ITALIA – Indagini in corso per il disastro ferroviario tra Bari e Barletta

La regione Puglia si è stretta intorno alle famiglie delle vittime del disastro ferroviario avvenuto il 12 luglio lungo la linea che collega Barletta a Bari. Il bilancio dello scontro frontale tra i due treni è stato pesantissimo, 23 persone hanno perso la vita e 52 sono rimaste ferite. Un incidente che si sarebbe potuto evitare, se si fosse provveduto a dotare quella tratta di un moderno  sistema automatico di supervisione, al posto del cosiddetto “blocco telefonico” che veniva utilizzato da oltre sessant’anni.
Erano anche previsti dei lavori dal 2008 di ampliamento della linea ferroviaria che prevedevano il raddoppiamento del binario, in origine il collaudo sarebbe dovuto avvenire già nel 2015, ma nel corso degli anni si sono registrati dei ritardi che hanno portato allo slittamento dell’inizio dei lavori e della presentazione delle offerte inerenti la gara d’appalto con scadenza il 19 luglio.
Le indagini atte ad individuare i colpevoli dell’accaduto sono in corso e il procuratore di Trani Francesco Giannella ha affermato: “L’errore umano c’è stato ma chiudere la vicenda così è riduttivo”.
Il presidente del consiglio Matteo Renzi ha dichiarato:”La strage dei treni in Puglia ha scosso molti di noi, ma ha soprattutto distrutto la vita di oltre venti famiglie. I giudici indagano come è giusto sulle cause. Da parte mia ho volutamente scelto di evitare con cura ogni polemica: non è il tempo delle accuse, non è il tempo degli sciacalli. Lasciamo che i magistrati facciano il loro lavoro, punto”.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ieri ha incontrato presso il policlinico di Bari i parenti delle vittime e i feriti assicurando loro che giustizia sarà fatta.
I pugliesi in questi giorni hanno dato grande prova di solidarietà, rispondendo all’appello della regione Puglia di donazione del sangue, recandosi in massa nei vari centri di raccolta, alcuni hanno pazientemente atteso per ore e in 4 giorni sono state raccolte quasi 3000 sacche di sangue, inoltre la Croce Rossa Italiana ha fornito un servizio di supporto psicologico ai feriti e ai familiari delle vittime.




ITALIA – Tragedia nel barese: 6 morti e 10 feriti. Esplode la Bruscella Fireworks

foto Milella copia

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso il “suo profondo dolore” per le vittime della grave esplosione avvenuta in una fabbrica di fuochi d’artificio di Modugno (Puglia), che è costata la vita di sette persone e il ferimento di altre cinque, e si è augurato che “si faccia al più presto piena luce sulla dinamica dell’incidente”.

L’impianto si trova poco fuori dell’abitato di Modugno, in direzione di Bitritto, ed è in una zona di campagna circondata da un boschetto che ha preso fuoco in seguito all’esplosione. Sul posto, oltre alle squadre dei vigili del fuoco al lavoro da terra, sono arrivati anche due Canadair. Secondo una prima ricostruzione, ad esplodere per primo sarebbe stato un furgone e successivamente la deflagrazione si sarebbe estesa a tutta la fabbrica.

Prima uno scoppio in un furgone carico di fuochi d’artificio, poi altre esplosioni a catena in tutta la fabbrica che diventa un rogo mentre le fiamme si propagano anche a un bosco vicino. E’ arrivata così la morte per sei operai che lavoravano nella fabbrica di fuochi di artificio Bruscella Fireworks alla periferia di Modugno, a due passi da Bari. Fra le vittime ci sono anche due indiani e un albanese. Sono una decina le persone rimaste ferite nell’esplosione della fabbrica di fuochi d’artificio Bruscella di Modugno. Cinque feriti sono stati trasportati in diversi ospedali della zona, ma le condizioni di uno di loro sono poi peggiorate e l’uomo è tra le vittime accertate. Lo si è appreso dal coordinamento del 118 di Bari. Al Policlinico sono ricoverati tre feriti, due nel reparto di Rianimazione e uno nel Centro Ustioni con il 40% del corpo interessato dalle bruciature. Altri due feriti, che presentano ustioni profonde diffuse su gran parte del corpo, sono in fase di trasferimento al Centro grandi ustionati dell’ospedale Perrino di Brindisi e al Centro Ustioni di Napoli. Alcune persone rimaste ferite in modo lieve, invece, sono state medicate da personale del 118 nell’area adiacente a quella interessata dalla esplosione.

Due suoi fratelli, co-titolari dell’azienda, Antonio e Vincenzo, erano in fabbrica al momento dell’esplosione: il primo è rimasto illeso, l’altro ha riportato ferite lievi. Illesa anche un’altra sorella, Angela, che lavorava nell’amministrazione, ma fra le vittime ci sarebbe suo marito che si trovava lì per caso. La tragedia è avvenuta attorno a mezzogiorno, mentre in fabbrica si lavorava a pieno regime per preparare i fuochi destinati alle feste patronali che si susseguono in questo periodo in Puglia. L’esplosione è stata tremenda e ha provocato un boato che è stato sentito anche nei paesi vicini. Tanto che alcuni testimoni hanno pensato a un terremoto o al crollo di un palazzo.

La fabbrica è andata completamente distrutta: ci sono volute ore perché fossero raggiungibili i corpi carbonizzati degli operai. Lo spostamento d’aria ha investito anche un vicino centro sportivo in cui una settantina di bambini che partecipavano a un campo estivo. Il campo è stata evacuato: sono caduti quadri e alcune suppellettili, ma ai piccoli non è successo niente.

