Libere (!) e pensanti. Primo maggio tarantino

Forte è stata la grinta espressa da chi ha organizzato (tra cui il musicista Roy Paci e l’attore Michele Riondino) e da chi ha partecipato alla quinta edizione del Concerto del Primo Maggio a Taranto: “Non è città dell’acciaio!” è stato l’urlo di chi sul palco ha raccontato a quasi cinquantamila persone provenienti anche dall’estremo Sud e dall’estremo Nord testimonianze dirette e indirette, di chi anche da Brescia ha urlato la solidarietà al popolo tarantino che chiede giustizia e un altro tipo di economia;Nonostante tutto – ha gridato sul palco Celeste Fortunato, portavoce del movimento Tamburi Combattenti – noi oggi siamo qui. Noi non possiamo portare i nostri figli nei parchi a giocare perché i terreni sono contaminati, noi non possiamo stendere il bucato se prima non puliamo i balconi … abbiamo una costante paura di ammalarci!”.

Eppure il 4 maggio nel porto di Taranto è arrivato un carico di più di 23.000 tonnellate di pet coke, sostanza cancerogena che col vento ricopre tutti i centri abitati, e il 6 maggio l’UE ha dato il via libero ad Arcelor-Mittal, il gruppo franco-indiano, per l’acquisto dell’ILVA con un pacchetto correttivo che prevede la vendita di sei degli impianti per garantire la concorrenza e che, secondo la Commissaria UE, dovrebbe anche contribuire a imprimere un’accelerazione agli urgenti interventi di risanamento ambientale della zona di Taranto”. Ma come?

Sento ancora nelle orecchie il grido “Senza la gente non si decide niente!”, slogan della manifestazione organizzata per “Massafra vuole respirare” svoltasi il 30 giugno dello scorso anno con la partecipazione di un centinaio di associazioni, comitati, amministrazioni che nella provincia di Taranto, da tempo tormentata dall’inquinamento sotto il ricatto dell’occupazione, stanno assistendo, ma stavolta non inermi, alla costruzione di un secondo inceneritore al quale è stato deciso di affiancarne anche un terzo per l’incenerimento dei fanghi.

Forte anche allora la grinta comunicativa e argomentativa di Rossano Ercolini, maestro elementare toscano, insignito nel 2013 del premio Goldman Prize,e fondatore del movimento “Zero rifiuti Italia”. Dopo la presentazione delle motivazioni della manifestazione da parte del Dott. Delio Monaco che ha pure evidenziato, per esempio, che prima dell’approvazione degli inceneritori non c’era lo studio Sentieri, Rossano Ercolini ha invitato tutti e tutte a vincere il cinismo per un nuovo civismo che vede nell’economia circolare e, quindi, nella raccolta differenziata spinta e nella strategia “rifiuti zero” l’unica alternativa per un futuro in cui il nostro territorio sia risanato e ritorni a respirare. Ciò non significa non poter fare impresa ma certo significa slegarla dai crimini ambientali, come pure quello legato al gasdotto in Salento, e da quella che il maestro ha chiamato “egonomia”.

E… invece Massafra il 15 aprile scorso, presieduta proprio dal suo ex Sindaco, ha visto la Provincia autorizzare il terzo inceneritore per “Rifiuti speciali” e Taranto, nel comprensibile scetticismo di chi giorno dopo giorno documenta e denuncia casi di slopping finalizzato alla maggiore produzione di acciaio, si candida a essere una realtà-laboratorio del progetto “Verso una rete internazionale per l’ecologia integrale” avviato dall’Università Pontificia Antonianum.

Siamo nel pieno di una dura e lunga battaglia nella quale o vinciamo tutti/e o perdiamo tutti/e, assunto non chiaro a chi, come alcuni giornalisti locali, a volte vuole semplicemente vederci ignoranza dei manifestanti e avversità nei confronti del singolo imprenditore.




ITALIA – Programmate nuove mobilitazioni No Triv: prossima tappa a Barletta

Proseguono le assemblee pubbliche dei No Triv in Terra di Bari con l’appuntamento del 26 agosto in Piazza Caduti a Barletta alle 19.30 in cui verranno affrontate proposte operative in vista della mobilitazione indetta per il 18 settembre presso la Fiera del Levante, data in cui sarà convocata la Conferenza delle Regioni del Sud sul tema delle trivellazioni in prosecuzione dell’incontro di Termoli del 24 luglio.

