ITALIA – I tracciati del metanodotto Snam attraversano i focolai di Xylella. Il Tar Lazio dice stop all’eradicazione

I possibili tracciati del metanodotto Snam, che dovrebbe collegare il Tap di Melendugno allo snodo di Mesagne, attraversano i territori su cui sono stati rinvenuti i maggiori focolai di Xylella fastidiosa e su cui sono previsti gli abbattimenti più massicci, a Veglie, Oria e Torchiarolo. Coincidenza? Per il momento è solo questo, nulla più. Ma tanto basta a far sorgere dubbi. E dunque a porre interrogativi. A sollevarli è il Comitato No Tap, che rende note le cartine dei sospetti.
Una situazione attenzionata da tempo, ma che ora diventa una denuncia palese. “Il gasdotto Tap è ‘provvidenziale’ per lo sviluppo del territorio. Questo ha detto il sindaco di ‪Torchiarolo‬ durante il Consiglio comunale di ieri – riferiscono gli attivisti -. Il sindaco ha anche detto che il 22 ottobre incontrerà i rappresentanti‪ Snam‬. Ora è il caso di palesare i nostri dubbi. Era dall’aprile 2014 che marcavamo stretto sul Nord ‪Salento‬ e sulla questione  precisamente da quando in integrazione alla VIA di TAP fu consegnato questo documento:

http://www.va.minambiente.it/File/Documento/106341”

Sono le pagine in cui sono riportati i tre tracciati che dovrebbero collegare il TAP alla rete nazionale del ‪‎gas‬. Come si vede dalle cartine, in alcuni punti attraversano i luoghi in cui nei mesi scorsi si sono tenuti i presidi per impedire i tagli di ulivi in contrada La Duchessa a Veglie e Frascata a Oria, ma anche nelle vicinanze dei focolai di Trepuzzi,Squinzano e Torchiarolo, oltre a Masseria Visciglito di Strudà, dove sono stati denunciati anomali disseccamenti sugli alberi-scultura millenari più importanti del Salento.

Nicola Serinelli, sindaco di Torchiarolo, ribatte ai No Tap e annuncia che l’incontro fissato per il 22 ottobre con Snam è stato annullato “per evitare strumentalizzazioni”. “Premetto che il mio Comune si è già espresso in Consiglio comunale negativamente sull’approdo di Tap nel Brindisino. Snam ci ha inviato una nota dicendo che ha decreti per poter ispezionare i terreni destinati all’attraversamento del metanodotto, sei nel Lecce e tre nel Brindisino. Ho ritenuto doveroso e corretto informare tutti della data del 22, che in ogni caso non sarebbe stata quella di un possibile ok al progetto, perché dovrà esprimersi il Consiglio comunale”. Sulla possibile coincidenza, Serinelli aggiunge: “Io non sono un ingenuo e questa possibilità che ci sia una coincidenza voluta o casuale non mi sfugge. Valuteremo insieme se ci saranno subdoli interessi”.

Intanto nuovi ulivi, nuovi alberelli, a centinaia, sfidando le multe che possono fioccare pesanti, da mille a tremila euro, da  una parte all’altra del Salento, vengono ripiantati in segno di pace e di un passato intero, una sfida al divieto che questa storia prosegua. È la “domenica della disobbedienza”.
Dopo i blocchi stradali, dopo l’occupazione delle campagne per impedire gli abbattimenti, dopo l’amaro in bocca lasciato dalle parole del governatore Michele Emiliano dette  ai sindaci, c’è un popolo che si allarga, diventa sempre più nutrito. Ed è quello degli ulivi. Mattinata nei campi, dunque, con la pala e le nuove piante, acquistate da vivai di fuori provincia, poiché in quelli leccesi c’è il blocco totale delle vendite.