Mentre si soccorrevano i superstiti e si faceva la conta dei morti, gli artificieri hanno provveduto a mettere in sicurezza la zona provocando esplosioni controllate del materiale depositato nella fabbrica. Sul posto sono intervenuti vigili del fuoco, polizia e carabinieri, personale della Protezione civile e del 118. Sono arrivati subito anche i sindaci di Modugno, Nicola Magrone e della città metropolitana, Antonio Decaro, seguiti poi dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Bisognerà attendere per capire la dinamica del’incidente. Il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, che ha coordinato i lavori sul posto, ha anticipato che bisognerà aspettare 24 ore per poter accedere al luogo della esplosione e fare i rilievi.

La tragedia ha suscitato cordoglio unanime nel mondo politico e sindacale. La Bruscella Fireworks, azienda a conduzione di familiare, è attiva  da generazioni ed è molto nota. Fornisce fuochi d’artificio per le feste di tutta Italia. Nel 1959 era stata completamente ricostruita dopo una esplosione analoga in cui persero la vita nove persone.




ITALIA – Riforma scuola: Imposimato lancia appello a Mattarella. Giannini: “Io credo che il consenso individuale crescerà”

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E’ una lunga lettera quella che il Presidente aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato ha inviato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, proprio pochi istanti dopo l’approvazione della riforma della Buona Scuola alla Camera.

Il testo dovrà essere firmato dal Presidente della Repubblica e pubblicato in Gazzetta ufficiale e sarà quindi convertito in legge. I voti favorevoli sono stati 277, i contrari 173 e gli astenuti 4.

Uno dei principi fondamentali della riforma è il rafforzamento dell’autonomia scolastica, cioè una maggiore libertà nella gestione degli edifici, della didattica, dei progetti formativi e dei fondi a disposizione di ogni singola scuola: le scuole avranno l’onere di determinare triennalmente la propria offerta formativa e a questa triennalità saranno legati altri adempimenti dell’amministrazione, come gli organici, la mobilità del personale e le assunzioni.

L’organico sarà gestito interamente dal dirigente scolastico che potrà proporre le cattedre ai docenti (a partire dall’anno scolastico 2016/2017) e i posti utilizzando gli albi territoriali che – dal 2016 – racchiuderanno le Reti di scuole. La chiamata degli insegnanti sarà, dunque, senza più graduatorie ma sulla base degli albi (o ambiti) a cui si accederà per concorso pubblico oppure tramite il Piano straordinario di assunzioni 2015. Per quanto riguarda quest’ultimo saranno assunti nel 2015 gli iscritti nelle Gae, i vincitori e gli idonei del concorso a cattedre 2012.

Il mondo scolastico sa bene come il Giudice si sia fatto ‘paladino’ della causa e come abbia cercato, in tutti i modi, di fermare la trasformazione in legge del progetto renziano.

Imposimato ha rivolto questo messaggio al Capo dello Stato, con la consapevolezza che le possibilità che ‘lei non ponga la firma sulla ‘Buona Scuola’ siano poche’. Tuttavia, il giudice si sente in dovere di chiedere, quale massimo garante della Costituzione, una nuova deliberazione secondo quanto enunciato dall’articolo 74.

Sono ben dieci i punti ‘focali’ della lunga missiva inviata al Presidente della Repubblica: essi toccano i punti critici della riforma come ad esempio le linee guida per la valutazione dei docenti (violazione dell’art. 76 e dell’art. 72).
Il secondo punto riguarda l’ormai famosa sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26 novembre 2014: anche in questo caso viene violato un importante principio della Costituzione (Art. 36) che va in contrasto con gli stipendi inadeguati degli insegnanti precari. Sempre il mancato rispetto della sentenza UE rappresenta una violazione dell’articolo 10 e dell’articolo 117.

Il terzo punto, invece, riguarda i poteri del dirigente scolastico e quelli del Comitato di valutazione docenti che dovrà stabilire gli insegnanti più meritevoli: la presenza di un genitore e di uno studente in tale collegio va in contrasto con l’articolo 97 che parla di imparzialità nella pubblica amministrazione e con l’articolo 33 sulla libertà di insegnamento.
Gli altri punti trattati dal Giudice Ferdinando Imposimato riguardano il finanziamento delle scuole private e paritarie, l’uguaglianza sociale dei cittadini e l’altrettanto famoso ‘School bonus’ (gli sgravi fiscali per chi manda i figli nelle scuole private).

Imposimato conclude che la chiara intenzione del governo è quella di spingere verso un sistema di finanziamento pubblico a favore delle scuole private e, al contrario, a un finanziamento privato a sorreggere la scuola pubblica: tutto ciò va in netto contrasto con gli articoli 3,9,33 e 34, quelli cioè enunciati oggi, in piedi, dai deputati M5S alla Camera.
Il Giudice Imposimato, infine, punta il dito contro i sindacati, colpevoli di non aver agito di fronte al momento più grave dell’attacco alla Costituzione, abbandonandosi solo ad una sterile ed inutile critica fatta solo a parole.
L’appello finale al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è quello di disporre una nuova deliberazione alle Camere del disegno di legge sulla Buona scuola, tenendo presente i molteplici profili di incostituzionalità in essa contenuti.

GIANNINI – ‘Devo dire che è stato un lungo dibattito parlamentare e nel Paese su un tema che scatena normalmente molte discussioni. – ha detto il ministro – Io ritengo, però, che sia un atto finale: è l’atto conclusivo di un percorso parlamentare ma è l’atto iniziale di un nuovo protagonismo della scuola. Questo è il forte messaggio che vogliamo dare, con soddisfazione, con felicità piena al Paese.
Noi oggi consegniamo un patrimonio, quello rappresentato dall’autonomia della scuola ai dirigenti scolastici, ai docenti, agli studenti, alle famiglie, di nuovo partecipi del mondo della scuola – ha detto – Ora tocca a loro però e tocca anche a noi accompagnare il processo della Buona Scuola e la sua effettuazione: rispetteremo, perciò, i tempi e gli impegni, assumeremo tutti quei docenti che sappiamo dobbiamo assumere entro quest’anno, dando quindi il via a un nuovo corso anche grazie alle nuove risorse messe a disposizione che non sono chiacchiere, sono tre miliardi a regime.