” Riteniamo inestimabile il valore culturale dei nostri mari e non accettiamo di barattare il nostro ambiente per scelte di sviluppo senza presente e senza futuro. Rivendichiamo il diritto delle popolazioni di scegliere quale debba essere il modello di sviluppo compatibile con il territorio che quotidianamente vivono.

Per questi motivi negli ultimi due mesi abbiamo organizzato assemblee, partecipato ad eventi culturali e manifestazioni pubbliche per informare e sensibilizzare i cittadini pugliesi sui rischi legati alle trivellazioni in mare e in terra.

Molte sono state le adesioni al nostro appello di bloccare i procedimenti in corso, tra cui quella di Caparezza, che durante il concerto del 31 luglio a Santeramo in Colle ha espresso dal palco il suo forte sostegno, abbracciando lo spirito con cui vengono portate avanti le lotte dai movimenti.

Ringraziamo anche Paola Turci, che dopo il concerto di Spinazzola del 14 agosto ha dimostrato la sua sensibilità nei confronti del territorio ascoltando il nostro appello e supportandoci con affetto.

Speriamo col nostro lavoro di continuare a tenere alta l’attenzione pubblica nei confronti dei temi ambientali e della sostenibilità della gestione delle risorse in modo che altri comuni possano fare pressioni concrete sulla Regione e sul Governo, come già avvenuto con le deliberazioni del Consiglio Comunale proposte dalla Rete Regionale No Petrolio, costituitasi il 28 giugno a Monopoli, ed approvate sotto la nostra continua sollecitazione nei comuni di Giovinazzo, Molfetta e Barletta, seppur con qualche modifica rispetto al testo proposto.

L’assemblea pubblica NO TRIV del 18 agosto scorso, tenutasi in piazza Ferrarese a Bari, ha visto la presenza di diversi comitati e collettivi, nonché di molti singoli e singole. Si è descritto lo stato dell’arte: le nove concessioni per le prospezioni geosismiche nei nostri mari sono ormai trascritte in Gazzetta Ufficiale.

Benché Puglia e Calabria abbiano fatto ricorso al TAR del Lazio contro tali procedimenti, è evidente che si tratti del minimo indispensabile che le istituzioni regionali potessero fare. In primis, perché il ricorso non è un atto di indirizzo politico, ma semplicemente una contestazione della procedura amministrativa, e in secondo luogo, perché nessuno assicura che il TAR (specialmente alla luce del Decreto“Sblocca Italia”) possa esprimersi in maniera favorevole. Del resto, il caso del rigetto del ricorso sulla Tap parla chiaro.

Serve quindi un atto più forte e concreto, che potrebbe essere l’adozione da parte di almeno cinque consigli regionali, di una delibera volta a indire un referendum popolare per l’abolizione dell’art. 35 del Decreto Sviluppo, che riguarda i procedimenti in mare entro le 12 miglia. Tale provvedimento da un lato ha vietato le attività petrolifere in mare all’interno delle 12 miglia dalla costa ma dall’altro ha fatto salvi i procedimenti in itinere, rilanciando di fatto alcuni progetti molto impattanti. Pertanto in questo caso il tema del referendum sarebbero i procedimenti in corso in mare all’interno delle 12 miglia per le quali non si è pervenuti ancora alla definizione del provvedimento di autorizzazione finale. Non dimenticando quanto emerso dal documento sottoscritto, tra le altre realtà, dal Coordinamento No Ombrina 2015, in cui si propone di allargare la consultazione referendaria anche agli artt. 37 e 38 dello Sblocca Italia, riguardanti nello specifico l’estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi ed il titolo concessorio unico.

Purtroppo i tempi sono davvero strettissimi: la dead-line per indire un’eventuale consultazione referendaria che si attui nella primavera 2016 è il 30 settembre prossimo. Il governatore Emiliano, dopo settimane di chiacchiere e spacconate, ha infine chiarito di non avere la volontà di fare questo passo, dichiarando che il “referendum chiesto dalle Regioni apre lo scontro istituzionale con Governo assai dannoso per tutti” (TW, 16/08/2015). Anche la stampa regionale non ha ben inteso il senso delle rivendicazioni verso la mobilitazione del 18 settembre, preferendo rimanere sulla posizione dell’indizione di un tavolo istituzionale.

