GRECIA – Tsipras si dimette con una lettera al popolo greco. Pronto il nuovo partito

Alexis Tsipras si dimette, e cerca un nuovo “forte mandato” del “popolo sovrano” per continuare l’opera riformatrice della quale rivendica i meriti e per fare uscire la nazione dall’austerità: il premier greco ha fatto l’annuncio delle sue dimissioni nel corso di un discorso in diretta tv, aprendo dunque la strada a nuove elezioni. Fonti di governo citate dalla stampa greca parlano del 20 settembre come data più che probabile. Una decisione che sembra sostenuta dalle prime reazioni dalla Ue, che auspica un governo forte che porti avanti il programma di riforme. La Grecia va dunque al quinto voto politico nel giro di poco più di un anno, nel giorno in cui arrivano i primi 13 miliardi dall’Esm, e all’indomani del voto cruciale del Parlamento tedesco che dà il via libera definitivo al mega-prestito da 86 miliardi di euro, in cambio di nuove, stringenti misure di austerità. Una mossa, questa del voto anticipato, che serve a Tsipras a non dare tempo alle opposizioni – che non rappresentano al momento un avversario temibile – di organizzarsi, ma soprattutto a evitare che il blocco di Piattaforma di Sinistra interno a Syriza, che ha votato contro gli accordi con i creditori, abbia tempo di separarsi dal partito, consolidarsi e rappresentare una minaccia alle urne. Il premier conta infatti sulla sua perdurante popolarità: negli ultimi sondaggi oltre il 60% dei greci ne approva l’operato, nonostante la mancata promessa sulla fine dell’austerità. E le misure votate dal Parlamento, notano gli osservatori, non hanno ancora iniziato a farsi sentire sulla già provata società greca. “Andrò dal presidente della Repubblica a presentare le dimissioni. Il mandato che ho ricevuto il 25 gennaio ha fatto il corso. Ora il popolo sovrano deve decidere, voi dovete decidere se siamo riusciti a portare il paese su una strada positiva, voi dovete decidere se siamo in grado di portare il paese all’uscita dal memorandum, se abbiamo avuto coraggio” nel negoziato, ha affermato il premier, sottolineando che forse – con l’arrivo dei primi finanziamenti internazionali – “potremmo esser entrati nella fase finale di questa difficile situazione”. “Voi ci giudicherete – ha proseguito – così come giudicherete quelli che hanno proposto il ritorno alla dracma o che hanno continuato a servire il vecchio sistema”. Ma io “ho la coscienza a posto, in questi mesi ho combattuto per il mio popolo”.

Parlando proprio della difficile intesa raggiunta a luglio con i creditori, il primo ministro ha spiegato ai suoi connazionali che il nuovo piano di aiuti “non è quello che volevamo ma era il migliore che potessimo ottenere date le circostanze”, ed ha citato le ‘vittorie’ ottenute del tavolo negoziale, tra cui il surplus primario allo 0.25% invece che al 3 inizialmente voluto dalla troika, e “i licenziamenti dei dipendenti pubblici, diventati una cosa del passato”. “Siamo obbligati a rispettare l’accordo ma senza che siano colpite le classi meno abbienti”, ha enfatizzato. Tsipras, in quello che è di fatto il suo primo discorso della nuova campagna elettorale, si è quindi rivolto ai greci: “Vogliamo un forte mandato, un governo stabile e la solidarietà con la società che vuole le riforme in senso progressista”. La parola ora passa al presidente della repubblica Prokopis Pavlopoulos. La prassi prevede che il capo dello Stato affidi brevi mandati esplorativi al partito arrivato secondo alle elezioni (Nuova Democrazia) e quindi al terzo (i neonazisti di Alba Dorata) per vedere se è possibile formare un altro governo. Ma ci si aspetta che entrambi rinuncino. La guida ad interim dell’esecutivo che porterà il Paese al voto verrà assunta dal presidente della Corte suprema, signora Vassiliki Thanou. Intanto l’Europa sembra reagire con favore all’annuncio, pur non entrando nel merito. “Rapide elezioni in Grecia possono essere un modo per ampliare il consenso per il programma Esm di sostegno alla stabilità appena firmato dal premier Tsipras a nome della Grecia”, ha commentato su Twitter Martin Selmayr, il capo gabinetto del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. E per la portavoce dell’esecutivo Ue Annika Breidthardt “un ampio sostegno per il memorandum d’intesa” sul terzo piano di aiuti “e il rispetto degli impegni saranno la chiave per il successo”.