È un movimento spontaneo, alimentato dai social network ma anche dai ritrovi presidiati in questi mesi dagli attivisti. E’ il rifiuto delle misure più estreme imposte dal Piano Silletti: finora ha trovato porte aperte solo al Tar Lazio. Niet totale dalla politica, in parte anche dai Comuni. È finita pure la luna di miele, durata una campagna elettorale, tra attivisti ed Emiliano.

Nelle scorse ore, di fronte ai sindaci del nord Salento, il presidente della Regione ha ribadito che “il batterio non può essere sconfitto o arrestato nella sua espansione se non attraverso l’abbattimento delle piante malate nonché di quelle che circondano le piante infette, secondo le direttive ricevute dall’Unione europea”.

Il cambio di passo annunciato prima dell’insediamento per il momento è un passo indietro. “Emiliano poi dice anche che la Regione spenderà soldi per la sperimentazione, per studiare la convivenza alberi-batterio… Ma se li abbatti come fai a sperimentare? – chiede Luigi Russo, presidente del Csv Salento – Cristos Xiloyannis (docente dell’Università della Basilicata e nome di punta dell’agricoltura sostenibile nel Mediterraneo, ndr) l’altra sera ripeteva a Veglie che il “piano non può che fallire”, perché ha basi scientifiche incerte e mai dimostrate, che l’eradicazione si è sempre dimostrata inutile, come è accaduto e accade con le batteriosi in giro per il mondo”.

Ma qualcosa si muove all’orizzonte e porta in grembo il ripensamento della storia e del paesaggio salentino: “Si è deciso – ha detto Emiliano – di chiedere al ministero dell’Agricoltura e al commissario Silletti di valutare di integrare la quota dei risarcimenti già fissata a 160 euro circa per pianta, anche con un’ulteriore quota di 38 euro finalizzata al temporaneo reimpianto di nuove specie coltivabili”. Che ulivi, di certo, non sono.

Lo stop del Tar Lazio all’eradicazione degli ulivi arriva anche per dieci proprietari di Trepuzzi e Squinzano, che si affiancano, dunque, ai ventidue che hanno già ottenuto la sospensiva a Torchiarolo. Il decreto emesso  congela, limitatamente alle proprietà dei ricorrenti, i tagli imposti dal Piano Silletti bis e dalle notifiche dei giorni scorsi.
Fissa la discussione della domanda cautelare in sede collegiale alla Camera di Consiglio del 4 novembre prossimo, stessa data per la discussione dei ricorsi dei proprietari torchiarolesi. Stavolta, però, gli ulivi sono tutti in territorio leccese, in agro di Trepuzzi. E anche per loro la presidente della I Sezione del Tar Lazio, Giulia Ferrari, ha riconosciuto che dall’ordine di estirpazione delle piante di olivo, impartito con i provvedimenti impugnati, “deriva ai ricorrenti un danno grave e irreparabile, perché irreversibile”, che dunque c’è non solo per le piante sane nel raggio di cento metri da quelle malate, ma anche per quelle infette.

Per il momento, dunque, ruspe ferme anche su dieci terreni trepuzzini. È il primo risultato incassato con l’accoglimento dell’istanza di misure cautelari provvisorie proposta dai ricorrenti, rappresentati, al pari di 21 olivicoltori di Torchiarolo, dagli avvocati Mariano Alterio e Mario Tagliaferro, con la consulenza legale di Nicola Grasso, docente di diritto Costituzionale presso l’Università del Salento.

Il ricorso è stato proposto “contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, Commissario Delegato per Fronteggiare il Rischio Fitosanitario alla diffusione della Xylella nel territorio della Regione Puglia, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Regione Puglia”.

È stato richiesto l’annullamento, previa sospensione dell’efficacia, degli atti emessi dal dirigente del Servizio Agricoltura della Regione Puglia l’1 ottobre scorso, gli stessi con cui è stato fatto obbligo agli agricoltori di abbattere, entro dieci giorni, gli alberi considerati “infetti”.