L’assemblea ha infine deciso di promuovere una manifestazione interregionale (il 18/08 a Bari erano presenti anche realtà lucane) per il 18 settembre presso la Fiera del Levante, in concomitanza con la Conferenza delle Regioni del Sud, indetta dai governatori sul tema delle trivellazioni in mare.

Attraverso una mobilitazione partecipata e costruita dal basso, l’obiettivo è premere sulle istituzioni affinché indichino il referendum. Non siamo alla ricerca di un tavolo istituzionale sterile (Emiliano, Pittella e soci sanno benissimo quali siano le richieste dei movimenti NoTriv), ma vogliamo costruire una mobilitazione in grado di esprimere dei rapporti di forza tali da condurre ad un risultato certo. È evidente che, dopo l’esperienza dei referendum per l’acqua pubblica, con una straordinaria vittoria dei movimenti e una successiva mancata applicazione dei quesiti da parte delle istituzioni, non ci sia troppa fiducia nei confronti dell’ “arma” referendaria: alcuni interventi erano molto critici a riguardo, ma è anche vero che al momento, dal punto di vista procedurale, l’ottenimento dello stesso è l’unico mezzo per bloccare un ingranaggio che sembra girare piuttosto velocemente.

Ovviamente serve anche un lavoro di informazione capillare attraverso volantinaggi, momenti di piazza e tutte le altre forme di comunicazione che possano venire in mente. Ogni gruppo locale si impegnerà sui propri territori.

Nei prossimi giorni (dobbiamo essere davvero molto celeri) verranno discussi nella mailing list Piattaforma e percorso della manifestazione, lanciando altri eventi territoriali di preparazione.

Prossimi appuntamenti:

il 26 agosto è convocata un’assemblea/manifestazione in Piazza Caduti a Barletta, alle ore 19.30;
il 30 agosto è convocata l’assemblea della Rete Pugliese “No petrolio” a Monopoli presso la Sala riunioni del Carmine, alle ore 18:00;
altre assemblee sono in procinto di essere convocate a Taranto e Molfetta.
Il 12 settembre invece è stata convocata un’altra manifestazione autonoma con diverse realtà ambientaliste (“No Renzi Day”) e anche Cobas ed altri movimenti costruiranno qualcosa per quella data.

La mobilitazione NO TRIV contro le trivellazioni a terra e in mare, in cui far confluire l’adesione dei gruppi regionali e locali che parteciperanno o porteranno il loro contributo, è venerdì 18 settembre presso la Fiera del Levante.

Adesso serve costruire una piattaforma condivisa con pochi punti su cui fissare l’attenzione che siano spunto per proseguire la mobilitazione anche dopo settembre, senza cristallizzarsi solo sulla questione referendaria, ma riprendendo il tema dello Sblocca Italia e sviluppandolo.

COORDINAMENTO NAZIONALE NO TRIV (ABRUZZO) – Il rinvio sine die della seduta del Consiglio regionale dell’11 agosto, nel corso della quale si sarebbe dovuto discutere di una risoluzione urgente per tentare di fermare “Ombrina mare” e le trivelle entro le 12 miglia marine, è un chiaro indizio di instabilità politica che potrebbe determinare una serie di conseguenze sul piano del contrasto alla petrolizzazione da parte della nostra Regione.

Paradossalmente, i lavori venivano aggiornati a settembre, alla ripresa delle attività del Consiglio regionale, mentre a Roseto degli Abruzzi ben 5.000 persone partecipavano al “No Triv – Concerto per l’Adriatico” per dire NO AGLI IDROCARBURI e NO ALLE TRIVELLE.

Il quadro è allarmante: il procedimento relativo ad Ombrina mare procede spedito verso l’autorizzazione delle attività estrattive, mentre la Spectrum Geo sta tentando di sferrare un colpo mortale a tutto il Mare Adriatico con la tecnica dell’air-gun.

Il tempo stringe e la crisi in Regione pone problemi molto seri.

Nel frattempo il Presidente del Consiglio Renzi e il Sottosegretario MISE Vicari dichiarano che lo Sblocca Italia non è responsabile di alcuna autorizzazione a trivellare e che «confondere scientemente le attività di ricerca con le attività estrattive significa prestare il fianco alla demagogia».

