ITALIA – Tra il sacro e il profano: la toponomastica femminile di Padova

di Nadia Cario

La quasi totale assenza dei nomi femminili dalle intitolazioni di strade, monumenti, busti e statue crea un vuoto di riferimenti nell’immaginario collettivo: ben poche donne hanno superato l’invisibilità e l’oblio assurgendo a protagoniste di una strada, a Padova, come in gran parte delle nostre città.

Questo itinerario si snoda lungo le vie del centro padovano con il proposito di far conoscere alcuni vissuti di donne illustri ricordate nella toponomastica locale e di sante, che non possono mancare in una città storicamente legata al papato e con una forte presenza di chiese e conventi.

Punto di partenza è il passaggio pedonale che collega piazza Insurrezione a via San Fermo intitolato ad Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (Venezia 1646–Padova 1684), la prima donna laureata.

Era il 1678. Quando a Padova e a Venezia si sparse la notizia che la sua domanda di laurea era stata accolta, la curiosità andò alle stelle tanto che la discussione dei puncta, il 25 giugno alle 9 del mattino, venne spostata nella Cappella della Beata Vergine del vicino Duomo data la grande affluenza di presenti. Elena Cornaro discusse le sue tesi con tale perizia che, tralasciata la votazione segreta di rito, fu laureata per acclamazione tra l’entusiasmo generale.

Sarebbero trascorsi altri 50 anni prima che un’altra donna, Laura Bassi, potesse vedersi riconoscere lo stesso privilegio a Bologna, e ancora un altro mezzo secolo per l’Università di Pavia, dove nel 1777 si laureò Maria Amoretti.

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Foto 1 Passaggio Cornaro Piscopia            

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Foto 2 Busto nella navata centrale della Basilica del Santo

 

Nelle immediate vicinanze, incastonata nel muro di una casa medievale, c’è incisa la scritta via Gigantessa che ricorda l’antico nome della via derivante dalla presenza di una grande statua di donna posta sul pilastro all’entrata di un’abitazione, ora non più presente.

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Foto 3 Via Gigantessa

 

Percorrendo via San Fermo in direzione sud-est, superata la casa comunale di Palazzo Moroni, si incontra il Bo, sede dell’Università di Padova: ai piedi della scalinata che dal piano terra dell’antico cortile porta alle prestigiose aule del piano superiore, ecco la statua di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia donata da Caterina Dolfin nel 1772.

Attraversato il cortile nuovo di Giurisprudenza, ristrutturato tra il 1939 e il 1945, si entra in via San Francesco.

In direzione est, alla terza traversa a sinistra, il vicolo santa Margherita prende il nome dalla chiesetta omonima. L’odonimo era già presente nel 1275 col nome di contrada. Margherita, martire cristiana, nata nel III secolo ad Antiochia in Siria, venne decapitata all’età di 15 anni, nel 305: è considerata la patrona dei contadini e invocata dalle partorienti.

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Foto 4 Targa Vicolo Santa Margherita

 

Di fronte alla chiesetta c’è l’edificio che un tempo era l’ospedale di San Francesco Grande, fortemente voluto da Sibilla de Cetto (1350 circa–1421) e da lei fatto realizzare sulle sue proprietà immobiliari. Pose la prima pietra il 29 ottobre 1414: per la gestione volle intorno a sé un gruppo di sole donne. Qui si svolsero “…quattro secoli di assistenza e cura (1414-1798)”, qui nacque la clinica, la cura accanto al malato.

In questo complesso monumentale da poco restaurato il 5 giugno 2015 è stato inaugurato il Museo di Storia della Medicina, visitabile.

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Foto 5 Ex sede dell’ospedale San Francesco Grande ora sede del MUSME.