Referendum abrogativo? La protesta è sempre organizzata – ha detto il ministro Giannini – ma il consenso è sempre individuale e più silenzioso. Io credo che il consenso individuale crescerà nel rendersi conto che questo provvedimento dà la possibilità alla scuola italiana di trovare un nuovo slancio. I 277 voti a favore sono solo delle assenze, credo giustificate in aula: oggi non ho visto dissensi annunciati’.

In merito alla conferenza del governo con tutte le rappresentanze del mondo scolastico, annunciata in TV da Matteo Renzi, nel corso del programma televisivo ‘Porta a Porta’ e prevista per questo mese di luglio (ma a riforma già approvata e non ancora da approvare…), il ministro Stefania Giannini ha risposto: ‘Beh, questa domanda bisognerebbe chiederla al Presidente Renzi sull’iniziativa specifica. Di certo, da un anno abbiamo acceso il dibattito sulla scuola e sull’istruzione assumendoci le responsabilità e i rischi di quello che poi in effetti è successo. L’anno scolastico inizierà regolarmente, è evidente, anche se assumere centomila persone è un’operazione straordinaria e non è un’operazione dovuta ai sensi di una sentenza europea come è stato ripetuto fastidiosamente al Parlamento. La piaga del precariato ha dato instabilità agli insegnanti e instabilità alla scuola e tutto questo deve cessare.

Ecco i contenuti del testo

PIÙ AUTONOMIA: MONTE ORE RIMODULATO
Con l’articolo 1 viene ribadita l’autonomia scolastica da attuare attraverso alcuni strumenti: la possibilità di rimodulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina; il potenziamento del tempo scuola anche oltre i modelli e i quadri orari; la programmazione plurisettimanale e flessibile dell’orario complessivo.
Le scuole dovranno dunque garantire ‘l’apertura pomeridiana delle scuole e la riduzione del numero di alunni e di studenti per classe’ o potrà prevedere ‘articolazioni di gruppi di classi, anche con potenziamento del tempo scuola o rimodulazione del monte orario rispetto a quanto indicato al decreto del presidente della Repubblica 89 del 2009’. Infine, le scuole potranno rimanere aperte anche d’estate.
Nei periodi di sospensione dell’attività didattica, infatti, gli istituti e gli enti locali promuoveranno ‘attività educative, ricreative, culturali, artistiche e sportive’ da svolgersi negli edifici scolastici.

ORGANICO DELL’AUTONOMI
Organico dell’autonomia, chi lo determina, come si articola? di Anselmo Penna DDL riforma. Organico dell’autonomia, chi lo determina, come si articola? Una delle novità più consistenti del dd di riforma della scuola riguarda l’avvio dell’organico dell’autonomia.

100 MILA ASSUNZIONI
Il testo – dopo il passaggio al Senato – conferma l’assunzione, da quest’anno, di circa 100 mila docenti: i vincitori e agli idonei (una delle novità del maxiemendamento) del concorso a cattedre del 2012 e gli iscritti nelle graduatorie a esaurimento. Rimangono fuori dal Piano straordinario di assunzioni gli abilitati della seconda fascia delle graduatorie di istituto.
Con la nuova formulazione del provvedimento, una prima fase riguarderà le immissioni in ruolo per coprire i posti vacanti, che rimarrà con le modalità ordinarie del turover.
Le immissioni in ruolo disposte dopo il 15 settembre 2015 (anche su organico dell’autonomia) prevederanno nomina giuridica dal 1° settembre 2015 ma economica dal 1° settembre 2016. Le assunzioni aumentano: saranno 102.734.

SÌ SCELTA TRA SOSTEGNO O POSTI COMUNI. SALTA OBBLIGO
I docenti che saranno assunti con il Piano straordinario di assunzioni 2015 potranno scegliere se entrare di ruolo sul sostegno oppure sui posti comuni. Quindi salta l’obbligo per gli insegnanti abilitati al sostegno di essere assunti sui posti medesimi.

CHIUSURA GAE SOLO SE ESAURITE
Alla Camera è stato approvato anche un emendamento del Pd che modifica la chiusura delle Graduatorie a esaurimento (le Gae) in modo che perdano efficacia dal 1° settembre 2015 (in vista del Piano straordinario di assunzioni) ma solo – ed è questa la novità – ‘se esaurite’.

FUTURO CONCORSO PER SOLI ABILITATI. IDONEI MAX 10%
Per quanto riguarda gli abilitati Tfa e Pas, anche loro esclusi dal Piano assunzioni, è stato previsto un concorso ‘ad hoc’: il concorsone dovrà essere bandito entro il 1°ottobre 2015 e vi potranno accedere, per l’assunzione a tempo indeterminato, ‘esclusivamente i candidati in possesso del titolo di abilitazione all’insegnamento per la classe di concorso o la tipologia di posto per cui concorrono’. Inoltre, è stato previsto un limite al numero di idonei: non potranno essere più del 10% del numero dei posti banditi.

Sempre per il futuro concorso viene previsto che costituiranno titoli ‘valutabili in termini di maggior punteggio’: aver insegnato per massimo 180 giorni con contratti a tempo e il titolo di abilitazione all’insegnamento ‘conseguito a seguito sia dell’accesso ai percorsi di abilitazione tramite procedure selettive pubbliche per titoli ed esami, sia del conseguimento di specifica laurea magistrale o a ciclo unico’. Le graduatorie avranno durata di 3 anni.

2015/16 ANNO TRANSITORIO. ALBI COME PROVINCE
Il ddl disciplina l’istituzione dell’organico dell’autonomia, che sarà composto da posti comuni, posti di sostegno e posti per il potenziamento dell’offerta formativa. L’anno scolastico 2015-2016, con le modifiche, diviene di fatto un anno transitorio nel quale non vengono applicate le nuove norme della riforma.
Gli ambiti territoriali saranno definiti, infatti, solo nel 2016 (entro il 30 giugno da parte degli uffici scolastici regionali). All’interno degli ambiti saranno poi costituite le Reti di scuole.