ITALIA – Xylella a Torchiarolo, mentre è in attuazione il Piano Silletti. Primi casi in Corsica

I tre focolai di Torchiarolo sono ora considerati parte integrante della “zona infetta” da Xylella Fastidiosa. Ai sette alberi al confine tra le province di Brindisi e Lecce è stato quindi riservato un trattamento differente rispetto agli uliveti di Oria, così come già annunciato dalla Regione e ora posto nero su bianco nel testo di una determina del 31 luglio scorso.
La zona cuscinetto di conseguenza non è stata ampliata, in quanto i dieci chilometri già individuati oltre il limite dell’area “rossa” del profondo Salento sono stati ritenuti sufficienti.
Torchiarolo si aggiunge così ai 27 siti già localizzati e identificati nelle mappe regionali come luoghi in cui ci sono ulivi contagiati. La nuova delimitazione delle aree, che differisce di pochissimo rispetto a quella già stabilita nelle scorse settimane, è cosa fatta, nel rispetto delle direttive del decreto ministeriale del 19 giugno scorso che rendono esecutive in Italia e principalmente in Puglia (dove c’è l’emergenza) le misure europee adottate con la decisione di esecuzione del 18 maggio. Una zona infetta e una cuscinetto, almeno 10 chilometri attorno a quella “clou”.
Gli alberi di Torchiarolo per i quali il 27 luglio scorso sono stati comunicati – a seguito di analisi di conferma – risultati positivi alla Xylella, per la loro distribuzione territoriale, costituiscono secondo il servizio Agricoltura della Regione Puglia «tre focolai puntiformi che ricadono nell’area cuscinetto già delimitata il primo giugno 2015».
È stata perciò aggiornata la “zona infetta” e deciso che «non è necessario ampliare la zona cuscinetto in quanto risulta sostanzialmente rispettato il limite di 10 chilometri stabilito».
La cartografia è consultabile sul sito istituzionale della Regione Puglia, e in particolare nel portale dedicato all’emergenza Xylella. Sarà ora il dirigente dell’ufficio Osservatorio fitosanitario a trasmettere copia del provvedimento ai presidenti delle province di Lecce, Brindisi e Taranto, al sindaco di Torchiarolo, alle organizzazioni professionali di categoria e al commissario straordinario Giuseppe Silletti che sta provvedendo alla redazione del piano stralcio “bis” con il quale saranno programmati i prossimi interventi. Il Consiglio dei ministri ha prorogato di sei mesi, e quindi fino a febbraio 2016, lo stato di emergenza e ha conferito a Silletti il potere di indennizzare gli agricoltori che provvederanno in proprio all’eradicazione del batterio e all’abbattimento delle piante colpite dalla “peste degli ulivi”.

Firmato il decreto che dichiara lo stato di calamità e attiva il Fondo di solidarietà nazionale, per la prima volta in Italia per un’emergenza fitosanitaria.Ora si possono attivare le procedure per ripartire gli 11 milioni stanziati con il decreto agricoltura del 2 luglio. Gli interventi previsti con la dichiarazione di stato di calamità sono: spese rate dei mutui e dei contributi assistenziali e previdenziali- Risarcimenti per mancato reddito- Prevista compensazione per abbattimento degli alberi, in base alla stima del valore che verrà resa definitiva nei prossimi giorni.  Le aziende potranno presentare domanda alla Regione Puglia per gli indennizzi. Secondo le leggi europee possono accedere a queste misure le aziende agricole che dimostrano una perdita superiore al 30% della loro produzione lorda vendibile.

2. Rimborsi da piano Silletti

Una parte dei 13 milioni di budget del Commissario di protezione civile vengono impiegati per la copertura dei danni subiti dalle Aziende vivaistiche non agricole, dalle Aziende agricole con danni sotto il 30% e dai Proprietari di uliveti non agricoltori. Sono previsti risarcimenti per ogni eventuale albero abbattuto. Per i vivaisti vengono previsti anche contributi per una serie di investimenti che aiutano a certificare indenni le piante, come ad esempio quelli in sistemi di protezione contro insetto vettore.