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Foto 6 S. de Cetto nell’atto di donare l’ospedale di San Francesco – Dipinto di Dario Varotari, 1579

 

Ripercorsa via S. Francesco brevemente a ritroso e imboccata sulla sinistra la via del Santo, i nostri piedi passano dal porfido quadrato ai ciottoli tondi levigati entrando nella via della poeta e suonatrice Gaspara Stampa (Padova 1523-Venezia 1554). Dotata di una buona educazione letteraria e artistica, intellettualmente vivace e ottima conversatrice, ospitava un salotto letterario nella sua casa di Venezia, con la sorella e la madre. Un suo busto, unica presenza femminile, è eccezionalmente presente in un gruppo scultoreo nelle vicinanze, in Prato della Valle,.

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Foto 7 Via Gaspara Stampa        

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Foto 8 Busto di Gaspara Stampa in Prato della Valle

Dal Prato della Valle attraverso un breve percorso per le antiche strade s’incontra via Isabella Andreini Canali (Padova 1562-Lione 1604): letterata, scrittrice, rimatrice e attrice. Isabella è stata un’artista conosciuta e apprezzata a livello europeo, girando con la Compagnia dei Gelosi. Venne ammessa, cosa molto rara per una donna, all’Accademia degli Intenti di Pavia con il nome L’Accesa.

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Foto 9 Via Isabella Andreini

Imboccata la prima strada a destra ci si imbatte nell’intellettuale-filosofa-geologa Stefania Etzerod Omboni (Londra 1839–Padova 1917). Nata da madre inglese e padre tedesco, educata in Belgio e vissuta in Russia, giunse a Padova nel 1870 per studiare filosofia e geologia e vi si stabilì. Carattere laico e improntato all’agire sociale per migliorare la qualità della vita, considerava fondamentale cogliere le evoluzioni e i cambiamenti di pensiero circa il concetto di educazione dei fanciulli e della donna. Fondò e collaborò alla nascita di parecchi istituti fondamentali per questo scopo come l’istituto per l’infanzia abbandonata, l’asilo per donne sole, la scuola professionale femminile, l’unione morale, l’ufficio di assistenza, l’università popolare, l’associazione padovana contro l’accattonaggio, la cucina economica. Collaborò inoltre con testate giornalistiche di emancipazione femminile.

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Foto 10 Targa Via Stefania Omboni

Proseguendo per via Barbarigo, la seconda strada a sinistra è dedicata a santa Rosa, un tempo contrada. In questo luogo esisteva un convento di monache domenicane trasferitesi nel 1666.

Santa Rosa in vita era Isabella Flores de Oliva (Lima Perù 1586–1617). Figlia di una nobile famiglia caduta in rovina, a vent’anni prese come modello di vita santa Caterina da Siena. Allestì così nella casa materna una sorta di ricovero per i bisognosi, dove prestava assistenza ai bambini e agli anziani abbandonati, soprattutto a quelli di origine india.

Padova, via S. Rosa - Cario N.

Foto 11 Via S. Rosa

Si imbocca via Bomporti – prima strada a destra – e si attraversa via Vescovado per poi continuare per via Dietro Duomo. Oltrepassata via dei Tadi, si arriva in via Accademia: all’angolo con piazza Capitaniato sul muro sopra all’aula studio universitaria una targa omaggia la città di Padova riproducendo un brano tratto da “La bisbetica domata” di Shakespeare ambientata proprio qui:

… per il grande desiderio che avevo di vedere la bella Padova, culla delle arti, sono arrivato…

Ed a Padova son venuto, come chi lascia uno stagno per tuffarsi nel mare, ed a sazietà cerca di placare la sua sete.

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Foto 12 Targa con iscrizione da “La bisbetica domata”

 

Lasciato alle nostre spalle l’elogio del drammaturgo continuiamo per via Dondi dall’Orologio per raggiungere l’ultima tappa di questo percorso: la piazzetta che si apre alla fine della via antistante il teatro Verdi è dedicata a Lucia Valentini Terrani (Padova 1946–Seattle 1998), cantante lirica. Diplomatasi al Conservatorio, vinse nel 1972 il concorso internazionale “Voci rossiniane” cominciando così a farsi conoscere dal grande pubblico. Il successo alla Scala nel 1973 con la Cenerentola di Gioacchino Rossini la lanciò nella scena internazionale.