‘RETI’ DA 2016, MENO SEGRETERIE E PIÙ MOBILITÀ
Dal 2016 partiranno a regime gli ambiti territoriali sub-provinciali (e inferiori alle città metropolitane) e le Reti di scuole (queste potranno utilizzare gli stessi docenti e accorpare le segreterie amministrative). Con il maxiemendamento entro il 30 giugno 2016 gli uffici scolastici regionali dovranno definire l’ampiezza degli ‘ambiti territoriali’ – che dovranno essere ‘inferiori’ alla provincia – e dentro i quali saranno istituite le Reti di scuole. Queste potranno sottoscrivere accordi per la gestione delle ‘risorse professionali’ (il personale), le attività amministrative (segreterie) e le iniziative didattiche.
L’utilizzo dei docenti nelle future reti di scuole dovrà rispettare le leggi in tema di non discriminazione sul luogo di lavoro.

COME SARANNO FORMATI GLI AMBITI TERRITORIALI
I futuri ambiti territoriali (a regime dal 2016/2017) saranno definiti in base a tre criteri: la popolazione scolastica; la prossimità (quindi la vicinanza) delle istituzioni scolastiche; e le caratteristiche del territorio. Quindi sarà tenuto conto – prevede l’emendamento – anche ‘delle specificità delle aree interne, montane e delle piccole isole, della presenza di scuole in carcere, nonché di ulteriori situazioni o esperienze territoriali già in essere’.

LE RETI DI SCUOLE
All’interno degli ‘ambiti’ si formeranno le reti di scuole. Come detto, queste potranno sottoscrivere degli accordi; sarà il Miur, entro 120 dall’approvazione del ddl, a emanare le linee guida con i criteri di cui dovranno tenere conto i futuri accordi. Dunque le convenzioni conterrano i ‘criteri’ e le modalità’ per l’utilizzo dei docenti all’interno della rete; in altre parole, i professori potranno muoversi all’interno delle Rete che corrisponderà a un determinato territorio, che potrà ovviamente comprendere più città.
E ancora: le reti si accorderanno anche sugli insegnamenti opzionali, quelli specialistici, di coordinamento e di progettazione funzionali ai piani dell’offerta formativa. Anche la formazione dei docenti potrà essere ‘condivisa’ e quindi ai docenti potrà essere chiesta maggiore mobilità anche per la propria formazione. Stessa cosa per le risorse: saranno destinate all’intera rete che dovrà gestirle ‘per il perseguimento delle proprie finalità’ e che dovrà rendere pubblici i rendiconti e le decisioni.

Infine, ma non meno importante, viene previsto che al fine ‘di razionalizzare gli adempimenti amministrativi a carico delle istituzioni scolastiche’, la parteche riguarda le pensioni, il Tfr e gli atti amministrativi della scuola, potrà ‘essere svolta dalla rete di scuole in base a specifici accordi’. Fonti parlamentari spiegano che la norma potrebbe portare, in futuro, a una riduzione delle segreterie amministrative e, quindi, anche del personale Ata.

STOP PIANO ANNUALE, CI SARÀ SOLO POF TRIENNALE
Il Piano dell’offerta formativa sarà solo triennale, ma potrà essere ‘rivisto annualmente entro il mese di ottobre’. E ancora: cambia l’iter di preparazione del Piano dell’offerta che sarà prima elaborato dal Collegio dei docenti sulla base ‘degli indirizzi definiti’ dal dirigente scolastico’ e sarà poi approvato dal Consiglio di istituto.
Il nuovo Pof triennale dovrà prevedere ‘il fabbisogno dei posti comuni e di sostegno dell’organico dell’autonomia sulla base del monte ore degli insegnamenti, nonché del numero del numero di alunni con disabilità, fema restando la possibilità di istitutire posti di sostegno in deroga’.

SCELTA DOCENTI RIMANE A DS. POTRANNO AUTOCANDIDARSI
La scelta dei docenti a cui attribuire gli incarichi rimarrà in capo al solo dirigente scolastico, ma i professori potranno inviare la propria candidatura per i colloqui. La scelta in capo ai dirigenti partirà dal 2016 (per il 2015 le procedure rimangono ordinarie). Sarà inoltre ‘assicurata trasparenza e pubblicità dei criteri adottati, degli incarichi conferiti e dei curricula dei docenti attraverso la pubblicazione sul sito internet dell’istituzione scolastica’. Dirigenti sceglieranno docenti, ma prima le 104.

Il dirigente, per la copertura dei posti della scuola ‘propone’ gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento, anche tenendo conto delle candidature presentate dai docenti.
Per l’assegnazione della sede, però, varranno le precedenze della legge 104, articolo 21 e 33, comma 6. Di conseguenza i docenti con disabilità personale avranno la priorità nella sede presso cui invieranno il curriculum.

Il preside potrà inoltre utilizzare i professori in classi di concorso diverse da quelle per le quali sono abilitati, purché non siano disponibili nell’ambito territoriale docenti abilitati in quelle classi di concorso e siano in possesso di titoli di studio, percorsi formativi e competenze professionali coerenti con gli insegnamenti da impartire’.
La proposta di incarico dovrà avvenire sulla base di questi criteri: durata triennale e rinnovabile per ulteriori cicli triennali; ‘conferimento degli incarichi con modalità che valorizzino il curriculum, le esperienze e le competenze professionali, anche attraverso lo svolgimento di colloqui’; trasparenza e pubblicità degli incarichi conferiti e dei curricula dei docenti attraverso la pubblicazione sul sito internet della scuola.