Se questa è la risposta del Governo alle Regioni, che a Termoli (24 luglio) e a Roma (29 luglio) hanno chiesto di fermare le attività estrattive nel Mar Adriatico e nel Mar Jonio, la strada del “dialogo” con l’Esecutivo nazionale è divenuta chiaramente impraticabile.

TRIVELLE ZERO (MARCHE) – Arrivano nel mare marchigiano le trivelle del Governo Renzi: ecco le prove delle piattaforme in arrivo.

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Fotografata a S. Maria di Leuca una piattaforma in viaggio verso il mare di Ancona.

Le piattaforme in realtà sono due, la Bonaccia NW e la Clara NW. Otto i nuovi pozzi (quattro per piattaforma) e 15 km di nuove tubazioni sottomarine.

Nei Decreti stessi si riconoscono i gravi rischi per il mare Adriatico, ma si va avanti lo stesso!

Le trivelle entreranno presto in azione nel mare marchigiano di fronte ad Ancona.

Gli attivisti si sono accorti dell’avvio dei progetti grazie ad un fotografo che ha immortalato il passaggio di una piattaforma chiedendo informazioni al Forum Italiano dell’Acqua. Dopo una breve ricerca si è risaliti al fatto che da La Spezia ai primi di agosto è partita alla volta del mare marchigiano la piattaforma Bonaccia NW dell’ENI seguita a breve un’altra piattaforma, la Clara NW. Anche diversi siti online di La Spezia avevano commentato la partenza delle due strutture verso il mare marchigiano (ad esempio, http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Economia/Navalmare-varata-anche-la-piattaforma-188529.aspx). In tutto saranno presto perforati e messi in produzione 8 pozzi.

Secondo il sito del traffico marittimo di fronte ad Ancona sta già operando un pontone della Saipem (il Saipem3000, si allega mappa e posizione ieri).

Si tratta di due progetti approvati, per quanto riguarda la Valutazione di Impatto Ambientale, dal Governo Renzi nel settembre 2014. Segue una breve descrizione dei progetti.

Bonaccia NW: il Decreto interministeriale di Valutazione di Impatto Ambientale per la piattaforma Bonaccia NW è stato emanato il 9 settembre 2014 (D.M. n.0000222) con parere favorevole della Regione Marche (Decreto dirigenziale del 09/05/2015 a firma di David Piccinini, Responsabile unico del Procedimento Velia Cremonesi). Essa è inserita nel contesto di sviluppo della concessione B.C17.TO situata in Mar Adriatico a 60 km dalla costa all’altezza di Ancona. Il progetto prevede l’installazione di una nuova piattaforma a 4 gambe (Bonaccia NW), la perforazione, completamento e messa in produzione, per circa 25 anni, di quattro nuovi pozzi direzionati (Bonaccia NW1 Dir, Bonaccia NW 2 Dir, Bonaccia NW 3 Dir e Bonaccia NW 4 Dir) e la posa e installazione di due condotte sottomarine di lunghezza 2,2 km per il trasporto di gas e aria da Bonaccia NW a Bonaccia. Prevede lo scarico a mare di acque di strato (le acque che vengono estratte assieme agli idrocarburi) per circa 30 mc/giorno con concentrazioni di oli minerali fino a 40 milligrammi/litro. Tutte le informazioni sul sito del Ministero dell’Ambiente: http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Info/539

Nel Decreto subsidenza (l’abbassamento del suolo a causa delle estrazioni dal sottosuolo) prescrizione A.21

Clara NW: il Decreto interministeriale di Valutazione di Impatto Ambientale per la piattaforma Bonaccia NW è stato emanato il 17 settembre 2014 (D.M. n.0000227) con parere favorevole della Regione Marche (Decreto dirigenziale del 09/05/2015 a firma di David Piccinini, Responsabile unico del Procedimento Velia Cremonesi). Il Campo Gas Clara Est è ubicato nell’Off-shore Adriatico, nella costa marchigiana di Ancona, all’interno della Concessione di Coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi B.C13.AS, che si estende su una superficie pari a 395,52 Km2 nel Mar Adriatico Centrale a 45 km dalla costa marchigiana all’altezza di Ancona. Il progetto prevede l’installazione di una nuova piattaforma a 4 gambe (Clara NW), la perforazione, completamento e messa in produzione di quattro nuovi pozzi direzionati (Clara NW 1 Dir, Clara NW 2 Dir, Clara NW 3 Dir e Clara NW 4 Dir), la posa e l’installazione di una condotta sottomarina lunga 13 km, per il trasporto del gas in singola fase da Clara NW all’esistente piattaforma Calipso e l’adeguamento dell’esistente piattaforma Calipso. Prevede lo scarico a mare di acque di strato (le acque che vengono estratte assieme agli idrocarburi) per circa 30 mc/giorno con concentrazioni di oli minerali fino a 40 milligrammi/litro. Tutte le informazioni sul sito del Ministero dell’Ambiente qui: http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Info/587