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Foto 13 Piazzetta Lucia Valentini Terrani

 




ITALIA – Bari: uno stradario al maschile

Ci sono molti modi per conoscere una città. La prima cosa che facciamo quando dobbiamo visitare un nuovo territorio alla scoperta dei nostri punti di interesse è affidarci a uno stradario. Ma lo stradario non è uno strumento neutro che ci condurrà solo verso destinazioni ignote. Attraverso le strutture fisiche fatte di strade, viali, giardini, piazze e spazi pubblici che contribuiscono a definire lo scenario urbano e a decidere del carattere della città, lo stradario con il suo carico di memoria nel quale restano intrappolate le tradizioni e la storia della comunità, partecipa a definire l’identità del suo territorio. Ci trasmetterà informazioni importanti sulla sua stessa essenza: è una città che vuole ricordare il suo passato o lo ha rimosso? In che modo lo rievoca? Sarà stata ‘giusta’ nel distribuire i diversi tributi alla memoria o sarà una memoria mutilata? Quale immagine vuole fornire di sé?

Bari neo città metropolitana di oltre 300.000 abitanti, dedica solamente 90 strade alle donne, contro ben 1220 intitolate agli uomini, su una rete viaria di oltre 2.200 aree di circolazione. Più della metà degli spazi urbani sono dedicati a politici, uomini della storia locale nazionale ed estera, statisti, pontefici e solo un modesto 7% ricorda donne che per buona parte sono sante, madonne, suore e martiri, principalmente concentrate nel nucleo antico della città e nel quartiere murattiano, mentre le laiche, sparse qua e là nel resto del territorio urbano, sono appena una quarantina. Una sola scienziata, appena sette letterate e una trentina di figure storiche la maggior parte delle quali appartenente alla casa Savoia. Le donne della politica locale sono un numero minimo rispetto alle numerosissime intitolazioni maschili presenti ovunque: sono l’assessora leccese Renata Fonte assassinata dalla mafia, la prima sindaca pugliese Maria Chieco Bianchi, Ada del Vecchio Guelfi impegnata nella lotta per la parità e i diritti delle donne, Luigia de Marinis prima donna nel consiglio comunale a Bari e Giustina Rocca di Trani, passata alla storia come prima avvocata al mondo.

Con il lavoro fatto da Toponomastica femminile, lo stradario di Bari con i suoi numeri ci parla e ci descrive una città ‘distratta’ che, come molte altre, ha privilegiato la memoria storica dei suoi uomini, dimenticando il contributo importante e fondamentale di tante donne meritevoli di ricordo. Ma le scelte toponomastiche sono anche figlie del tempo nel quale le intitolazioni sono effettuate: e ora è arrivato il momento di prendere decisioni iverse in direzione della parità di genere e del rispetto dell’intera comunità, i tempi sono maturi. Lo richiede la Storia, ma dovrebbe essere la scelta etica di una città moderna e con ambizioni metropolitane.

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Largo Susan Sontag

Scrittrice e saggista statunitense, ha studiato presso le università di Chicago, Harvard e Oxford.  Autrice di quattro romanzi, una raccolta di racconti, diverse opere teatrali e saggi, tra i quali La malattia come metafora e L’AIDS e le sue metafore. I suoi libri sono tradotti in trentadue lingue. Nel 2001 ha ricevuto il Premio Gerusalemme, nel 2003 il Premio Principe delle Asturie per la letteratura e il Premio per la Pace dei librai tedeschi.

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Via Renata Fonte

Segretaria cittadina del Partito Repubblicano, assessora alla cultura e alla pubblica istruzione nel Comune di Nardò, Renata Fonte era una donna forte, determinata e molto impegnata nel sociale e nella difesa del parco naturale di Porto Selvaggio dalla lottizzazione e dalla speculazione edilizia. Viene uccisa con tre colpi di pistola la notte del 30 marzo 1984, mentre raggiunge la sua abitazione a Nardò, in provincia di Lecce.