L’incarico ha durata triennale ed è rinnovato, “purché in coerenza con il piano dell’offerta formativa”. Il che significa che si rinnova automaticamente fino a che nel POF non ci siano modifiche relative alle materie. Il mancato rinnovo dell’impiego, quindi, non sarà più legato alla discrezionalità del dirigente, ma ad un cambio di progettazione dell’intero istituto.

Il nuovo organico dell’autonomia darà alla scuola l’8% di docenti in più, una media di 7 docenti aggiuntivi per ciascun istituto.

PRESIDI NON POTRANNO CONFERIRE INCARICHI A PROF-PARENTI
Il dirigente scolastico, nel conferire gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento ‘è tenuto a dichiarare l’assenza di cause di incompatibilità derivanti da rapporti di parentela o affinità entro il secondo grado con i docenti iscritti nel relativo ambito territoriale’.

ASSEGNAZIONE E ACCETTAZIONE DELL’INCARICO
L’incarico è conferito con l’accettazione della proposta da parte del docente. Nel caso di più proposte, il docente effettua la propria opzione fra quelle ricevute, fermo restando l’obbligo di accettarne almeno una. In caso di inerzia dei dirigenti scolastici nella individuazione dei docenti, sarà l’ufficio scolastico regionale a provvede ad assegnarli d’ufficio alle istituzioni scolastiche. Lo stesso Usr provvederà a conferire l’incarico ai docenti non destinatari di alcuna proposta.

SÌ VALUTAZIONE DS. INCARICHI A ESTERNI PER ISPEZIONI
Sì alla valutazione dei dirigenti scolastici che saranno giudicati in base al miglioramento formativo e scolastico degli studenti, sulla direzione unitaria della scuola, le competenze gestionali e organizzative e la valorizzazione dei meriti del personale dell’istituto. Per la loro valutazione, per il triennio 2016-2018, potranno essere affidati incarichi ispettivi a tecnici del ministero dell’Istruzione. Valutazione docenti: a premiare saranno i dirigenti, ma ci saranno linee guida nazionali.

ANCHE ALLE ELEMENTARI DOCENTI DI EDUCAZIONE FISICA
Coloro che hanno una specializzazione in Scienze motorie dal prossimo anno scolastico potranno essere a tutti gli effetti docenti nelle scuole elementari.

FORMAZIONE DOCENTI E BONUS ANNUALE
I docenti avranno 500 euro all’anno per la propria formazione: si va dai libri ai software, dai concerti ai corsi. A questi si aggiungono anche 40 milioni di euro stanziati per la loro formazione durante il servizio. Il ddl, inoltre, mette a disposizione 200 milioni di euro a partire dal 2016 per il merito del singolo docente: il bonus verrà distribuito dal dirigente al docente che lo merita, motivando la decisione al consiglio di Istituto.

PRIMA COPERTURA ORGANICO SOSTEGNO, POI CATTEDRA
Il governo è delegato a rivedere i criteri di inserimento nei ruoli di sostegno e, in particolare, a garantire che l’alunno con disabilità abbia per l’intero grado d’istruzione lo stesso insegnate di sostegno. L’esecutivo dovrà quindi prevedere ‘la revisione dei criteri di inserimento nei ruoli per il sostegno didattico, al fine di garantire la continuità del diritto allo studio degli alunni con disabilità, in modo da rendere possibile allo studente lo stesso insegnante di sostegno per l’intero ordine o grado d’istruzione’.
Inoltre dovrà essere previsto ‘che il passaggio di cattedra su posto disciplinare’, non avvenga ‘prima di aver coperto il posto organico di sostegno’.

SUPPLENZE FINO A 10 GIORNI
Per quanto riguarda le supplenze, sarà sempre il dirigente a effettuare le sostituzioni dei docenti assenti – fino a 10 giorni – con personale dell’organico dell’autonomia che, ‘se impiegato in gradi di istruzione inferiore, conserva il trattamento stipendiale del grado d’istruzione di appartenenza’.

NO RETROATTIVO LIMITE 36 MESI CONTRATTI SUPPLENZE
Cambia, nuovamente, l’inizio del conto alla rovescia per il personale della scuola con contratti a tempo determinato. Il limite di 36 mesi per i contratti di docenti e personale Ata – per la copertura di posti vacanti e disponibili – partirà dal 1° settembre 2016 e non dall’entrata in vigore del ddl Scuola.

SU PREMI E VALUTAZIONE DECIDE DIRIGENTE
Il conferimento dei premi e la valutazione dei docenti rimarranno in capo al dirigente scolastico, che però sarà affiancato dal Comitato per la valutazione.

ARRIVA RIFORMA COMITATO VALUTAZIONE
Sì alla riforma del Comitato per la valutazione dei docenti, previsto da un decreto del 1994 del primo Governo Berlusconi. Con il maxiemendamento è stata modificata la sua composizione: ne faranno parte, oltre al preside, quattro docenti (tre scelti dal consiglio dei docenti e uno dal consiglio d’istituto), due genitori e uno studente.

STANZIATI 32 MLN PER POTENZIARE SISTEMA VALUTAZIONE
Al fine di potenziare il sistema di valutazione delle scuole è autorizzata la spesa di 32 milioni di euro dal 2016 al 2019. Con la modifica vengono stanziati 8 milioni per ciascuno degli anni dal 2016 al 2019. La spesa è destinata alla realizzazione delle rilevazioni nazionali degli apprendimenti; alla partecipazione dell’Italia alle indagini internazionali; e all’autovalutazione e alle visite valutative delle scuole.

IN STAFF PRESIDE FINO A 10% DOCENTI
I dirigenti scolastici potranno individuare fino al 10% di docenti che lo ‘coadiuvano’ nel supporto organizzativo e didattico dell’istituzione colastica. I docenti individuati costituiscono lo staff del dirigente scolastico.