I due decreti sono molto simili ed evidenziano essi stessi i gravi rischi derivanti dalle attività autorizzate. In particolare colpisce la prescrizione A.8 presente in entrambi gli atti e che riportiamo integralmente, in cui non si escludono incidenti gravi tali da compromettere la qualità ambientale in maniera irreversibile (infatti si parla di misure di compensazione).

Nei due decreti (prescrizione A.21) si parla estesamente del rischio di subsidenza (l’abbassamento del suolo a causa delle estrazioni dal sottosuolo) che deve essere monitorato fino alla costa, un fenomeno che una volta innescato è molto difficile da controllare e che può causare gravissimi problemi, dall’aumento dell’erosione a terremoti.

Incredibilmente nessun cenno viene fatto al rischio sismico, nonostante i gravissimi problemi connessi all’estrazione di metano che stanno emergendo in Olanda a Groningen, con danni per miliardi di euro e 152.000 case da ristrutturare!

Con il famigerato Decreto Sblocca Italia del Governo Renzi tutto ciò rischia di diventare la norma e l’Adriatico sarà alla mercé dei petrolieri. L’informazione dei cittadini è del tutto assente e si opera in un clima di scarsissima trasparenza. Sul sito del Ministero i documenti richiesti per le ottemperanze delle prescrizioni non sono pubblicati. La Campagna TrivelleZero nelle Marche è nata proprio per contrastare queste pericolosissima deriva petrolifera partendo dall’informazione dei cittadini per uscire da un’era fossile, nonostante un Governo che vuole proiettare l’Italia verso l’energia del passato. E’ letteralmente scandaloso che lo scenario del rischio sia prodotto dopo l’autorizzazione  e non sia stato valutato preliminarmente dal Ministero dell’Ambiente e dalla Regione Marche e non sia pubblicato neanche ora.




ITALIA – Xylella a Torchiarolo, mentre è in attuazione il Piano Silletti. Primi casi in Corsica

I tre focolai di Torchiarolo sono ora considerati parte integrante della “zona infetta” da Xylella Fastidiosa. Ai sette alberi al confine tra le province di Brindisi e Lecce è stato quindi riservato un trattamento differente rispetto agli uliveti di Oria, così come già annunciato dalla Regione e ora posto nero su bianco nel testo di una determina del 31 luglio scorso.
La zona cuscinetto di conseguenza non è stata ampliata, in quanto i dieci chilometri già individuati oltre il limite dell’area “rossa” del profondo Salento sono stati ritenuti sufficienti.
Torchiarolo si aggiunge così ai 27 siti già localizzati e identificati nelle mappe regionali come luoghi in cui ci sono ulivi contagiati. La nuova delimitazione delle aree, che differisce di pochissimo rispetto a quella già stabilita nelle scorse settimane, è cosa fatta, nel rispetto delle direttive del decreto ministeriale del 19 giugno scorso che rendono esecutive in Italia e principalmente in Puglia (dove c’è l’emergenza) le misure europee adottate con la decisione di esecuzione del 18 maggio. Una zona infetta e una cuscinetto, almeno 10 chilometri attorno a quella “clou”.
Gli alberi di Torchiarolo per i quali il 27 luglio scorso sono stati comunicati – a seguito di analisi di conferma – risultati positivi alla Xylella, per la loro distribuzione territoriale, costituiscono secondo il servizio Agricoltura della Regione Puglia «tre focolai puntiformi che ricadono nell’area cuscinetto già delimitata il primo giugno 2015».
È stata perciò aggiornata la “zona infetta” e deciso che «non è necessario ampliare la zona cuscinetto in quanto risulta sostanzialmente rispettato il limite di 10 chilometri stabilito».
La cartografia è consultabile sul sito istituzionale della Regione Puglia, e in particolare nel portale dedicato all’emergenza Xylella. Sarà ora il dirigente dell’ufficio Osservatorio fitosanitario a trasmettere copia del provvedimento ai presidenti delle province di Lecce, Brindisi e Taranto, al sindaco di Torchiarolo, alle organizzazioni professionali di categoria e al commissario straordinario Giuseppe Silletti che sta provvedendo alla redazione del piano stralcio “bis” con il quale saranno programmati i prossimi interventi. Il Consiglio dei ministri ha prorogato di sei mesi, e quindi fino a febbraio 2016, lo stato di emergenza e ha conferito a Silletti il potere di indennizzare gli agricoltori che provvederanno in proprio all’eradicazione del batterio e all’abbattimento delle piante colpite dalla “peste degli ulivi”.