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Largo Candida e Ave Stella

Candida e Ave Maria Stella sorelle torinesi, insegnanti di lettere, si trasferirono a Bari impegnandosi nell’Azione Cattolica e a favore degli immigrati costituendo il CISCAI (Centro Internazionale Scambi Culturali e Accoglienza Immigrati). Verso la fine degli anni Cinquanta fondarono il circolo culturale “Il Leggio” che svolse un importante ruolo nella cultura barese.

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Via Luigia De Marinis

Tabacchina della Manifattura nel dopoguerra, Luigia De Marinis è stata la prima  donna eletta nel consiglio comunale di Bari nelle liste del Partito Comunista. Fu una delle protagoniste delle battaglie sindacali tra gli anni Cinquanta e Sessanta, per la difesa dei diritti della donna e per il riconoscimento delle malattie professionali. Fondamentale il suo impegno istituzionale per lo sviluppo del quartiere Libertà negli anni tra il 1946 e il 1952.

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Via Maria Chieco Bianchi

Prima sindaca pugliese, ha retto il comune di Fasano dal 1949 al 1954. Durante il suo mandato furono realizzate, tra le opere più importanti, l’elettrificazione delle frazioni di Fasano e del Canale di Pirro, l’istituzione dell’annuale Mostra dell’artigianato fasanese e dalla gara automobilistica Fasano-Selva. Si candidò, e venne eletta, alla Camera dei deputati nel Partito Nazionale Monarchico nella circoscrizione Bari-Foggia.

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Via Ada Del Vecchio Guelfi

Nata a Bari, Ada Del Vecchio è stata sindacalista, consigliera comunale del gruppo socialista nel ’47, poi dirigente del Partito Comunista Italiano. Antifascista, si impegnò particolarmente nella lotta per la parità del voto e i diritti delle donne e si occupò della condizione di salute delle operaie alla Manifattura dei tabacchi di Bari. Nel 1953 venne eletta in Parlamento. Nel 1963 tornò alla militanza socialista impegnandosi principalmente sui temi dell’emancipazione e dell’uguaglianza delle donne.

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Via Santa Scorese

Vittima di femminicidio a soli 23 anni. Nata a Bari nel 1968, Santa Scorese a 15 anni presta volontariato presso la Croce Rossa Italiana. Impegnata nell’apostolato cristiano, partecipa attivamente alla vita del movimento fondato da Chiara Lubich. Dopo la maturità classica, si iscrive al corso di laurea in pedagogia presso l’ università di Bari.  E’ venerata come serva di Dio, vergine e martire dalla Chiesa cattolica.

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 Via Giustina Rocca

Giustina Rocca di Trani è passata alla storia come la prima avvocata al mondo. Uno dei personaggi più illustri della storia giudiziaria di Trani del XV secolo, si occupò di delicate questioni diplomatiche tra le città di Trani e Venezia. Si dice abbia ispirato il personaggio di Porzia di Belmonte del Mercante di Venezia di Shakespeare.

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Giardino Rita Majerotti

Nata a Castelfranco Veneto, Rita Majerotti era una insegnante elementare militante nel Partito socialista. Trasferita a Bari nel 1915, svolge un ruolo di primo piano nel contesto rivoluzionario pugliese. Nel 1921 aderisce al Partito Comunista d’Italia contribuendo alla costituzione dei gruppi femminili comunisti. Nel 1922 viene arrestata a Trieste mentre si reca a Mosca, nel 1926 torna in Italia ma viene di nuovo arrestata a Milano.

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Giardini Chiara Lubich

Silvia Lubich detta Chiara, nata a Trento, è stata la fondatrice e prima presidente del Movimento dei Focolari. È considerata una delle voci spiritualmente più produttive nel panorama mondiale, con un impegno di primo piano sul fronte del dialogo e dell’unità tra movimenti e comunità ecclesiali all’interno della Chiesa cattolica, tra le religioni e tra persone di diverse convinzioni. Nel gennaio 2015 è stato avviato il processo di beatificazione e canonizzazione.