TSIPRAS: al popolo sovrano la prima e l’ultima parola
di Alexis Tsipras 20 agosto 2015

Greche e greci,
Negli ultimi mesi abbiamo passato tutti noi momenti difficili e drammatici.
La dura trattativa con i creditori è stata una grande prova per il governo e per il paese.
Le pressioni, i ricatti, gli ultimatum, l’asfissia di credito hanno portato ad una situazione senza precedenti.
Tutti l’ha abbiamo vissuta.
Ma tutti abbiamo vissuto la pazienza, la calma, la resistenza del nostro popolo.
La determinazione popolare che ha registrato il referendum.
La decisione di cambiare le cose, di cambiare il paese, di cambiare tutto ciò che ci ha portato alla crisi e la frammentazione sociale.
Cerchiamo di essere chiari:
Senza questa determinazione popolare i creditori o avrebbero imposto assolutamente la loro volontà o ci avrebbero portato al disastro.
Questa determinazione è stata presente in ogni fase dei negoziati.
Questa determinazione offriva forza alla nostra resistenza, alla nostra battaglia giorno per giorno, con le a volte assurde richieste e le minacce dei creditori.
Oggi questa difficile fase si conclude in modo permanente con la ratifica dell’accordo e l’erogazione della prima tranche di 23 miliardi di euro e il pagamento delle obbligazioni del paese sia all’estero che all’interno.
L’economia si respira. Il mercato sarà normalizzato. Le banche dovranno lentamente trovare il loro ritmo normale.
Non si tratta, naturalmente, della fine della difficile situazione che stiamo vivendo ormai da cinque anni.
Ma ho la convinzione che può essere dimostrata dal lavoro e dalla coerenza di tutti noi, l’inizio della fine di questa situazione difficile.
Il passo decisivo verso la normalizzazione del finanziamento della nostra economia.
Un principio che non è facile, ma che ci offre prospettive e opportunità.
Basta che la società resta in piedi e presente.
Calma ed esigente come tutto il periodo precedente.

Greche e greci,
Voglio essere assolutamente sincero con voi.
Non abbiamo avuto l’accordo che abbiamo voluto prima delle elezioni di gennaio.
Non abbiamo affrontato pero anche la reazione che avevamo aspettato.
In questa battaglia abbiamo fatto concessioni.
Ma abbiamo portato un accordo che date le circostanze prevalentemente negative in Europa e dato che abbiamo ereditato dal governo precedente l’assoluto aggancio del paese alle condizioni dei memorandum, era il migliore che si poteva avere.
Questo accordo siamo obbligati a rispettarlo, ma contemporaneamente di dare la battaglia per ridurre al minimo le conseguenze negative.
Nell’interesse dei molti.
Al fine di riconquistare al più presto la nostra sovranità di fronte ai creditori.
Senza accettare come verità infallibili le loro interpretazioni.
Senza accettare tagli orizzontali, le atrocità sui diritti del lavoro, il dissanguare sempre le più deboli forze sociali.
E abbiamo già dimostrato che sappiamo e possiamo lottare per raggiungere molte cose.
Ricordate solo quale era la posizione dei partner prima di questo accordo:
Una proroga di cinque mesi del programma precedente, piena applicazione degli impegni del governo precedente e dopo nuovi prerequisiti per il finanziamento del paese.
A questo momento e dopo il referendum abbiamo approvato un accordo triennale, con un finanziamento assicurato.
Ricordate anche che ci avevano chiesto, l’abolizione immediata delle pensioni EKAS, privatizzazione la rete di energia elettrica e della “piccola DEH – Enel”.
Queste cose non le abbiamo accettate e abbiamo vinto.
Avevano chiesto anche l’applicazione immediata della clausola per il deficit pari a zero per i fondi integrativi dei pensionati.
Nell’accordo vi è un riferimento esplicito alla ricerca di misure equivalenti e siamo pronti a dare questa battaglia.
Anche il ritorno dei rapporti di lavoro e l’impedendo dei licenziamenti collettivi nel settore privato, sono nel nostro obiettivo irremovibile e penso che raggiungeremo anche questo.
I licenziamenti nel settore pubblico sono ormai alle spalle e hanno tornato i guardiani delle scuole, le donne delle pulizie e il personale amministrativo nelle università.
Negli ospedali non c’è più il ticket dei 5 euro, mentre si fa strada la procedura per assumere 4.500 tra medici ed infermieri che sono assolutamente necessari attraverso un concorso pubblico ASEP.
Non dimentichiamo che abbiamo concordato a drammaticamente inferiori surplus primari da quelli del governo precedente, con il risultato il risanamento dei conti pubblici, cioè le misure necessarie, di essere inferiori di 20 miliardi di euro.
Inoltre, il nuovo accordo di finanziamento non è sottoposto al Diritto Inglese con caratteristiche coloniali che avevano accordato i governi greci nei accordi precedenti, ma si riferisce al Diritto Europeo ed Internazionale, mentre il nostro paese mantiene tutti i privilegi e le immunità che proteggono la proprietà pubblica.
Ed infine, per la prima volta con modo cosi esplicito ed inequivocabile, di determina la procedura per la riduzione del valore del debito greco, che è forse il nodo più importante per risolvere il problema greco.
Abbiamo guadagnato allora terreno significativo, senza che ciò significhi che abbiamo ottenuto quello che noi e la gente ci aspettavamo.

