ITALIA – Donne e criminalità: la storia di Rossella Casini

Il 22 febbraio del 1981 all’età di venticinque anni sparì nel nulla Rossella Casini, una giovane fiorentina la cui unica imprudenza fu quella di sfidare da sola la ‘ndrangheta. Poco prima di sparire aveva chiamato suo padre per avvisarlo del suo ritorno a casa. Era una ragazza bellissima e perspicace, iscritta alla facoltà di psicologia e figlia unica di un operaio della Fiat e di una casalinga che non smisero fino alla loro morte di cercarla. Sua madre morì consumata dal dolore, senza sapere cosa fosse accaduto alla sua amata figlia. La vita di Rossella trascorreva spensierata fino a quando non conobbe nel 1978, uno studente in Economia, Francesco Frisina proveniente da Palmi. I due si fidanzarono sin da subito e la loro storia in origine rendeva Rossella e la sua famiglia molto felici. Nel 1979 suo suocero, Domenico Frisina fu assassinato da due sicari e qualche settimana più tardi Francesco fu ferito alla nuca. Rossella cercò di comprendere i motivi di ciò che era accaduto e ben presto scoprì che la famiglia Frisina era legata alla ‘ndrangheta ed implicata nel conflitto tra clan Condello e Gallico. Questa guerra portò ad una vera e propria mattanza che costò la vita a 54 persone. Rossella in un primo momento riuscì a convincere il suo fidanzato a collaborare con la polizia, ma dopo pochi giorni lui ritrattò. Interrogata dal magistrato Francesco Fleury, riuscì a inchiodare alcuni componenti dei clan. La famiglia Frisina allarmata dalla “fuga di notizie” richiamò a Palmi la ragazza e riuscirono grazie all’aiuto di un legale a farle firmare un documento in cui ritrattava tutte le dichiarazioni fatte al magistrato. Subito dopo Rossella svanì fino al 22 luglio 1994, giorno in cui suo padre Loreto lesse su un quotidiano la notizia dell’uccisione di sua figlia, i genitori non seppero più nulla di lei. A rivelare cosa fosse accaduto alla ragazza fu un pentito parlermitano, Vincenzo Lo Vecchio, lui affermò che la ragazza fu stuprata, uccisa e il suo corpo fu fatto a pezzi. La presunta mandante fu Concetta, sorella di Francesco, i presunti esecutori invece furono individuati in Domenico Gallico e Pietro Managò, ma il processo a loro carico durato nove anni, tra ritardi ed errori procedurali, si concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati. Nessuno ha mai pagato per la morte di Rossella e probabilmente la vicenda sarà archiviata, in quanto tutti i membri della famiglia Casini sono deceduti e dunque nessuno chiederà che venga fatta giustizia.




IRAQ – L’Isis elimina anche il pilota giordano

Muaz Kassasbeh, il pilota giordano catturato nei giorni scorsi dai miliziani dello Stato islamico (Isis) a nord della Siria, è stato ucciso, come annunciato tre giorni fa dagli islamisti. Le forze speciali americane, appoggiate da massicci raid aerei, non sono riuscite a raggiungere la casa, a 20 chilometri da Raqqa, dove era tenuto prigioniero. Per due volte gli elicotteri hanno provato a superare il fuoco di sbarramento delle anti-aeree dei miliziani. Senza successo.

A quel punto, come ha riferito per prima la tv satellitare siro-iraniana Al Mayadin, il pilota, 26 anni, sarebbe stato ucciso. Kassasbeh era stato catturato alla vigilia di Natale dopo che il suo jet F-16 era precipitato nei dintorni di Raqqa, la capitale dello Stato islamico. Martedì la rivista degli Islamisti, «Dabiq», aveva pubblicato una sua foto con la tuta arancione dei prigionieri e una lunga «intervista» . Il pilota confermava di essere stato abbattuto con un missile terra-aria, come sostenuto dagli islamisti. Stati Uniti e Giordania hanno smentito che l’aereo fosse stato colpito.

Subito dopo la cattura gli islamisti avevano dato molto risalto sul Web all’abbattimento, il primo di un cacciabombardiere occidentale, e postato le foto del pilota appena catturato, che con aria spaventata mentre veniva spinto verso la sua prigione da un gruppo di jihadisti. Sempre sul Web gli jihadisti avevano chiesto ai loro seguaci «suggerimenti» su come giustiziarlo.

Secondo fonti israeliane e statunitensi, gli elicotteri che hanno tentato i blitz si sono trovate di fronte a un fuoco di sbarramento «spaventoso» e il rischio di vedere un velivolo abbattuto era troppo alto. Uno scenario che ricordava «Black Hawk Down», il film di Ridley Scott sulle forze speciali americani intrappolate nell’inferno di Mogadiscio. E la conferma che le difese attorno Raqqa sono state rafforzate: in città è probabilmente tornato il califfo Abu Bakr al Baghdadi, dopo un periodo trascorso a Mosul, in Iraq.