3. Potenziamento della ricerca con focus su soluzioni

Per la lotta al batterio si potenzia la ricerca con uno studio europeo a guida italiana e uno nazionale che si rapporti con il primo. Sul primo fronte nel Comitato Horizon 2020 è stata approvata una ricerca europea specifica sulla Xylella che sarà coordinata dal Cnr di Bari con un finanziamento di quasi 7 milioni. A livello nazionale si prevede la creazione di un programma che coinvolga un gruppo di università a partire da quelle pugliesi, con la creazione in Salento di un campo sperimentale dove testare le possibili soluzioni contro la fitopatia.

4. Potenziamento analisi: obiettivo 80 mila analisi in tutta Italia

Per il monitoraggio in Italia e in Puglia il Mipaaf sta attivando convenzioni con più reti di laboratori. Obiettivo: 10 mila analisi a livello nazionale e 70 mila analisi in Puglia entro un anno

5. 500 tecnici del Corpo forestale diventano agenti fitosanitari

Per aumentare l’attività di monitoraggio 500 tecnici del Corpo forestale vengono qualificati come agenti fitosanitari. Aumenta anche la dotazione del personale del Corpo forestale in Puglia.

6. Finanziamento buone pratiche agricole con Psr

Il Ministero lavora in stretto contatto con la Regione Puglia per prevedere nel Psr di prossima approvazione il finanziamento stabile delle buone pratiche agricole e di misure volte al contenimento dell’insetto vettore.

I risultati del contrasto alla diffusione del batterio Xylella:

Trentatrè mila analisi in tutta Italia – nessun Paese europeo ha fatto tanto.  Dichiarato indenne da Xylella il territorio italiano ad esclusione delle province di Lecce e Brindisi. Sessantadue mila ettari lavorati con buone pratiche agricole nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto, grazie alla partecipazione imponente degli agricoltori.1200 km lineari di interventi nelle strade, ferrovie, aree pubbliche. Analisi e ricerca sul fenomeno di disseccamento con le migliori esperienze scientifiche italiane e con un forte confronto con ricercatori esteri.

PARIGI – Sale a ventidue il numero di ritrovamenti di xylella fastidiosa su piante nel sud della Corsica. Altri nove casi di contaminazione sono stati confermati nelle scorse ore dalle autorità locali, per le quali si tratta di sottospecie diversa da quella comparsa in Puglia.

Per ora il batterio è stato individuato solo su piante di poligala, piccoli arbusti dai fiori violacei usati a scopo ornamentale, in giardini e aiuole pubbliche. “Tutti gli altri prelievi effettuati, anche su piante sensibili al batterio, sono risultati finora negativi”, ha precisato la prefettura. Il microrganismo individuato, inoltre, appartiene a una sottospecie “molto diversa” da quella che ha colpito gli ulivi pugliesi, detta “multiplex”.

Sull’isola è stata avviata un’indagine epidemiologica, coordinata dalle autorità dipartimentali insieme a specialisti dell’Istituto nazionale di ricerche agronomiche. L’obiettivo è determinare l’origine delle piante contaminate e comprendere le modalità e i tempi del loro arrivo in Corsica. Nel frattempo, “le misure adeguate sono state immediatamente messe in atto per isolare i vegetali colpiti”.

Si spiega ancora: “Sono state definite zone infettate del raggio di 100 metri, e zone tampone da 10 chilometri, per contenere la possibile diffusione, mentre i proprietari delle piante sono stati invitati a disinfestarle e sradicarle subito, poi conservarle in sacchi ermetici fino al termine del divieto estivo di accendere fuochi”.

Il mese scorso il ministero dell’agricoltura francese aveva annunciato il ritrovamento del batterio killer sulle foglie di una pianta simile al mirto, presente sempre in Corsica.