18 anni, durante un’operazione di controspionaggio nei dintorni di Mosca, tradita da un suo collega combattente, fu presa prigioniera e impiccata dopo essere stata torturata con particolare crudeltà.

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 Via Kollontaj

La via è intitolata ad Aleksandra Kollontaj, una rivoluzionaria russa, la prima donna nella storia che abbia avuto l’incarico di ministro e ambasciatrice. Nel 1918 fu tra le organizzatrici del Primo Congresso delle donne lavoratrici russe dal quale nacque lo Żenotdel, organismo per la promozione della partecipazione delle donne alla vita pubblica, per le iniziative sociali e la lotta all’analfabetismo. Grazie anche alla sua iniziativa, le donne ottennero il diritto di voto e di essere elette, il diritto all’istruzione e a un salario eguale a quello degli uomini. Venne anche introdotto il divorzio e, nel 1920, il diritto all’aborto. Dal 1923 abbracciò la carriera diplomatica.

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Via Osipenko

La via è dedicata alla pilota Polina Osipenko, “Eroe dell’Unione Sovietica”. Batté cinque record mondiali di aviazione femminile. Nel 1938 pilotò l’aereo “Rodina” che fece un volo senza scalo Mosca – Estremo Oriente di 6450 km. In seguito divenne istruttrice di tecniche di pilotaggio per i piloti da caccia. Morì durante un’esercitazione di volo “cieco”. Le sue spoglie giacciono nel cimitero del Cremlino nella Piazza Rossa a Mosca.

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Corso Caterina (Prospettiva di Caterina)

La via è dedicata a Marta Helena Skowronska, più nota come Caterina I, imperatrice di Russia. Nacque in Lettonia da una famiglia di contadini. Sin da bambina non ricevette nessun tipo di istruzione. La sua vita cambiò allorché, al servizio del principe Menshikov, grande amico di Pietro I, ne divenne ben presto l’amante. Intorno al 1703 conobbe il re, il quale, si innamorò di lei e ne fece la sua donna. I loro rapporti divennero sempre più stretti grazie anche al carattere mite e allegro di lei. Pietro riconobbe i figli che nacquero dalla loro unione e nel 1712 la sposò. Pur non interessandosi alla politica, Caterina ebbe lo stesso una certa influenza sul marito. Nel 1724 fu incoronata Zarina. Con la morte di Pietro I divenne sovrana di Russia con il titolo di Imperatrice. In realtà il potere era in mano al principe Menshikov, suo ex amante e al Consiglio Privato, nato proprio per sopperire alle lacune dell’imperatrice.

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Vicolo Gromova

Il vicolo è dedicato a Uliana Gromova, membro dell’organizzazione “Giovane Guardia”, decorata col titolo “Eroe dell’Unione Sovietica”. Si distinse attivamente nella resistenza attraverso la propaganda e la diffusione di volantini, la raccolta di medicine destinate alla resistenza e partecipando a numerose azioni di guerriglia atte a sabotare i piani degli occupanti. Arrestata dalla Gestapo si rifiutò di rivelare i nomi dei suoi compagni malgrado le indicibili violenze subite. Il suo corpo fu ritrovato in una miniera con gli evidenti segni delle atroci torture.




ITALIA – Lodi, un bell’esempio di educazione alla cittadinanza attiva

di Elisabetta Castellotti

Anche Lodi, come Friburgo, ha creato la sua mappa cittadina sulle strade femminili. Nel 2012 l’insegnante Giordana Pavesi con una secondaria di primo grado ha ricercato e fotografato le vie della città dedicate alle donne. Collaborando con l’archivio storico, ha poi analizzato documenti e ricavato notizie sulle protagoniste dell’odonomastica cittadina. A Lodi solo il 9% delle vie propone figure femminili. Su 499 strade, 197 sono dedicate a persone:180 a uomini e solo 17 a donne (6 sono nomi di sante, anche se 3 sono legate alla storia di Lodi) a cui si aggiunge infine la generica Via delle Orfane.