PIÙ RISORSE PER STIPENDI DS. IN 2015 +46 MLN
Aumento delle risorse del fondo unico nazionale per la retribuzione della posizione, fissa e variabile, e della retribuzione di risultato dei dirigenti scolastici. Con una modifica la commissione ha deciso che per quest’anno il Fondo dovrà essere incrementato di 46 milioni di euro (invece che 12 milioni, come prevede ora dal testo) e che queste risorse siano utilizzate per il triennio scolastico passato (da 2012 al 2015). E ancora: altri 14 milioni (invece che 12) vengono stanziati per l’anno scolastico 2015/2016 e 36 milioni di euro all’anno a partire dal 2016.

IL ‘TAGLIO DELLE DELEGHE’
Durante l’esame alla Camera sono state cancellate dal testo una serie di deleghe al governo, tra quelle previste dall’articolo 21 del ddl, una vera riforma nella riforma. Dunque il governo non legifererà sul rafforzamento dell’autonomia scolastica, dei poteri del preside per la scelta e la valutazione dei professori e l’ampliamento delle competenze amministrative delle scuole.

È stata poi soppressa la delega per il riordino dei organi dei convitti e quella sulle future assunzioni e valutazioni dei dirigenti scolastici. Con larga maggioranza è stata successivamente cancellata la delega al governo per la riforma della governance e degli organi collegiali e la delega per rivere le norme sul digitale nelle scuole. Per quanto riguarda quest’ultimo tema, saranno le scuole a ‘definire’ la gestione dell’identità digitale di studenti, docenti e Ata; i criteri per la tutela della’riservatezza’ dei dati personali degli studenti; e i criteri e le finalità per l’adozione di e-book e materiali digitali per la didattica.

‘SCHOOL BONUS’ E DETRAZIONI IRPEF
Il ddl prevede un credito d’imposta al 65% per il 2014 e al 50% per il 2016 per coloro che donano soldi ‘per gli investimenti in favore’ delle scuole, ‘per la realizzazione di nuove strutture, la manutenzione e il potenziamento di quelle esistenti’. Con il maxiemendamento è stato posto il tetto massimo di 100mila euro per le erogazioni liberali.
E ancora: 400 euro all’anno, da detrarre ai fini Irpef, per ogni alunno iscritto alle scuole paritarie. Le detrazioni riguarderanno gli iscritti agli asili, alle scuole elementari e superiori paritarie.

BANDI GARA PER SCUOLA INNOVATIVE
Il ddl prevede anche l’emanazione di un avviso pubblico per l’elaborazione di proposte progettuali per la realizzazione di scuole innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico, dell’incremento dell’efficienza energetica e caratterizzate da nuovi ambienti di apprendimento. Inoltre, vengono rafforzate le funzioni dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica – al quale, in particolare, saranno affidati compiti di indirizzo e di programmazione degli interventi – e la redazione di un piano del fabbisogno nazionale 2015-2017, al quale sono destinate risorse già stanziate e non utilizzate.

Il governo ha poi deciso di ridurre le sanzioni per gli enti locali che non hanno rispettato gli obiettivi del patto di stabilità 2014 e hanno sostenuto, nello stesso anno, spese per l’edilizia scolastica. Infine, vengono stanziati 40 milioni per il 2015 per il finanziamento di indagini diagnostiche dei solai e dei controsoffitti degli edifici scolastici.

NO SPONSOR PER FINANZIARE PERCORSI FORMATIVI
Per finanziare i percorsi formativi e iniziative diretti a garantire un maggiore coinvolgimento degli studenti nonché una valorizzazione del merito scolastico e dei talenti, il preside potrà utilizzare sì finanziamenti esterni, ma non quelli derivanti da sponsorizzazioni.

ISTRUZIONE ADULTI
Per sostenere e favorire nuovi assetti organizzativi e didattici, per aumentare l’istruzione degli adulti, il ddl prevede che il Miur – entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della riforma – dovrà modificare le norme in merito.

ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
Il ddl rafforza il collegamento fra scuola e mondo del lavoro. In particolare, introduce una previsione di durata minima dei percorsi di alternanza scuola-lavoro negli ultimi 3 anni di scuola secondaria di secondo grado (almeno 400 ore negli istituti tecnici e professionali e almeno 200 ore nei licei), prevede la possibilità di stipulare convenzioni anche con gli ordini professionali e dispone che l’alternanza può essere svolta durante la sospensione delle attività didattiche e anche con la modalità dell’impresa formativa simulata.

MATERIE OPZIONALI 2° BIENNIO E ULTIMO ANNO SUPERIORI
Le scuole introdurranno, anche utilizzando la quota di autonomia, insegnamenti opzionali nel secondo biennio e nell’ultimo anno delle scuole superiori.

CURRICULUM STUDENTE FARÀ MEDIA PER ESAME STATO
Per l’esame di Stato delle scuole superiori la commissione d’esame terrà conto del curriculum dello studente.

ARRIVA POTENZIAMENTO PER TUTTE LINGUE UE
Valorizzazione e potenziamento delle competenze linguistiche, con particolare riferimento all’italiano, ‘nonché alla lingua inglese e alle altre lingue comunitarie’, anche mediante utilizzo della metodologia Content language integrated learning.

PIÙ ATTIVITÀ IN LABORATORIO
Il testo, in particolare all’articolo 2 (sull’autonomia scolastica) prevede il ‘potenziamento delle metodologie laboratoriali e della attività di laboratorio’.

STOP CYBERBULLISMO E DISPERSIONE
La commissione, durante l’esame, ha approvato l’emendamento della relatrice per il contrasto al cyberbullismo e alla dispersione scolastica. Dunque tra gli obiettivi nazionali che le scuole dovranno garantire dovrà esserci il ‘contrasto’ della dispersione scolastica, al bullismo della e dovrà essere garantita ‘la più ampia inclusione scolastica’. Non solo perché le scuole dovranno garantire il diritto allo studio degli alunni ‘con bisogni educativi speciali’ anche attraverso percorsi individualizzati e personalizzati.