Greche e greci,
Ora che questo ciclo difficile si conclude.
E a differenza del solito atteggiamento di molti che considerano purtroppo che sono autorizzati a mantenere i posti, gli offici, gli incarichi indipendentemente dalle condizioni e circostanze sento profondo obbligo morale e politico di mettere al vostro giudizio tutto quello che ho fatto.
Le cose giuste e gli errori.
Gli successi e le omissioni.
Per questo ho deciso di recarmi presto al Presidente della Repubblica a presentare le mie dimissioni e le dimissioni del governo.
Il mandato popolare che ho preso il 25 gennaio ha esaurito i suoi limiti.
E ora deve prendere di nuovo la parola il popolo sovrano.
Voi, con il vostro voto deciderete se abbiamo rappresentato il paese con la determinazione e il coraggio che richiedevano i difficili negoziati con i creditori.
Voi, con il vostro voto, deciderete se l’accordo ottenuto offre le condizioni per superare l’attuale impasse, di recuperare l’economia, per entrare infine alla strada per lasciare indietro i memorandum e la crudeltà che loro comportano.
Voi, con il vostro voto, deciderete chi e come può portare la Grecia nella difficile ma alla fine promettente strada che si apre davanti a noi.
Chi e come potrà negoziare meglio la diminuzione del debito.
Chi e come potrà procedere con passo sicuro e costante alle necessarie, profonde e progressiste riforme che abbiamo bisogno.
È, infine, con il vostro voto, voi vi giudicherete tutti.
Tutti coloro che abbiamo dato la battaglia dentro e fuori il paese, per non trovare la Grecia al plotone di esecuzione.
E quelli che invocando la coerenza ideologica e proponendo pertanto l’opinione che la Grecia ha bisogno dei crediti, cioè memorandum, ma con la dracma, commettono l’estrema incoerenza di convertire in minoranza parlamentare la maggioranza che il nostro popolo ha dato per prima volta al paese, il governo di Sinistra.
Ma anche quelli del vecchio sistema politico e i centri d’intreccio, che per tutto questo tempo ci chiamavano e ci facevano pressioni, coordinati con i più duri centri dei creditori, di firmare qualsiasi cosa che ci mettevano davanti a noi.
Calunniando anche la nostra resistenza come fosse ostruzionismo.

Greche e greci,
mi lascio al vostro giudizio con la mia coscienza tranquilla.
Orgoglioso per la battaglia che io e il mio governo abbiamo dato.
Mi sforzai tutto questo tempo per attenersi a ciò che abbiamo promesso.
Abbiamo negoziato duramente e con persistenza per lungo tempo.
Abbiamo resistere alle pressioni e ai ricatti.
Siamo arrivato è vero in situazioni limite per il popolo e per l’economia.
Abbiamo fatto, tuttavia, il caso della Grecia una questione globale.
Abbiamo fatto la resistenza del nostro popolo bandiera e incentivo di lotta per gli altri popoli europei.
E l’Europa non è la stessa dopo questi difficili sei mesi.
L’idea che si possa finalmente mettere fine all’austerità guadagna terreno.
Le differenze tra le forze democratiche e progressiste europee sono sempre più sentire.
E noi, la Grecia, con prestigio e un raggio di azione molte volte più grande della nostra dimensione abbiamo giocato e giochiamo un ruolo di primo piano nei cambiamenti a venire.
Nel dibattito per il futuro dell’Europa la Grecia sarà in prima linea.
Ieri con una mia lettera ho chiesto dal presidente del Parlamento europeo che il Parlamento europeo acquisisce come istituzione con una legittimazione democratica diretta, un ruolo attivo nel programma di finanziamento greco.
La trasparenza, l’aperto dibattito democratico, il fatto democratico di rendere conto delle azioni di tutti, la valutazione dell’impatto che hanno, dovrà essere ormai parte integrante dell’applicazione del nostro accordo con i partner.

Greche e greci,
Per tutto questo il tempo, nonostante le condizioni dure e difficile del negoziato abbiamo ottenuto anche di lasciare dietro di noi un esempio diverso di governare.
Abbiamo legiferato il pagamento dei debito arretrati allo stato in cento rate, abbiamo preso le misure per la crisi umanitaria, abbiamo riaperto la televisione pubblica ERT, abbiamo presentato il disegno di legge per le frequenze radiotelevisive, abbiamo votato la legge per gli immigrati, abbiamo fatto un intervento decisivo per fermare me miniere d’oro a Skouries e fermare un crimine ambientale, e decine di altre misure e iniziative, che dimostrano questo nuovo modo di governare.
E dimostrano inoltre la nostra decisione di cambiare con coraggio e fiducia il paese, utilizzando il sostegno sociale in obiettivi di riforma.
Davanti a noi abbiamo ancora di dare molte battaglie difficili, questa volta all’interno del paese.
La battaglia contro gli interessi loschi ed intrecciati, contro la corruzione, è appena iniziata.
La battaglia per far pagare finalmente gli eterni vincitori, che nessuno fino ad oggi ha avuto il coraggio di toccare.
La battaglia per portare alla giustizia coloro che fino ad ora sono al di sopra della legge.
La lotta contro l’evasione fiscale, per un sistema fiscale giusto e stabile.
La battaglia delle battaglie per cambiare lo stato e farlo diventare ogni giorno più efficiente.
Più amichevole per il cittadino
Più ostile ai favori politici e clientelari, il favoritismo del partito che governa e la corruzione.
E tutte queste cose richiedono un mandato chiaro, un governo forte, stabile e senza un vacillante percorso.
E soprattutto richiedono di tener lo stesso passo con la società.
Con tutti coloro che vogliono cambiamenti con democrazia, riforme con segno progressista, trasparenza e giustizia.
Greche e greci,
Nonostante le difficoltà, rimango ottimista.
Credo che i giorni più belli non gli hanno ancora vissuti, intrappolati dentro la tanaglia del negoziato.
Chiederò il voto del popolo greco, per governare e per sventolare tutti gli aspetti del nostro programma di governo.
Più esperti, più preparati, più terra terra, ma sempre impegnati per l’obiettivo finale di una Grecia libera, democratica e socialmente giusta, saremo diritti in piedi e coerenti alle nuove condizioni e sfide.
Vi assicuro, che non mi consegnerà e non consegneremo lo scudo delle nostre idee e dei nostri valori.
In nessuno e di fronte a nessuna difficoltà.
E vi invito, tutti insieme, con calma e con decisione di combattere la difficile battaglia per rimettere la nostra patria ai suoi piedi.
Per tenere questi tempi difficili, la Grecia e la democrazia nelle nostre mani.
E di alzarla in alto.
Vi ringrazio….