Firmato il decreto che dichiara lo stato di calamità e attiva il Fondo di solidarietà nazionale, per la prima volta in Italia per un’emergenza fitosanitaria.Ora si possono attivare le procedure per ripartire gli 11 milioni stanziati con il decreto agricoltura del 2 luglio. Gli interventi previsti con la dichiarazione di stato di calamità sono: spese rate dei mutui e dei contributi assistenziali e previdenziali- Risarcimenti per mancato reddito- Prevista compensazione per abbattimento degli alberi, in base alla stima del valore che verrà resa definitiva nei prossimi giorni.  Le aziende potranno presentare domanda alla Regione Puglia per gli indennizzi. Secondo le leggi europee possono accedere a queste misure le aziende agricole che dimostrano una perdita superiore al 30% della loro produzione lorda vendibile.

2. Rimborsi da piano Silletti

Una parte dei 13 milioni di budget del Commissario di protezione civile vengono impiegati per la copertura dei danni subiti dalle Aziende vivaistiche non agricole, dalle Aziende agricole con danni sotto il 30% e dai Proprietari di uliveti non agricoltori. Sono previsti risarcimenti per ogni eventuale albero abbattuto. Per i vivaisti vengono previsti anche contributi per una serie di investimenti che aiutano a certificare indenni le piante, come ad esempio quelli in sistemi di protezione contro insetto vettore.

3. Potenziamento della ricerca con focus su soluzioni

Per la lotta al batterio si potenzia la ricerca con uno studio europeo a guida italiana e uno nazionale che si rapporti con il primo. Sul primo fronte nel Comitato Horizon 2020 è stata approvata una ricerca europea specifica sulla Xylella che sarà coordinata dal Cnr di Bari con un finanziamento di quasi 7 milioni. A livello nazionale si prevede la creazione di un programma che coinvolga un gruppo di università a partire da quelle pugliesi, con la creazione in Salento di un campo sperimentale dove testare le possibili soluzioni contro la fitopatia.

4. Potenziamento analisi: obiettivo 80 mila analisi in tutta Italia

Per il monitoraggio in Italia e in Puglia il Mipaaf sta attivando convenzioni con più reti di laboratori. Obiettivo: 10 mila analisi a livello nazionale e 70 mila analisi in Puglia entro un anno

5. 500 tecnici del Corpo forestale diventano agenti fitosanitari

Per aumentare l’attività di monitoraggio 500 tecnici del Corpo forestale vengono qualificati come agenti fitosanitari. Aumenta anche la dotazione del personale del Corpo forestale in Puglia.

6. Finanziamento buone pratiche agricole con Psr

Il Ministero lavora in stretto contatto con la Regione Puglia per prevedere nel Psr di prossima approvazione il finanziamento stabile delle buone pratiche agricole e di misure volte al contenimento dell’insetto vettore.

I risultati del contrasto alla diffusione del batterio Xylella:

Trentatrè mila analisi in tutta Italia – nessun Paese europeo ha fatto tanto.  Dichiarato indenne da Xylella il territorio italiano ad esclusione delle province di Lecce e Brindisi. Sessantadue mila ettari lavorati con buone pratiche agricole nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto, grazie alla partecipazione imponente degli agricoltori.1200 km lineari di interventi nelle strade, ferrovie, aree pubbliche. Analisi e ricerca sul fenomeno di disseccamento con le migliori esperienze scientifiche italiane e con un forte confronto con ricercatori esteri.