TECNICO INFORMATICO SCELTO TRA PERSONALE ATA
Le scuole potranno individuare – nell’ambito dell’organico dell’autonomia – il personale Ata per il coordinamento del contesto amministrativo e informatico delle attività del Piano nazionale della scuola digitale.

EQUIPOLLENZA LAUREE 3+2 E TITOLI ACCADEMIE
È riconosciuta ‘l’equipollenza’ alla laurea triennale, magistrale e alla specializzazione dei titoli rilasciati da scuole e istituzioni formative nei settori di competenza del ministero dei Beni culturali.

ARRIVANO 56 MLN PER AFAM IN 2015-2022
Il Fondo per il funzionamento amministrativo e didattico delle istituzioni statali dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam) è incrementato di 7 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2015 al 2022.

A MENSA ALIMENTI A KM ZERO E DA AGRICOLTURA BIO
Le istituzioni che gestiscono le mense scolastiche potranno inserire nei bandi di gara, per l’affidamento dei servizi, criteri di priorità per l’inserimento di prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero, proveniente dall’agricoltura biologica, a ridotto impatto ambientale e di qualità e della pesca sociale.

TECNICHE PRONTO SOCCORSO IN TUTTI I CICLI
Per promuovere la conoscenza delle tecniche di primo soccorso nelle scuole elementari, medie e superiori saranno attivate ‘iniziative specifiche’ rivolte agli studenti.

IN REGISTRO IMPRESE ALBO PMI PER ALTERNANZA
Presso le Camere di commercio sarà istituita una apposita sezione speciale del Registro delle imprese a cui dovranno essere iscritte le Pmi per l’alternanza scuola-lavoro.

CHI USA EDIFICI È RESPONSABILE
Gli esterni che usufruiranno dell’edificio scolastico per effettuare attività di scuola saranno responsabili ‘in odine di sicurezza e al mantenimento del decoro degli spazi’.

CARTA DEL PROF
500 euro annui per ciascun anno scolastico per l’aggiornamento e la formazione dei docenti di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. Non costituisce retribuzione accessoria né reddito imponibile.

CHI INSEGNERA’ INGLESE, MOTORIA E MUSICA ALLA PRIMARIA

La versione finale del maxiemendamento approvato il 25 giugno al Senato ci dice come si comporrà l’organico della scuola primaria.




ITALIA – Foibe: per cinquant’anni il silenzio della storiografia

È in queste voragini dell’Istria, cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo, che fra il 1943 e il 1947 sono stati gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani.

La prima ondata di violenza esplose subito dopo la firma dell’armistizio, l’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano “nemici del popolo”. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini. Lo racconta Graziano Udovisi, l’unica vittima del terrore titino che riuscì a uscire da una foiba. È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico, è la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia. Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce.

Nel febbraio del 1947 l’Italia ratifica il trattato di pace che pone fine alla Seconda guerra mondiale: l’istria e la Dalmazia vengono cedute alla Jugoslavia. Trecentocinquantamila persone si trasformano in esuli. Scappano dal terrore, non hanno nulla, sono bocche da sfamare che non trovano in Italia  accoglienza. Non suscita solidarietà chi sta fuggendo dalla Jugoslavia, da un paese comunista alleato dell’URSS, in cui si è realizzato il socialismo reale. La vicinanza ideologica con Tito è la ragione per cui il PCI non affronta il dramma, appena concluso, degli infoibati. Ma non è solo il PCI a lasciar cadere l’argomento nel disinteresse. Come ricorda lo storico Giovanni Sabbatucci, la stessa classe dirigente democristiana considera i profughi dalmati “cittadini di serie B” e non approfondisce la tragedia delle foibe. I neofascisti, d’altra parte, non si mostrano particolarmente propensi a raccontare cosa avvenne alla fine della seconda guerra mondiale nei territori istriani. Fra il 1943 e il 1945 quelle terre sono state sotto l’occupazione nazista, in pratica sono state annesse al Reich tedesco.

Per quasi cinquant’anni il silenzio della storiografia e della classe politica avvolge la vicenda degli italiani uccisi nelle foibe istriane. È una ferita ancora aperta, “perché – ricorda ancora Sabbatucci – è stata ignorata per molto tempo”. Il 10 febbraio del 2005 il Parlamento italiano ha dedicato la giornata del ricordo ai morti nelle foibe. E’ iniziata solo da un decennio l’elaborazione di una delle pagine più angoscianti della nostra storia.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Montecitorio durante la giornata del ricordo degli italiani gettati nelle cavità carsiche:

“Il Parlamento con decisione largamente condivisa ha contribuito a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato le vittime delle foibe e l’esodo degli italiani giuliano -dalmati nel corso del Giorno del Ricordo, celebrato a Montecitorio. “Per troppo tempo – ha aggiunto il Presidente – le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia”.

Alla celebrazione è intervenuta anche il presidente della Camera Laura Boldrini, che ha parlato di “un debito” italiano verso le vittime e “di una violenza brutale” rispetto alla quale “dobbiamo assumerci la responsabilità di aver negato o teso a oscurare la verità”. Il Giorno del Ricordo è stato istituito nel 2004 per ricordare le oltre diecimila vittime gettate nelle cavità carsiche ai confini orientali del nostro Paese tra il 1943 e il 1945 per ordine del dittatore jugoslavo Tito intenzionato a ‘slavizzare’ territori che erano stati a lungo italiani, come l’Istria e Fiume. Nel suo intervento, Boldrini ha lamentato che questo oblio sia stato dovuto “per calcoli diplomatici o convenienze internazionali”. Quella tragedia, ha detto fra l’altro la presidente della Camera, “è un monito per il passato e per il futuro: contro l’intolleranza, le dittature, le guerre e ogni tendenza a nascondere la verità”. Durante la celebrazione, che si è svolta nella sala della Regina della Camera dei deputati, Mattarella ha consegnato i premi alle scuole vincitrici del concorso nazionale ‘La Grande Guerra e le terre irredente dell’Adriatico orientale nella memoria degli italiani’, promosso dal Miur.