Traduzione: Argyrios Argiris Panagopoulos

L’ala radicale di Syriza, il movimento del premier greco Alexis Tsipras, è pronta a fondare un nuovo partito, Unità popolare (Leiki Anotita), con almeno 25 ‘ribelli’. Lo scrive la Bbc online citando i media greci, precisando che il leader sarà l’ex ministro dell’energia Panagiotis Lafazanis. Ma l’ex ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, non è presente nella lista dei 25 dissidenti di Syriza.

Dijsselbloem – “E’ cruciale che la Grecia rispetti gli impegni presi verso l’eurozona”. Così il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem alla tv olandese Nos. “Ricordo”, ha aggiunto, “che c’era ampio sostegno nel parlamento greco per il nuovo programma e il pacchetto di riforme”, quindi “spero che le elezioni porteranno a ulteriore sostegno”.




GRECIA – Il no stravince al referendum. Tsakalotos Nuovo ministro delle Finanze: “Non possiamo accettare una soluzione non praticabile”

Solo una trentina di righe in cui viene chiesto un prestito triennale e in cambio vengono promesse una serie di riforme. Questa la proposta della Grecia di Tsipras e del neo ministro Euclid Tsakalatos all’Europa dei creditori, inviata al fondo salva-stati “Esm”.

“La repubblica greca è pronta a varare un comprensivo pacchetto di riforme e misure incentrato ad assicurare la sostenibilità del bilancio, la stabilità finanziaria e la crescita economica di lungo periodo”. Oltre alle riforme immediate di fisco e pensioni, il governo promette di includere anche delle “misure aggiuntive per rafforzare e modernizzare l’economia”. “Per evitare ogni dubbio questa missiva sovrascrive le nostre precedenti richieste inviate nella lettera datata 20 giugno 2015” conclude la lettera.

Riportiamo  le ana­lisi del suc­ces­sore di Yanis Varou­fa­kis dei pro­blemi che affronterà come nuovo mini­stro delle Finanze di Atene:

“La nostra tesi prin­ci­pale è che la crisi greca non sia asso­lu­ta­mente da con­si­de­rarsi un caso par­ti­co­lare. Al con­tra­rio, essa costi­tui­sce il para­digma di una più gene­rale crisi dell’assetto poli­tico ed eco­no­mico neoliberista.

In que­sto senso, è neces­sa­rio non solo com­pren­dere le ori­gini della crisi eco­no­mica glo­bale ma anche capire per­ché la strut­tura eco­no­mica e isti­tu­zio­nale dell’eurozona si sia rive­lata ina­de­guata per affron­tare gli effetti della crisi esplosa nel 2008.

Le poli­ti­che di auste­rità che hanno domi­nato la scena sin dall’avvento della crisi hanno raf­for­zato l’impostazione neo­li­be­ri­sta dell’economia e della società. Lo spa­zio per rispon­dere alle domande pro­ve­nienti dagli strati più bassi della società si sono andati dram­ma­ti­ca­mente ridu­cendo, anche rispetto al periodo, comun­que con­tras­se­gnato dall’egemonia neo­li­be­rale, pre­ce­dente la crisi.

Tale irri­gi­di­mento ha coin­ciso con un sem­pre mag­giore distacco tra le élite la realtà sociale o, alter­na­ti­va­mente, con una cre­scente inca­pa­cità delle mede­sime élite di rece­pire pro­po­ste di solu­zione ai pro­blemi pro­ve­nienti dall’esterno dei loro circoli.