Nella ricerca biografica le donne sono state raggruppate in figure religiose, musiciste, scrittrici, scienziate, educatrici, benefattrici. Alcune di loro sono ricordate perché associate al marito, ne riportano, infatti, il cognome e ne viene trascurato quello di nascita, è il caso di Maria Hadfield in Cosway, ma anche di Angela Pugni in Danelli così come Marie Sklodowska in Curie, l’unica donna a essere commemorata senza avere un legame diretto con la città. L’attività è proseguita con la produzione di una mappa per creare un percorso al femminile da suggerire ai turisti. L’amministrazione comunale nel 2014, ascoltando le richieste di alunne e alunni dell’Istituto Cazzulani e degli istituti che si sono aggiunti nell’attività di ricerca, ha ricordato altre donne inaugurando il Parco di Hadir, via Elena Cazzulani e via Chiarina Orsini…Il lavoro continua!

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Queste le strade femminili di Lodi: Via Ada Negri, Via Camilla Tavazzi Catenago, Via Maria Cosway, Via Carlotta Ferrari, Via Flora dei Tresseni, Via Anna Vertua Gentile, Via Elisa Giambelli, Via Giuseppina Strepponi. Via Giannina Russ, Via Pierre e Marie Curie, Piazzale Stefano e Angela Danelli, Via Santa Francesca Cabrini, Via Santa Savina, Via Beata Lucrezia, Via Maria Maddalena, Via Santa Maria del Sole, Via Incoronata.

1.Lodi_Giambelli_GiordanaPavesi

Elisa Giambelli (Busto Arsizio, 1863- Lodi, 1940), educatrice

Nacque a Busto Arsizio da Giuseppa Stazza e Alessandro Giambelli che, per diversi anni, fu direttore della Scuola normale femminile di Lodi. Fu nominata direttrice dell’Orfanotrofio femminile nel 1895 e mantenne la carica per 45 anni, stimata e amata dai superiori e dalle orfane. A termine carriera le fu conferita la medaglia d’oro. Collocata a riposo continuò a vivere, in separato appartamento, presso l’Orfanotrofio femminile.

2.Lodi_Gentile_GiordanaPavesi

Anna Vertua Gentile (Dongo 30/05/1845 Lodi 23/11/1926), scrittrice

Nata a Dongo (Como) il 30 maggio 1845, esordì come scrittrice a 23 anni con “Letture giovanili per fanciulle”. Oltre a collaborare con alcune riviste, scrisse numerosi romanzi, per lo più di genere rosa o rivolti ai ragazzi. Morì il 23 novembre 1926 e venne sepolta nel cimitero di Codogno, dove le sono stati intitolati una scuola e un premio letterario.

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Carlotta Ferrari (Lodi 27 gennaio 1830 – Bologna 22 novembre 1907), compositrice

Nacque a Lodi e studiò canto e pianoforte sotto la guida di Giuseppina Strepponi. Si perfezionò in composizione. Autrice di alcuni brani da salotto, è conosciuta anche per le composizioni sacre e per i suoi drammi lirici. Nel 1867 ricevette da parte del vicario della Fabbriceria di Lodi l’incarico di comporre una Messa dal vivo per la festa patronale di S. Bassiano. Ormai dimenticata, morì, dopo una lunga malattia, a Bologna.

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Maria Hadfield in Cosway (Firenze, 11 giugno 1760 – Lodi, 5 gennaio 1838), artista e educatrice

Maria Luisa Caterina Cecilia Hadfield è stata un’artista e educatrice inglese. Nata a Firenze da padre inglese e madre italiana, si trasferì a Londra nel 1779 e sposò William Richard Cosway, famoso miniaturista del principe di Galles. Nel 1796 muore, a soli sei anni, la figlia Luisa Paolina Angelica e la Cosway si trasferisce a Maleo, nel Lodigiano, dalla sorella Bettina. Trasferitasi a Lodi, apre, il 18 febbraio 1812, una nuova scuola per ragazze, conosciuta poi come il Collegio delle Dame Inglesi. Qui studierà Vittoria, la figlia di Alessandro Manzoni. Le sue convinzioni pedagogiche si rifanno alle teorie di Jean-Jacques Rousseau e Johann Heinrich Pestalozzi.
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Giuseppina Strepponi (Lodi 8 settembre 1815 – Milano 14 Novembre 1897), cantante soprano

Giuseppina Strepponi nacque a Lodi da una famiglia di musicisti. Studiò come soprano al Conservatorio di Milano e debuttò ad Adria nel dicembre 1834 in Chiara di Rosembergh. Cominciò a frequentare il compositore Giuseppe Verdi, rimasto vedovo della prima moglie, interpretando alcune sue opere. In seguito si sposarono. La salute malferma le impedì di proseguire la carriera di cantante. Quando morì, venne sepolta insieme a Verdi nell’oratorio della Casa di riposo per Artisti di Milano.