PARIGI – Sale a ventidue il numero di ritrovamenti di xylella fastidiosa su piante nel sud della Corsica. Altri nove casi di contaminazione sono stati confermati nelle scorse ore dalle autorità locali, per le quali si tratta di sottospecie diversa da quella comparsa in Puglia.

Per ora il batterio è stato individuato solo su piante di poligala, piccoli arbusti dai fiori violacei usati a scopo ornamentale, in giardini e aiuole pubbliche. “Tutti gli altri prelievi effettuati, anche su piante sensibili al batterio, sono risultati finora negativi”, ha precisato la prefettura. Il microrganismo individuato, inoltre, appartiene a una sottospecie “molto diversa” da quella che ha colpito gli ulivi pugliesi, detta “multiplex”.

Sull’isola è stata avviata un’indagine epidemiologica, coordinata dalle autorità dipartimentali insieme a specialisti dell’Istituto nazionale di ricerche agronomiche. L’obiettivo è determinare l’origine delle piante contaminate e comprendere le modalità e i tempi del loro arrivo in Corsica. Nel frattempo, “le misure adeguate sono state immediatamente messe in atto per isolare i vegetali colpiti”.

Si spiega ancora: “Sono state definite zone infettate del raggio di 100 metri, e zone tampone da 10 chilometri, per contenere la possibile diffusione, mentre i proprietari delle piante sono stati invitati a disinfestarle e sradicarle subito, poi conservarle in sacchi ermetici fino al termine del divieto estivo di accendere fuochi”.

Il mese scorso il ministero dell’agricoltura francese aveva annunciato il ritrovamento del batterio killer sulle foglie di una pianta simile al mirto, presente sempre in Corsica.




ITALIA – Il marò, Salvatore Latorre, a Taranto per motivi di salute

Il presidente della Repubblica ha  parlato della questione dei Marò: «Nel momento in cui celebriamo la Festa della Liberazione, il mio pensiero va anche ai due fanti di Marina, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, che da oltre tre anni attendono giustizia. A loro è rivolto il mio incoraggiamento con l’associazione che l’impegno dell’Italia nei loro confronti non si è attenuato».

Massimiliano Latorre in questi giorni ha fatto visita ai commilitoni della fregata Aliseo nel porto di Taranto. Il fuciliere di marina al centro dell’annosa querelle giudiziaria che oppone Italia e India da diversi anni insieme al collega Salvatore Girone, s’è presentato in mattinata alla base navale tarantina dove ha incontrato amici e un suo congiunto imbarcati sulla nave che ha appena terminato un’importante operazione militare del Gruppo Navale Onu congiunta a mezzi statunitensi, canadesi, turchi, spagnoli e tedeschi.

Si è trattato di un incontro strettamente privato.

Latorre si trova in Italia per poter continuare il percorso di convalescenza dopo l’ictus che lo ha colpito qualche mese fa. Solo nei giorni scorsi la magistratura indiana, in una riunione lampo, aveva “allungato” il permesso per motivi di salute accordato al marò accusato di omicidio, insieme a Girone, per i fatti accaduti nel golfo del Kerala.

Massimiliano Latorre è stato autorizzato a rimanere in Italia fino al 15 luglio. I giudici hanno concesso altri 3 mesi di convalescenza al Marò operato al cuore il 5 gennaio scorso dopo l’ictus che lo ha colpito in India. La decisione è stata presa al termine di un dibattito di una ventina di minuti che ha riesaminato brevemente l’iter giudiziario in cui sono coinvolti Latorre e Salvatore Girone, che si trova ancora in India. «Sicuramente questa proroga consente a Massimiliano di proseguire le cure in un ambiente più salubre quale può essere quello domestico. Questo almeno dal punto di vista fisico. Da quello psicologico sicuramente è un sollievo temporaneo», ha detto all’Ansa la compagna del fuciliere tarantino, Paola Moschetti. Latorre è stato ricoverato in ospedale negli ultimi giorni per un «forte mal di testa». L’ingiustizia – ha spiegato la donna- «c’è a prescindere. A maggior ragione vista la loro innocenza. Non era Massimiliano che deve tornare a New Delhi ma Salvatore che deve rientrare in Italia. Speriamo accada presto».