Il gap nello spazio

Fino ad oggi, su un totale di 556 viaggiatori dello spazio, 60 sono di genere femminile: Russia, India, Cina, Stati Uniti, Corea del Sud, Canada, Francia, Iran, Giappone, Regno Unito e, con Samantha Cristoforetti, anche l’Italia ha mandato una donna nello spazio.

Sebbene la prima partecipazione di una donna a un programma di esplorazione spaziale avvenne nel 1963, poco dopo l’inizio dei viaggi con equipaggiamento umano, ci vollero circa vent’anni perché l’evento si ripetesse; durante gli anni ’80 diverse donne furono incluse nelle missioni spaziali (soprattutto statunitensi) fino a rendere abbastanza comune la loro presenza.

Un piccolo passo per una donna un grande passo per l’umanità

In questo elenco, accompagnato dalle immagini, sono incluse astronaute (partecipanti a programmi statunitensi), cosmonaute (parte di programmi sovietici) e taikonaute (viaggiatrici dello spazio per l’agenzia spaziale cinese).




ITALIA – Da Margherita a Samantha

di Claudia Antolini

Il gruppo di ricerca Toponomastica femminile vuole festeggiare il rientro di Samantha Cristoforetti dedicandole il reportage di questa settimana, tratto dalla mostra Toponomastica femminile: donne e lavoro, esposta fino al 3 maggio alla Centrale Montemartini di Roma. La mostra, prevedeva infatti una sezione su astronome, astrofisiche ed astronaute, di cui riportiamo immagini e testi, e alcuni pannelli fotografici sulle strade intitolate a donne di scienza.

La città di Padova ha recentemente attribuito il nome di Margherita Hack a un parco cittadino.

PD_Parco Margherita Hack1_Nadia Cario

Le prime donne che si dedicarono alla disciplina astronomica furono essenzialmente delle osservatrici, intente a catalogare gli astri e a redigere tavole astronomiche.

Le astronome di cui abbiamo ricevuto memoria erano spesso affiancate da una figura maschile preminente – un marito, un tutore, un fratello, un padre che forniva loro l’istruzione negata dalle istituzioni. Considerate dunque “le assistenti” di chi ufficialmente ricopriva l’incarico, le astronome non vengono mai menzionate nei libri di storia, eppure il loro apporto non fu per nulla trascurabile.

Il fenomeno non è certo nuovo. Spesso il contributo scientifico femminile è stato inglobato nella ricerca svolta dalle figure maschili di riferimento e la maternità di alcune scoperte effettuate da donne ha valso importanti riconoscimenti ai loro collaboratori.

Bisogna aspettare tempi più recenti perché le donne con la testa tra le stelle ricevano la meritata attenzione: oggi la loro visibilità è più alta sia nella scienza che nell’esplorazione, grazie ad alcune personalità indiscusse e alla crescente presenza di astronaute nelle missioni spaziali internazionali.

Diapositiva1a   Diapositiva2a

Diapositiva3a   Diapositiva4a

Diapositiva5a    Diapositiva6a

Diapositiva7a

 

Un piccolo passo per una donna un grande passo per l’umanità

Fino ad oggi, su un totale di 536 viaggiatori dello spazio, 59 sono di genere femminile: Russia, India, Cina, Stati Uniti, Corea del Sud, Canada, Francia, Iran, Giappone, Regno Unito e, con Samantha Cristoforetti, anche l’Italia ha mandato una donna nello spazio.

Sebbene la prima partecipazione di una donna a un programma di esplorazione spaziale avvenne nel 1963, poco dopo l’inizio dei viaggi con equipaggiamento umano, ci vollero circa vent’anni perché l’evento si ripetesse; durante gli anni ’80 diverse donne furono incluse nelle missioni spaziali (soprattutto statunitensi) fino a rendere abbastanza comune la loro presenza.

In questo elenco, sono incluse astronaute (partecipanti a programmi statunitensi), cosmonaute (parte di programmi sovietici) e taikonaute (viaggiatrici dello spazio per l’agenzia spaziale cinese).

Diapositiva1b Diapositiva2b Diapositiva3b Diapositiva4b Diapositiva5b Diapositiva6b Diapositiva7b