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Francesca Saverio Cabrini, (Sant’Angelo Lodigiano, 1850 – Chicago, 1917), Santa – Patrona degli Emigranti

Nacque da una famiglia cattolicissima, diplomata maestra elementare maturò la vocazione religiosa e prese i voti nel 1874. Nel 1880 fondò a Codogno la Congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù. Nel 1889 raggiunse gli Stati Uniti per prestare assistenza agli immigrati italiani; a New York aprì un orfanotrofio e una scuola gratuita nella Little Italy. Costruì asili, scuole, convitti per studentesse, orfanotrofi, case di riposo, ospedali e 80 istituti in altri 7 paesi del continente.  Fu la prima ad affrontare l’impegno missionario, prerogativa degli uomini.
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Ada Negri (Lodi 3 febbraio 1870 – Milano, 11 gennaio 1945), scrittrice

Grazie ai sacrifici materni poté frequentare la scuola ottenendo il diploma di insegnante elementare. Ebbe due figlie: Bianca, ispiratrice di molte poesie, e Vittoria, che morì a un mese di vita. Proprio questi accadimenti portano la Negri a rendere sempre più introspettive e autobiografiche le proprie liriche, a partire dalla raccolta Maternità (1904). Nel 1918 pubblicò Orazioni, raccolta di patriottiche odi alla patria che segnarono il suo avvicinamento alle posizioni mussoliniane; queste ultime le costarono, in seguito, anni di oblio. Morì nel 1945 e fu sepolta nel Famedio di Milano. Il 3 aprile 1976 la sua tomba venne traslata nell’antica Chiesa di San Francesco a Lodi, che aveva frequentato e cui aveva dedicato più versi.

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Angela Maria Pugni in Danelli (Mortara, 1902-Lodi, 1987), benefattrice.

Nel 1926 partorì la piccola Anna Teresa che morì il 25 aprile dello stesso anno. Sembra che la piccola fosse affetta da qualche disabilità e ciò giustifica la profonda sensibilità della donna nei confronti dell’handicap. Alla sua morte, infatti, volle che il suo patrimonio e le sue proprietà servissero alla creazione di un Centro Residenziale per le persone affette da gravi handicap e impossibilitate all’accudimento in famiglia e il Centro Riabilitativo Polivalente.

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Flora De Tresseni (1250-1350 circa), benefattrice

Appartenente a una delle maggiori famiglie guelfe di Lodi. Sposò Antonio Fissiraga, signore di Lodi, capo dei guelfi in Lombardia. La famiglia di Flora era vicina alla spiritualità francescana, la madre, infatti, Lodigiana de Palatini, aveva ideato la costruzione di un grande monastero francescano femminile da dedicare a Santa Chiara. Ad Antonio Fissiraga e alla moglie Flora de Tresseni va assegnato anche il merito della costruzione del Tempio di San Francesco in Lodi.

10. Lodi_S.Savina_Giordana

Savina (Milano 260-267 circa e 311/317 circa), Santa

Savina, nata a Milano dalla nobile famiglia dei Valeri, andò in sposa a un nobile lodigiano. Rimasta presto vedova, si dedicò a opere di carità, aiutando i cristiani perseguitati da Diocleziano. Savina fece seppellire nella propria casa, di nascosto, i corpi di Nabore e Felice, soldati cristiani decapitati a Laus Pompeia (oggi Lodi Vecchio) verso il 300-304. Cessata la persecuzione, Savina fece portare a Milano i resti dei corpi dei due martiri deponendoli nella cappella gentilizia dei Valeri. Al termine della sua vita colma di veglie e preghiere, Savina morì e fu sepolta accanto ai “suoi” martiri. Divenuta Santa, viene celebrata il 30 gennaio.