Io c’ero. Vi presento il Mattarella interventista, tra bombe all’uranio e Missione Arcobaleno

Le guerre, è noto, alimentano e rafforzano la criminalità organizzata, ma nel 1999, il ministro della Difesa, Sergio Mattarella, ex magistrato, sembrava non saperlo, quando con il presidente del Consiglio Massimo D’Alema appoggiò la partecipazione dell’Italia all’operazione Allied Force, con la quale la NATO era intervenuta nella guerra del Kosovo.

Il governo italiano,   messo duramente alla prova da un’opinione pubblica che si mostrava quantomeno scettica nei confronti del primo vero episodio di interventismo militare italiano dal secondo dopoguerra (se ovviamente si fa eccezione della prima guerra del golfo, in occasione della quale l’apporto dell’aeronautica italiana si limitò ad una funzione logistica e d’appoggio), iniziò a vacillare e a mostrare sintomi di incoerenza e paradossalità nell’azione, impegnandosi contemporaneamente sui fronti militare e umanitario di uno stesso conflitto. Decise prontamente di intervenire, gettando sin dal 28 marzo, le basi di una grande missione di relief a favore dei profughi kosovari, denominata Missione Arcobaleno, anche in risposta all’allarme lanciato dall’UNHCR, preoccupato dall’entità dell’esodo di massa, la cui misura eccedeva le proprie capacità operative.

Prendendo atto della vastità delle proporzioni dell’emergenza e della debolezza del tessuto socio-economico nel quale stava avvenendo, caratterizzato da “forti carenze di infrastrutture primarie” (Dossier Protezione Civile), si decise per un’azione che si imperniasse nelle consolidate relazioni bilaterali con l’Albania. In un primo momento (almeno dalla prima presentazione esposta dal Ministro dell’Interno Iervolino) sembrava che la Missione Arcobaleno dovesse limitarsi ad un ruolo di coordinamento istituzionale (Protezione civile e Prefetture), sotto la guida del Ministero dell’Interno e del Ministero della Sanità, per l’accoglienza di 25.000-30.000 profughi nel territorio italiano. Tuttavia le dimensioni dell’esodo instradarono il Governo verso l’ipotesi di una raccolta fondi privata, la cui gestione sarebbe stata attribuita ad un esperto esterno, figura immediatamente individuata nel Prof. Vitale.

La campagna di sottoscrizione fu imponente e accompagnata da un lato dalla grande solidarietà degli italiani, dall’altro da forti proteste provenienti dalla società civile, soprattutto quella di matrice pacifista, la quale obiettava l’incoerenza dell’azione di Governo.

Con la missione circa 5.000 kosovari furono trasferiti dalla Iugoslavia alla ex-base Nato Comiso di in Sicilia dove alloggiarono in quelli che furono gli alloggi dei soldati americani che vi stanziarono durante la guerra fredda.

Lo scandalo scoppiò dopo un servizio di Striscia la Notizia effettuato dagli inviati Fabio e Mingo ed un articolo pubblicato dal Corriere della Sera e ripreso dal settimanale Panorama, che denunciò furti e sprechi nell’ambito della missione Arcobaleno pubblicando un’ampia inchiesta il 20 agosto 1999. Ciò diede vita ad un’indagine guidata dall’allora pubblico ministero Michele Emiliano, che portò al rinvio a giudizio di 19 delle 24 persone coinvolte nelle indagini.

Il 17 maggio 2012 la seconda sezione penale del tribunale di Bari ha concluso la vicenda dichiarando il “non luogo a procedere per intervenuta prescrizione di tutti i reati”. Nessuno degli imputati è stato condannato.

Nell’estate del 1999, c’era Sergio Mattarella a Palazzo Chigi, quando l’Italia ricevette dalla Nato un documento con cui si mettevano in guardia i paesi dell’Alleanza contro i rischi possibili di metallo pesante residuale in veicoli corazzati. Infatti, i militari italiani inviati nei Balcani,  senza istruzioni e protezioni, si sono ammalati a causa dell’uranio impoverito.

I metalli pesanti sono stati generati dall’esplosione delle bombe  che la Nato ha utilizzato per bombardare la ex Jugoslavia poco prima dell’ intervento italiano nei Balcani come Forza Multinazionale di pace.

I nostri uomini stanno morendo lentamente, come candele al vento, in seguito alla mutazione cancerosa delle cellule. E sono oggi curati da medici-ricercatori italiani in Inghilterra. Sono state riconosciute cause e fatti di servizio, ma le vittime devono costantemente scontrarsi con la burocrazia italiana, perchè le terapie devono essere autorizzate dall’Italia e questo comporta un percorso burocratico che in molti casi rende impossibili le cure. Ritardare anche di un solo giorno significherebbe compromettere per sempre l’effetto delle cure e dunque andare in modo irreversibile verso la morte. In Inghilterra ci sono professori italiani,  che sanno curare i militari colpiti da patologia dell’uranio impoverito e che potrebbero  farlo in Italia, ma si tagliano continuamente i fondi per la sanità, mentre si continua a sprecare denaro pubblico in armamenti.

Negli stessi giorni il ministro della Difesa, Mattarella, approvava la legge di riforma delle Forze Armate che aboliva di fatto il servizio di leva obbligatorio. Una lama a doppio taglio, perchè esempi negativi di milizie mercenarie la storia ne ha dati molti. In questi mesi, il governo Renzi, ha riproposto la Naia, il servizio di leva obbligatorio. Che il Bel Paese si stia preparando a un grande conflitto? Perchè ripristinarlo proprio ora?