La riso­lu­zione finale della pre­sente crisi non potrà por­tare alla rico­stru­zione delle con­di­zioni vis­sute delle eco­no­mie neo­li­be­rali prima del 2008 né, tan­to­meno, con­durre verso il ritorno di un sistema social­de­mo­cra­tico di tipo Key­ne­siano. Dovremmo ricor­dare che non vi fu nes­sun ritorno agli sta­tus quo pre­ce­denti in seguito alle due grandi crisi degli anni ’30 e ’70.

Dun­que, da que­sta crisi si muo­verà o nella dire­zione di un’economia capi­ta­li­stica carat­te­riz­zata da un sostan­ziale auto­ri­ta­ri­smo oppure verso un lungo periodo di tra­scen­denza rispetto ad alcuni degli ele­menti fon­da­men­tali del capitalismo.

La nostra visione rispetto alla situa­zione attuale può essere sin­te­tiz­zata nelle quat­tro tesi che seguono.

La crisi che ha inve­stito la Gre­cia non pre­senta alcun carat­tere di eccezionalità
La nar­ra­tiva che vor­rebbe la Gre­cia come un caso iso­lato ed ecce­zio­nale si fonda su tre ele­menti tra di loro inter­con­nessi. In primo luogo, l’irresponsabilità fiscale dei poli­tici greci. In secondo luogo, le dina­mi­che clien­te­lari che afflig­gono il sistema poli­tico greco. Infine, sia l’irresponsabilità della classe poli­tica che il clien­te­li­smo dif­fuso sareb­bero da ricon­durre a una gene­rale inca­pa­cità di moder­niz­zarsi del paese.

Tutto ciò dovrebbe con­durre a una giu­sti­fi­ca­zione dell’austerità fon­data sulla favola cal­vi­ni­sta cara ad Angela Mer­kel, per la quale i pec­ca­tori deb­bono essere puniti per gli sba­gli da loro com­messi nel pas­sato. La nostra visione non potrebbe essere più lon­tana da quella appena sintetizzata.

La Gre­cia, all’alba dell’esplosione della crisi, era com­ple­ta­mente posi­zio­nata all’interno di un’impostazione neo­li­be­ri­sta sia dal punto di vista eco­no­mico che da quello poli­tico. Il paese si tro­vava a con­di­vi­dere con gli altri Stati mem­bri tutti i tratti carat­te­riz­zanti le eco­no­mie fon­date su basi neo­li­be­ri­ste, così come tutti i fal­li­menti spe­ri­men­tati dalle stesse eco­no­mie. In altre parole, la crisi greca è com­pren­si­bile solo se la si guarda come una mani­fe­sta­zione della crisi glo­bale del neo­li­be­ri­smo piut­to­sto che come una crisi dovuta all’incapacità di appli­care, in modo effi­cace, le ricette pro­prie dello stesso sistema neoliberale.

Siamo di fronte ad una crisi glo­bale del neo­li­be­ri­smo e del capitalismo
La nostra seconda tesi è con­fer­mata dal fatto che l’epicentro della crisi è loca­liz­za­bile nei paesi più avan­zati dal punto di vista dell’applicazione delle ricette neo­li­be­ri­ste, piut­to­sto che in paesi ‘sta­ta­li­sti’ quali la Fran­cia o la Gre­cia. La nostra inter­pre­ta­zione della crisi, inol­tre, rifiuta net­ta­mente l’interpretazione orto­dossa sulla base della quale il mal­fun­zio­na­mento dei sistemi eco­no­mici sarebbe da ricon­durre a ragioni eso­gene al sistema stesso. Le radici della crisi sono, altresì, legate all’incertezza e all’instabilità endo­ge­na­mente pro­dotta dal sistema capitalistico.

La crisi ha messo a nudo la fra­gi­lità del sistema poli­tico post 2008.
Dopo una breve fase in cui i prin­ci­pali ele­menti carat­te­riz­zanti l’impostazione neo­li­be­ri­sta – la dere­go­la­men­ta­zione del sistema finan­zia­rio, i super­bo­nus dei mana­ger, gli squi­li­bri macroe­co­no­mici tra paesi o gli effetti dell’individualismo sulla coe­sione sociale – sono stati messi in discus­sione dalle stesse élite, vi è stato un rapida e rin­no­vata con­ver­genza verso lo sta­tus quo ideologico.

In tale con­te­sto, la domanda da un milione di dol­lari è stata: per quale motivo la crisi del 2008 non è stata colta, dalla social­de­mo­cra­zia, come un’opportunità per riaf­fer­mare le pro­prie ragioni sull’ideologia neoliberista?

Per­ché la crisi del 2008 non è stata colta dalla social­de­mo­cra­zia come un’opportunità per riaf­fer­mare le pro­prie ragioni sull’ideologia neo­li­be­ri­sta?

La nostra ipo­tesi è che i social­de­mo­cra­tici siano intrap­po­lati in quel che viene defi­nito da Blyth nel 2002 il «cogni­tive loc­king». Dopo tanti anni di ege­mo­nia cul­tu­rale neo­li­be­ri­sta i social­de­mo­cra­tici si son sco­perti non più in grado di guar­dare il modo da un’altra prospettiva.

Dalla crisi attuale non è pos­si­bile tor­nare indietro.
La nostra tesi con­clu­siva è che dalla crisi che stiamo spe­ri­men­tando non è pos­si­bile tor­nare indie­tro. Le strade pos­si­bili sono due. Una svolta verso una forma di capi­ta­li­smo auto­ri­ta­rio o una tra­scen­denza di alcuni degli ele­menti fon­da­men­tali del capi­ta­li­smo. Nel secondo caso si avrà un disve­la­mento degli effetti cor­ro­sivi pro­dotti da una visione inge­gne­ri­stica della eco­no­mia in cui un unico modello è valido per tutte le società.

Il razionalismo-tecnocratico fa di con­cetti quali la «com­pe­ti­ti­vità» o la «fles­si­bi­lità del mer­cato del lavoro» ele­menti di per sé pre­gni di valore e sulla base dei quali i paesi ven­gono costan­te­mente clas­si­fi­cati. Que­sta visione ha avuto un effetto deva­stante sullo stato di salute delle demo­cra­zie occi­den­tali. E sulla capa­cità di costruire una nar­ra­tiva basata sulle domande cre­scenti pro­ve­nienti dagli strati più bassi della società.

Il legame fon­da­men­tale tra la demo­cra­zia e il fun­zio­na­mento del sistema eco­no­mico dovrà, dun­que, essere posto al cen­tro della rispo­sta della sini­stra alla pre­sente crisi.”

* Quello qui è pre­sen­tato è un estratto da «Cru­ci­ble of resi­stance. Greece, the Euro­zone and the World Eco­no­mic Cri­sis» di Euclid Tsa­ka­lo­tos e Chri­stos Laskos (Plu­to­Press 2013).

E’ uno dei testi migliori sulla crisi tra Gre­cia e Europa e pre­senta le ana­lisi del suc­ces­sore di Yanis Varou­fa­kis sui pro­blemi che ora affronta come nuovo mini­stro delle finanze di Atene.

Tra­du­zione di Dario Guarascio

LE POSIZIONI DELL’EUROGRUPPO:

Taglio del debito? Non se ne parla, ma la Grexit è cosa buona

LETTONIA: «Se in un sistema c’è un elemento che non funziona, rimuovere quell’elemento può essere positivo» per l’insieme dell’Eurozona. Il ministro delle Finanze della Lettonia, Janis Reirs, non ha lasciato alcun dubbio sulla sua posizione. E arrivando all’Eurogruppo straordinario sulla Grecia ha ricordato che il suo Paese ha fatto grandi riforme strutturali che comprendevano anche «il taglio del 30% del personale e dei salari» nel settore pubblico.
ESTONIA –  Il 6 luglio con un provocatorio tweet il presidente estone Toomas Hendrik Ilves aveva proposto di chiedere con un referendum negli altri 18 paesi se i cittadini vogliono aumentarsi la tasse per un altro salvataggio della Grecia.
FINLANDIA –  I piccoli Paesi del Nord sono più duri della Germania, aveva dichiarato qualche giorno fa il ministro delle Finanze francese Michel Sapin. E tra i più duri c’è la Finlandia. Il ministro di Helsinki Alexander Stubb ha chiarito subito: «Non vogliamo alleggerire il debito greco, è stato già fatto nel 2011 e 2012». E ha chiuso anche al progetto di un prestito ponte da elargire attraverso lo European Stability mechanism (Esm).Tuttavia il 6 luglio aveva spiegato di essere disponibile a discutere di una eventuale estensione dei prestiti. La linea morbida nei confronti della Grecia rischia in Finlandia di alimentare il partito euroscettico.
SLOVACCHIA –  La ristrutturazione del debito «è la questione più delicata per la maggior parte dei Paesi» dell’eurozona e per la Slovacchia «è assolutamente impossibile», sono state invece le parole nette del ministro slovacco delle Finanze Peter Kazmir.

LA GERMANIA E I SUOI ALLEATI: NO ALLA  GREXIT

GERMANIA – In Germania non c’è solo il falco delle finanze Wolfgang Schauble a imporre la linea dura. Ma anche i nomi più in vista della Spd, che fa parte della Grosse Koalition di governo. I tedeschi sulla carta vogliono evitare la Grexit, ma le posizioni sono distantissime. Schaeuble ha dichiarato: «Chi conosce i trattati Ue sa che il taglio del debito è vietato». Mentre la cancelliera Angela Merkel ha avvertito: «Mancano ancora le basi per negoziare». E al termine dell’Eurosummit ha aggiunto: «Stasera molti attorno al tavolo hanno detto che un haircut del debito greco non avrà luogo perché questo è vietato nell’euro zona». «Prima di parlare di una ristrutturazione del debito», ha concluso, «vediamo quel che la Grecia può fare».
LITUANIA –  La Lituania chiede riforme, ma è disponibile al negoziato: «Siamo qui per ascoltare il nuovo ministro greco Tsakalotos» in quanto è «necessario rendere le cose più chiare e trovare una strada da seguire», perché «in politica c’è sempre spazio per un compromesso», ha detto il ministro delle finanze lituano Rimantas Sadzius. La Grexit, ha sottolineato, «per noi non è un’opzione per noi».
AUSTRIA –  Il giorno successivo al referendum, il cancelliere austriaco Werner Faymann, considerato nell’ultimo periodo ben disposto verso Atene, aveva spiegato: «Non vedo una strategia» del governo greco, «Un ponte si può costruire solo se anche l’altra parte contribuisce un po’».

SPAGNA – Il governo Rajoy era tra i più intransigenti verso Atene, ma il 7 luglio il ministro delle Finanze De Guindos che aspira al ruolo di presidente dell’Eurogruppo sostiene che Madrid «rispetta l’esito del referendum» ed è «aperta» ad un «nuovo round di aiuti». «Non contemplo l’uscita della Grecia dall’euro».

IL CASO: L’ITALIA

ITALIA –  L’Italia dovrebbe essere, a guardare le sue condizioni finanziarie, tra i migliori alleati della Grecia. Ma per ora si tiene strategicamente ben distante. Il premier Matteo Renzi ha institito sulla necessità di una maggiore integrazione politica europea. E per l’apertura di una fase sempre più necessaria di crescita e investimenti che superi le rigidità dell’euroburocrazia. Ma il primo ministro ha cercato in questi mesi di dialogare direttamente con Berlino. E il carico del nostro debito rende la sua posizione assai scomoda in questo frangente. Uscendo dall’Eurosummit, Renzi ha dichiarato: «Rispetto all’ultima volta non mi pare ci siano le condizioni per parlare ‘in modo strategico del debito’ della Grecia». «La palla», ha aggiunto, «ora è nel campo del governo greco, che domenica dovrà presentare le sue proposte: se saranno ritenute accettabili, si troverà l’intesa, come credo e spero».

SI’ ALL’ACCORDO

IRLANDA – Stupisce la totale apertura irlandese. La nazione Smeraldo che ha subito i colpi duri della crisi del debito si è schierata a fianco dei greci. La ristrutturazione del debito «fa parte delle discussioni» sulla Grecia, ha detto il ministro delle Finanze irlandese Michael Noonan. Il premier Enda Kenny è stato ancora più caloroso: «È giunto il momento ora di dare un po’ di speranza al popolo greco».

LUSSEMBURGO – Il Lussemburgo membro fondatore dell’Unione e Paese del presidente della Commissione Jean Claude Juncker è aperto a tutti gli scenari: «Dobbiamo ascoltare tutte le opzioni», inclusa quella della ristrutturazione del debito, «anche se questo non vuol dire che io sia d’accordo», ha dichiarato il ministro delle finanze del Gran Ducato, Pierre Gramegna.
BELGIO – Il Belgio fa parte del gruppo dei Paesi più concilianti nei confronti di Atene. Eppure il premier Charles Michel non nasconde la stanchezza: «Aspettiamo da parte di Tsipras proposte concrete, precise e convincenti, e innanzitutto ascolteremo quello che ha da dire». Per fare un accordo, ha aggiunto Michel, «bisogna essere in due».
FRANCIA: «Tsipras faccia proposte serie e credibili», chiede il presidente Hollande, che sempre a fianco della cancelliera tedesca ha definito «urgente per la Grecia e l’Europa» che si arrivi a un’intesa. Altri esponenti francesi si sono sbilanciati di più. Il ministro dell’Economia Emmanuel Macron, subito dopo il risultato del referendum di Atene, aveva invitato i governi europei a essere ragionevoli: «Sarebbe un errore storico schiacciare il popolo greco». Lo stesso ha ribadito il collega alle Finanze Michel Sapin: il posto della Grecia «è in Europa ed è nell’euro», h affermato Sapin, dicendosi convinto che Atene sia «capace di fare proposte concrete, solide, durevoli, che sono indispensabili per il dialogo con i partner». Il ministro ha inoltre sottolineato che la Francia, considerata da alcuni più accomodante della Germania, ha «le stesse esigenze degli altri in materia di serietà delle proposte», ma «ha forse un po’ più il senso della storia dell’Europa».




GRECIA – Tsipras blocca il calcio: troppe violenze, sospesi tutti i campionati

Dopo gli scontri  ad Atene, Larissa e all’assemblea di Super League, il primo ministro greco ha fermato il pallone ellenico. azione che non era riuscita  a Mario Monti in pieno scandalo calcioscommesse.
Lo ha deciso oggi il governo dopo gli scontri tra tifosi  nei derby Panathinaikos-Olympiacos e Larissa-Olympiakos Volou e dopo che, nell’assemblea della Super League (la Lega di Serie A greca), dirigenti e presidenti se le sono date di santa ragione. Il ministro dello sport Stavros Kontonis ha incontrato il premier Alexis Tsipras, da cui ha ricevuto il via libera. Con i rappresentanti della federcalcio ellenica e delle due leghe Super League (prima divisione) e Football League (seconda)  ha comunicato la decisione: le partite del prossimo fine settimana calcistico rinviate a data da destinarsi, quindi sospensione, fino a che i rappresentati dei club non troveranno un accordo per arginare la violenza e sottoscriveranno le nuove normative di sicurezza, tra cui l’obbligo di telecamere dentro e fuori gli stadi.

Quello che non era riuscito all’allora premier italiano Mario Monti nella primavera del 2012, in pieno scandalo calcioscommesse, riesce ora al governo di sinistra di Syriza, già sotto pressione dell’ala più intransigente del partito e di buona parte del suo stesso elettorato, per gli accordi con la UE.

E’ la terza volta in una sola stagione che il calcio viene sospeso. La prima per l’uccisione di un tifoso in un match di terza divisione, la seconda per l’accoltellamento di un dirigente dell’associazione arbitrale (ed ex arbitro internazionale).

E’ scoppiato il caos prima del “derby degli eterni nemici” tra Olympiacos e Panathinaikos, dopo 15 minuti di fuochi d’artificio, i tifosi ospiti hanno invaso il campo, per impedire che il presidente dell’Olympiacos Vagelis Marinakis facesse la sua solita passeggiata sul terreno di gioco, e poi hanno dato la caccia ai giocatori. Altra invasione nell’intervallo del match, con la polizia che ha reagito in maniera giudicata eccessiva inondando i settori dello stadio di gas lacrimogeni. Scene di violenza anche nel derby tra Larissa e Olympiakos Volou, in seconda divisione. Mentre  nell’assemblea di Lega è successo di tutto con lo stesso Marinakis che avrebbe tirato un bicchiere contro il presidente del Panathinaikos Yiannis Alafouzos, mentre una guardia del corpo avrebbe tirato un pugno in faccia al suo secondo Vassilis Constantinou. Per questo, il governo Tsipras ha disposto la sospensione di tutte le partite di calcio nel paese.




GRECIA – Con Tsipras il primo governo di sinistra anti austerità dell’Ue. Al via produttività e spending review

Alexis Tsipras ha tenuto il 28 gennaio la sua prima riunione con i ministri. Bloccate due privatizzazioni chiave chieste dalla troika: il porto del Pireo e la società elettrica Dei, annunciati l’aumento del salario minimo e le riassunzioni nel settore pubblico.

Il premier però ha teso la mano alla Ue: “Non andremo a una rottura distruttiva per entrambi sul debito: il governo di Atene è pronto a negoziare per il taglio”.

Il suo governo riduce i ministri da 19 a 11 e taglia auto blu, segreterie, telefonini, agenti di scorta, aerei di Stato, pranzi, cene e spegne lampadine dimenticate accese. Una spending review da record in soli tre giorni che però non addolcisce il «nein» Merkel che non concede altri sconti sul debito di Atene: «Non avranno risarcimenti sino al 2020, i tassi sono già bassissimi».

Il leader di Syriza Alexis Tsipras ha ringraziato gli elettori in un comizio nella piazza dell’università, ad Atene. “La Grecia lascia dietro di sé l’austerità e anni di oppressione”, ha detto.

Il discorso

“Cittadini di Atene oggi il popolo greco ha fatto la storia. Il popolo greco ci ha dato un mandato molto chiaro, la Grecia lascia l’austerità, lascia dietro di sé anni di oppressione, la Grecia va avanti con la speranza verso un Europa che sta cambiando. Noi abbiamo fatto un passo avanti per incontrare tutti gli altri popoli dell’Europa. Da domani cominciamo un compito molto difficile. Chiudere con il circolo vizioso dell’austerità, annullare il memorandum dell’austerità. Il popolo greco ha messo la troika nel passato, il popolo greco ci dà il mandato per un rinascimento nazionale. Creeremo un governo per tutti e tutte, daremo fiducia a ogni greco e a ogni greca, lotteremo tutti insieme per ricostruire la nostra patria con onestà e amicizia. Non ci sono vincitori e vinti, è finita la Grecia degli oligarchi. Se ha vinto qualcuno ha vinto la Grecia del lavoro, della conoscenza, della creatività, che chiede tempo e spazio per un futuro dignitoso. Voglio ringraziare di cuore tutti voi. Ma anche le migliaia di persone che sono venute da tutta Europa per dimostrare la solidarietà dell’Europa. La nostra lotta è quella di ogni popolo che combatte contro l’austerità.

Il governo greco è pronto a collaborare per una vera nuova soluzione, per far uscire la Grecia dal circolo vizioso, per far ritornare la Grecia e l’Europa alla stabilità. Il nuovo governo non darà ragione a nessuna Cassandra, non accetteremo di inchinarci davanti a nessuna costrizione. Combatteremo per la democrazia a livello sociale e a livello amministrativo. Ci riprenderemo la speranza, il sorriso, la nostra dignità, vi voglio ringraziare di cuore a tutti voi che avete lottato con ottimismo, prendendo la speranza tra le mani. In questo momento storico in cui tutti ci guardano: vogliamo rassicurarvi sulla fatto che lotteremo tutti insieme per far restare il sole della democrazia e della dignità sopra la Grecia, insieme ce la faremo. Oggi festeggiamo, questo popolo ha bisogno di festeggiare. Forza e lottiamo insieme”.